A Dark Hunter Christmas, Una novella sui Dark Hunters

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AnitaBlake
view post Posted on 22/12/2012, 15:07




A DARK HUNTER CHRISTMAS



LE NOSTRE TRADUZIONI SONO LAVORI AMATORIALI TOTALMENTE ESEGUITE DAI NOSTRI UTENTI E SENZA SCOPO DI LUCRO.
SONO RISERVATE ESCLUSIVAMENTE AI NOSTRI UTENTI ED E' ASSOLUTAMENTE VIETATO PRELEVARE QUESTE TRADUZIONI, INTERAMENTE O PARZIALMENTE, PENA IL BAN.


Tradotto da AnitaBlake



timthumbphph



Nato da poveri genitori irlandesi immigrati a cavallo del secolo, James Cameron Patrick Gallagher è venuto al mondo con un grande senso di inferiorità.
Non era stato per nulla d’aiuto l’essere nato nel retrobottega di una fabbrica che avrebbe dovuto essere demolita, da una timida, irritabile donna che era stata costretta a tornare a lavoro solo poche ore dopo e lo aveva consegnato nelle mani del suo nervoso, alcolizzato padre. Un padre che, nei momenti migliori, era indifferente al ragazzo e che diventava violento nei peggiori.
Jamie aveva passato la sua vita a combattere per avere rispetto sin dal primo vagito. Lottava per ottenere la sua via d'uscita dalla povertà che lo ossessionava, dal momento che era cresciuto nei bassifondi irlandesi di New York.
All'età di quindici anni, l’aveva trovata.
Era l'anno 1916 e due eventi importanti gli erano capitati. Suo padre era morto dopo essere scivolato e caduto nel fiume mentre tornava a casa da tre giorni di bevute. Due settimane più tardi, Jamie andò a lavorare per il famoso gangster Ally Malone in modo da poter mantenere sua madre e gli otto fratelli più piccoli. Un delinquente e un bullo, Ally gli mostrò un modo per fare soldi che fece sanguinare le ginocchia della sua povera madre a furia di inginocchiarsi e pregare per suo figlio, una volta che lo ebbe appreso.
Ma a Jamie andava bene. Il suo nuovo stile di vita gli offriva la possibilità di comprare cuscini di seta per ammorbidire l’inginocchiatoio della madre e, invece di pregare con un buon rosario di legno, ora ne aveva uno in oro e avorio.
Un rosario che aveva gettato in faccia al figlio il giorno in cui aveva appreso la verità su di lui: Jamie non era un povero ragazzo innocente fuorviato dagli uomini là fuori che volevano approfittarsi di lui. Dal momento che aveva vent'anni, era un gangster feroce da non sottovalutare.
Rinnegato dalla madre, aveva dato al fratello minore un lavoro rispettabile in modo che Ryan potesse prendersi cura della famiglia, senza che si sapesse che erano i guadagni illeciti di Jamie a mantenerli tutti.
Jamie aveva imparato ad indurire il proprio cuore senza curarsi di niente e di nessuno. Diventò Gallagher. Un uomo che non aveva altro nome. Uno senza nessuno accanto e che nessuno conosceva. Era freddo come il ghiaccio e solido come la roccia.
Fino al giorno in cui Rosalie entrò nella sua vita e intaccò il suo corpo di granito.
Figlia di immigrati portoghesi, tornava a casa a piedi dalla Messa quando Jamie si era scontrato con lei nella fretta di raggiungere un socio “in affari” di cui aveva bisogno di occuparsi.
Era una fredda sera d'inverno con la neve che scendeva sulla città. 11 Febbraio 1924, una data che sarebbe rimasta impressa nel suo cuore e nella mente per tutta l'eternità. L’attimo in cui Rosalie aveva voltato gli occhi marrone scuro su di lui, tutto il suo corpo era stato consumato dal fuoco. Per la prima volta da anni, sentiva qualcosa di più di un freddo, cieco odio.
“Mi dispiace tanto”, aveva sussurrato con il suo accento esotico, spazzolando il suo costoso vestito fatto a mano.
"Non ti ho visto a causa della neve."
"E 'stata colpa mia," si affrettò a rassicurarla. Non c'era dubbio che qualsiasi altro uomo nella sua posizione l’avrebbe colpita o le avrebbe urlato contro. Quel pensiero gli provocò un'ondata di furore irragionevole.
Era una perfetta sconosciuta, eppure si sentiva possessivo nei suoi confronti. Rispettoso. Due emozioni che non aveva mai concesso a nessuna donna a cui si era legato.
"Rosalie" era scattata sua madre non appena aveva raggiunto la figlia. "Non parlare con simili uomini. Quante volte te lo devo dire?" Tirò Rosalie per un braccio e offrì a Jamie un supplichevole sguardo servile. "Perdonate mia figlia, senhor. Lei è giovane e sciocca."
"Va tutto bene, senhora", disse velocemente. Poi incontrò lo sguardo di Rosalie che aveva gli occhi spalancati. Era veramente bella. I suoi capelli neri erano intrecciati e avvolti intorno alla testa, lui li aveva notati quando le era caduta la veletta che indossava in chiesa a causa della collisione. I suoi occhi scuri erano puri. Innocenti.
Completamente incontaminati dalla violenza sanguinosa di cui era fatta la sua vita. Soprattutto, i suoi occhi erano gentili.
Voleva che niente macchiasse quello sguardo. Che niente lo rendesse duro e freddo. Amaro.
Come il suo.
"Potrei avere il permesso di corteggiare sua figlia?" Le parole gli erano uscite fuori dalla bocca prima che potesse fermarle. L'espressione di sua madre era di orrore puro. Gli irlandesi bianchi non corteggiavano le donne portoghesi. La società non avrebbe mai tollerato una cosa del genere.
"No," disse bruscamente, trascinando la figlia lontano da lui.
Jamie avrebbe potuto accettare un no come risposta.
Gallagher no.
Gli era costato ben più di un centinaio di dollari in tangenti individuare Rosalie, ma lei era valsa ogni centesimo. Incurante dei genitori di lei, dei suoi soci e di tutta la società, l’aveva sposata il 17 giugno 1925.
Solo Rosalie aveva conosciuto Jamie. Ed era morto cercando di arrivare all’ospedale, mentre lei lottava per portare al mondo il suo unico bambino, suo figlio.
Era stata una notte fredda e nevosa anche quella. Solo pochi giorni prima del suo trentatreesimo compleanno. Sapeva che le autorità erano sulle sue tracce, sapeva di avere una talpa nella sua compagnia, anche se stava cercando di rigare dritto.
Niente di tutto ciò aveva importanza.
Rosalie aveva bisogno di lui e lui si era rifiutato di abbandonarla.
Era stata una decisione che gli era costata la vita e la sua anima.



Settant'anni dopo
NEW ORLEANS

Gallagher si accigliò quando sentì qualcosa solleticargli la parte bassa della schiena. Era una sensazione che aveva imparato a conoscere anni prima, segnalava che un demone era nelle vicinanze. Svoltò con la sua unica Bugatti 1932 Atlantic Aerolithe in una strada laterale e parcheggiò.
Oh sì, la sensazione era ancora lì, più forte di prima. Si allontanò dalla macchina e si fermò per orientarsi. Negli ultimi settant'anni, era stato a New Orleans solo una manciata di volte e, anche se la città non era cambiata molto, gli ci vollero un paio di minuti per ricordare il secolare Quartiere Francese.
La luce della luna filtrava oltre le ringhiere in ferro battuto e le piante pensili per illuminare gli edifici di mattoni. Vaghe risate e la musica si sentivano nonostante i rumori del traffico. Piegò la testa per ascoltare, sperando di cogliere un segno sulla posizione dei demoni.
Un grido risuonò.
Affrettandosi a seguire quel suono, corse attraverso i vicoli fino a quando trovò una la giovane donna vicino ad un cassonetto, circondata da quattro demoni maschi mentre un quinto aveva già affondato le sue zanne nel collo.
Infuriato, Gallagher si lanciò su di loro. Lo assalirono all'unisono, ma non ottennero alcun risultato. Un paio di colpi ben piazzati e una pugnalata al petto, ed erano storia.
Gallagher corse verso la donna e si inginocchiò al suo fianco. Delicatamente, la girò per trovarsi davanti una ragazza non più che ventenne. Sembrava una studentessa del College che si era separata dai suoi amici.
Maledisse il destino che l'aveva portata ad attraversare la strada dei demoni.
Fortunatamente era ancora viva, anche se stava lottando per respirare. Tirò fuori dalla tasca della giacca il fazzoletto con le sue iniziali e lo usò come un laccio emostatico improvvisato sulla terribile ferita sul collo della ragazza.
La prese rapidamente tra le braccia e la portò alla sua macchina, poi si precipitò al pronto soccorso vicino all' Università di Tulane.
Arrivò appena in tempo, ancora qualche minuto e sarebbe stato troppo tardi per la ragazza. Grazie a Dio aveva sentito la presenza dei demoni mentre attraversava la città.
Gallagher al pronto soccorso scoprì che il personale sanitario era riluttante ad ammettere donne sconosciute che venivano accompagnate da uno sconosciuto con gli abiti sporchi di sangue.
"Senti" disse bruscamente all'impiegata al banco d'ammissione - una donna bassa e bionda che gli ricordava un pitbull rabbioso. "L'ho trovata in un vicolo. Non ho visto una borsa o altro e non ho idea di chi sia, ma se mi dai un telefono, chiamo qualcuno che può assicurare che le spese dell'ospedale saranno coperte, ok? "
Dopo aver fatto chiamare Nick dall’impiegata dell'ospedale ed essersi assicurato che la ragazza sarebbe stata curata, Gallagher tirò un sospiro di sollievo.
Naturalmente questo prima che l'impiegata chiamasse la polizia e lui trascorresse le due ore successive in una sala riunioni dell'ospedale a rispondere alle domande dei poliziotti di New Orleans.
Non lo lasciarono fino a quando non arrivarono Nick Gautier e Kyrian Hunter, solo allora la polizia fece marcia indietro. A quanto pare, Kyrian era ben noto ai poliziotti, che lo rispettavano abbastanza per permettere al biondo ex-generale greco di garantire per lui.
"Stai bene?" chiese Kyrian mentre lo conduceva fuori dalla stanza.
"Non proprio" borbottò Gallagher lanciando un ringhio feroce sopra la spalla verso i poliziotti che stavano uscendo. "Dopo essere stato ucciso in un agguato da parte degli uomini in divisa, la mia simpatia nei loro confronti e uguale a quelle che provi tu per Romani."
Nick, che era alto come Gallagher e aveva l'aspetto ingannevole di un bravo ragazzo, li seguiva qualche passo indietro.
"Non mi hanno mai sparato, anche se un paio di loro ci hanno provato una volta. Devo dire che la penso come te."
Gallagher li ringraziò per il loro aiuto, poi si scusò. Non era mai stato bravo a conversare e, anche se i due uomini erano stati estremamente di aiuto, tutto quello che voleva era stare un po' di tempo da solo.
Non aveva nulla contro di loro, ma preferiva infinitamente la sua stessa compagnia.
Lo lasciarono nel corridoio dopo avergli chiesto di chiamare se avesse avuto ancora bisogno di loro.
Finalmente solo, Gallagher rimase nei pressi dell'ospedale, volendosi assicurare che la ragazza ce l’avrebbe fatta.
In ansia e incapace di sedersi mentre il personale si occupava di lei, si ritrovò a vagare per i corridoi. Il posto era davvero addobbato per le feste natalizie. Le ghirlande verdi e rosse e i rami di stelle di Natale davano un tocco di calore all’antisettico bianco. Un paio di infermiere e giovani ragazze in visita sorrisero in maniera invitante al suo passaggio. Ma in ogni caso, le donne lo facevano sempre. Un metro e ottantaquattro, capelli e occhi neri, era muscoloso e spigoloso. Il tipo di ragazzo che le donne tendevano a notare.
Non si era mai vantato di ciò. Era solo un dato di fatto che alle donne piaceva guardarlo e, spesso, sedurlo. E, benché fosse stato tentato un paio di volte nel corso dei decenni, non aveva mai toccato un'altra donna.
Non fino a quando sua moglie era stata in vita. Gallagher aveva anche trasgredito ogni legge scritta, ma non aveva mai infranto una promessa. Soprattutto non una fatta a qualcuno che amava. Anche dopo la morte di Rosalie qualche mese prima, non aveva ancora sentito la voglia di toccare un'altra donna. Così Gallagher annuì gentilmente e continuò a camminare.
In poco tempo, si trovò nel reparto pediatrico. Lo stomaco gli si torse quando si rese conto di dove si trovava. C'era stato un tempo, una volta, nel quale aveva sperato di venire in ospedale per vedere suo figlio.
Non era mai successo.
In fretta e senza pensare, aveva lasciato il suo ufficio di corsa e stava cercando di salire nella sua macchina quando era stato circondato dai poliziotti.
Gallagher, che non si era mai tirato indietro di fronte ad una lotta, aveva tenuto le mani in alto. Per amore di Rosalie, era stato disposto ad arrendersi.
Lo avevano ucciso per la strada come un animale rabbioso.
Incapace di affrontare i ricordi, Gallagher era quasi sul punto di girarsi ed andarsene quando qualcosa di strano attirò la sua attenzione ...
Vide uno strano elfo vestito con la camicia rossa di Babbo Natale, una gonna rossa molto corta e collant rossi e bianchi, che scomparivano in un paio di consunti anfibi neri. Stava cantando ad un gruppo di bambini con una voce che avrebbe potuto competere con un coro celeste per la sua melodiosa bellezza. La donna era alta e, in modo bizzarro, estremamente attraente, con degli occhi bruno rossastri molto inquietanti, frutto soltanto di un qualche tipo di lenti a contatto, orecchie a punta e capelli nero corvino e striati di rosso.
Ma ciò che più lo atterriva era l'uomo che stava con lei.
Acheron Partenopaeus. Il leader glorificato dei Dark-Hunters era seduto sul pavimento, circondato da bambini mentre suonava con una chitarra nera e cantava i ritornelli intonati dalla donna.
Gallagher rimase stordito da quella vista. In tutti gli anni che aveva conosciuto Ash, non aveva mai visto l'uomo rilassato. Normalmente, Acheron era una presenza decisamente letale e glaciale. Uno che metteva in guardia le persone a mantenere le distanze, se volevano vivere.
Ma non era l'Ash che vedeva ora. L'uomo sul pavimento sembrava più una versione infantile di lui.
Anche se indossava ancora i suoi inseparabili occhiali da sole scuri, la sua espressione era aperta e cordiale. Dannazione, stava anche sorridendo e Gallagher non aveva mai pensato che Ash ne fosse capace. E ciò che era ancora più strano, a differenza degli altri Dark-Hunters, Ash non aveva canini aguzzi...
Gallagher si accigliò. Avrebbe giurato di averli visti in altre occasioni ma ora mentre Ash sorrideva e giocava con i bambini, non ve n'era traccia.
Avvicinabile e gentile. La voce profonda di Ash si mescolava a quella dell’elfo mentre cantavano "Put a Little Love in Your Heart. " di Jackie Deshan.
"Non è uno spettacolo che si vede tutti i giorni, eh? Due punk gotici che fanno una festa di Natale per i bambini malati. "
Gallagher si girò a guardare il medico afro-americano accanto a lui. Aveva l'aria stanca ma divertita mentre osservava Ash e la sua aiutante elfa con i bambini.
"Non ne ha idea", le rispose.
La dottoressa sorrise. "Devo ammettere che mi ci è voluto del tempo per abituarmi da quando ho iniziato a lavorare qui un paio di anni fa. La prima volta che mi hanno parlato del Gotico Angelo Custode e del suo fondo per i bambini ho creduto che fosse uno scherzo."
Gallagher inarcò un sopracciglio sentendo qual soprannome. "Così viene qui spesso?"
"Ogni due di mesi o giù di lì. Porta sempre i regali per il personale e per i bambini, e poi gioca con loro per un po'."
Gallagher non avrebbe potuto essere più stupito se lei gli avesse detto che Ash regolarmente radeva l’ospedale al suolo. "Davvero?"
"Oh, sì. Noi pensiamo che sia un ragazzo ricco con la necessità di fare qualcosa di buono. La cosa strana è che, ogni volta che arriva, i bambini diventano perfettamente calmi e sereni. La loro pressione sanguigna si abbassa e non dobbiamo dar loro eventuali altri antidolorifici mentre lui è qui. Quando se ne va, dormono tranquillamente per ore. Ma soprattutto, i malati di cancro vanno in remissione per diverse settimane. Non so chi sia quel giovane ragazzo, ma fa davvero la differenza nelle loro vite. "
Gallagher poteva capirlo. Anche se Ash poteva essere terrificante, c'era qualcosa di stranamente confortante nell'Atlantideo.
Che fosse dannato se avesse saputo cos'era!
Nell’istante in cui Ash si rese conto che era lì, vide un velo scendergli sul viso. Il suo umorismo svanì e Ash si irrigidì notevolmente. Divenne il triste capo che non faceva prigionieri, quello che Gallagher conosceva bene.
Non appena la canzone finì, Ash consegnò la sua chitarra a uno dei bambini più grandi e si scusò. Si alzò e uscì dalla stanza con un’elegante andatura da predatore. Il viso di Ash era impassibile mentre incrociava le braccia al petto e si avvicinava a Gallagher.
"Sant’ Ash, chi l’avrebbe mai detto?"
Ash ignorò il suo commento "Che cosa ci fai qui?"
Gallagher si strinse nelle spalle. "Ero solo di passaggio."
Piegò la testa. "Di passaggio? L'ultima volta che ho controllato, Chicago era a nord di Baton Rouge, non a sud. "
"Lo so. Ma dato che era così vicino, volevo solo fermarmi al Sanctuary e augurare a tutti un Buon Natale.”
Ash ascoltò i pensieri Gallagher e assorbì le emozioni dell’uomo. La moglie di Jamie era morta di vecchiaia l'estate precedente, e la sua morte aveva colpito duramente l'irlandese.
Per non parlare del fatto che lo scudiero di Jamie si era ritirato ad ottobre e non gliene era stato ancora assegnato un altro.
Il Natale a Chicago sarebbe stata una prospettiva molto solitaria per un uomo che aveva trascorso la sua vita mortale circondato da una numerosa famiglia e molti amici.
"Ti faccio una proposta, visto che sei qui, perché non resti fin dopo l’anno nuovo?"
Jamie fece una smorfia. "Non ho bisogno della tua pietà."
"Non è pietà. È un ordine. Poiché Kyrian si è ritirato, Talon potrebbe apprezzare una mano in più. Le cose si fanno piuttosto turbolente in questo periodo dell'anno. Un sacco di demoni vengono verso sud dove fa più caldo e le persone sono fuori per il Capodanno."
Gallagher non aveva bisogno della spiegazione di Ash. Aveva la sensazione che stesse cercando di simpatizzare con lui e la cosa non gli piaceva nemmeno un po'.
"Sei nella merda o cosa?"
Prima che Ash potesse rispondere, la donna elfo uscì dalla stanza con un bimbo appoggiato sul fianco.
"Akri?" chiamò Ash con una strana voce cantilenante. "Posso tenerlo?" Accarezzò la gamba grassoccio che usciva da sotto il camice. "Vedi, è un buon pasto. Questo ha un sacco di grasso. "
Il bambino dalla testa scura rise.
"No, Simi," disse Ash severamente. "Non puoi tenere il bambino. Sua madre sentirà la sua mancanza."
Lei mise il broncio. “Ma ha detto che vuole tornare a casa con Simi."
"Si!" disse il bambino tutto eccitato. "Scotty vuole andare a casa con Simi."
"Vedi!"
"No, Simi," ripeté Ash.
Simi sbuffò. "No Simi, niente cibo. Gne, gne, gne. Anche il tuo papà ti rimprovera?" chiese al fanciullo.
"No," disse il bambino mentre tirava una delle corna nere e rosse sulla parte superiore della sua testa.
Ash sospirò. "Simi, riporta dentro il bambino."
Si mise davanti a Ash. "Va bene, dammi un bacio e me ne vado."
Ash sembrava estremamente a disagio, guardò Gallagher, poi di nuovo verso di lei. "Non davanti al cacciatore, Simi."
Fece uno strano verso animalesco mentre guardava Gallagher. "Simi vuole un bacio, Akri. Aspetterò un secolo. Lo sai che lo farò. "
Dire che lo sguardo di Ash era irritato era un eufemismo. Grugnendo si chinò e la baciò rapidamente sulla fronte.
Simi sorrise orgogliosamente. “Ti amo Akri”
“Anch’io Simi”
Lei sorrise ancora di più poi trotterellò via con il bambino.
"Chi è quella?" chiese Gallagher. "O forse dovrei dire, cos'è?"
"In breve, non è affar tuo."
Gallagher si meravigliò della sua risposta, soprattutto se l'elfa aveva intenzione di mangiare il bambino di qualcuno. Tornata nella stanza, l'elfa bussò sul vetro e salutò con la mano, poi si mise a ballare con il bambino.
Ash si passò una mano sulla fronte come se gli facesse male.
"Dove eravamo rimasti?"
"Ti avevo chiesto perché mi vuoi in servizio temporaneo a New Orleans."
"Perché Talon potrebbe aver bisogno di una mano."
"Mi chiedo cosa ne direbbe Talon..."
"Lui ti direbbe di non farmi incazzare."
Gallagher rise. "Va bene allora. Lo prenderò in considerazione."
Ash guardò la donna nella stanza con i bambini. "Puoi alloggiare dai Peltier al Sanctuary. Stai lontano da Etienne. È il solo che potrebbe metterti nei guai. Adesso è meglio che vada prima che uno di quei ragazzini finisca su un cartone di latte."
Gallagher guardò Ash precipitarsi nella stanza per prendere una bambina dalle braccia dell’elfa e poi allontanarla. L'elfa continuò a ballare e si avvicinò ad un altro bambino.
Scuotendo la testa a quella stranezza, Gallagher si diresse verso l'ascensore per andare di sotto e controllare la donna che aveva salvato.
Stava ancora pensando ad Ash e Simi quando arrivò al banco d'accettazione.
"Sei ancora qui?" chiese l'infermiera non appena alzò gli occhi.
"Sì. Volevo sapere come sta."
"La signora Turner starà bene. Abbiamo chiamato i suoi genitori, ma vivono nel nord del Mississippi, così la sua compagna di stanza è venuta a prenderla."
Gallagher si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, ringraziando che la ragazza stesse bene.
"Ha detto che se eri ancora qui voleva vederti."
Esitò. "Non so se..."
L'infermiera si alzò e accarezzò il braccio. "Oh, andiamo," disse la donna, inclinando la testa verso il retro. "Vuole solo ringraziarla."
"Non ho bisogno di ringraziamenti."
"Come no! Tutti ne abbiamo bisogno. Andiamo".
Prima di riuscire a trattenersi, lasciò che l'infermiera lo conducesse di nuovo al piccolo pronto soccorso. La piccola donna bruna si mise a sedere sulla barella con una fasciatura di grandi dimensioni sul collo. I suoi grandi occhi verdi erano un po' storditi, ma si illuminarono non appena alzò lo sguardo per guardarlo.
"Come va, tesoro?" chiese l'infermiera.
"Sto bene",disse con un forte accento. “È l'uomo che mi ha salvata?"
"Si, è venuto per assicurarsi che tu stessi bene" Sorrise a Gallagher e li lasciò soli
La ragazza giocherellava con la coperta che la copriva. "Grazie. Davvero."
Gallagher annuì. "È stato un piacere. Sono solo contento di averti trovato in tempo"
"Sì, anche io"
Gallagher si voltò per andarsene. "Beh, ho bisogno di ..."
La sua voce si spense quando una giovane donna entrò nella stanza. Era alta, probabilmente un metro e ottanta o giù di lì, con capelli corvini e gli occhi blu.
La ragazza era bellissima
"Jenna" gridò quando vide la sua amica sulla barella. "Oh, grazie a Dio, stai bene. La signora al telefono ha detto che eri stata aggredita. "
Gli occhi di Jenna si riempirono di lacrime. "Io non so cosa sia successo. Stavo uscendo dalla mia macchina, e poi non ricordo nulla. Se non fosse stato per lui, probabilmente sarei morta. "
La ragazza si voltò e si bloccò. Lo guardò come se avesse appena visto un fantasma.
Gallagher la fissò con aria di sfida. "Qualcosa non va?", chiese.
Lei aggrottò la fronte. "No." Agitò la mano liquidando la questione. "Mi dispiace, mi ha ricordato qualcuno. "
Ah, questo spiegava il suo strano comportamento
"Vecchio fidanzato?"
"No, il mio bisnonno."
"Questo non è particolarmente lusinghiero. Mi mantengo piuttosto bene per la mia età."
Lei rise. "No, voglio dire ... oh, non importa."
Jenna inclinò la testa mentre lo guardava. "Lui gli somiglia, Rose. Hai ragione."
Rose. Il nome lo colpì come un pugno.
Prima che potesse muoversi, la ragazza gli si avvicinò. Tirò fuori un medaglione d’oro inciso da sotto il maglione marrone. Conosceva bene quel medaglione. Dal granato e dai diamanti che formavano un cerchio sul davanti, fino all'iscrizione sul retro.
Per la mia Rose.
Buon anniversario 1930.

Aprì il medaglione per fargli vedere le due immagini al suo interno. Una era la fotografia di Rosalie, l’aveva fatta lui pochi mesi prima di morire, e l'altra era di suo figlio all'età di due anni. "Vedi," disse la ragazza, mostrandogli la fotografia." Somigli proprio a mio nonno Jamie. "
Con il cuore dolorante, Gallagher deglutì. Voleva toccarlo, ma le sue mani tremavano così tanto che non osava. "Dove l'hai preso?"
"La mia bisnonna me l'ha dato la scorsa primavera. Dal momento che mi chiamo come lei, voleva che lo avessi." Sorrise tristemente, chiuse il medaglione e lo ripose di nuovo sotto il maglione.
"Mio padre mi ha detto che Nonno Jamie era un gangster, ma io non ci credo. Nonna Rose non avrebbe mai sposato uno così. Era una santa."
Tutto quello che poteva fare era respirare. Per non stringerla tra le sue braccia e piangere.
La sua pronipote.
Rosalie.
Questa donna giovane e vibrante era il ritratto di sua moglie. Quando parlò, la sua voce era bassa e profonda. "Deve averti amata molto per lasciartelo."
"Lo so. Lei lo ha portato ogni giorno della sua vita, fino a quando non l’ha dato a me. A volte mi chiedo se è per questo che è morta. Se vivere senza questo medaglione era troppo doloroso per lei". Arrossì. "Mi dispiace. Non so perchè l'ho detto. È strano, sai? Gli somigli moltissimo, più di tutti. "
Gallagher si schiarì la gola. "Sì… Strano." Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Non vedeva molto di se stesso o di Rosalie nella ragazza, ma sentiva il legame di parentela nel profondo del suo cuore.
Lei era la sua famiglia.
E non avrebbe mai potuto dirglielo. Così come non era mai stato in grado di dirlo a suo padre o suo nonno.
Gallagher aveva barattato la sua anima per vendetta e poi era stato costretto a fare un passo indietro nell'ombra e rinunciare a prendersi cura della sua famiglia. Ma almeno c'erano stati gli scudieri. Dopo che Gallagher era diventato un Cacciatore Oscuro, avevano mandato delle persone per essere sicuri che la sua famiglia sopravvivesse.
Il governo aveva preso tutto da Rosalie. Confiscando anche i suoi beni legittimi e lasciandola nell’indigenza. Gli scudieri le avevano dato un lavoro e, dopo alcuni anni, avevano mandato alcuni di loro a sua moglie e uno alla fine l’aveva sposata.
Finché Harris era in vita, aveva mandato a Gallagher foto aggiornate e notizie sul figlio e sui nipoti. Il Consiglio degli Scudieri aveva garantito la sicurezza e il benessere della sua famiglia mentre lui era andato per i fatti suoi a cacciare ed uccidere demoni.
Ash l'aveva avvertito di quanto potesse essere difficile
"Fino a quando i tuoi diretti discendenti sono ancora in vita ti perseguiteranno, ma il tempo fa diventare tutto più semplice…"
Anche altri cacciatori gli avevano detto la stessa cosa, ma in questo momento, con la sua pronipote in piedi davanti a lui, non ci credeva. Dio, era così ingiusto.
A causa dell'egoismo e dell'avidità dell'uomo, gli era stato negato tutto ciò per cui aveva tanto lottato.
O forse questa era la sua espiazione per la vita violenta che aveva scelto.
Sarai sempre un outsider. Un parte del mondo, ma non apparterrai ad esso.
Non sarebbe mai potuto stare con la sua famiglia.
Trasalì alla verità.
Stanco e ferito, si scusò con le ragazze e si diresse fuori dall'ospedale. La strada era praticamente vuota. L'ora tarda aveva mandato tutti a casa alla ricerca di calore.
Di conforto.
Gallagher non provava nessuno dei due.
Dubitava che nel futuro avrebbe provato ancora quelle sensazioni.
Le sole volte che aveva sentito entrambe era con sua moglie.
Si diresse verso la sua auto e guidò fino al Sanctuary, il bar di motociclisti di proprietà di un clan di orsi Katagaria, animali che potevano prendere forma umana.
Parcheggiò nel garage privato che era di fronte al bar. Un giovane dai capelli biondi entrò nel garage e lo guardò con cautela, come se fosse pronto a combattere da un momento all'altro.
"Chi sei?" chiese.
Gallagher non lo conosceva, ma assomigliava abbastanza ai Peltier da poter essere uno dei loro numerosi figli. "Il mio nome è Gallagher. Chi sei tu?"
Prima che potesse rispondere, Elizar Peltier uscì dalla porta sul retro e si fermò.
I lunghi e ricci capelli biondi dell’uomo erano stati tirati indietro in modo da lasciare scoperto il volto. Indossava un paio di pantaloni di cotone neri e un largo maglione nero.
"Jamie Gallagher," disse lentamente. "Che io sia dannato." Si voltò e chiamò il fratello attraverso la porta apert. "Kyle, vai a dire a Maman di preparare un piatto di carne in scatola e cavoli. Abbiamo un Cacciatore affamato."
"Non sei il mio padrone, Zar. Vuoi dire-"
Zar lo spinse scherzosamente. "Vai, cucciolo, prima di farti del male."
Il giovane non sembrava molto soddisfatto tuttavia eseguì l'ordine.
"Nuova aggiunta alla famiglia?" chiese Gallagher.
Zar annuì. "Ha solo 27 anni e sta ancora imparando le sue...diciamo, abilità."
Secondo i canoni dei Dark-Hunter Gallagher era giovane quanto Kyle. "E' passato tanto tempo da dall'ultima volta che sono stato qui?"
"Circa una trentina di anni, credo, dall'ultima volta che abbiamo avuto il piacere di essere in tua compagnia."
Il tempo è davvero fugace per un immortale. "Eppure ricordi ancora il mio cibo preferito."
Zar si strinse nelle spalle. "Non dimentico mai un amico."
Nemmeno Gallagher. Erano troppo pochi e troppo lontani tra loro.
Zar lo condusse attraverso la porta dell'edificio accanto Sanctuary. Costruita agli inizi del secolo, Peltier House era la casa della famiglia Katagaria e del loro eterogeneo gruppo di rifugiati. La casa era connessa al bar da un portone sorvegliato in ogni momento da uno degli undici figli Peltier.
Diversamente dalla maggior parte dei Katagaria che erano costantemente in fuga per salvarsi dagli Arcadici che volevano ucciderli, i Peltier, con l'aiuto di Acheron, si erano costruiti una vera casa nel cuore di New Orleans.
Nel mondo dei Cacciatori, erano leggendari perché erano amici di tutti: Were-Hunters, Dream-Hunters, Dark-Hunters o altri. Non importava. Fino a quando si badava alle buone maniere e si tenevano le armi nascoste, ti permettevano di entrare e uscire in pace. Coloro che disubbidivano alla regola di casa "Nessuno Spargimento di Sangue" si ritrovavano presto in mille pezzi.
L'elegante residenza vittoriana era tranquilla ora, tranne che per il rumore sordo degli Howlers che suonavano nella stanza adiacente, nel bar. Era arredata con costosi oggetti d'antiquariato di fine secolo che erano già in casa da quando erano in voga. Al clan degli orsi non piaceva cambiare.
Gallagher era contento di ciò. Stranamente lo faceva sentire come tornare a casa.
"Quanto tempo ti fermi?" chiese Zar mentre lo conduceva su per le scale intagliate a mano in mogano verso la stanza degli ospiti.
"Fino al nuovo anno."
Zar annuì. "Maman sarà felice di saperlo. Hai bisogno che ti mandi uno dei cuccioli per un cambio d'abiti o qualcos'altro?"
"No, grazie. Ero qui per aiutare Pagan per un paio di settimane quindi ho una valigia in macchina"
"Dirò a Kyle di portartela". Mostrò a Gallagher una stanza alla fine del corridoio.
Gallagher entrò e trovò una stanza calda e accogliente. Non troppo grande né troppo piccola. Le finestre erano ben chiuse e coperte da pesanti tendaggi che avrebbero impedito alla luce del giorno di raggiungerlo.
Zar gli mostrò il bagno adiacente e il ripostiglio, poi un ufficio con una grande televisione collegata a tutti i canali via cavo. Zar si avvicinò alla scrivania.
"Ecco un modem via cavo per il tuo portatile, se lo hai portato."
L'angolo della bocca Gallagher si sollevò. "Tutti i comfort di casa."
"Ci proviamo. Ricordo bene i giorni di corsa a nascondersi senza avere un solo comfort. Quando dovevamo lasciare tutto per restare in vita."
Zar aveva omesso di menzionare il fatto che un tempo aveva due fratelli maggiori che erano morti perché erano tornati per una bambola che la loro sorellina si era lasciata alle spalle. Aimee era inconsolabile e i suoi fratelli avevano solo voluto renderla felice.
I Katagaria potevano anche essere animali, ma avevano un cuore che rivaleggiava con qualsiasi essere umano.
"Vuoi che mandi un vassoio da te, o vieni a mangiare di sotto?"
"Mangerò al bar"disse Gallagher. Secondo il suo programma notturno, era ancora presto e poteva andare a caccia ancora per qualche ora.
Gallagher guardò Zar uscire mentre i sentimenti e i ricordi lo attraversarono. Apprezzava la cortesia degli orsi ma avrebbe scambiato tutti i suoi soldi e l'immortalità per una sola notte da trascorrere con la moglie e il figlio.
Un solo Natale con loro, guardare la faccia di Rosalie illuminarsi mentre apriva un regalo.
Il dolore della sua perdita lo tormentava. Non voleva farsi del male e desiderare cose che non poteva più avere. Si sedette sul letto e fissò il muro. Vide la faccia della sua pronipote e si chiese se sarebbe andata a casa a Natale per stare con la sua famiglia.
Del resto, si chiese se non dovesse andare a casa lui stesso. Almeno Chicago gli era familiare.
Stanco e affranto, si sdraiò sul letto a riposare solo per un secondo. Voleva solo rifugiarsi per un istante nei ricordi di un tempo in cui era stato umano. Un tempo in cui era pieno d'amore...

***

Jamie rabbrividì mentre se ne stava al di fuori da Macy a guardare attraverso la vetrina. C'era una vasta collezione di sciarpe in mostra. Le Lambswool. Il tipo che sua madre spesso si fermava a guardare e ammirare.
Come avrebbe voluto regalargliela.
Ma a nove anni, era fin troppo consapevole della sua povertà e del fatto che probabilmente non sarebbe mai stato in grado di permettersi qualcosa di così bello per la sua povera madre.
Depresso, si voltò per andarsene e si imbatté in un uomo. Abbassò la testa, in attesa di essere colpito per la sua goffaggine.
"Va tutto bene?"
La voce profonda e melodica era gentile e, interessato da quell'uomo, si raddrizzò.
“Sì, signore” disse, guardando l’uomo alto come un gigante. "Dio mio" sussurrò. "Siete alto come una montagna."
L'uomo gli offrì un piccolo sorriso gentile appena si accovacciò al suo fianco. Prese il cappello di Jamie che era caduto, lo spolverò e glielo mise in testa.
L'uomo indossava un abito costoso con sopra un lungo cappotto nero. Non c'era nemmeno una macchia o un po’ di polvere sui suoi abiti. Non aveva mai visto nessuno vestito in modo più elegante.
I capelli corti dell'uomo erano coperti da un elegante e costosa bombetta.
Jamie fissò gli occhi dello sconosciuto. Erano come l'acqua. Un turbinio di colori che andavano dal blu all’argento che lo tenevano avvinto.
"Cosa stavi guardando nella vetrina?" chiese l'uomo.
"Le sciarpe".
L'uomo alzò gli occhi e le guardò. "Sembrano calde."
“Sì, certo. Mia mamma ne vorrebbe una, lo so."
L'uomo si alzò e indicò il negozio con un cenno della testa. "Vieni dentro, Jamie. Cerchiamo una carina per renderla felice."
“Ma non ho soldi, signore."
"Va tutto bene. Io ne ho tanti."
Solo quando entrarono nel negozio illuminato Jamie realizzò che l'uomo lo aveva chiamato per nome. "Ti conosco, signore?"
Scosse la testa mentre prendeva una sciarpa di colore rosso e gliela porgeva. "Il rosso è il suo colore preferito, non è vero?"
“Sì, ma lei avrà paura di indossarla."
Lui annuì mentre la posava. "Tuo padre si arrabbierebbe con lei. Che ne dici di un blu per abbinarla ai suoi occhi?"
"Come fa a saperlo?"
L'uomo non rispose mentre lo conduceva attraverso il negozio per scegliere i regali per Jamie e la sua famiglia.
Jamie era colpito dalla sua generosità. "Ma, signore, non posso prendere tutto questo. Mio padre non capirà."
"Non sarà arrabbiato con te questo Natale. Te lo prometto."
Ben consapevole dei comportamenti da ubriaco di suo padre, Jamie era scettico. "Come fai a saperlo?"
"Lo so e basta."
Una volta che tutto era stato pagato, l'uomo chiamò un taxi per lui. Pagò un supplemento per una coperta per avvolgere Jamie.
Nessuno era mai stato così gentile con lui.
"Riuscirò mai a vederla di nuovo, signore?"
Il volto dell'uomo era diventato scuro serio. "Un giorno se vorrai, ma non ti ricorderai di me."
"Non potrei mai dimenticarla."
Lo sconosciuto aveva sorriso dolcemente. "Sei un bravo ragazzo, Jamie. Ti auguro di trascorrere un buon Natale con la tua famiglia."
Mentre il taxi partiva Jamie si mi mise in ginocchio sul sediolino a guardare lo straniero che gli aveva voltato le spalle e si allontanava.

***

Gallagher si svegliò per scoprire che erano passati tre giorni mentre dormiva. Non ricordava nulla dei suoi sogni.
"Perché mi hai lasciato dormire così a lungo?", chiese a mamma Peltier, la trovò in salotto al piano di sotto dopo aver lasciato la sua stanza.
In forma umana, era una donna elegante, alta e bionda e il più delle volte indossava un vestito elegante.
Anche se non sembrava avere più di quarant’anni, in realtà aveva quasi 800 anni.
"Acheron ha detto che avevi bisogno di riposo e ho acconsentito."
"Ma tre giorni?"
Lei si strinse nelle spalle. "Ti senti meglio?"
Stranamente, si. Almeno fisicamente.
Era il tramonto della Vigilia di Natale. Il clan degli orsi era sceso placidamente giù per le scale e si era raccolto nei due saloni principali decorati da due pini alti tre metri.
Gallagher fece un passo indietro per guardare tutta la banda di Katagaria e Arcadici, che avevano fatto di Peltier House la loro casa, riunirsi per quella ricorrenza.
Serre e Alain Peltier erano lì con i loro cuccioli e le loro compagne.
Il piccoli cuccioli d’ orso scavalcavano i regali e cercavano di mangiarli, salivano sugli alberi, mentre i loro genitori, che restavano in forma umana per far sentire Gallagher a casa, li tiravano giù. Justin Portakalian prese forma di pantera e agguantò uno dei cuccioli più piccoli per la collottola e lo fece rotolare giocosamente sul pavimento. Mentre la scimmia Marvin schiamazzava eccitata e cercava di saltare sulla schiena di Justin per fare un giro.
Era la più bizzarra riunione di Natale che Gallagher avesse mai visto nei suoi oltre cento anni di vita. Si sentiva ancora più fuori luogo di quanto non si era sentito tre giorni prima, al suo arrivo.
Non appena i membri dei “The Howlers” presero parte alla festa, Gallagher decise che aveva bisogno di una boccata d’aria fresca e di un momento di quiete per schiarirsi le idee.
Incontrò Mamma orsa sulla porta. "Va tutto bene?"
Le sorrise. "Sono un po' sopraffatto. Torno tra pochi minuti."
Gli diede una pacca sul braccio e lo lasciò per ritornare dalla sua famiglia.
Gallagher si fermò davanti alla porta e si volto per guardare quel caos. Era davvero un gran casino.
Chiuse la porta e si diresse fuori nella notte buia e fredda vagando alla deriva e senza meta attraverso il quartiere francese. Prima di rendersene conto, era fuori dalla Cattedrale St. Louis.
Era passato molto tempo da quando era stato in una chiesa l’ultima volta. C'erano solo poche persone all'interno. Non c’era dubbio sul fatto che la maggior parte dei parrocchiani avrebbe aspettato fino a quando la messa di mezzanotte non fosse iniziata. Fece per uscire, ma invece si trovò dentro con gli altri.
L'atrio era buio, ma con la sua vista da Cacciatore Oscuro vedeva l'interno in modo chiaro e si mosse verso la piccola fonte di acqua benedetta poggiata sulla parete alla sua sinistra, proprio accanto al negozio di chiesa. Si benedisse, poi aprì le porte in legno scuro che portavano nella cattedrale. La bellezza degli affreschi e delle statue subito lo portò indietro ai giorni della sua giovinezza quando lui e i suoi fratelli facevano impazzire la loro madre comportandosi male e lei li rincorreva attraverso i banchi della chiesa di St. Patrick. Ogni anno, la vigilia di Natale, andavano alla messa di mezzanotte. Non importava che tempo facesse, non importava quanto sua madre stesse male.
Gallagher si inginocchiò, poi si sedette sull'ultima fila. Qui, sentiva la sua Rosalie. Devota, non aveva mai perso un giorno di precetto o di festa. Gallagher era doverosamente andato con lei, anche se ciò lo faceva sentire obbligato e lo turbava. Sempre paziente, lei si sedeva al suo fianco, gli accarezzava il braccio e sorrideva a se stessa perchè era riuscita in una missione impossibile.
"Mi manchi, Rose," alitò, il petto stretto dal dolore della sua perdita.
Avrebbe voluto restare lì, dove poteva sentirla, ma non poteva. Nessun Cacciatore Oscuro può rimanere in una vecchia chiesa per molto tempo prima che i fantasmi del passato vengano fuori a perseguitarli.
Ed era troppo debole in quel momento per combatterli.
Alzandosi, si diresse silenziosamente verso la fonte battesimale e poi in strada.
Era stato bello, ma non abbastanza da scaldare il freddo sentiva dentro di sé. Gallagher si diresse verso Chartres Street. Non sapeva dove andare. Non aveva voglia di tornare al Sanctuary e non c’era alcuna reale necessità di andare a caccia la vigilia di Natale. Poiché la maggior parte gli esseri umani erano a casa con le loro famiglie, i demoni tendevano a starsene buoni.
"Ciao!"
Si fermò sentendo la familiare voce cantilenante. Voltandosi, trovò Simi dietro di lui.
"Ciao," disse, quasi aspettandosi di vedere Ash con lei.
Ma, a quanto pareva, era fuori da sola. Simi rimbalzò verso di lui. Non c'era davvero altro modo per descrivere i suoi passi leggeri, felici.
"Che stai facendo qui tutto solo?" chiese. "Ti sei dimenticato come trovare il Sanctuary?"
Gli indicò la direzione da prendere. "E' laggiù. Sono facili da trovare. Puoi sentirli suonare a chilometri di distanza"
"No, voglio stare da solo per un po'."
Simi alzò la testa e aggrottò la fronte. "Perché? Gli orsi sono stati cattivi con te? Maman può diventare un po’ irritabile quando gioco con i cuccioli. Pensa che io voglia mangiarli, ma bleah! Sono troppo pelosi. Ora, se me ne avesse spellato qualcuno, avrei potuto anche essere interessata. "
Jamie rise suo malgrado. "Stai scherzando?"
"Oh, no. Non scherzo mai sul cibo peloso. È disgustoso." Lei lo guardò. "Se non sono stati cattivi con te, allora perché li hai lasciati?"
"Non lo so. Credo che non mi sembrasse giusto essere lì."
"Perché?"
Gallagher si strinse nelle spalle. "Che cosa ci fai qui?"
"Non molto. Akri è con quel demone dai capelli rossi così ha detto che potevo andare a giocare, basta che non mangiavo nulla che non fosse cucinato da un essere umano. Ma tutti i miei posti preferiti sono chiusi e quindi ho pensato di andare trovare gli orsi e vedere se José, in quanto umano, cucinerebbe per me qualcosa di buono che non faccia diventare Akri pazzo se l’ho mangiato."
"Akri è Ash?"
"Sì".
"E il demone dai capelli rossi?"
"Artemide, la dea vacca. Tu la conosci. Lei è quella che ha rubato la tua anima."
"Non l'ha rubata."
Simi fece esplodere un lampione. "Certo che l’ha fatto. Ruba tutto." Si alzò in punta di piedi e lo fissò negli occhi. "Ehi," disse, prendendo il mento tra le mani in modo che potesse muovergli la testa avanti e indietro mentre lo esaminava. "Hai il cuore ferito. Ciò renderebbe Akri molto triste. Non gli piace che i suoi cacciatori siano feriti ed a Simi non mi piace quando Akri è triste. Perché stai male? "
"Mi manca la mia famiglia."
Lasciandolo, annuì con fare comprensivo. "Manca anche a me. Mia mamma era una brava persona. 'Simi,' diceva,' ti amo.' Anche Akri mi ama."
Lei inclinò la testa verso il basso in modo che potesse vedere le sue corna che ora erano coperte da quello che sembravano essere due cappelli molto piccoli lavorati a maglia. "Vedi, Akri mi ha dato anche uno scalda corna, così le mie corna non prendono freddo. Vuoi uno scalda corna anche tu? "
Questa doveva essere la conversazione più strana della sua vita. Non sapeva perché fosse rimasto a parlare con lei. Forse era il suo modo infantile. C'era qualcosa di molto innocente e commovente in di lei.
"Non ho le corna."
"Ne vuoi qualcuna?" chiese speranzosa. "Potrei dartene qualcuna vera e colorata. Akri ne ha qualcuna nera, ma non lascia che gli altri le vedono. "
"Ash ha le corna?"
"Oh, sì. E sono piuttosto belle. Non belle come le mie, ma sono comunque molto affascinanti. Simi ti direbbe che spera che tu le veda, ma se tu lo facessi, saresti morto e credo che a Simi mancheresti. Anche tu sembri molto simpatico."
Gallagher si accigliò. Simi era una strana entità. La guardò mentre frugava nella sua gigantesca borsa di perline. Dopo alcuni secondi, tirò fuori un guanto da forno che sembrava un pesce. Glielo porse.
"Questo è di qualità. L'ho comprato su QVC. Il mio canale preferito. Tu guardi QVC?"
"No."
"Beh, dovresti. Adoro tutte le loro cose. Akri dice che lo guardo troppo, ma non si lamenta mai quando compro lì. Mi piace troppo. Mettimi davanti alla televisione divento la Signorina Simi. Mi piace."
Jamie le porse il pesce.
"Oh no, questo è per te. I regali rendono felici le persone. Simi vuole che tu sia felice."
Oh sì, questo era senza dubbio il momento più strano della sua vita. Sia mortale che immortale.
"Grazie, Simi."
Agitò le mani come a scansare le sue parole. "Non c'è bisogno di ringraziarmi. Vedi, questo è ciò che fanno le famiglie. Si prendono cura l'uno dell'altro. "
Lo stomaco gli si strinse alle sue parole. "Non ho più una famiglia. Ho dovuto rinunciarvi."
Lei lo guardò con curiosità. "Certo che hai una famiglia. Tutti hanno una famiglia. Io sono la tua famiglia. Akri è la tua famiglia. Anche quella dea vecchia e puzzolente è la tua famiglia. Lei è l'inquietante vecchia zia che se ne va in giro, ma nessuno la ama e tutti la prendono in giro quando va via."
Gallagher rise di nuovo. "Lo sa che dici questo di lei?"
"Certo. Glielo dico in faccia per tutto il tempo. Ecco perché Akri mi ha detto di venire a giocare mentre è con lei. Non gli piace quando litighiamo. "
Gli prese la mano nella sua. "Ascolta e ti dirò quello che Akri mi disse una volta. Abbiamo tre tipi di famiglia. Quelli per cui siamo nati, quelli che sono nati per noi, e quelli che teniamo nei nostri cuori. Ti ho messo nel mio cuore in modo che Simi possa essere la tua famiglia e lei non ti abbandona. Se sei così triste, penso che è perchè la tua famiglia è ancora nel tuo cuore, e sta prendendo così tanto spazio che non ne hai per nessun altro. "
Si mise una mano sul cuore. "Vedi, la mia mamma è ancora nel mio cuore, ma lo è anche Akri, Zoe, Brax e Kyrian e un sacco di altre persone. Anche tu sei nel mio cuore ora. Il tuo problema è che devi andare oltre la tua vecchia famiglia"
"Non posso rinunciarci."
"E non devi farlo. Mai. Nessuno dovrebbe mai dimenticare coloro che ama.
Ma il tuo cuore è una cosa meravigliosa. Può espandersi per accogliere tutte le persone di cui hai bisogno. Le persone che ci vivono, non possono andare via. E' un po' come una casa. Devi solo fare spazio a una persona in più, e poi a un'altra, un'altra, e un'altra ancora. E' come con QVC, ogni volta che riempio la mia stanza con troppa roba, Akri me ne costruisce un'altra. In qualche modo c'è sempre spazio per gli altri.”
C'era della verità in questo. Forse.
Simi lo prese sotto bracco e lo accompagnò lungo la strada.
"La tua famiglia è felice ora. Voglio dire, non erano felici quando sei morto, ma loro hanno imparato a lasciar andare gli altri e ora sono tutti felici. Sono andati avanti e ora devi andare avanti anche tu per poter essere felice. Non vuoi che Simi sia la tua famiglia?"
Pensò alle sue parole ed alla strana analogia.
Simi si sporse in avanti e gli sussurrò. "Questa è la parte in cui dici: 'Sì, Simi, vorrei che tu fossi la mia famiglia.' Perché se non lo fai, allora dovrò riprendermi il mio guanto e fare un barbecue di te. Akri è ancora arrabbiato per l'ultimo cacciatore che ho arrostito, ed era... oh, un migliaio di anni fa. Ha una memoria d’elefante quando si tratta di ricordare le cose. Allora dimmi, vuoi che Simi sia la tua famiglia?"
Lui sorrise suo malgrado. "Sì, Simi, vorrei essere la tua famiglia."
Simi sorrise raggiante. "Bene. Sei proprio un cacciatore sveglio. Non mi sorprende che piaci a Akri"
Prima che Gallagher se ne fosse reso conto, Simi lo aveva riportato al Sanctuary. Aprì la porta e si fermò, in attesa di entrare. Il caos di prima era niente in confronto a ciò che stava accadendo ora.
C'erano quattro falchi allineati sull’asta di una tenda che si muovevano a tempo con i movimentati canti di Natale. Gli Howlers (tutti in forma umana) cantavano mentre Dev Peltier suonava il pianoforte. Una tigre bianca giaceva di schiena sul divano, mentre Marvin la scimmia saltava su e giù sul suo ventre.
Un grande orso nero che Jamie associò a Aimee Peltier stava dando da mangiare panini col burro d’arachidi a due cuccioli. Una donna umana dai capelli rossi con una cicatrice sul viso si avvicinò a loro e afferrò Simi per un abbraccio. "Ehi piccolo demone, dov’è il capo?"
Simi si strinse nelle spalle. "È fuori a fare il Lord che fa il culo alla Regina. Come stai, Tabitha? Tua sorella e Kyrian stanno arrivando? "
"No, arriveranno domani. Amanda è stata colpita dalle nausee mattutine mentre stavano partendo, ma ha detto che Talon sarebbe stato qui non appena possibile." Scivolarono tra la folla.
Gallagher fece un passo indietro a guardare la confusione. C'erano Arcadici, Katagaria, Cacciatori Oscuri, demoni, esseri umani, e solo Dio sapeva cos’altro. In ogni caso nessuno di loro doveva andare molto d'accordo tuttavia quella sera erano insieme.
Legati da qualcosa di diverso dal sangue.
Erano legati dai loro cuori.
Colt si avvicinò a lui. Una Sentinella Arcadica, il suo lavoro tecnicamente era dare la caccia ed uccidere i Katagaria. Ma anni prima i Peltier avevano salvato e protetto la madre di Colt e poi lo avevano allevato dopo la sua morte. Era fedele al clan degli orsi come se fosse uno dei loro figli naturali.
Sorridendo, tirò fuori dalla sua tasca posteriore un guantone a forma di ananas. "Gallagher, amico, sei davvero fortunato. Hai uno dei pesci vincenti. Tutto quello che ho ottenuto è stato un ananas perdente."
"Che cosa, ne da uno a tutti quelli che incontra?"
"No.. Solo alla famiglia."
Gallagher si guardò intorno e vide qualcosa che aveva non aveva notato prima.
Tutti avevano un guanto.

Edited by A&P - 23/12/2012, 22:21
 
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Anairo_Aisha
view post Posted on 22/12/2012, 16:57




:grazie: 1000 x la traduzione Anita!
:Lucia: :brava: :Lucia:
Molto dolce e commovente...
:piangooo: :piangooo: :piangooo: :piangooo:
Per fortuna si può sempre contare su di un personaggio per risollevare gli animi: grande Simiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! ;)
 
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AnitaBlake
view post Posted on 22/12/2012, 16:59




Dobbiamo ringraziare anche Angela che ha pazientemente corretto i miei errori e ha sciolto molti dubbi... ;)

Anche a me è piaciuta molto questa storia e sono felice di averla tradotta per voi. Grazie a questa novella ed a " Danza con il diavolo" mi sono innamorata di Simi. Trovo che sia un personaggio fantastico
 
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view post Posted on 22/12/2012, 21:47

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:piangooo: :piangooo: :piangooo: :piangooo: mi sono commossaaaaaaaa!!!!! Una novella dolcissima e grandissima Simi! Con la sua "innocenza" ha portato affetto e amore nel cuore di Gallagher!! Bellissimo!!! Grazie mille Anita!!!!
 
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A&P
view post Posted on 22/12/2012, 22:18




io non commento...solo karin sa quanto ho pianto...quindi non parlo...altrimenti io...io... :piangooo: :piangooo: :piangooo: :piangooo: :piangooo: :piangooo: :piangooo:
 
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view post Posted on 23/12/2012, 14:03
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Bravissima Anita, molte grazie bellissimo regalo di Natale :grazie: :grazie: :grazie: :coccole:
 
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missing sun
view post Posted on 23/12/2012, 22:03




bellissima traduzione, grazie... adoro Simi e mi è piaciuta la sua "umanità"... Gallagher è un bel personaggio e Ash è... Ash: meraviglioso, stupendo, generoso, altruista... come si fa a nn impazzire per lui?!?
 
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view post Posted on 24/12/2012, 15:25
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Capisci di aver letto un buon libro quando giri l'ultima pagina e ti senti come se avessi perso un amico.

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:grazie:
Anita :occhioni: bellissima e molto dolce questa storia !

:Lucia:
 
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JunyS.
view post Posted on 9/8/2013, 14:08




E' bellissimo e commovente :piangooo:
Grazie mille per averlo tradotto!! :bacio:
 
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9 replies since 22/12/2012, 15:07   279 views
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