Mind Magic, di Poppy Dennison - 1° libro della trilogia "Magic" - 14 Maggio

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view post Posted on 14/5/2013, 11:31
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Sono fatta così...un enigma avvolto in un indovinello e confezionato in un paradosso!

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MIND MAGIC

mindmagicLe specie magiche non dovrebbero mai mischiarsi. Secondo le regole, Simon Osborne dovrebbe ignorare le grida di aiuto di quei bambini. Dopotutto, sono cuccioli di lupo mannaro e lui è un apprendista mago. Ma, per una volta nella sua vita, Simon infrange le regole e va a cercare i cuccioli, salvandoli da un demone intento ad assorbire tutta la loro magia.

Naturalmente, a ogni azione corrisponde una reazione e il gesto audace di Simon attira su di lui la disapprovazione dei suoi pari e l’attenzione dell’Alfa dei cuccioli, un uomo chiamato Gray Townsend.

L’ultima cosa di cui Gray ha bisogno nella sua vita è un mago, ma Simon ha salvato suo figlio. Simon è ora un amico del branco e Gray non ha molta scelta su cosa fare – o sull’attrazione proibita che ne deriva. Sfortunatamente per lui, l’Alfa, ha bisogno dell’aiuto di Simon per rintracciare il demone che sta dietro al rapimento prima che possa colpire ancora. Simon e Gray devono unire le loro forze per proteggere il branco, mentre cercano di resistere alla tentazione che rischierebbe di distruggerli entrambi.

Editore: Dreamspinner Press
Genere: M/M
Pagine: 220
Formato: eBook
Estensione: .epub, .prc, html, pdf

La trilogia "Magic" è così composta:
1 - MIND MAGIC
2 - Body Magic
3 - Soul Magic - inedito in Italia

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ESTRATTO:
Capitolo Uno





SIMON era accovacciato al limitare della foresta, nell’ombra, e osservava una piccola radura, al centro della quale sorgeva un’abitazione solitaria. I suoi jeans erano umidi sino al ginocchio a causa di un persistente temporale di tardo pomeriggio. Infastidito dalla sensazione, si spostò appena, per poter spazzare via fango e fogliame dalla stoffa dei pantaloni. Per un attimo, si chiese se indossare dei jeans fosse stata l’idea migliore, ma poi scosse mentalmente la testa. Di certo non aveva una sezione apposita del proprio armadio per le situazioni da farsela sotto dalla paura.

Si sforzò di riportare l’attenzione sull’abitazione, cercando eventuali segni di vita. Nascosta tra le montagne dell’est del Tennessee, l’aspetto rustico e affascinante dell’esterno in legno invecchiato e le finestre intagliate davano l’impressione di una casa pronta ad accogliere ospiti, abitata da una famiglia amorevole.

Un petalo di sanguinella, caduto da un albero vicino, venne trasportato dal vento sino a posarsi sulla guancia di Simon. Lo soffiò via, guardandolo cadere al suolo come un piccolo fiocco di neve color rosa pallido; a completare l’illusione, i ciliegi erano in fiore. Il loro profumo dolce e delicato indugiava nella fresca brezza primaverile, mentre i petali svolazzavano nell’aria prima di ricoprire l’erba di piccole chiazze di colore.

Quel posto non era la casa di nessuno, però, non importava quante sanguinelle e quanti ciliegi fiorissero allegramente in giardino. Era stata la sua magia a dirglielo, era stata lei a chiamarlo lì, più e più volte, nonostante avesse tentato di ignorarla per i due giorni precedenti. La magia nera in corso in quel posto superava di gran lunga le sue abilità. Simon non aveva mai sentito prima qualcosa di così malvagio.

In quanto apprendista, Simon non avrebbe dovuto affrontare una situazione di tale portata e pericolosità, ma non avrebbe in ogni caso potuto continuare a fingere che le grida di aiuto non esistessero. Il suo maestro mago l’aveva avvertito più volte di stare lontano da altre creature magiche, al fine di riuscire a evitare quelle che avrebbero approfittato della sua energia e dei suoi poteri.

Tuttavia, quelle non erano potenti creature pronte ad approfittare di lui. Simon era certo che la stessa magia che gli aveva dato la vita non l’avrebbe messo in pericolo: doveva averlo attirato in quel luogo proprio perché sapeva che lui sarebbe stato in grado di aiutare. Le voci che lo chiamavano dentro la sua testa appartenevano a bambini, a ragazzini, e Simon riusciva a sentire la loro paura tanto nitidamente quanto il suo stesso respiro.

La situazione, però, appariva ancora più pericolosa, dal momento che quelli non erano bambini umani. Le creature magiche, ovviamente, erano pronte a tutto pur di proteggere i piccoli del branco, come chiunque altro, ma in più avevano altre risorse a loro disposizione. Se fosse stato catturato lì, sarebbe stata una situazione da ‘prima fai a pezzi e poi fai le domande’ e l’ultima cosa che Simon desiderava era trovarsi faccia a faccia con un lupo mannaro arrabbiato che difendeva i suoi piccoli.

Simon aveva cercato di restarne fuori, ma dopo ben due giorni, il branco ancora non era andato a salvare i bambini. Le prime grida di aiuto gli erano giunte venerdì pomeriggio, ma aveva deciso di rimanere a casa, nonostante ignorare una richiesta di aiuto andasse contro la sua natura, in particolar modo quando era il nucleo stesso della sua magia che gli suggeriva che fosse la cosa giusta da fare. Aiutare i piccoli, però, sarebbe andato non solo contro la sua educazione, ma anche contro la legge magica. D’altra parte, Simon non pensava che le loro disperate preghiere sarebbero riuscite a penetrare gli scudi, assai più potenti del suo, di qualsiasi mago meglio addestrato, e anche se lo avessero fatto, era certo che gli altri maghi non si sarebbero preoccupati di rispondere.

Erano solamente bambini, però, e il solo pensiero di continuare a ignorare le loro grida di aiuto lo distruggeva. Entro domenica sera, Simon si era ormai reso conto di essere l’unico che li avrebbe aiutati, e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riportare quei bambini alle loro famiglie. Anche se fosse stato necessario infrangere tutte le regole.

All’imbrunire, quando finalmente le ombre si allungarono dal limitare della foresta sino a scurire tutta la radura, Simon si rese conto di non poter sopportare oltre quella tortura: le disperate grida di aiuto che i cinque bambini rivolgevano alla sua magia erano troppo per lui. Ora, con la copertura della notte, si sentiva più sicuro di sé. Si lasciò andare al flusso della magia e il suo coraggio aumentò di pari passo con la sua forza. Forse non era potente come molti altri maghi, ma l’ondata di potere esplosa dentro di lui non appena si era aperto alla magia, lo aiutava a credere di avere le abilità necessarie per cavarsela anche in quella situazione sconosciuta.

Traendo un respiro profondo, abbassò i propri scudi e allungò una mano verso l’abitazione. Riusciva a percepire tre adulti lì dentro, due esseri umani e un Altro. Simon si fermò quando percepì l’essenza del terzo, cercando di riconoscerlo senza però sforzarsi al punto da farsi scoprire.

Non riuscendo a identificare quella mente torbida e offuscata, decise di guidare delicatamente altrove i propri poteri, per cercare un segno dei bambini. Ed eccoli lì, a un livello più basso, tutti e cinque, spaventati a morte e sempre più deboli. Sembrava che qualcosa li stesse privando delle loro energie e dei loro poteri, lentamente e dolorosamente.

Uno degli umani uscì dall’abitazione e iniziò a camminare lungo il perimetro della radura. Vestito con semplici jeans e una giacca mimetica, aveva tra le mani un grosso fucile da caccia. Simon lo guardò mentre esaminava il luogo con precisione militare e cominciò a temere di venire scoperto ancor prima di iniziare a provarci. Si lasciò scivolare ancora più nell’ombra della foresta e usò i propri poteri per nascondersi: l’incanto del Manto Cimmero era stato una delle prime abilità che era riuscito a padroneggiare durante il suo apprendistato ed era rimasto uno dei suoi incantesimi migliori. Solamente un altro mago sarebbe stato in grado di scorgerlo attraverso l’incantesimo e alcuni maghi, come ad esempio il maestro incaricato della sua educazione, potevano persino nascondersi da altri della loro stessa specie.

Simon usò la mente per attirare l’attenzione dell’uomo. Questi si voltò qualche istante dopo, fissando il punto in cui Simon era inginocchiato, prima di cominciare a muoversi in quella direzione. Il mago sorrise al ricordo di un gioco che faceva sempre da piccolo e spinse quel medesimo pensiero nella mente dell’umano.

Avvicinati. Appoggiati contro l’albero. Conta lentamente fino a centomila. L’uomo obbedì, iniziando a contare nel momento in cui Simon uscì dal proprio nascondiglio, sospirando di sollievo nel notare che la costrizione mentale aveva funzionato alla perfezione. Con delicatezza, prese il fucile dalle mani dell’uomo, nascondendolo sotto i rami più bassi di un albero poco distante, e si avvicinò alla casa. Si guardò indietro per essere certo che l’umano stesse continuando a contare e rimanesse concentrato sul suo compito, cosa che fece sentire Simon un po’ più al sicuro. Sperava soltanto che l’incantesimo continuasse a funzionare anche quando avrebbe varcato la soglia della casa.

Attraverso la finestra della cucina, Simon poteva vedere l’altro umano in piedi di fronte ai fornelli, intento a brontolare tra sé e sé. “Non so perché debba toccare a me occuparmi della stramaledetta cena. Perché dobbiamo nutrire quegli stronzetti se tanto se li risucchierà sino all’osso?” Non appena Simon si addentrò nel subconscio dell’uomo, i suoi pensieri divennero forti come le sue parole. Spero che si dia una mossa e li finisca, così possiamo andarcene da qui. Non voglio guai con nessuno stramaledetto branco di lupi.

In effetti, pensò Simon, non lo vorrei nemmeno io. Delicatamente, inviò un pensiero nella mente dell’uomo: Devi preparare tutto questo cibo per i lupi! Mangeranno te, se non cucini per loro! Simon si coprì le labbra per soffocare una risatina alla vista dell’espressione di puro terrore formatasi sul volto dell’umano prima che cominciasse a correre per la cucina, tirando fuori tutto il cibo che trovava negli scaffali.

Chi è lo stronzetto adesso? pensò Simon.

Infine, rimaneva solamente l’Altro da distrarre. Con gli umani era stato facile, essendo loro abbastanza suggestionabili da seguire i suggerimenti che Simon aveva posto nelle loro menti, ma un Altro non sarebbe stato altrettanto semplice da controllare e, peggio ancora, Simon non aveva alcuna esperienza in quel campo. La paura dei bambini, però, sembrò rafforzare il suo coraggio e, prima che potesse cambiare idea, aprì la porta sul retro ed entrò in casa. L’uomo ai fornelli non alzò nemmeno lo sguardo dal suo compito e Simon scivolò silenziosamente dietro di lui.

L’Altro era al piano inferiore con i piccoli e Simon percepiva che la loro angoscia continuava a crescere. Più si avvicinava al luogo in cui si trovavano, più il loro terrore cresceva, passando dal doloroso filo mentale che l’aveva condotto a loro sino a diventare una spessa corda psichica che stringeva la sua mente, rischiando di strangolare la connessione che aveva con la sua magia. Cercò di combattere contro la propria angoscia e seguì quella corda immaginaria sino alla porta dello scantinato. La aprì e l’odore del loro terrore gli fece venire un conato di vomito, mentre guardava l’entrata ammuffita di quel luogo i cui scalini scendevano nel buio.

Si mise una mano sullo stomaco in subbuglio e cercò di respirare a fondo attraverso la bocca. Adesso o mai più, pensò, non appena la nausea si attenuò appena. Rinforzò l’incantesimo di occultamento che aveva gettato su se stesso poco prima, anche se non voleva sprecare altre energie preziose: i maghi di livello più alto attingevano la loro magia da fonti più profonde, ma Simon aveva bisogno di tempo per riprendere le energie dopo aver usato i suoi poteri. Tuttavia, aveva comunque bisogno di prendersi qualche minuto in più per riuscire a valutare la situazione e il suo avversario.

Iniziò a scendere le scale, muovendo ogni passo abbastanza lentamente da non rischiare che gli scalini scricchiolassero sotto i suoi piedi. A illuminare il seminterrato c’era una lampadina solitaria, ma era abbastanza da permettere a Simon di guardarsi intorno: scaffali pieni di cibo in scatola rivestivano una parete, pile di scatole polverose occupavano gran parte dello spazio umido. Dal gran numero di ragnatele che decoravano il luogo, era evidente che quel posto non fosse stato toccato da nessuno per anni.

I bambini erano ammucchiati in un angolo del seminterrato, dove una barriera magica li teneva intrappolati. La vista dei loro corpicini tremanti per il freddo lo fece infuriare ancora di più e, nonostante non sapesse abbastanza di bambini da riuscire a stimare la loro età con accuratezza, era abbastanza certo che nessuno di loro superasse i dieci anni. Uno di loro, un maschietto un po’ più alto degli altri, guardò verso le scale, dritto nella sua direzione.

Il ragazzino fece un passo davanti agli altri per proteggerli e i capelli neri gli caddero sulla fronte. Irritato, li gettò di nuovo indietro e gli rivolse uno sguardo inquisitore. Nel momento però in cui si rese conto che il mago non era uno dei loro rapitori, i suoi occhi blu si illuminarono, speranzosi. Un sensitivo, pensò Simon, rendendosi conto che il bambino l’aveva visto anche attraverso il suo incantesimo di occultamento. Capì che la cosa avrebbe reso tutto più semplice e sorrise al piccolo per rassicurarlo, prima di spingere delicatamente un pensiero verso la sua mente: Sono qui per aiutarvi. Tenetevi pronti.

Il ragazzino annuì una volta, prima di distogliere lo sguardo, mentre Simon tornava a concentrarsi sull’Altro. Ora che riusciva a vederlo, poteva percepire e comprendere meglio la sua magia. Sembrava un uomo normale a prima vista, qualcuno che chiunque avrebbe potuto incontrare per strada senza dedicargli un secondo sguardo. Abbastanza magro, con capelli spettinati castano chiaro, il demone sarebbe stato irriconoscibile se non fosse stato per le linee di magia che Simon vedeva uscire dai bambini ed entrare nel suo corpo.

La sua magia a base spirituale scorreva in modo diverso da quella di un mago e Simon la riconobbe come demoniaca. Il suo apprendistato l’aveva preparato alla possibilità di un demone in forma umana, ma vedere in prima persona una figura che sembrava in tutto e per tutto un essere umano trasudare un simile potere oscuro, non poteva non incutergli timore. Non aveva assolutamente idea di cosa fare.

A occhi chiusi e con il capo gettato indietro, il demone si crogiolava con un atroce sorriso compiaciuto delle energie magiche dei bambini di cui si nutriva. Stava risucchiando non solo la loro magia, ma anche le loro energie vitali, e si godeva ogni maledetto minuto di quella tortura. Il demone ridacchiò e i bambini urlarono di dolore quando linee di magia scure e irregolari presero a scorrere più velocemente. L’agonia di quella morte lenta, man mano che il demone strappava la vita da quei corpicini, divenne all’improvviso orribilmente reale.

Una furia selvaggia si impadronì di Simon. Si concentrò sull’incantesimo; le rigide linee rosse chiarivano sin troppo bene quanto mortale fosse il danno che i bambini stavano subendo. Con una spinta telepatica mossa dalla propria rabbia, Simon distrasse il demone dall’incantesimo che stava assorbendo le energie dei bambini e fece in modo che la creatura si concentrasse invece sull’immagine di un nemico evocato sul muro più distante. Creò un mostro tanto repellente quanto l’immagine che aveva del demone, ma fece in modo che fosse visibile solamente a loro due.

Gli occhi bulbosi della creatura evocata da Simon si mossero e le sue braccia gialle e squamose si allungarono per afferrare il demone, che a sua volta si infuriò, emettendo uno stridio lacerante che riecheggiò tra le pareti sporche. Cominciò a combattere e prendere a pugni l’immagine che solo lui e Simon potevano vedere e la distrazione funzionò abbastanza a lungo da permettere al mago di avvicinarsi all’angolo dove i bambini erano stretti l’uno all’altro, disperati. Si erano coperti le orecchie con le mani e, con occhi inorriditi, osservavano il demone urlare selvaggiamente. Simon si sentì in colpa per aver accresciuto il loro terrore con qualcos’altro di cui avere paura, ma aveva bisogno di tenere il demone occupato abbastanza a lungo perché lui potesse occuparsi di annullare l’incantesimo che li teneva imprigionati.

Iniziò a cercare di smantellare quelle strane linee arancioni che formavano la barriera, ma immediatamente sentì la propria energia scorrere via. La magia che manteneva prigionieri i bambini era potente, probabilmente uno dei poteri del demone. Con un lamento frustrato, il mago concentrò il proprio potere e cercò di districare una sezione alla volta. Non appena apparve una piccola apertura nella barriera, il bambino sensitivo si affrettò a oltrepassarla, iniziando subito a guidare gli altri al di fuori di essa. Quando i bambini furono tutti liberi, Simon lasciò che la barriera tornasse al suo posto.

Per conservare le energie che gli restavano, Simon si liberò dell’incantesimo di occultamento che aveva precedentemente gettato su se stesso. I bambini sobbalzarono dalla sorpresa quando divenne visibile, ma il più grande li zittì e tornò a guardarlo in attesa di istruzioni. Simon si posò un dito sulle labbra per ricordare loro di rimanere in silenzio e accennò con il capo alla direzione da cui era arrivato.

I bambini presero a camminare in direzione delle scale; per fortuna, i loro piccoli corpi facevano poco rumore nel muoversi sulla pavimentazione grezza. Simon mantenne per un po’ gli occhi fissi sul demone, guardandolo combattere contro il suo nemico invisibile, prima di voltarsi anch’egli, seguendo i bambini verso le scale. Era quasi a metà strada, quando d’un tratto il demone riuscì a liberarsi dalla costrizione che gli aveva gettato addosso e si voltò verso di lui.

“Mago!”

Simon raccolse tutte le sue energie e inviò al demone un’altra spinta mentale, più potente, questa volta. Il demone però si limitò a ridere, sollevando le braccia e scagliando un’ondata di energia oscura che colpì Simon dritto nel petto, gettandolo contro le scale. Prima ancora che riuscisse a rimettersi in piedi, il demone lo raggiunse, prendendolo per la giacca e lanciandolo lontano dalle scale. Simon atterrò con violenza contro il pavimento, rantolando quando la caduta gli mozzò il respiro. Il demone cominciò a salire le scale, allungando le braccia verso i bambini, che si erano stretti di nuovo tra loro in un angolo: stava creando un’altra barriera magica, si rese conto Simon non appena notò le stesse linee arancioni di magia formarsi attorno al gruppetto.

Si rimise in piedi a fatica e saltò sulla schiena del demone, facendogli perdere l’equilibro e urtare il muro. Il mago approfittò del momentaneo vantaggio, aggrappandosi al corrimano e usando l’altro braccio per spingere il demone nuovamente giù dalle scale. Riuscì nel proprio intento, facendolo cadere a terra con violenza, ma un attimo dopo il mostro era di nuovo in piedi. A quel punto Simon tornò a concentrarsi, allungando una mano per dirigere i propri poteri contro la creatura. Oltre all’incantesimo di occultamento, ce n’era solamente un altro in cui eccelleva: l’Estasi del Torpore. Raccolse ogni grammo di forza che riuscì a trovare in se stesso e ordinò al demone di dormire. Guardò incredulo, quando questi smise di muoversi e la sua barriera magica si immobilizzò, non ancora del tutto formata: un attimo dopo la creatura cadde addormentata.

I bambini erano rimasti in cima alle scale, in attesa delle sue indicazioni. Il mago sentì qualcosa di caldo colargli lungo il viso, ma in un primo momento non ci badò, salendo con fatica le scale per raggiungere il gruppetto. Si rese conto che gli sanguinava il naso, e si strinse le narici per arginare il danno, ma sollevare il braccio non fece altro che acuire il dolore che sentiva nel petto, proprio dove la magia nera del demone l’aveva colpito. Provò a fare ricorso alla propria magia, ma non rimaneva più nulla delle sue riserve di energia. La situazione sembrava peggiorare di minuto in minuto. Cercò lo sguardo del ragazzino più grande, che glielo restituì con espressione preoccupata. “Sto bene,” disse il mago, “andiamo. Dobbiamo muoverci in fretta.”

Simon si fermò per prendere la bambina più piccola tra le braccia. I riccioli biondi le ricadevano umidi attorno al visetto, la maglietta e i pantaloncini corti che indossava non erano valsi a molto a proteggerla dal freddo nelle lunghe ore in cui era rimasta seduta in terra, e il mago la sentì rabbrividire nella propria stretta. Aprì la giacca per avvolgervi la piccola, stringendola al petto e al proprio calore corporeo. La bambina tirò appena su con il nasino e si nascose nel collo di Simon. “Voglio la mamma,” piagnucolò.

“Lo so, tesoro. Adesso ti porto a casa, va bene?”

La piccola annuì e si rilassò tra le sue braccia non appena Simon cominciò a condurre i bambini fuori. Sorpassarono l’uomo in cucina, che era ancora furiosamente indaffarato ai fornelli; gli sportelli delle credenze erano aperti e c’era del cibo rovesciato sul bancone. I bambini lo guardarono sospettosi e uno dei più piccoli prese la mano libera di Simon, stringendola forte.

Il gruppo si affrettò in direzione della foresta, dove l’altro umano stava ancora contando, lì dove Simon l’aveva lasciato: “Cinquecentotrentasette. Cinquecentotrentotto…”.

Simon continuò a muoversi, facendo strada ai bambini e guardandosi spesso indietro per assicurarsi che ci fossero tutti e che nessuno li stesse seguendo. Inciampò su una radice e barcollò appena, ma il ragazzino più grande lo afferrò per un braccio e lo sorresse. I bambini non facevano quasi alcun rumore nel camminare nella foresta, la magia dentro di loro faceva sì che si adattassero e dava loro un vantaggio in quel genere di situazioni.

Si sistemò la piccola tra le braccia, sentendola stringersi più forte alla ricerca del suo calore corporeo, mentre i tremolii si attenuavano. Il ragazzino che ancora teneva la mano di Simon stretta nella propria si lasciò sfuggire uno sbuffo scocciato. “Voglio parlare con Alfa.”

Il più grande annuì. “Anche io. Pensavo di chiamarlo non appena saremo abbastanza lontani da quelli.”

“Non preoccupatevi. Arriveremo presto alla mia macchina, e potrete chiamarlo non appena saremo lontani da qui.” Simon fece del suo meglio per suonare rassicurante, sperando di riuscirci.

Sembrò funzionare, dato che a quelle parole i bambini sollevarono tutti lo sguardo su di lui e annuirono. Il più grande di loro sembrò rendersi conto che Simon faticava a muoversi nell’oscurità della foresta e gli si mise davanti per prendere la sua mano. A quel gesto, anche gli altri bambini gli si strinsero attorno, prendendosi per mano. Simon avvertì una lieve pressione contro la propria magia e improvvisamente gli sembrò molto più facile muoversi in quell’ambiente. Aprì la mente e in quel momento sentì la magia corporale che risiedeva nei corpicini dei bambini raggiungerlo, per aiutarlo. Si lasciò andare a quelle sensazioni, rendendosi conto che i suoi movimenti erano istintivamente diventati più agevoli e molto più silenziosi rispetto a prima. I bambini gli sorrisero, visibilmente più rilassati.

Simon non sapeva come avessero fatto, ma in pochi minuti si ritrovarono fuori dalla foresta, sulla strada in cui aveva parcheggiato la sua auto. Quando finalmente si ritrovò su terreno familiare, il mago si diresse con il gruppetto in direzione della propria ibrida, prendendo le chiavi dalla tasca e premendo il pulsante per aprire l’auto. Ancora prima che Simon riuscisse ad aprire la portiera, i bambini si erano già arrampicati in macchina: il più grande si era infilato davanti, accanto al sedile del guidatore, e gli altri tre si erano stretti nei sedili dietro. La bambina con i capelli castani allungò le braccia per prendere la piccola ancora stretta a Simon, e il mago si abbassò per passargliela. Si sfilò la giacca per coprire la bambina, prima di spostarsi sul sedile del guidatore e mettere in moto l’auto.

Premette a fondo sull’acceleratore e la vettura fece uno scatto in avanti. Il suo sguardo continuava a spostarsi nervosamente dalla strada allo specchietto retrovisore. Non aveva mai usato incantesimi simili, soprattutto non su un Altro, quindi non riusciva a stabilire con certezza quanto tempo la magia avrebbe retto. Continuò però a guidare con il pilota automatico, meta la città, e si premette una mano ancora tremante sul naso, che non aveva smesso di sanguinare. Ignorò però le proprie ferite, nella fretta di mettere più distanza possibile tra loro e il demone; ogni coppia di fari sulla strada quasi deserta non aveva altro effetto che fargli temere il peggio.

Purtroppo, non poteva sapere se il demone sarebbe riuscito a liberarsi dall’ultimo incantesimo con la stessa facilità con cui si era liberato del primo e voleva riuscire a riportare i bambini al loro branco prima che potessero catturarli di nuovo. Facendo un veloce calcolo delle energie che gli restavano, cercò di farsi venire in mente un piano di riserva in caso i rapitori riuscissero a raggiungerli. Non gliene rimanevano molte, però, e l’unica speranza era di riuscire a portare i bambini a casa senza ulteriori intoppi.

Prima che potesse rendersene conto, erano di nuovo in città, e Simon non aveva ancora la più pallida idea di dove portare i bambini. Fermò l’auto nel parcheggio di un piccolo centro commerciale, posando la testa sul volante e, con un profondo respiro, si concentrò sul recupero delle proprie energie e sul riposizionamento degli scudi attorno a sé. Ci mise molto più del solito ma, dopo qualche minuto, gli parve di sentirsi nuovamente stabile e sollevò la testa.

I bambini lo stavano tutti guardando con estrema attenzione, gli sguardi prudenti e ancora diffidenti. Simon si voltò verso il più grande e chiese: “Dove andiamo?”

Il ragazzino tacque per un lungo momento, limitandosi a guardarlo con un’espressione incuriosita sul volto che interruppe il corso dei pensieri del mago. I capelli scuri del bambino gli erano ricaduti sulla fronte, negli occhi, e Simon si allungò per scostarglieli. Il ragazzino sorrise, scuotendo la testa e lasciandosi nuovamente ricadere i capelli sulla fronte: molto probabilmente era un gesto comune. Simon poteva immaginare sua madre fare esattamente la stessa cosa.

Quel breve momento sembrò mettere a tacere qualsiasi domanda potesse albergare nella mente del ragazzino. Prese la mano di Simon da dove era appoggiata sul volante e se la portò alla fronte, poi sulle labbra, schiudendole, e la leccò.

Simon sentì una vampata di energia magica, velocemente assorbita dalle proprie riserve ancora vuote. Cercò di tirarsi indietro, ma il bambino strinse la sua mano appena più forte, mantenendola nella propria, e quando sollevò lo sguardo per incontrare quello del mago, si morse il labbro. Per qualche istante sembrò confuso, come se stesse cercando di ricordare qualcosa, ma poi parlò. “Io sono Garon, figlio di Gray. Ti dichiaro amico del Branco della Luna Alta.”

Gli altri bambini rimasero senza fiato, gli occhi spalancati per la meraviglia, ma un attimo dopo tutti si allungarono per arrivare sino a Simon, accarezzandolo gentilmente. La più piccola, ancora stretta nella sua giacca, si arrampicò su tutti gli altri, per posargli un bacio sulla guancia. Non appena tutti i bambini lo toccarono, il mago sentì la loro magia mischiarsi con la propria, il dolore nel petto attenuarsi e il rivolo di sangue che ancora colava dal suo naso rallentare sino a fermarsi del tutto.

Garon sorrise in modo infantile e una piccola fossetta apparve sulla sua guancia: sembrava contrastare enormemente con la calma con cui il ragazzino aveva affrontato la situazione sino a quel momento. Lasciò la mano di Simon, riportando la propria attenzione sulla strada davanti a loro. “Vai in direzione del vecchio mulino,” disse. “Ti dirò dove girare non appena saremo più vicini.” Gli altri bambini tornarono a sedersi ai propri posti, soddisfatti della decisione di Garon, e Simon si rese conto che la loro diffidenza nei propri confronti era completamente svanita.

Simon si sfregò la mano nel punto in cui Garon l’aveva leccata e sentì immediatamente il formicolio della potente magia corporale che apparteneva a tutti i lupi mannari. Avrebbe cercato di capirci di più in seguito; adesso, la cosa importante era riportare quei bambini al loro branco.


Edited by Pau_7 - 28/4/2014, 22:37
 
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ginger_mad
view post Posted on 13/12/2013, 22:01




L'ho letto, molto carino.
Simon è dolcissimo e Gray .... :occhioni:
Adoro i cuccioli del branco.
Una lettura davvero piacevole
è un peccato che Dreamspinner sia così lenta con le traduzioni in italiano perchè avrei letto volentieri il seguito.
Ma chissà quando arriverà
 
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adriana*
view post Posted on 3/4/2014, 21:31




A quasi un anno di distanza, eccolo il secondo!!!!

BODY MAGIC
 
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2 replies since 14/5/2013, 11:31   274 views
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