| Come spesso accade negli ultimi libri della Hamilton, fino a metà libro non succede praticamente nulla. Due scene di sesso importanti che riempiono gli spazi per circa duecento pagine. Il sesso mi piace in Anita, o meglio, mi piace come alla fine lei stessa affronta la situazione. Mi spiace molto che spesso la rudezza (per me che ho tanto criticato le scene erotiche della Cole) prenda il sopravvento e che ci siano troppi dialoghi che interrompono gli amplessi. Tuttavia, la seconda metà del libro appare decisamente più movimentata. Non che succedano grandi eventi o ci sia molta azione, si può anzi definire Blood Noir il libro dell'analisi e dei sentimenti.
I protagonisti di questa storia, che somiglia sempre più ad una commedia degli equivoci che porta, invece che al lieto fine allgero, allo sfacelo seguito da una risoluzione che lascia col fiato sospeso in attesa del prossimo libro, sono Jason ed Anita.
Troviamo, in Blood Noir, un Jason diverso, costretto ad affrontare i suoi demoni interiori che nulla hanno a che fare con le vampire putrescenti del suo passato, ma che riguardano invece una cosa con la quale, spesso, pochi di noi vogliono avere un confronto: la famiglia.
La maturazione di Jason è palese, a mio avviso. Smette di essere il "danzatore esotico" (definizione che trovo pessima), per diventare piano piano più uomo. Il confrotnto scontro con Richard, il suo Ulfric, lo conferma.
Anita resta una donna forte e determinata ma libera nella manifestazione dei suoi sentimenti, delle sue paure e dei suoi dubbi. I momenti di panico che la colgono sono fortissimi e coinvolgono il letture, costretto ad affrontare Marmee Noir assieme a lei. La paura dell'ardeur, la sua rabbia, i sentimenti verso Richard e JC esplodono con tutta la loro potenza, costringendo Anita a fronteggiare a se stessa.
I legami metapsichici e i poteri sviluppati a volte rasentano l'assurdo, non si crede possibile che sia realmente così forte e potente, tuttavia sono tutte evoluzioni logiche delle "competenze" acquisite col passare del tempo. Nulla è fuori posto, lasciato al caso, affermato senza prove: questa è, a mio avviso, la grandezza della Hamilton.
Quasi assente JC, e anche troppo presente Richard, che è capace, con la sua inettitudine, di fare un casino in una decina di pagine. Mi rendo conto dell'importanza che ricopre all'interno della storia, ma inizia a stancarmi, con lui è sempre la stessa storia, le stesse battute, le stesse espressioni facciali, le stesse azioni...
Attendo "Skin trade" che, se non erro è uno spin-off come "Micah", per capire come prenderanno corpo le basi gettate tra queste pagine.
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