Stregati, di M.D. Grimm - 1° Libro della serie "I Mutaforma"

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view post Posted on 3/4/2013, 15:40
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Sono fatta così...un enigma avvolto in un indovinello e confezionato in un paradosso!

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STREGATI

stregatiL’accalappiacani Derek Williams vorrebbe chiedere a Brian O’Donogue di uscire da quando il veterinario ha cominciato a lavorare nello stesso Pronto Soccorso Veterinario due anni fa. Dunque perché non ha ancora fatto la prima mossa? È una faccenda complicata… ma ha qualcosa a che vedere con il fatto che a Derek ogni tanto piace correre a quattro zampe invece che su due gambe.

In via di guarigione da una relazione brutale e anche lui in segreto possesso di abilità soprannaturali, Brian coglie l’occasione e acconsente a uscire con Derek. La relazione che ne risulta è migliore di quanto entrambi sperassero – fino a quando un mutaforma rinnegato aggredisce Brian mentre questi è intento a portare a passeggio i suoi cani. L’aggressione improvvisa costringe Derek a fronteggiare i propri sentimenti, ma il pericolo non è terminato. Il rinnegato è là fuori e sta dando loro la caccia.

Editore: Dreamspinner Press in Italiano
Genere: M/M
Pagine: 97
Formato: eBook
Estensione: .epub, .mobi, html, pdf

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La serie "I Mutaforma" è così composta:
1 - Stregati
2 - Un turbine d'amore


LEGGI UN ESTRATTO:
Capitolo Uno





DOPO appena mezza giornata di lavoro, il suo sangue era già sul punto di ribollire. Derek odiava gli umani. Li odiava tutti. Quello che facevano agli animali era vergognoso. Forse aveva vissuto al sicuro assieme al suo branco e forse non aveva avuto idea di come fosse il mondo quando se n'era andato all'età di diciotto anni, forse non era stato preparato come pensava alla sofferenza che la vita poteva gettargli contro.

Forse.

Ma quello non era una scusa per il modo in cui un animale allevato per servire e amare i suoi padroni veniva maltrattato e trascurato.

Derek fece una smorfia mentre guidava l'auto di servizio lungo le strade di Seattle, Washington. Era stato terribilmente ingenuo quando aveva accettato quel lavoro. Aveva pensato che non solo avrebbe aiutato gli animali, ma anche dato una mano agli umani a capire il modo in cui avrebbero potuto prendersi cura degli animali nelle loro vite.

Si era sbagliato. Quel lavoro era diventato una lenta tortura. Derek non avrebbe mai pensato quanto potessero essere mostruosi gli esseri umani coi loro animali domestici e con il bestiame. Era cresciuto in fretta e non aveva avuto molto tempo per fare il novellino.

La prima chiamata che aveva ricevuto aveva riguardato un cane prossimo alla morte. Una trascuratezza e un menefreghismo completi avevano reso l'animale pelle e ossa e la disidratazione aveva cominciato a esigere un tributo. Il clima di Washington non era d'aiuto. Il cane tremava di freddo quando Derek aveva fermato la macchina.

Aveva fatto tutto quello che poteva e non era stato abbastanza. Il cane era morto.

Gli occhi marrone scuro di Derek lampeggiarono di una rabbia che non si era attenuata col passare degli anni. La rabbia, in effetti, sembrava farsi solo ogni giorno più forte, mentre lui vedeva le conseguenze delle azioni di esseri umani menefreghisti.

In quel momento, Derek aveva sul sedile posteriore della sua auto una gatta in gabbia, che pareva incinta e prossima al parto. Aveva l'aria disidratata e malnutrita e le mancava la pelliccia intorno al collo. Ma sulla pelle si vedevano segni che potevano essere stati causati, tempo prima, da un collare.

A quanto pareva era rimasta incinta e i suoi padroni avevano deciso di abbandonarla piuttosto che occuparsi di lei durante la gravidanza.

Un ringhio lupino sfuggì dalla gola di Derek e i muscoli sotto la sua pelle si contrassero in pregustazione. Scosse la testa, una volta sola, con convinzione. Non lì. Non ora. Trasformarsi non avrebbe aiutato la gatta.

Era già abbastanza nervosa.

Derek non poteva biasimarla; dopotutto, lui era un mutaforma lupino. Gatti e lupi non erano esattamente amiconi. Ma non importava. Avrebbe salvato un gatto da un'inondazione improvvisa in qualunque momento. Era il suo lavoro.

Lui era fatto così.

Derek frenò davanti al Pronto Soccorso Veterinario e scese dall'auto, sbattendo la portiera con più forza del necessario. Fece il giro e aprì la portiera posteriore. Il gatto soffiò, ma Derek sapeva che stava soffrendo e che il terrore non era d'aiuto.

“Calma, ragazza mia. Voglio solo aiutarti. Calma.” Derek continuò a parlarle mentre prendeva un piccolo carrier portatile e apriva la gabbietta. La mise sul pavimento e vi buttò dentro un dolce per gatti. L'animale, nonostante la paura, aveva fame. Sollevò il naso e annusò prima di sollevare il corpo appesantito e barcollare fino al carrier.

Derek chiuse la porticina della gabbietta e sollevò con delicatezza la gatta. Era troppo leggera per un animale che aspettava una cucciolata di mici.

Chiuse tutte le portiere e la macchina, Derek camminò a passo rapido sino alla stanza principale del Pronto Soccorso Veterinario di Seattle. La clinica era sul retro e lui oltrepassò in fretta la sala d'attesa e il bancone, aprendo una porta con la targa “Ingresso riservato al personale”.

Derek lavorava per il Pronto Soccorso Veterinario da quattro anni, avendo cominciato subito dopo un lungo periodo passato in un centro di formazione professionale. Quello era l'unico lavoro che aveva voluto fare. Il resto della sua famiglia lavorava nel ramo ambientale, nella protezione delle specie protette e nella PETA. Lui aveva voluto fare qualcosa di diverso, per aiutare gli animali domestici, non quelli selvatici.

Era sua opinione che i primi rischiassero molto di più di cadere vittime della crudeltà umana.

La sua rabbia si ravvivò e Derek ringhiò.

“Sono d'accordo,” disse una voce dietro di lui. Derek aveva appena oltrepassato le porte della clinica senza rendersene conto.

Si voltò e il suo malumore svanì quasi subito.

Ecco, pensò. Ecco l'eccezione che conferma la regola. Ecco l'essere umano che potrebbe ripristinare l'onore dell'intera specie con un singolo gesto.

Brian O'Donogue era il veterinario migliore che il mondo avesse mai visto. Perlomeno secondo Derek. Brian era stato assunto al Pronto Soccorso solo due anni prima e il suo arrivo aveva creato un aumento notevole del tasso di sopravvivenza degli animali che venivano portati là. Aveva un dono; era semplice. Lo staff lo aveva soprannominato “lo strizzacervelli degli animali” perché, nei due anni che aveva trascorso con loro, non avevano dovuto abbattere un singolo animale per via del carattere.

In qualche modo riusciva a entrare nelle loro teste e a guarirli nella mente e nel corpo.

“Cosa abbiamo qui?” Brian si avvicinò e prese il carrier dalle mani di Derek.

“Gatto femmina. Gravida. Abbandonata.”

Brian fece schioccare la lingua e gesticolò a Derek di seguirlo nella clinica. Tornarono alla postazione di lavoro di Brian e il veterinario mise il carrier sul lungo tavolo operatorio al centro della stanza.

Brian si piegò fino a che i suoi occhi non furono al livello della porticina della gabbia. Si udì un sibilo.

“Poverina,” disse Brian. Quante emozioni permeavano quelle parole.

Derek osservò, appoggiato al muro, i tentativi di Brian di convincere la gatta a uscire dal carrier una volta aperta la porticina.

Brian era più anziano di Derek, ma questi non sapeva di quanto. Era biondo, coi capelli lunghi fino a metà schiena. Li portava sempre intrecciati, oppure racconti in una coda di cavallo. La sua barba rada non alterava di molto l'aspetto giovanile del suo viso. Derek aveva pensato che dovesse essere quello il motivo per cui la portava. I suoi occhi erano di un verde stupefacente che attirava sempre più di un'occhiata da parte degli sconosciuti.

Era in forma e il camice non sminuiva di molto la sua corporatura notevole. Derek, inoltre, non riusciva a non notare il fascino del suo sedere avvolto dai jeans.

Aveva passato due anni a domandarsi se chiedere di uscire a Brian o meno, ma si era trattenuto. Non perché temesse che Brian fosse etero, oh no. Brian era gay dalla punta del suo capo biondo alle suole delle sue scarpe da ginnastica rosse. Non aveva la parlata blesa o la mano flaccida, ma una certa aria effeminata e una timidezza non condivisa dalla maggior parte degli uomini etero, sì. E poi gli piacevano gli ABBA e ascoltava Celine Dion il più possibile.

Visto?

No, non era il timore di un rifiuto a impedire a Derek di dichiararsi. Era il fatto di essere un mutaforma lupino e che ciò che voleva da Brian era più di una notte di passione. Voleva una relazione, il che significava prendere la decisione ferale di rivelarsi o mantenere il segreto per sempre. Due anni e ancora non si era deciso.

Brian riuscì finalmente a fare uscire la gatta dal carrier e la controllò con delicatezza.

“Beh?” chiese Derek, spingendosi via dal muro.

“È quasi ora. Dobbiamo farla mangiare e bere. Non troppo, però, altrimenti starà male.”

“Giusto.”

“Quel cucciolo che hai portato stamattina sembra stare bene.”

Derek sbatté le palpebre. Si era completamente dimenticato del piccolo Labrador che aveva trovato in una caditoia.

“Cazzo, mi sento una merda. Sopravvivrà?”

Brian sorrise e gli diede una pacchetta sul braccio. “Lo giuro. A parte la paura e un trauma cranico, sta benissimo. I ragazzi si sono già innamorati di lui.”

Derek trasse un profondo sospiro di sollievo. “Bene. Bene.”

Brian lo guardò per un istante prima di parlare. “Avevi una faccia, quando sei tornato. Vuoi parlarne?”

Brian non era solo lo strizzacervelli degli animali, ma anche quello dello staff. Se qualcuno aveva dei problemi, andava da lui. La sua natura tranquilla, che non esprimeva giudizi, spingeva le persone ad aprirsi con lui.

“Odio la gente,” disse Derek d'impulso.

“Lo so,” ribatté Brian, annuendo. Passò la mano su e giù lungo la schiena di Derek. Brividi di piacere lo scossero fino all'inguine.

È fantastico, pensò Derek. È l'unica persona che riesca a farmi passare il malumore solo toccandomi. Nessuno c'era mai riuscito.

Guardò Brian e il veterinario tolse la mano. A Derek dispiacque per la perdita di quel contatto.

“Dovresti tornare là fuori. Mi occuperò io di lei.”

“So che lo farai.”

“Non odiare tutti gli esseri umani, Derek. Hai visto soltanto il peggio di loro. Hanno anche un meglio. Ricordatelo.”

Derek annuì in silenzio e uscì dalla stanza.





BRIAN inalò profondamente e guardò la gatta. “È un tipo difficile, lo so.”

Lui e la gatta si fissarono ancora per un attimo prima che lui grugnisse. “Cosa significa che ha un odore strano? Che altro odore dovrebbe avere un essere umano? Non usa profumi.”

Il sorriso di Brian si allargò mentre proseguiva a inviare pensieri calmanti alla gatta. Immaginò un giaciglio caldo e morbido con acqua fresca e un po' di tonno.

Lui non “parlava” con gli animali, né loro “parlavano” a lui. Ma riusciva a comunicare con essi a un livello precluso agli altri esseri umani. Poteva inviare e ricevere immagini e quello era il motivo per cui era uno “strizzacervelli” per loro. Nessuno sapeva di quel suo dono, nemmeno la sua famiglia. Quando ne parlò, pensarono stesse scherzando, e quando crebbe gli dissero che era ora di smetterla. Per cui non ne aveva parlato più.

La gatta miagolò dal piacere al pensiero del sollievo in arrivo e, quando lui le avvolse le braccia intorno per sollevarla, non oppose resistenza. Brian trasportò quella bellezza fulva fino alla zona in cui tenevano gli animali e annuì ai membri dello staff mentre passava loro accanto.

La gente lo chiamava lo strizzacervelli degli animali. A lui non importava. In un certo senso, lo era. Il suo dono era sempre stato usato per aiutare e dare sollievo agli animali. Aveva anche appreso come applicare il suo dono agli esseri umani. Non poteva trasmettere loro immagini tranquillizzanti, né leggere le loro menti, ma aveva molta esperienza per quanto riguardava il modo in cui trattarli.

Nessuna delle sue tecniche per gli umani funzionava meglio che su Derek. La cosa lo lasciava tuttora perplesso. Quando era stato assunto, lo avevano messo in guardia dagli accalappiacani e dalla loro natura territoriale. Il veterinario che aveva sostituito, una donna sulla sessantina di nome Lisa, lo aveva preso da parte e gli aveva parlato di Derek.

Quell'uomo era come un lupo, gli aveva spiegato. Era territoriale, testardo e leale fino alla morte. Metteva l'anima nel suo lavoro, che prendeva molto sul personale. La crudeltà inflitta agli animali era, per lui, un'offesa diretta. Nessuno sapeva come mai se la prendesse in quel modo, ma così accadeva.

Brian aveva ascoltato tutto quello che Lisa aveva da dire e aveva cercato di prepararsi per la battaglia futura. Di tutti gli accalappiacani con cui avrebbe dovuto lavorare, l'unico di cui aveva avuto paura prima di conoscerlo era Derek.

Ma quando l'incontro era avvenuto, era stato... blando. Derek era semplicemente venuto alla clinica durante il suo primo giorno di lavoro, si era presentato e, dopo avergli dato un'occhiata, gli aveva detto di aspettarsi una giornata dura per via della pioggia.

Solo dopo quel giorno Brian si era rilassato. Continuava a tenere d'occhio Derek e si era reso contò che Lisa aveva detto la verità. Derek era pieno di passione, quasi ossessionato dal suo lavoro e dagli animali che salvava. Voleva che gli esseri umani crudeli e menefreghisti fossero puniti e non era mai soddisfatto delle multe, che erano la sanzione più diffusa.

Con delicatezza, Brian depose la gatta in una piccola cuccia chiusa e le diede cibo e acqua. Lei lo ringraziò facendo le fusa e lui sorrise. Le diede una grattatina sulla testa prima di chiudere la porticina della cuccia.

Si alzò e, poiché la giornata era tranquilla, pensò di fare la prima pausa pranzo della settimana.

Ma mentre tornava alla sua postazione di lavoro cominciò a rimuginare su ciò che la gatta gli aveva ‘detto’. Pensava che Derek avesse un odore strano per un essere umano e la cosa l'aveva inquietata.

Come mai?

Lei non aveva potuto chiarire il significato delle proprie parole, né descrivere quell'odore. Derek era certamente un tipi sui generis, ma perché il suo odore aveva reso inquieto un felino?
 
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view post Posted on 21/11/2013, 18:07
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Letto tutto d'un fiato dato che è scritto in modo molto scorrevole,la storia è carina e molto dolce mi è piaciuto molto.
 
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