Un turbine d'amore, di M.D. Grimm - 2° Libro della serie "I Mutaforma" - 9 Aprile

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view post Posted on 3/4/2013, 15:44
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Sono fatta così...un enigma avvolto in un indovinello e confezionato in un paradosso!

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UN TURBINE D'AMORE

amorenRyan e Caleb sono diventati amici mentre quest’ultimo gli insegnava a diventare umano. Nato come un toro di nome Turbine, Ryan è un mutaforma ed è stato comprato dalla madre di Caleb, che voleva proteggerlo – proprio come lo stesso Caleb. Il periodo trascorso assieme ha dato loro modo di approfondire i propri sentimenti… e li ha convinti a dare il via a una relazione. Ma quando Ryan viene rapito, Caleb si vede costretto a contattare l’Agenzia – un’organizzazione che protegge i mutaforma – perché la loro nuova vita insieme non finisca proprio sul nascere.

Editore: Dreamspinner Press in Italiano
Genere: M/M
Pagine: 95
Formato: eBook
Estensione: .epub, .mobi, html, pdf

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La serie "I Mutaforma" è così composta:
1 - Stregati
2 - Un turbine d'amore


LEGGI UN ESTRATTO:
Capitolo Uno





CALEB strinse la corda, accertandosi che l’uomo a cavallo del toro avesse una buona presa e che l’animale riuscisse a muoversi liberamente. Il pubblico del rodeo faceva un gran frastuono e il presentatore dava spettacolo come di consueto. Caleb ascoltò distratto mentre controllava che tutto fosse a posto.

Guardò Turbine negli occhi e sorrise. “Ancora una volta e abbiamo finito, amico.”

“Speriamo in bene,” rispose il cavallerizzo, pensando che Caleb stesse parlando con lui.

Il giovane gli diede una pacca sulla spalla e andò a sedersi, aspettando che l’uomo rivolgesse un cenno all’addetto al cancello per fargli sapere che era pronto. Caleb alzò la testa e si guardò intorno nell’ampio stadio. La folla rumorosa lanciava grida e incoraggiamenti tanto al toro quanto all’uomo. Trasse un respiro profondo e sentì l’odore del sudore, del toro e della vittoria. Turbine era il migliore del circondario: aveva disarcionato il 100% dei suoi cavalieri, guadagnandosi la reputazione peggiore fra tutti i tori del Circuito Professionale dei Rodei, o CPR che dir si voglia. Era alla pari con Bodacious e Dillinger e aveva vinto per due anni di fila il premio come Toro da Rodeo dell’Anno.

Ma non era l’unico toro di Caleb a partecipare alle competizioni. Ne aveva altri otto, anche se nessuno di questi era paragonabile a Turbine.

Riportò lo sguardo sul toro e lo vide impaziente di uscire e mostrare alla folla quello di cui era capace. Il cavallerizzo rivolse un cenno all’addetto. L’arla di travaglio si aprì e Turbine tenne fede al suo nome.

Il toro corse fuori sgroppando come un indemoniato e il cavallerizzo non ebbe la minima possibilità. Turbine girò su se stesso come un tornado e sollevò una nube di polvere, rendendogli la vita difficile. Ci vollero meno di tre secondi perché l’uomo volasse via dalla schiena dell’animale e finisse con la faccia per terra.

La folla si riscaldò, ma il toro non aveva finito. Turbine continuò a inseguire il cavallerizzo anche dopo che i clown lo ebbero circondato nel tentativo di mettere in salvo l’uomo. Il toro parve accontentarsi di farli scappare e lasciare che il poveraccio si rimettesse in piedi. Il cowboy uscì dalla pista con la coda fra le gambe mentre il toro scuoteva la testa in segno di trionfo. La bestia si pavoneggiò davanti alla folla, mentre la cinghia ruvida e la corda cadevano per terra.

Caleb fece un sorriso talmente grande da fargli dolere i muscoli facciali ed esultò assieme alla folla. Quello era il suo toro. Il suo amico.

Dal manto marrone scuro, gli occhi di un marrone profondo e la forza di un elefante, Turbine era ambitissimo da molti allevatori. Caleb e sua madre avevano ricevuto numerose offerte, ma non lo avrebbero venduto in cambio di tutto l’oro del mondo.

Turbine uscì impettito dalla pista. Caleb ridacchiò: era pomposo e arrogante, ma era il suo pomposo arrogante.

Era finita. Avevano vinto. Lo sapeva senza bisogno di controllare i punti. Avrebbero portato a casa dei soldi e più prestigio che mai. Avrebbe voluto che suo padre fosse ancora vivo. Questa volta sua madre sarebbe rimasta estasiata?

Certo che no. La vecchia Mandy O’Connel non era il tipo. Si sarebbe limitata ad annuire, sbuffare e dire “ottimo lavoro”. Ma questo equivaleva, per lei, a mettersi a saltare e ballare la danza della vittoria.

Dal canto suo, Caleb l’avrebbe ballata, eccome se l’avrebbe fatto. Ma lo stadio era troppo affollato, in quel momento, per dare spettacolo.

Ci furono le celebrazioni, fu proclamato il campione del rodeo, furono scattate delle foto e Caleb, assieme alla sua squadra, ricevette l’assegno che spettava al vincitore e fu quasi accecato dai flash delle macchine fotografiche. Pian piano, la folla svanì, i giornalisti se ne andarono e arrivarono gli addetti alla manutenzione. Caleb, tutto sudato e probabilmente con un pessimo odore, raggiunse il rimorchio dov’era tenuto Turbine.

Gli altri tori e il resto della squadra erano già partiti, ma lui si prendeva cura di Turbine personalmente. Si mise alla guida del veicolo che trasportava il campione e, mentre avviava il motore, stese a mente il suo programma. Partiva sempre un giorno o due dopo gli altri.

“Ehi, Caleb!”

Si voltò infastidito e vide uno dei clown correre verso di lui. Ci mise qualche istante per ricordare il suo nome, non che il trucco fosse d’aiuto. Spense il motore e decise di concedergli giusto cinque minuti.

“Ehi, Rich,” disse. “Hai fatto un buon lavoro, prima.”

“Io?” L’uomo scoppiò a ridere e gli diede una pacca sulla spalla. “Che dire, allora, di te e del tuo toro? Turbine è fantastico! Non ho mai visto un animale così veloce e astuto. È quasi inquietante, sai? Sa sempre come girarsi, quando sgroppare e come. È sveglio.”

Caleb fece spallucce, ma avvertì un certo disagio alla bocca dello stomaco. “Immagino che lo sia, per essere un toro. Si potrebbe anche dire che è stato ben addestrato. Oggi, comunque, si sono visti degli animali altrettanto interessanti.”

“Andiamo,” fece il clown, dandogli di gomito. “Detto fra me e te, qual è il vostro segreto? Devi ammettere che ha un’intelligenza quasi umana, gliela si vede negli occhi. Ma è un toro. Bizzarro, eh?”

Gli sudavano i palmi delle mani. Se li sfregò sui jeans. “Sì, certo; senti, devo andare. È stato bello parlarti. Gran bello spettacolo, questa settimana.”

Se ne andò il più rapidamente possibile, senza guardarsi indietro. Massaggiandosi lo stomaco, si costrinse a dimenticare quella faccenda. Non era la prima volta che qualcuno chiedeva quale fosse il “segreto” di Turbine, ma nello sguardo di Richard aveva visto una luce strana – quasi maniacale – che non gli era piaciuta. Per niente.

Il rimorchio non era grande quanto quelli che trasportavano più di un animale alla volta, ma le sue dimensioni erano più che adeguate per un toro da premio. Era dipinto con uno sfondo nero e, sulle fiancate, delle fiamme e le parole “Toro da Rodeo” scritte in grande. Era stato lui stesso a fare quel lavoro. Il toro stava dormendo, ma aprì subito gli occhi nel momento in cui Caleb aprì la porta. Quegli occhi marroni riescono sempre ad attirare la mia attenzione. Gli si mise di fronte, facendo un gran sorriso. Il breve incontro con il clown si inabissò da qualche parte nelle profondità della sua mente. Non era il momento di preoccuparsi; era il momento di festeggiare.

“Ce l’abbiamo fatta, amico. Un’altra tacca sulla cintura, per non parlare di tutti quei soldi. Forse dovremmo metterci a fare pubblicità, eh? Usarti come testimonial.”

Davanti a lui – come già aveva fatto molte volte, anche se la cosa non finiva mai di meravigliarlo – Turbine si trasformò in Ryan, il suo migliore amico. Gli occhi marroni del toro erano ora situati sul viso di un robusto uomo nudo inginocchiato sulla paglia fresca.

Aveva le spalle ampie, il torace possente e vita, cosce e braccia strette. Somigliava a un toro persino in forma umana. Ma la cosa non era sorprendente, considerando che sua madre era una mucca e suo padre lo aveva concepito in forma di toro. Era rarissimo, quasi impossibile, che dall’unione di un animale e un mutaforma nascesse un figlio. Ryan era unico nel suo genere.

Caleb aveva imparato molte cose da Ryan. Come ad esempio il fatto che esisteva una comunità di mutaforma composta da individui straordinari in grado di vivere ugualmente come animali o come esseri umani.

Ryan inarcò un sopracciglio. “Siamo a Las Vegas, preferirei andare a bere.”

Caleb sorrise. Adorava il color caffelatte della pelle di Ryan e il modo in cui la luce si rifletteva sulla sua testa calva. Aveva il mento pronunciato e il naso grosso, la bocca larga e una cicatrice che partiva da sopracciglio sinistro e gli attraversava il naso e la guancia. Emanava un’aura di possanza fisica e non era raro che la gente si facesse da parte di fronte a lui, come avrebbe fatto con un toro.

Ryan diceva di essersi fatto quella cicatrice mentre faceva pratica di trasformazione assieme a suo padre. Non gli aveva mai raccontato i dettagli, ma Caleb non aveva insistito. Il suo amico non amava parlare di suo padre.

Si alzarono in piedi e Caleb gli mise in mano la sacca.

“Vestiti e andiamo. Hai già scelto il bar?”

Ryan fece una smorfia mentre indossava i jeans e infilava le braccia nelle maniche di una camicia di flanella. “Voglio solo ubriacarmi.”

Caleb ridacchiò e gli mise un braccio attorno alle spalle dopo aver chiuso a chiave il rimorchio. Uscirono dal parcheggio coperto e presero la strada, diretti verso le luci e il frastuono di Las Vegas.

“Quegli omacci cattivi ti hanno fatto male, torello?” lo prese in giro.

Ryan gli diede una gomitata nelle costole e lui scoppiò a ridere. “Attento, Cal. Sono dolorante, affamato, arrapato e bisognoso di una vacanza.”

Caleb roteò gli occhi. “Ma per favore. Disarcionare gente è la tua ragione di vita.”

Ryan scoppiò a ridere. Era una risata profonda e la sua voce era leggermente roca, come se non fosse abituato a usarla. Caleb sapeva che, nei primi anni della sua vita, non l’aveva mai fatto. Aveva trascorso la maggior parte dell’infanzia in forma di toro.

“Non saprei,” disse Ryan. “Ogni tanto mi piace essere cavalcato.”

Caleb ridacchiò, ma dovette mettercisi d’impegno. Non gli piaceva pensare a Ryan con altri uomini o l’occasionale donna. Gli faceva rivoltare lo stomaco e, addirittura, lo faceva soffrire. Non sapeva come mai non ne parlasse con lui. Ci aveva provato diverse volte, nel corso degli anni, ma non era mai riuscito a dirglielo.

Amava il suo migliore amico. Amava il suo mutaforma taurino.

Ma Ryan… beh, lui non aveva mai mostrato il benché minimo interesse. Per di più, Caleb non sapeva se un umano potesse stabilire una relazione con un mutaforma. Il suo amico non aveva mai accennato alla cosa.

Camminarono lungo la strada e lui lasciò che fosse Ryan a chiamare un taxi. Il suo amico aveva un certo talento per farsi notare dagli autisti. Caleb trovava divertente il fatto che, nonostante fosse notte, ci si vedesse come alla luce del giorno e si sentì un po’ come Dorothy nel regno di Oz. Non era la prima volta che andava a Las Vegas, ma, se avesse potuto scegliere, avrebbe optato sicuramente per il ranch di sua madre nel sud del Nevada.

Salirono sul taxi e lui lasciò a Ryan anche la scelta del bar. Il suo amico adorava Las Vegas. Nonostante si trovasse bene nella sua casa di campagna, spesso gli diceva che, dopo aver trascorso tanti anni a sopprimere il suo lato umano, i momenti in cui poteva comportarsi come tale, in cui poteva concedersi tutti i propri vizi, avevano un sapore particolare. La maggior parte delle volte, Caleb traeva piacere nel vederlo divertirsi – tranne quando il suo amico se ne andava con qualche sconosciuto.

“Eccoci. Si fermi qui,” disse a un certo punto Ryan. Caleb distolse lo sguardo da lui e si rese conto che erano fuori dalla striscia , anche se la luce era sempre la stessa. Il bar non era pretenzioso, ma aveva due piani e un’insegna suggestiva.

Il Bucking Bull … Ryan aveva un gran senso dell’umorismo. Scesero dal taxi e Caleb rise, scuotendo la testa.

“Ehi, guarda,” disse mentre si avvicinavano all’ingresso. Indicò un cartello. “Hanno un toro meccanico.”

“Wow.” La voce di Ryan grondava sarcasmo. “Subito.”

Caleb ridacchiò e aprì la porta. Era un bar abbastanza grande, con tavoli da biliardo e televisori; il toro meccanico si trovava al centro di uno stadio in miniatura sul fondo del locale. Mentre entravano, una donna che indossava solo un bikini gli si mise a cavalcioni e prese a cavalcarlo.

Si fecero due risate quando fu disarcionata pochi secondi dopo.

“Dovresti provare,” disse Ryan, dandogli di gomito.

Sentendo le guance arroventarsi, Caleb scosse la testa e si diresse al bancone per prendersi da bere. “Ma anche no. Sono esausto.”

“Tu sei esausto?” Ryan gli diede una gran pacca sulla schiena. “Bello, sono io quello che ha fatto volare stronzi a destra e a manca. Tu sei rimasto a guardare.”

“E a sistemare la corda. E a fare il tifo.” Appoggiò la schiena e i gomiti al bancone. “Ti ho fatto da supporto.”

Ryan sorrise e gli rivolse uno sguardo pieno di calore. “Come sempre.”

Caleb fu costretto a distogliere lo sguardo. Il suo corpo rispondeva d’istinto al calore e all’affetto genuini in quegli occhi marroni. Ryan non era sempre stato così con lui; a dire il vero, quando si erano conosciuti, aveva cercato di mettergli paura caricandolo. Dopo aver trascorso tanto tempo come toro, era stato difficile insegnargli a comportarsi da umano; c’erano volute empatia e compassione. Il suo amico aveva dovuto lottare e Caleb pensava che ce l’avesse fatta.

Ma quando immaginava di saltargli fra le braccia e stampare un gran bacio su quelle labbra sensuali, pensava anche al fatto che Ryan sarebbe stato perfettamente in grado di buttarlo a terra come faceva con quelli che lo cavalcavano.

Ahi.

Aveva ancora molto del toro. Forse troppo.

A volte, Turbine inseguiva i cavallerizzi, ignorando i clown; altre volte li travolgeva e li calpestava fino a quando non riuscivano a malapena a stare in piedi. Aveva un temperamento violento, ma quella sua pericolosità non faceva altro che eccitare Caleb.

Dannazione, era proprio cotto. A ventun anni compiuti, correva ancora dietro al suo amico. Non era mai stata una cosa leggera. Patetico.

“Forza.” Ryan lo spinse verso il toro meccanico. “Sei il miglior cavallerizzo, qui come allo stadio. Dai!”

Caleb si morse il labbro. Afferrò il bicchierino di whisky portogli dal barista e lo buttò giù tutto d’un fiato. Gli bruciò la gola. Guardò storto Ryan; il suo amico sorrise e accennò con il capo al toro meccanico. Caleb trasse un respiro profondo prima di incamminarsi. Aveva cavalcato Turbine prima che cominciassero a farlo competere. Riusciva a starci sopra per interi minuti, sapendo come si muoveva e quali tecniche utilizzava per cercare di disarcionarlo.

Aveva cavalcato anche dei tori meccanici, che non erano nemmeno paragonabili a quelli veri. Tuttavia… A Ryan sembrava piacere guardarlo in groppa a quei mostri metallici. Chissà perché.

Era un po’ imbarazzante.

Raggiunse il toro, ci salì sopra e, lanciando un’ultima occhiata a Ryan, rinunciò alla propria dignità.





IL SORRISO di Ryan andava da un orecchio all’altro; si mise a gridare incoraggiamenti assieme agli altri avventori quando Caleb rimase sul toro senza mai dare mostra di essere sul punto di cadere. Teneva una mano alzata, un’espressione studiata in viso, e Ryan applaudiva e rideva.

Caleb aveva proprio un bell’aspetto. Il suo corpo snello si muoveva al ritmo del toro meccanico, gli occhi verde scuro erano colmi di concentrazione. Qualcuno avrebbe potuto definirlo ossuto, o persino, il cielo lo aiutasse, uno sfigato. Era allampanato, con capelli castani ricci, grandi occhi verdi e un naso leggermente pronunciato. Aveva un profilo molto particolare.

A Ryan piaceva il suo aspetto. Gli era sempre piaciuto, anche quando aveva cercato di fargli paura la prima volta. Caleb era diventato suo amico, gli aveva parlato credendolo uno stupido toro, ma lui aveva ascoltato ogni singola parola e il bisogno di condividere il suo segreto con qualcun altro si era trasformato in un bisogno disperato di stabilire un legame. Aveva rotto il giuramento che aveva fatto a se stesso e rivelato a Caleb la sua vera identità.

Mentre guardava il suo amico cavalcare il toro meccanico, si ricordò di come era stato averlo in groppa. Le gambe forti di Caleb sui suoi fianchi, il suo inguine che scorreva e sobbalzava sulla sua schiena. Cambiò posizione mentre il membro gli si induriva. Che diamine, non voleva nessun altro. Voleva solo che Caleb gli stesse a cavalcioni… ma non quando lui era un toro.

Ed era proprio quello era il problema… Aveva ceduto al bisogno di legarsi a qualcuno, di vivere come un essere umano e, per questo provava sofferenza e rimpianti. Come toro, aveva condotto una vita semplice, senza bisogni particolari; la maggior parte delle giornate si erano fuse le une con le altre in un’esistenza monotona. Ma dopo aver conosciuto Caleb era cambiato tutto e ancora non sapeva se in meglio. Era già molto legato a lui e se fossero diventati amanti… sapeva che quel legame sarebbe diventato permanente. Era questo quello che voleva? E per Caleb valeva lo stesso? L’unica cosa certa era che tenere a freno le proprie emozioni diventava ogni giorno più difficile.

Aveva cominciato a essere brusco con i suoi amanti quando si era reso conto che nessuno di essi lo soddisfaceva. Durante l’atto, la sua mente era altrove e, alla fine, provava sempre un tremendo senso di colpa, come se avesse tradito Caleb. Non gli piacevano quelle emozioni e avrebbe voluto poter odiare il suo amico per averlo costretto a provarle, ma non ne era capace.

La vita da toro era molto più semplice.

Ryan tornò al presente quando nel bar cominciarono a scrosciare gli applausi. Caleb scese dal toro e barcollò leggermente, il viso arrossato. Ryan accennò un sorriso: il suo amico arrossiva facilmente. Stava andando da lui quando un altro uomo, un tipo vestito da motociclista, si avvicinò a Caleb e gli passò un braccio attorno alla vita.

“Che ne dici di andare a fare quattro passi, bellezza?”

Vide Caleb aprire la bocca, scioccato. Ma non aspettò che il suo amico rispondesse a quella domanda. Ryan contrasse i muscoli, strinse la mascella, attraversò di scatto il bar e diede al tipo una spinta che lo mandò lungo disteso sopra un tavolo da biliardo. Poi passò un braccio attorno alla vita di Caleb e digrignò i denti.

“Ryan…” sussultò Caleb.

Lo sconosciuto si alzò barcollando e fece una smorfia. “Attento a te, stronzo.”

“Tu stai attento,” ringhiò Ryan.

“Cosa ti salta in mente?” chiese Caleb, stringendogli una spalla.

Il motociclista gli diede una spinta. “Trovatene un altro, stronzo. L’ho visto prima io.”

“Ne dubito.” Lasciò andare Caleb e usò entrambe le mani per spingere di nuovo l’uomo sopra il tavolo da biliardo. Attorno a loro si era raccolta una piccola folla e alcuni presero a incitarli.

“Ryan, non…” disse Caleb. Lo stava implorando, ma Ryan lo ignorò. Aveva un carattere facile all’ira, che, una volta scatenato, non lasciava in lui altro che il toro e, visto lo stato delle sue emozioni, trovava che quella fosse un’ottima occasione per scaricare la frustrazione. Gli erano sempre piaciute le risse.

Il motociclista si rialzò in piedi, sollevando i pugni. Ryan si rannicchiò ed emise un ringhio. Quando l’uomo sferrò un pugno, lui schivò abbassandosi e lo travolse con la testa e le spalle. Si schiantarono entrambi sul pavimento e rotolarono insieme, sferrando pugni e imprecando.

Non sentiva più nulla, se non il battito del cuore nelle orecchie e il proprio ansimare. Quel motociclista era una femminuccia. I suoi pugni erano ridicoli. Voleva farlo fuori. Sferrò pugni e calci con tutta la forza che aveva e, alla fine, l’uomo rotolò via da lui, incapace di continuare a combattere. Ma Ryan non avrebbe accettato la sua resa. Era uno scontro fino alla morte; non lo aveva capito? Quel bastardo aveva toccato qualcuno che apparteneva a lui. Aveva cercato di portargli via una sua proprietà.

Avrebbe dovuto conoscere le conseguenze delle sue azioni.

Ryan balzò in piedi e afferrò il collo della giacca del motociclista. Lo sollevò con una mano sola e caricò il colpo, pronto a spaccargli la faccia. Qualcuno gli afferrò il braccio. Ringhiando per la frustrazione, voltò la testa di scatto e incontrò lo sguardo fiero di un paio di occhi verdi. Due mani lunghe gli afferrarono il polso e Caleb lo guardò accigliato.

“Fermati, Ryan. Lascialo. Andare.”

Quella voce. Dolce, tranquilla, limpida. Sbatté le palpebre diverse volte; la violenza che gli aveva annebbiato la mente e permeato i muscoli cominciò a dissolversi. Guardò il motociclista e finalmente si accorse del sangue che gli usciva dal naso e gli imbrattava la faccia. Aveva sporcato anche la sua camicia bianca e la pelle scoperta.

Ryan fece una smorfia e lo lasciò andare come se fosse stato un rifiuto. Si guardò attorno e vide che lo fissavano tutti. Il barista aveva tirato fuori un fucile e glielo stava puntando contro.

“Fuori di qui, mostro,” intimò l’uomo. Gli tremavano le mani.

Caleb gli strattonò il braccio e lui si lasciò condurre fuori dal locale. Non provava rimorso, ma… frustrazione. Odiava quando il suo lato animale prendeva il sopravvento, odiava perdere il controllo. In forma di toro, era una cosa normale, era giusto. In forma umana, beh… non lo aiutava certo a farsi degli amici.

Mentre attraversavano il parcheggio, liberò il braccio dalla presa di Caleb.

“Lasciami andare. Sto bene…”

“No che non stai bene.” Caleb gli si mise davanti e lo spinse con entrambe le mani, una cosa inaudita. Ryan barcollò all’indietro per lo shock.

“Come hai potuto?” urlò Caleb. Alzò la voce. “Come hai potuto farlo, Ryan? Non accadeva da quando eravamo ragazzini! Quell’uomo finirà in ospedale. Gli hai rotto un braccio, l’ho visto.”

Ryan sussultò, ma rifiutò di sentirsi in colpa. “Se l’è cercata.”

Caleb rimase a bocca aperta e, all’improvviso, gli diede uno schiaffo. Ryan ruggì e lo afferrò per il colletto prima di sbatterlo contro un camion. Digrignò i denti e si accertò che i piedi di Caleb non toccassero terra.

“Non farlo mai più,” ringhiò con voce profonda.

“Oppure?” ribatté Caleb, il volto deformato dalla rabbia. “Spaccheresti la faccia anche a me? Allora fallo! Sappiamo entrambi che non posso impedirtelo. Fallo!”

Ryan spinse il suo amico contro il camion e, disperato e confuso, premette violentemente la bocca contro quella di Caleb.
 
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view post Posted on 21/11/2013, 18:09
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Anche questo come il precedente capitolo della serie mi è piaciuto molto. La trama è carina e questo ebook si legge molto velocemente per via del modo molto scorrevole in cui è scritto.
 
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1 replies since 3/4/2013, 15:44   187 views
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