Non succede mai nulla, di Sue Brown - 3 Settembre

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view post Posted on 30/8/2013, 11:24
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Sono fatta così...un enigma avvolto in un indovinello e confezionato in un paradosso!

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NON SUCCEDE MAI NULLA

wpgtLa vita di Andrew è una farsa: è un gay intrappolato in un matrimonio senza amore, per colpa di una madre religiosa e prevaricatrice. Poi, una nuova coppia si trasferisce in fondo alla strada e Andrew si innamora follemente di Nathan: un uomo sposato, eterosessuale e che, per giunta, sta per diventare padre. Ma dopo una fatidica serata trascorsa insieme in un club, anche Nathan si rende conto che ciò che prova per Andrew va ben oltre la semplice amicizia per un vicino di casa.

Quando la moglie di Andrew chiede il divorzio, le vite dei due uomini precipitano nel caos. Iniziano le discussioni sulle responsabilità nei confronti delle mogli e dei figli, dubitano dei loro sentimenti e del loro rapporto e alcune sconvolgenti bugie li separano inevitabilmente… ma nessuno dei due riesce mai a smettere di pensare all’altro.

Genere: M/M
Editore: Dreamspinner Press
Pagine: 267
Formato: eBook
Uscita: 3 Settembre 2013


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Estratto:
Capitolo Uno

ANDREW osservava la nuova coppia con sguardo cinico. Signor Sposino e signora Sposina avevano le stesse fedi al dito, cherisplendevano al sole. Lui, con il braccio attorno al collo di lei, la teneva vicina a sé.Andrew riusciva a vederli solo di spalle, mentre facevano la conoscenza di quegli avvoltoi dei vicini ma, Cristo, se era alto! E anche largo e robusto come una casa di mattoni. La donna era minuscola accanto a signor Sposino: gli arrivava a malapena alle spalle. Eppure, secondo Andrew, era lei a tenere le redini. Le sue dita erano ben salde tra i jeans e la cintura di lui e senza dubbio non era disposta a lasciarselo sfuggire. Andrew non poteva sentire ciò che dicevano, però vedeva il ragazzo ridere alle battute di Allison.

Sapeva benissimo come andavano queste cose: si sarebbero incontrati e presentati al barbecue, avrebbero scambiato qualche sorriso cortese e poi sarebbero svaniti dietro la porta di casa, sbucandone solo per il lavoro o la spesa. Non si era davvero amici tra vicini, a meno che non ci fossero dei bambini. In quel caso, ci sarebbero stati gli incontri al parco giochi, i passaggisulla stessa auto e qualche furtivo goccio di gin alle due del pomeriggio. Tuttavia, dovevano fingere ed essere gentili e amichevoli con i nuovi arrivati. Erano gli ordini di Allison.

Se c’era un pensiero fisso nella testa di Andrew a ognuna di quelle feste del vicinato, era quello di scappare via il più presto possibile. Per quanto bevesse, o cercasse di sentirsi a suo agio, il risultato era sempre lo stesso: ogni festa era lunga e noiosa, anche se presto Stephanie gli avrebbe permesso di ritirarsi nella sua camera oscura, a patto di aver dimostrato tutta la sua buona volontà. Era così stanco di fingere di essere qualcuno che non era:Andrew Matthews, marito modello, padre e fotografo della cittadina. Guardò l’orologio. Mezz’ora e avrebbe potuto lasciare i vicini alla loro festa divertente e sparire nell’oscurità della sua camera. Ventinove minuti e trenta secondi. Bevve un gran sorso di birra e per vincere la noia, si chiese da quanto tempo i due fossero sposati. Un mese? Sei settimane al massimo. Avrebbe scommesso che entro nove mesi la famigliola Sposini avrebbe avuto bisogno di un passeggino, oppure…Ma guarda! Probabilmente già la settimanasuccessiva a giudicare da quel pancione! La signora Sposina si girò e Andrew si mise a guardarle la pancia come pietrificato. Le possibilità erano due: o gli Sposini avevano fatto pratica prima del matrimonio, oppure la sua intuizione era sbagliata.

Nascosto in un angolo, Andrew potevaosservare la donna in libertà, e notò che le sue caviglie, strette nei cinturini dei sandali coi tacchi, erano lievemente gonfie. Era sorpreso che potesse indossarli. Nonostante la gravidanza fosse in uno stadio avanzato, leimanteneva una corporatura esile ed era piuttosto snella. Andrew si rese conto di quanto fosse attraente. Poi, per la prima volta, iniziò a guardare attentamente il marito. Cazzo, era proprio giovane! Troppo giovane per essere sposato e avere un figlio. Sembrava un atleta del college al suo primo appuntamento, coi capelli ispidi, tutto muscoli, spalle larghe e vita sottile.

“Non sono carini? È tutto rose e fiori per loro. Sono così innamoraaaaati!”

Andrew guardò sua moglie. Stephanie li fissava con un’espressione quasi ostile, mentre le sue dita stringevano il bicchiere di vino così forte che la pelle attorno alle nocche era diventata bianca. Lui sospirò in silenzio. Non erano mai stati così, loro due. Guardò il ragazzo:sembrava così giovane e innamorato, e aveva quelgran sorriso sulle labbra mentre abbracciava la moglie.Andrew provò un’emozione che non sentiva da tanto tempo: era geloso, invidioso dell’amore che dimostravano l’uno per l’altra, di quei sorrisi e di tutto quel fottutissimo affetto che né lui né Stephanie avevano mai avuto nei loro sguardi. Mai.

Dopo un altro bel sorso di birra, disse: “Aspetta che arrivino quelle belle notti insonni e vedrai come le rose e i fiori cominceranno ad appassire.” Guardò il bicchiere di Stephanie: era vuoto, come al solito. Si domandò quanti ne avesse già bevuti. “Ne vuoi un altro?” le chiese, facendo oscillare la sua bottiglia.

Stephanie annuì. “Mah, perché no? L’alcol è l’unica cosa che rende la giornata sopportabile. Vado a vedere dov’è Colin. Torno subito.”

Andrew prese il bicchiere e si avviò verso la cucina. La casa di Allison e Jim era uguale alla sua: tutti gli elettrodomestici erano di un bianco splendente e si trovavano nello stesso identico posto. Aprì il frigo, immenso e pieno zeppo di bottiglie di vino. Che Allison prendesse questi barbecue seriamente era risaputo. Ne afferrò una di vino bianco già aperta e riempì il bicchiere di Stephanie fino all’orlo, in modo da non darle possibilità di lamentarsi. Poi chiuse il frigo e si guardò intorno alla ricerca delle birre.

“Ce n’è una anche per me?” Andrew sollevò lo sguardo mentre infilava la mano nell’acqua ghiacciata per prendere una bottiglia. Il signor Sposino gli sorrideva con un’espressione speranzosa negli occhi.

“Sì, certo.” Andrew gli passò quella che aveva scelto per sé, poi ne prese un’altra.

“Grazie,” rispose il ragazzo, aprendola subito e bevendone un lungo sorso, per poi emettere un gemito di piacere quasi indecente, mentre il liquido ghiacciato gli scendeva giù per la gola.“Ne avevo proprio bisogno.” Improvvisamente sembrò ricordarsi delle buone maniere, e pulendosi la mano sui jeans la tese verso Andrew.“Nathan Peterson. Appena preso casa qui, al numero ventiquattro.”

Andrew si trattenne dal desiderio di scoppiargli a ridere in faccia e gli strinse la mano.“Andrew Matthews. Io e mia moglie Stephanie stiamo al numero dodici.” Andrew era alto più di un metro e ottanta, ma il ragazzo lo superava sia in altezza sia in larghezza. La sua stretta era forte, ma non violenta. Senza pensarci troppo, lo immaginò in bianco e nero, bagnato e senza maglietta. Magari mentre lavava una macchina. Andrew preferiva scattare foto alle persone mentre facevano qualcosa. Si accorse di star indugiando troppo con la mano attorno a quella di Nathan, chelo guardava divertito.

Ridendo nervosamente, cercò di chiacchierare del più e del meno. “Allora, hai già conosciuto tutti? Ricordi già i nomi?”

“Nemmeno uno. Tu sei Justin, vero?” Sorrise al versettocompiaciuto di Andrew. “A dire il vero, tutto questo mi sembra un po’ troppo. Siamo qui solo da quarantott’ore.”

“Ti capisco. Comunque, alla fine ci conoscerai tutti e sarai trascinato a queste feste spesso e volentieri. Allison e Jim adorano fare la parte dei vicini amabili che si divertono a fare bisboccia con gli altri vicini.”

Nathan aggrottò le sopracciglia, cercando di ricordare chi fossero. “Lei bionda, magra e minuta; lui brizzolato, più vecchio?”

Andrew annuì. “Già. Si occupano delle attività del vicinato. E tutti noi ci adattiamo.”

“Ah, ok, ho capito.” Nathan guardò la sua bottiglia. Era vuota. La sollevò verso Andrew, dicendo: “Potrei averne un’altra?”

Con la mano, Andrew indicò il recipiente delle birre. “Serviti pure. Non ne esci mai sobrio da questi party. A meno che tu non voglia diventare matto.” Guardò Nathan mentre pescava con entusiasmo un’altra bottiglia tra il ghiaccio. “Quindi…avrete il primo figlio a breve?”

“Hai notato?” Nathan sembrava quasi fare salti di gioia all’idea. “Vuoi un orsetto gommoso?” disse, tirando fuori dalla tasca un pacchetto mezzo vuoto di caramelle. Stupito, Andrew annuì e ci infilò le dita, pescandone una rossa. Poi piegò la testa all’indietro e se la gettò in bocca.

“Sembra che Alex possa esplodere da un momento all’altro. Spero che non succeda. Che esploda, dico,” si affrettò ad aggiungere, accorgendosi che Andrew lo guardava allibito.

“È il primo, quindi?” Andrew scoppiò a ridere. Anche il ragazzo era come un bambino.

Nathan rideva con lui, senza offendersi minimamente. “Sì, lo è, certo. Arriverà fra quattro settimane,” rispose, offrendogli un’altra caramella.

Andrew prese un orsetto verde ecome prima cosa usò i denti per staccargli gli arti gommosi, poi lo decapitò e infine ingoiò il resto del corpo.

“Dio santo, che cosa ti avrà mai fatto quell’orsetto?” Nathan aveva seguito affascinato tutta la procedura.

“Non ha potuto farmi niente: ho attaccato io per primo,” rispose l’altro con fierezza,continuando a sorseggiare il suo drink, anche se il sapore amaro della birra non era tanto piacevole dopo la caramella.

“Ricordami di restare nelle tue grazie, allora,” borbottò Nathan.

Si sorrisero, poi Andrew chiese: “Vieni dal Texas?”

“Sissignore, nato e cresciuto a San Antone,” rispose Nathan, afferrando un inesistente cappello da cowboy.

Andrew si lamentò come se accusasse un dolore. “Oh no, un fan degli Spurs? Non credo ti rivolgerò mai più la parola.” Parlò lentamente, facendo in modo che il suo accento, che di solito nascondeva, fosse ben riconoscibile.

“Aspetta un attimo!” Gli occhi color nocciola di Nathan brillarono. “Per caso ho sentito parlare un altro evaso? Evaso, però, dalla parte sbagliata?”

“Nato a Dallas. Trasferito a Santa Fe quando avevo dieci anni,” confermò Andrew.

“Ah, un tifoso dei Mavs, quindi.” Andrew annuì, mentre Nathan diceva: “Non sono sicuro che dovremmo rivolgerci la parola, ma siamo tutt’e due cocchi di mamma, quindi perché non lasciamo perdere le nostre divergenze, almeno fino a quando ti straccio a Madden ?”

Andrew trasalì al pensiero della madre – la pecora nera di mamma, forse – ma continuò a sorridere divertito. Per una volta, questo nuovo vicino gli piaceva. Sperava che Nathan non fosse uno di quelli che spariscono dietro la porta di casa. “Non se ne parla neanche, ragazzino.”

Nathan urlò dalla gioia.“Voglio proprio vedere!” E con un’aria di sfida negli occhi, aggiunse: “Che ne dici se scappiamo via da qui e tu fai finta di provare a battermi!” Poi, con un balzo, si lanciò verso Andrew abbracciandolo con entusiasmo. Andrew si spaventò, trovandosi premuto contro una camicia di cotone. Sentì profumo di detersivo, misto a sudore e a qualcos’altro che non riuscì a riconoscere. Le sue mani, nel tentativo di afferrare qualcosa, finirono sulla schiena di Nathan. Cazzo, quel ragazzo era proprio ben messo. A confronto, lui sembrava un insetto minuscolo.

“Non pensarci neanche, Nathan Peterson.” Una voce di donna, leggera e calda li interruppe. Aveva un tono divertito ma anche decisamente irritato.

Andrew cercò di districarsi e ricomporsi. Sentì Nathan ridacchiare, ma più che altro lo sentì vibrare, visto cheaveva ancora la guancia premuta contro il suo petto. Poi sentì un braccio scivolargli sulle spalle e si ritrovò davanti ad Alex. Curiosamente, Nathan non lo lasciò andare del tutto, e continuando ancora a tenere una mano sotto il suo braccio disse: “Ehi tesoro, questo è Andrew, il nostro nuovo vicino. È un tifoso dei Mavs, ma non lasciare che questo ti indisponga.”

Alex alzò gli occhi al cielo. “Mi dispiace per mio marito, Andrew. È un cucciolone dai modi rozzi. Mettilo giù, Nathan,” gli comandò, come se davvero fosse un cagnolino.

“A te non dispiace, Drew, vero?” disse Nathan, stringendoloforte per un secondo, prima di rilasciarlo obbediente. Poi si diresse verso la moglie, abbassandosi per baciarla sulla guancia.

Andrew non sapeva se fargli notare che le sue palle sarebbero state in pericolo se avesse continuato a chiamarlo Drew, o se chiedergli di rimettere quel braccio sulle sue spalle. Poi un altro braccio gli si posò sui fianchi e sentì delle unghie affilate conficcarglisi nella pelle.

“Allora… ti aspettavo col mio drink e invece ti ritrovo a palpare il vicino. Non hai perso tempo, Drew.” Stephanie aveva seguito Alex in cucina e assistito a tutta la scena.

Andrew si impose di non dare alla moglie la soddisfazione di vederlo arrossire. “Sei solo gelosa,” le rispose, “perché nessuno ha abbracciato te.”

Alex rise, senza notare il sottofondo di tensione tra i due. “Dà fastidio a tutti, lui” disse, colpendo Nathan nel fianco col gomito. “Credetemi, non riesce ad afferrare il concetto di spazio vitale.”

Nathan sollevò le braccia come per arrendersi. “Sono solo un po’ troppo affettuoso. Comunque, io e Drew abbiamo un appuntamento: devo batterlo!”

Stephanie si lasciò sfuggire una risatina. “Anche se so che gli piacerebbetantissimo che tu lo maltrattassi, Andrew ha promesso di portare suo figlio al parco oggi pomeriggio.”

Un sorriso immenso illuminò il viso di Nathan. Chissà se quel ragazzo smetteva mai di ridere!“Anche tu hai un figlio?”

“Già. Colin. Nove anni,” biascicò Andrew. “A settembre andrà in quarta elementare.”

“Ehi, Nathan è un maestro elementare! Insegnerà alla Castleton Elementary,” disse Alex, guardando Nathan con immenso orgoglio.

Andrew fu sorpreso nel vedere Nathan diventare rosso fuoco. “Ho appena preso la qualifica. È il mio primo lavoro,” ammise.

“È la scuola di Colin. Insegnerai nella sua classe!” Cogliendo tutti di sorpresa, Stephanie si diresse verso la porta della cucina e iniziò a gridare il nome del figlio. Un minuto dopo, un bambino alto e magro, in pantaloncini e senza maglietta apparve sulla soglia. Come al solito, era sporco da far schifo. Persino le lentiggini, di cui si lamentava in continuazione, erano invisibili sotto lo strato sudiciume.

Sua madre lo afferrò, posizionandolo davanti a Nathan. “Colin, questo è il tuo nuovo maestro, il signor Peterson.”

“Wow, è gigante.” Colin guardava Nathan a bocca aperta.

Andrew era divertito che, mentre tutti ridevano, sia il maestro che l’alunno fossero imbarazzati. Stephanie diede un colpetto a Colin.“Cosa si dice?”

“Piacere di conoscerla, signor Peterson,” disse il bambino con educazione.

Il nuovo maestro lo soccorse subito, dicendo: “Fino a settembre sono Nate.”Il ragazzo tese la mano e Colin la strinse come gli avevano insegnato. “Alsignor P. ci penseremo il primo giorno di scuola, ok?”

Il bimbo annuì. “Posso andare ora, mamma? Ti pregoooooo?” si lamentò, non vedendo l’ora di allontanarsi dai genitori, e soprattutto dal nuovo maestro. Del resto, era ancora in vacanza edera sicuramente troppo presto per pensare alla scuola.

“Dieci minuti e poi papà ti porta al parco a giocare a pallone.”Stephanie era una madre decisa e rigida.

Andrew diede un’occhiata furtiva all’orologio, sospirando dentro di sé. Non avrebbe potuto ritirarsi nell’oscurità, quindi. Peccato, c’era andato così vicino.

Colin se la diede a gambe appena poté e nella fuga andò a sbattere contro Jim e Allison, che nel frattempo si erano messi alla ricerca dei nuovi vicini. Dopo il piccolo scontro, i due entrarono in cucina, felici di vedere che Andrew e Stephanie stavano facendo del loro meglio con Nathan e Alex.

“Salve! Come stiamo andando? Avete tutti da bere? Jim, ci serve dell’altra birra, Nathan ha quasi finito la sua.” Allison aveva iniziato a dirigere le operazioni, come di solito succedeva non appena metteva piede in cucina. Era molto più giovane del marito, ma non c’era alcun dubbio su chi avesse in mano le redini, nel loro rapporto.Jim però non sembrava esserne affatto dispiaciuto e in cambio Allison gli garantiva una casa organizzata e, nonostante fosse piuttosto autoritaria,ogni tanto sapeva dargli anche delle amorevoli attenzioni.

Nathan gli rivolse un sorriso splendente, e Andrew fu quasi accecato dalla luce improvvisa che illuminò la cucina. “Grazie Allison. Sono a posto, basta così. Devo portare fuori i cani e poi Drew mi ha invitato a fare due tiri a pallone con lui e suo figlio.”

Andrew quasi si strozzò con l’ultimo sorso di birra. Mentre si scusava, cercando di riprendere fiato, sentì una mano enorme dargli pacche sulla schiena.

“Tutto ok, Drew? Stai cercando una scusa per tirarti indietro e abbandonare il gioco? Dammi dieci minuti per cambiarmi, prendere i cani e sono pronto.”

Andrew sollevò lo sguardo e vide Nathan fargli un impercettibile occhiolino. Dietro di lui, Alex aveva l’aria di essere furiosa. Allison, invece,si accese ancora di più, poiché niente la rendeva più felice che vedere i vicini andare d’accordo tra loro.

Andrew ricambiò il sorriso. Un pomeriggio passato nell’oscurità a cercare di nascondersi dal mondo, o un pomeriggio sotto il sole a rompere il culo – un culo notevole tra l’altro – a calcio al suo nuovo amico? Non c’era paragone. “Pensi di poterci battere? Vedremo!”
 
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