| RECENSIONE A CURA DI: ANGELA D'ANGELO Libro: Lucy Autore: Fiorella Rigoni Editore: La mela avvelenata
Lucy. Un nome, semplice, breve. Lucy, il titolo di una storia che parla di lei, di questa ragazza di sedici anni, un’adolescente che non ha nulla dell’innocenza e della curiosità dei suoi coetanei. Lucy conosce il mondo, sa quanto è brutto, sa che può far male fino a piegare e poi spezzare. Lucy sa che cos’è la paura, sa cos’è la vergogna e la sconfitta. E’ difficile parlare di questo libro senza farsi coinvolgere nella storia di questa bambina piena di rabbia, è difficile scrivere in modo impersonale qualcosa che tocca corde particolari del cuore del lettore. Fiorella Rigoni, però, è riuscita nella missione delicata e difficile di non mostrarsi mai, di non farsi riconoscere in nessuna parola, in nessuna emozione. Quest’autrice unica e profonda non ha cercato nemmeno per un momento di segnare un percorso attraverso il quale condurci, non è mai stata accattivante, non ha pensato al lettore, ha pensato solo a lei. Lucy. Attraverso il principio dell’impersonalità che ha il sapore del Verismo di Verga e l’accuratezza visiva e quasi registica del Neorealismo italiano, ha descritto una storia con un lessico duro e privo di abbellimenti, con una necessità quasi morbosa di mostrare una realtà che si impone e non ha bisogno di essere presentata. Una vita spezzata, un passato da cui fuggire, un futuro che non c’è, che non si intravede, è questo quello che ci mostra la protagonista, è questo quello che il lettore vede ma non vive. Perché il lettore non può identificarsi, non vuole, non entra dentro. Il lettore è nascosto dietro un vetro con gli occhi sbarrati, incapace di intervenire e fermare gli eventi. Il lettore ha paura, spera e prega, chiede che l’autrice la salvi, che decida di fare di quella bambina un’eroina classica, perché la finzione conforta, perché la realtà atterrisce e ci fa vedere per quello che siamo: piccoli e insignificanti. Fiorella Rigoni non ci accontenta, sa che l’unico modo per lasciarci qualcosa è quello di essere fedele alla verità, alla realtà. Addolcire la storia di Lucy significherebbe non rispettare il suo dolore, non rispettare il suo passato e presente, non riconoscerle la dignità che dimostra sempre, anche quando si vergogna. Stringendo le mani a pugno e serrando i denti, andiamo avanti inoltrandoci in una di quelle realtà di cui conosciamo l’esistenza ma che facciamo finta di non vedere, quelle che ci ripugnano, quelle in cui la parola abuso risuona in un assordante silenzio. Come può un silenzio essere assordante? Il silenzio ha una voce che urla a squarciagola ma che nessuno sente, e Lucy nel suo silenzio chiede aiuto, dice basta. Nessuno la ascolta, nessuno la vede. Un libro che spezza il cuore, che non ha bisogno di insegnare morali e lasciare messaggi. Un’Opera che non giudica, democratica e oggettiva che ci lascia spazio, in cui lo scrittore si sottrae e ci concede la facoltà del pensiero libero, di capire e scegliere secondo la nostra sensibilità. Fiorella Rigoni con la sua Lucy, la nostra Lucy, senza usare lo strumento dell’immedesimazione, riesce ad emozionare più di quanto farebbe chiunque altro infiocchettando la storia in una caterva di caratterizzazioni stucchevoli e patetiche. Dal titolo essenziale all’uso scarno eppure perfetto della lingua italiana, l’autrice ci fa capire che il cuore non batte per le parole ma per la verità che esse servono come strumento, che le emozioni non dipendono dagli eroi e dalle loro scelte, ma solo da noi e dalla nostra sensibilità di capire quello che vediamo ma nessuno ci dice. Lucy è un romanzo che si divora anche se fa male, un romanzo che entra nelle vene, nella testa e non si dimentica. E’ la narrativa di qualità, quella che dovrebbe far parte della libreria di tutti, che si conosce anche se non la si è letta e si legge perché non può essere ignorata. Lucy è il nome che ne contiene mille altri, è la storia di tutti e di nessuno, è la voce di chi non ce l’ha, è la dimostrazione del coraggio, la lotta contro la paura e il silenzio. Lucy è la speranza di non essere più soli.
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