Promesse mantenute, di Amy Lane - 1° Libro della serie "Promesse"

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view post Posted on 1/11/2013, 09:47
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Sono fatta così...un enigma avvolto in un indovinello e confezionato in un paradosso!

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PROMESSE MANTENUTE

kxpcCarrick Francis ha passato la maggior parte della sua vita a cacciarsi in un guaio dopo l’altro. L’unica cosa che l’ha salvato dal finire in prigione, o peggio, è stata la sua devozione assoluta a Deacon Winters. Deacon è stata l’ancora di salvezza di Crick durante la sua infanzia triste e fatta di abusi, e Crick vorrebbe stare con lui per sempre. Così, alla morte del padre di Deacon, Crick mette da parte i suoi piani per il college per aiutare Deacon, come Deacon ha fatto per lui.

Il più grande desiderio di Deacon è vedere Crick liberarsi dai suoi brutti ricordi e andarsene dalla città in cui sono cresciuti per godersi un futuro scintillante. Ma dopo due anni di tentazioni e di sentimenti sempre più forti, alla fine il timido Deacon soccombe alle avances determinate di Crick e ammette di voler far parte della sua vita.

Deacon è quasi distrutto dal dolore quando scopre che Crick si era sempre aspettato che lui lo cacciasse via, proprio come già aveva fatto la sua famiglia. Quando la capacità di Crick di prendere decisioni avventate lo fa finire molto lontano da casa, Deacon rimane solo, sotto shock, lottando per rimettere insieme il suo cuore in un mondo dove l’amore di Crick è una promessa, ma di certo non una certezza.

Genere: M/M
Editore: Dreamspinner Press
Pagine: 380
Formato: eBook


La serie "Promesse" è così composta:
1 - PROMESSE MANTENUTE
2 - Promesse fatte
3 - Living Promises
4 - Forever Promised


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LEGGI UN ESTRATTO:
Prologo





Farah, Iraq, giorni nostri



CARRICK JAMES FRANCIS era cresciuto a Levee Oaks, in California. Non era proprio la Death Valley, ma d’estate faceva piuttosto caldo: le temperature raggiungevano i quaranta gradi con buona regolarità tra i mesi di giugno e settembre e, quando la brezza del delta era troppo dannatamente pigra per muoversi, nella valle tirava un vento caldo.

Dopo due anni passati in Iraq, aveva iniziato a desiderare che fosse davvero la Death Valley. Se fosse cresciuto lì, magari guidare un’ambulanza in Kuwait non gli sarebbe sembrato come stare nel settimo buco del culo di un demone peloso che vive nel decimo colon dell’inferno.

“Sono passati due anni e ancora non riesco a credere che questo posto faccia sembrare bella la mia città natale!” Crick scosse la testa, disgustato. Aveva sempre odiato Levee Oaks. L’avevano quasi buttato fuori da scuola per aver scritto sul serbatoio dell’acqua ‘Capitale della California della feccia bianca’. Lo avrebbero fatto sul serio, se Deacon non l’avesse cancellato prima che tutti lo vedessero.

Un’altra cosa per cui era in debito con Deacon Winters. Un altro favore enorme che aveva ricambiato comportandosi come un perfetto idiota.

“Sì beh,” stava dicendo il soldato semplice Lisa Arnold, “non rimarrai qui ancora per molto, Punky, quindi piantala di lamentarti!” La partner di Crick scosse la testa; anche tutta equipaggiata, col giubbotto antiproiettile e l’elmetto, era carina, bionda e spensierata, come se stesse indossando un paio di bermuda e una canottiera a una riunione di famiglia. In effetti, lei era sempre stata una piccola esplosione di dolcezza e freschezza nel bel mezzo del deserto, e Carrick le voleva bene come a una sorella. Una sorella maggiore. Ne aveva avuto abbastanza di pulire, cambiare i pannolini e dar da magiare alle sue piccole sorellastre.

Carrick espirò e guardò i mezzi di trasporto blindati davanti a loro: un intero gruppo di soldati che tornavano a casa. Ma prima dovevano percorrere la lunga strada fatta di sabbia e sabbia e niente altro che fottutissima sabbia da Farah a Bagdad, da dove sarebbero decollati.

“Ridimmelo: quanto manca?” L’ambulanza che stavano guidando era dotata di aria condizionata, poiché la maggior parte delle volte avevano a che fare con colpi di calore. C’erano state delle ferite – ed erano state parecchio brutte, roba da incubo – ma tre quarti del loro lavoro era stato occupato dalla distribuzione di fluidi e borse del ghiaccio, per evitare che i cervelli delle unità di combattimento bollissero come uova nella padella del Medio Oriente. L’aria condizionata era più un suggerimento che una regola, un suggerimento piacevole il più delle volte, ma mai quanto l’aria condizionata mangia ozono di un centro commerciale in California.

Lisa lo guardò di traverso. “Cinque giorni. Da qui a Baghdad, da Baghdad alla Turchia, dalla Turchia alla Germania, dalla Germania a Los Angeles, da Los Angeles a Sacramento. E così Abracadabra, sei a casa ragazzo, e tutto questo baraccone non sarà altro che un brutto ricordo!”

Crick sorrise e la guardò dolcemente. “Mi mancherai, Popcorn,” disse, ed era vero. Era stato un viaggio di due anni, lungo e triste, il più grosso, fottuto errore della sua vita da idiota. Quando era arrivata Lisa Arnold, allegra e gentile e dura come una roccia, Crick stava seriamente pensando di mettersi a ballare nudo in un campo minato, tanto per farla finita.

Ma poi era arrivata lei, ed era ficcanaso e spensierata, alla faccia sua e del suo malumore… e poi aveva scoperto quello che Crick non voleva nessuno sapesse nell’esercito, e lui aveva pensato di essere fregato.

E invece lei gli aveva salvato la vita.

“Non ti mancherò quando arriverai a casa e lui ti starà aspettando.” Si distrasse un attimo dalla strada – cosa assolutamente contro il protocollo – e lui, di fronte a quel gesto di affetto carino, irritato e lentigginoso, cercò di non far trapelare la sua ansia.

“Pensi che starà bene?” Non doveva chiederglielo di nuovo. Non voleva pensare a come sarebbe stata la vita una volta tornato a casa se Deacon non si era ripreso, se non era stato capace di tenersi coi piedi per terra negli ultimi quattro mesi. Quell’uomo era stato un modello di virtù per tutta la vita, finché Crick l’aveva lasciato e il mondo gli era crollato addosso.

Lisa scosse la testa e guardò storto un qualcosa di sfocato che stava fendendo la luce accecante davanti a loro. “Oh, piccolo. Per favore, non…”

Non finì mai quella frase. Il veicolo militare di fronte a loro esplose in schegge, che sventrarono il loro mezzo come una cascata di migliaia di stelle seghettate, che brillavano di rosso a causa dello scoppio.

Crick tentò per il resto della sua vita di dimenticare di aver visto Lisa disintegrarsi, cadere a pezzi davanti ai suoi occhi, mentre lui veniva sballottato di qua e di là come una bambola di pezza dentro un’asciugatrice – una bambola di pezza fatta di carne e un’asciugatrice fatta di coltelli.

Prima di sbattere la testa contro il suolo, protetto da quel dannato elmetto, ebbe un attimo di lucidità.

Oh, dannazione, Deacon – avrei dovuto darti più tempo.





Parte I

Crick



Capitolo Uno

Onesto come un cavallo





Levee Oaks, California, tredici anni prima



QUANDO Carrick aveva sette anni sua madre usciva con un bigotto fissato con la Bibbia che, dopo aver visto i capelli neri e lisci del bambino, i suoi liquidi occhi neri e la sua carnagione chiara, aveva dichiarato che “il piccolo ragazzino messicano può passare per un bianco”, e quindi pensava che non sarebbe stato un gran problema farlo crescere nel modo giusto.

Per tutta risposta, “il piccolo ragazzino messicano” gli aveva mollato un calcio negli stinchi e poi era corso via. Sua madre aveva comunque sposato Bob Coats, ma grazie a Dio lui non aveva mai obbligato Crick a prendere il suo nome.

Francis era il cognome di sua madre e gli piaceva. Non andava matto per lei – specialmente dopo che aveva sposato Bob – ma il nome andava bene. E comunque suonava molto meglio di “piccolo ragazzino messicano”.

Si erano trasferiti a Levee Oaks, che poteva essere definita in modo approssimativo come un ‘sobborgo’ di Sacramento, ma di fatto non lo era. Levee Oaks era una città strana – graziosi, piccoli quartieri di periferia vicino alla proprietà equestre. Il liceo faceva parte di una circoscrizione di Sacramento più ampia, che racchiudeva alcune delle zone meno raccomandabili della città, ma tutte le scuole elementari appartenevano a un altro distretto, e quindi si comportavano come se le superiori e le medie fossero su Marte e non fossero degne della loro considerazione. Il risultato era un branco di studenti delle medie confusi, e un ambiente scolastico che aveva fama di inviare professori supplenti che gridavano di volere della tequila e un porto d’armi.

Molti abitanti di Levee Oaks lavoravano nella città di Sacramento. Molti abitanti non avevano un lavoro, punto. Un sacco di residenti frequentavano una delle chiese che sembravano estendersi a ogni angolo. A otto anni e mezzo, dopo essere sopravvissuto alla sua prima alluvione, Carrick immaginò che le chiese fossero lì per tenere lontano l’acqua.

Dopo un altro anno e un’altra alluvione, Crick concluse che le chiese non stavano facendo il loro dovere, e quindi erano dannatamente inutili. Ecco perché iniziò a marinare la scuola domenicale, e fu così che conobbe Deacon.

Saltare la scuola domenicale non era così divertente come poteva sembrare. Non c’erano né sale giochi né cinema – diavolo, c’era appena un minimarket come punto di ritrovo, e comunque lui non aveva un soldo. Quel che faceva il più delle volte, indossando la sua polo consumata a righe color cachi, era vagabondare. Si avventurava su per una strada stretta, poi giù per una stradina e lungo l’East Levee Road, e alla fine arrivava fino all’argine.

Un giorno arrivò all’argine e lo seguì fino all’allevamento di cavalli del padre di Deacon, e se ne innamorò.

All’inizio pensava che gli piacesse il posto, perché aveva tutto quello che mancava a casa sua. Il ranch era grande (mentre la casa di sua madre sembrava sempre troppo piccola), e dipinto in un blu stravagante, con un bel tratto di prato e un vialetto di accesso a forma di U che circondava la casa e arrivava sul retro, dove la fattoria si apriva un po’. C’era un granaio grosso quattro volte la casa e due piste a forma di anello per le esercitazioni, pascoli bruciati dal sole, sufficienti per nutrire comodamente venti cavalli e, al di là di quelli, del terreno per cavalcare, in modo da non dover svolgere tutte le esercitazioni all’interno delle piste.

Ma la casa, per quanto fosse bella, rimaneva pur sempre una casa, quindi Carrick capì presto che quello che amava era la cavalla, perché era, come Deacon disse per anni, una delle puledre più belle che avesse mai cresciuto. I suoi movimenti erano argento liquido, la sua andatura liscia come lubrificante, e il suo manto era di un bel color ciliegio scuro. Mentre cresceva il suo amore per i cavalli, Crick si trovò d’accordo con l’affermazione di Deacon – anche quando pensava che il “lubrificante” fosse l’olio per il motore.

Dopo essersi innamorato della cavalla, Crick scoprì il suo amore definitivo, ovvero il ragazzo all’interno del maneggio che guidava l’andatura di quella piccola e deliziosa puledra. Con le sopracciglia aggrottate per la concentrazione e il volto illuminato da una qualche gioia celestiale, beh, era l’incarnazione della poesia dei muscoli, dei tendini, della pelle e del movimento.

Crick si guardò intorno e vide che c’era un gruppo di persone radunate alla recinzione dell’anello di allenamento, quindi si intrufolò tra due ragazzini della sua età e si mise in piedi sulla sbarra più bassa del recinto, il posto migliore per avere una buona visuale da sopra quella più alta.

“Non è bella?” bisbigliò il ragazzino accanto a lui, e Crick guardò la cavalla e pensò al vento.

“Sì,” disse.

“Deacon dice che il Pulpito inizierà a far soldi, se riescono a far riprodurre qui Lucy Star e avere uno stallone.”

“Deacon?” Aveva un suono adulto ma anche carino. Negli anni a venire, Crick non si sarebbe mai stancato di sentire il nome di Deacon.

Il ragazzino – né bello né brutto, con capelli lisci marroni e un sopracciglio dal taglio aggressivo – fece un cenno della testa verso il giovane nel maneggio, e Crick scoprì cos’era il vero amore.

Deacon Winters era sempre stato bello. Crick non lo aveva mai sentito riconoscerlo, neanche una volta, ma andava bene così. Poteva farli lui tutti gli apprezzamenti alla bellezza di Deacon.

Il ragazzo nella pista si tolse il cappellino blu da baseball e rivelò dei capelli marroni striati di biondo dalla luce del sole, lisciati all’indietro sulla testa a causa del sudore, che gli ricaddero sulla fronte da quello che una volta doveva essere un taglio a spazzola sulla sommità del capo. Il suo volto aveva una forma molto squadrata – aveva un mento quadrato, zigomi alti, e una fronte ampia, e i suoi grandi occhi di un verde-nocciola erano veramente belli, anche sotto la luce accecante del sole.

Aveva la faccia e le mani abbronzate, ma la parte superiore delle braccia sotto la maglietta a maniche corte era pallida, e anche se aveva solo tredici o quattordici anni, mostrava lunghi fasci di muscoli nodosi nei bicipiti, nel petto e lungo la schiena. Le articolazioni dei polsi erano larghe, perché doveva ancora crescere un po’, e le clavicole sporgevano nette attraverso la sua maglietta blu sudata.

Deacon pensava sempre prima ai cavalli che a mangiare – una delle cose per cui Carrick lo amò ancora di più nel corso degli anni. I semi di quell’amore furono piantati proprio in quel momento, mentre Carrick guardava quelle mani grandi e capaci che guidavano l’andatura del cavallo come una nuvola porta l’acqua dal mare alla valle.

Carrick poteva a malapena trattenersi, e quando si trovava in quella situazione, non riusciva mai a tener chiusa la sua dannatissima bocca.

“Cavolo, è proprio una bella cavalla. L’hai allevata tu? Quanti anni ha? La cavalchi? Dannazione, io vorrei cavalcarla – pensi sia possibile? Sei Deacon? Questo ragazzino dice che il tuo nome è Deacon, il mio è Carrick. Deacon non somiglia proprio a Carrick, ma forse il tuo nome è irlandese come il mio. Il mio nome è irlandese perché lo è mia madre, anche se il mio vero padre era messicano. Ma non parliamo di lui, quindi io sono irlandese, e anche tu, potremmo essere fratelli, giusto? Non mi dispiacerebbe avere un fratello, perché mia madre è di nuovo incinta e avrà un’altra bambina…” e così via. Qualsiasi cosa per far sì che quel ragazzo lo guardasse, che gli rispondesse, per far sì che qualcuno così bello notasse la sua esistenza.

Ma Deacon lo ignorò per i successivi quindici minuti. Stava lavorando con la giumenta, ed era a quello che andava tutta la sua concentrazione, capitolo chiuso. I due ragazzini seduti vicino a Crick si spostarono sulla sbarra, indirizzandogli sguardi di compassione prima di saltare giù e andarsene. (Più tardi Crick scoprì che erano clienti in attesa della loro lezione di equitazione, e che avrebbero poi fatto parte dello sfondo fumoso della sua adolescenza triste.) Carrick rimase lì solo, con la sua bocca e il ragazzo dei suoi sogni.

Finito d’allenarla, Deacon condusse via la puledra per abbeverarla e darle una bella strigliata. Alzò lo sguardo verso il piccolo seccatore seduto sul recinto e mosse il mento, per far segno a Crick di seguirlo.

“Vuoi cavalcare?” chiese, mentre Carrick gli trotterellava al fianco. Annuì con foga ma senza parlare, per una volta.

“Se vuoi cavalcare, ti insegnerò dopo le ore di lezione. Ma devi darmi una mano a spalare via il letame dalle stalle, va bene?”

Crick pensò che fosse giusto. In fin dei conti, anche la merda di cavallo era meglio della scuola domenicale.

“E un’altra cosa,” disse Deacon, guardando Crick da quella che sembrava un’altezza impressionante (Crick sarebbe poi diventato più alto di lui di una decina di centimetri, ma non lo sapeva.) “Per favore non parlare così tanto, spaventerai i cavalli.”

Per favore, non. Era la cosa più aspra che Deacon potesse dire. Non parlava molto – mai fatto. Gli insegnanti pensavano che fosse stupido finché non aveva superato i loro esami col massimo dei voti. I clienti del maneggio gli parlavano di continuo, cercando di coinvolgerlo nella conversazione, ma Deacon arrossiva e si voltava da un’altra parte. Crick ci mise anni per portarlo ad aprirgli il suo cuore e confessarsi, e anche allora non capì quanto fosse raro che Deacon si aprisse con qualcuno del tutto. Ma quel silenzio impressionante aveva i suoi vantaggi.

Per capire se stava passando il segno, a Crick bastava sentire le parole per favore, non… e si fermava.

Deacon aveva quell’effetto sulle persone.

Infatti, Crick capì più tardi che fu proprio l’effetto che Deacon aveva su di lui a tenerlo vivo e fuori dalla prigione negli undici anni successivi.

Quella sera Parish Winters riaccompagnò Carrick a casa, con Deacon seduto sull’altro lato del grande camion Chevy blu acciaio. A Crick piaceva il padre di Deacon – aveva capelli grigi, un volto segnato dal tempo e un sorriso dolce. Deacon poteva possedere quella stessa dolcezza, ma tendeva a tenere chiusa la bocca, concentrandosi tutto il tempo.

Non aveva importanza – Parish vedeva il cuore di suo figlio, e in quella prima notte, Crick era sicuro che l’uomo aveva visto anche il cuore di un ragazzino solo e arrabbiato.

“Penso che prenderemo il ragazzo i sabati e le domeniche,” disse Parish quando il patrigno di Crick aprì la porta.

Bob Coats fece storie. “La domenica è il giorno del Signore! Il ragazzo deve…”

“Bighellonare per l’argine, in cerca di guai? Penso che il Signore preferisca che lo teniamo occupato, non crede?” sbuffò Parish. Bob aprì la bocca per contraddirlo di nuovo, ma un’occhiataccia a bruciapelo e personale del padre di Deacon lo zittì.

“Adesso mi stia a sentire. Non è la prima volta che vedo il suo ragazzo in giro per le strade. Se vuole tenerlo in Chiesa la domenica dovrebbe passare più tempo con lui tutti gli altri giorni.”

“Non è mio figlio,” si surriscaldò Coats. “Questo piccolo bastardo messicano è un errore di Mel. Ma ne abbiamo bisogno perché deve prendersi cura di sua sorella…”

“Beh, lo farà gli altri giorni, allora,” disse Parish, col volto inesorabile che mostrava il suo disgusto.

“Perché lui, Winters?” chiese Coats con cattiveria. “È abbastanza carino, è il tuo tipo?”

Carrick alzò lo sguardo come se gli avessero sparato… era come se Bob Coats avesse guardato direttamente nel suo cuore e preso nota del bagliore che lo circondava da quando aveva visto Deacon. Ma Coats voleva soltanto fare incazzare il padre di Deacon e ci era riuscito. Parish afferrò il patrigno di Crick per la maglietta macchiata di sudore e lo sbatté contro la porta.

“Stammi a sentire, brutto ignorante bastardo,” ringhiò. “Mio figlio è un bravo ragazzo, ha buoni voti e lavora sodo, e non chiede nulla se non cavalcare. Ai compleanni, a Natale – il mio ragazzo è sempre così, perché non vuole un cazzo di niente. Fino a oggi. Perché oggi mi ha chiesto di far lavorare Carrick al Pulpito due giorni a settimana. E visto che a te non frega nulla di quel ragazzino, darò a Deacon quello che vuole e a Crick ciò di cui ha bisogno.” Parish sottolineò il discorso – uno dei più lunghi che Crick gli sentì mai fare – con una spinta alla camicia di Bob contro la porta.

“Se lo vuoi così tanto puoi averlo!” Coats sputò di lato, e Crick per poco non se lo prese nei capelli. “Ma farà meglio a essere qui dopo la scuola per aiutare la madre con la piccola.”

“Ci sarò!” promise Carrick con fervore. Non gli dava fastidio prendersi cura della piccola – Bernice, per tutti Benny, era un tesorino con un sorriso malizioso. Prima di parlare con Deacon Winters, la sua sorellina di due anni era stata la sua migliore amica.

Iniziò così. L’amore lungo una vita di Carrick per i cavalli – e per Deacon Winters – era sulla buona strada.

Il fine settimana successivo, mentre era immerso nella merda di cavallo, ma più felice che se fosse stato a casa a guardare la tv, Crick gli chiese perché. Perché Deacon si era lanciato con suo padre al salvataggio di Crick dalla sua misera vita casalinga?

Deacon aveva scrollato le spalle e gli aveva sorriso. Il suo sorriso era a muscolo teso e potente come la luce del sole, e fece sentire le farfalle nello stomaco a Carrick. “Sei onesto come un cavallo, Crick. Chiassoso, ma onesto. Non è una cosa semplice da trovare.”

Quindi Crick aveva una qualità – una specie di virtù. Ci si aggrappò. Ci furono anni difficili – alcuni anni dannatamente duri - ma Deacon aveva visto dell’onestà in lui, e Crick era determinato a non deluderlo.

Ecco perché proprio quel week end, quando Deacon lo fece salire a cavallo e portò quel castrato, placido e a prova di bomba, lungo il cerchio a un’andatura soffice come una pallina di cotone su una nuvola, Crick aveva sorriso fiero al suo eroe e riso. “Dannazione, Deacon, è fantastico… ma voglio andare più veloce!”

Deacon piegò la testa di lato e rise. “Va bene, Speedy. Proviamo un piccolo galoppo.”

E Crick si tenne con tutte le sue forze. Non se ne rese conto, e neanche Deacon, ma da quel momento in poi il giovane gli diede tanti buoni consigli.

Per esempio, quando Crick fu colto in flagrante a fumare erba sotto le gratinate scoperte del liceo, al sesto anno, Deacon gliene diede uno bello grosso.

Le autorità scolastiche, cedendo alle suppliche di Crick (nel panico, in lacrime, senza vergogna) avevano chiamato Parish per venirlo a prendere al posto di suo madre, e Deacon era andato con lui.

Se Crick avesse potuto fare un’ulteriore richiesta, sarebbe stata quella di non far sapere mai a Deacon quanto fosse completamente idiota. Il ragazzo che glielo aveva chiesto aveva i capelli e gli occhi come Deacon, forse un po’ più scuri, e fossette ai lati delle guance, e… gli aveva sorriso. Aveva condiviso con lui un segreto. Aveva copiato i suoi compiti di matematica e in cambio gli aveva offerto dei dolcetti dal suo pranzo. Era arrivato il più vicino possibile all’essere davvero popolare - fumare dell’erba non era sembrato un granché come prezzo da pagare.

Poi aveva visto l’espressione impaurita sul volto di Deacon mentre Parish arrivava nel grande pick up blu, e gli era sembrato un prezzo davvero troppo altro.

Parish trattò con le autorità scolastiche – e da quel che Crick riuscì a capire, raccontò un sacco di balle circa il fatto che Bob e Melanie Coats sarebbero stati i primi a essere informati, e che gli sarebbe stato impossibile scontare un mese di punizione perché lavorava al Pulpito per sostenere la sua famiglia.

E mentre Parish parlava, Deacon stava facendo sembrare un mese di punizione come un sogno che si avvera.

“Ma che diavolo” era tutto quello che riusciva a dire. Crick fissava il suo eroe, mentre Deacon lottava con le parole, col respiro, e con il tremito di rabbia delle mani, come se stesse decidendo se strangolare Crick o metterselo sulle ginocchia.

“Mi spiace Deacon.” Provò a essere stoico. Ci provò per davvero, ma le lacrime già scendevano e il naso iniziava a colargli. Al diavolo Brian Carter e i suoi biscotti Oreo – li avrebbe scambiati tutti solo per far sì che Deacon avesse di nuovo una buona opinione di lui.

“Sai cosa succede se fumi erba, ti ubriachi, o fai altre cose stupide come questa? Ne hai un’idea?” La schiena di Crick poggiava contro il muro della scuola e Deacon torreggiava su di lui, il pugno chiuso, tirato indietro e alzato come se fosse pronto a colpire qualcosa. Crick non si perse d’animo. Bob lo picchiava almeno due volte a settimana – Crick poteva sopportare il dolore, e stavolta se l’era meritato.

“Mi dispiace… Per favore, non dirmi che non posso più venire da voi. Per favore, fammi continuare a lavorare al Pulpito…”

Deacon scaricò il suo pugno… dritto al muro sopra la testa di Crick. Grugnì all’impatto e Crick sentì scricchiolare le ossa, ma Deacon si limitò a guardare in basso verso di lui, tenendosi la mano che grondava sangue e scuotendo la testa.

“Quella merda può ucciderti su un cavallo. I cavalli non distinguono una persona ubriaca da una cattiva, tu non distingui un ronzio nel tuo cervello da un albero nella tua testa – rifatti quella merda, e non potrai più venire. Quella merda ti ucciderà!”

Crick guardò il sangue sulla mano di Deacon e pianse più forte. Senza quasi neanche sapere quel che stava facendo, massaggiò col pollice le nocche ferite. “Non lo farò, Deacon. Per favore. Solo… per favore non essere arrabbiato con me. Non…”

“Perché l’hai fatto?” chiese Deacon, togliendosi di dosso l’attenzione come faceva sempre.

Crick singhiozzò e cedette il passo alla sola virtù che era accusato di avere. “Era gentile con me, e io ero solo.”

Deacon scrollò la testa con un sospiro e si risistemò con attenzione il cappellino da baseball usando la mano non ferita. “Devi tenere duro fino al week end, Crick. Ricorda che da sabato mattina a domenica sera hai degli amici e una famiglia. Per favore non costringermi a dirti che non puoi più venire. Per favore.”

Oh, Gesù. Deacon aveva detto ‘per favore’.

Parish li raggiunse e li prese, e portò il figlio al pronto soccorso di Kaiser in città, commentando soltanto con un: “Gesù Cristo, Deacon – non potevi sfogarti su un cuscino o qualcosa del genere?”

Dopo che la mano e il polso furono bendati e steccati, portò i ragazzi fuori a prendere un gelato. Non parlarono affatto di scuola, punizioni, o dei tanti motivi per cui l’abuso di droga era una cosa cattiva mentre i cavalli erano una cosa buona. C’erano solo loro tre che mangiavano il gelato, e chiedevano a Deacon come avrebbe fatto a tenere le briglie con quel gesso fastidioso sulla mano. Deacon scrollò le spalle. “Quel piccolo castrato è così dolce. Devo solo pensare nella giusta direzione. Andrà tutto bene.”

E fu così. I guai di Crick erano tutt’altro che finiti, ma seguendo l’esempio di Parish e Deacon, quella fu l’ultima volta che ebbe a che fare con l’abuso di sostanze. Tre giorni dopo, quando il gesso di Deacon era stato rimpiazzato con una variante in fibra di vetro resistente all’acqua, il giovane portò Crick a fare una galoppata su un sentiero col suo miglior amico, il ricevitore Jon Levins, e gli diede un’altra ragione per non rischiare mai di perdere la cosa migliore nella sua vita.

Il fiume Sacramento può essere del tutto inquinato in alcuni tratti, ma a Levee Oaks c’erano alcuni affluenti, perlopiù usati per irrigare i campi, che erano sia puliti che profondi. Uno di questi correva fino al confine estremo del Pulpito, assieme a una grande roccia di granito sotto una coppia di querce. Deacon la chiamava la Roccia della Promessa, e anche Jon, e Crick si fece contagiare dalla loro eccitazione mentre riempivano le bisacce delle selle con panini con burro di noccioline e marmellata, mele, acqua e asciugamani.

La cavalcata di per sé non fu lunga, ma faceva un gran caldo. Non indossi mica il costume da bagno quando vai a cavallo, e si erano già superati i trenta gradi, benché fosse solo maggio. Non gli importava. Parish e Patrick, l’unico lavorante fisso del Pulpito, erano fuori a far concorrere Lucy Star, per farle guadagnare qualche punto e poter vendere i suoi puledri con un pedigree. Deacon doveva portarla al concorso ma poi si era rotto la mano, e finché non gli toglievano quel gesso maledetto, non aveva né lezioni di equitazione né allenamenti di football, praticamente nulla da fare, a parte pulire le stalle e prendersi cura degli altri animali.

Deacon l’aveva chiesto con gentilezza, e lui e Parish si erano trovati d’accordo che portare tre cavalli fino ai confini della proprietà e ritorno poteva essere considerato un buon allenamento. Il risultato era una vacanza migliore di una gita allo zoo o di un film al cinema o di qualsiasi altra cosa che Crick avrebbe potuto fare, perché il suo patrigno Bob non gli avrebbe dato il denaro necessario.

Crick poteva cavalcare un cavallo e portarlo lontano e veloce come voleva. Fin dal primo giro che aveva fatto nel piccolo cerchio, Crick non aspettava che un’occasione per essere libero, e la sola differenza era che davanti a lui correvano altri due cavalli a mach uno con le code in fuoco.

Era fantastico.

Alla fine dovettero rallentare e procedere al piccolo galoppo, il che era un bene perché i muscoli delle gambe gli iniziavano a cedere – è dura reggersi su un cavallo al galoppo, ancora più difficile se lo stai portando, aiutandolo alzando il tuo corpo e guidandolo con le tue gambe, mani e stomaco. Quando Crick era sul punto di umiliarsi chiedendo un passo tranquillo, le due querce divennero chiaramente visibili oltre i campi bruciati dal sole che Parish falciava una volta l’anno per il fieno.

Dopo un altro tratto al piccolo galoppo, smontarono e condussero i cavalli fino alla sponda inclinata della piscina naturale per abbeverarli, e Crick guardò per bene il solo posto nella sua vita che avrebbe considerato sacro.

La Roccia della Promessa non era niente di speciale – una fila di rocce sopra uno spazio largo e profondo in quello che poteva definirsi più un torrente che un fiume. Le rocce erano circondate da querce, quindi il posto era ombreggiato, e c’erano querce sentinella, quindi l’erba non era bruciata dal sole nella loro ombra. Ma l’aria lì, nell’ombra e vicino all’acqua, era più fresca di una quindicina di gradi rispetto a quando avevano attraversato i campi, ed erano così distanti dall’argine e dalle strade che gli unici suoni udibili erano il tintinnio dei finimenti e i respiri affaticati e felici dei ragazzi dopo la cavalcata. Era carino, pacifico e segreto, e per la prima volta nella sua vita Crick si sentì come se fosse al centro di qualcosa. Solo quel piccolo gruppo di persone – più Parish, ovviamente – conosceva quel posto. Non c’erano spazzatura, preservativi usati o lattine di soda, e niente che gli ricordasse il suo patrigno Bob o le sue sorelle piccole o le lezioni che odiava o il fatto che tutto il resto della sua vita sembrasse avvolto e legato a quella piccola città schifosa.

Crick pensò che se il Pulpito era il suo mondo e Parish il suo santo padre, la Roccia della Promessa sarebbe stata la chiesa che avrebbe venerato.

Deacon prese le bisacce, rovistò velocemente al loro interno e poi tirò i costumi a Jon e Crick, quindi senza tante cerimonie iniziò a togliersi i vestiti per mettersi il suo.

Crick cercò con tutte le sue forze di non ingoiarsi la lingua.

Aveva sempre saputo di amare Deacon Winters, ma pensava fosse quel tipo di emozione ‘normale’ che ogni ragazzo prova per il suo eroe. I ragazzi attorno a lui parlavano di ragazze e, mentre trascorreva il sesto anno, Crick supponeva che prima o poi si sarebbe messo a guardarle e avrebbe iniziato a parlarne anche lui. Temeva quel momento – perché avrebbe significato che una parte della sua anima non sarebbe più stata centrata su Deacon – ma pensava fosse una cosa tipica della sua età e che sarebbe passata.

La pelle di Deacon era chiara – specialmente vicino a Jon, che era biondo e abbronzato grazie ai giorni passati nella piscina dei genitori – e aveva cicatrici dovute alle cavalcate e al football, e una che gli attraversava lo stomaco, causata da un intervento di appendicite, quindi non era perfetto. Ma oh, Dio e oh, wow, quel ragazzo era bellissimo. Quei fasci di muscoli tesi, che aveva visto quando lo aveva conosciuto, si erano un po’ sviluppati negli ultimi due anni, ma non mangiava ancora abbastanza. Le sue clavicole risaltavano vulnerabili e delicate dal suo petto definito, e l’incavo tra il collo e le spalle sembrava essere particolarmente sensibile. Aveva un neo piatto vicino al capezzolo destro, e un altro in basso sulla clavicola, e Crick cercò con tutte le sue forze di non fissarli, mentre allo stesso tempo ne memorizzava le posizioni per poterli rivendicare in un qualche appuntamento futuro. Doveva spogliarsi anche lui, comunque, o sarebbe sembrato un coglione, e quindi perse per un minuto la concentrazione.

Si era appena tolto le mutande quando Jon disse qualcosa d’illogico e spiritoso; Deacon gettò la testa indietro e rise, e Crick d’istinto guardò in alto.

Oh, Dio. Deacon era nudo, mentre teneva il costume di fronte a sé e si preparava a indossarlo, e Crick poté guardarlo per bene, nudo e sorridente, e tanto bello da spezzargli il cuore.

E il suo piccolo pene si drizzò con un flusso di sangue che Crick giurò venisse direttamente dal cervello. Arrossì – peggio che se si fosse ustionato – e si infilò il costume a casaccio. Senza guardare nessuno degli altri ragazzi, raccolse e annodò i suoi vestiti e li lasciò cadere in un mucchio su di una roccia, poi alzò lo sguardo con la faccia più innocente che era in grado di fare.

“Possiamo buttarci dentro subito allora?” chiese, e Deacon annuì con un piccolo sorriso.

Grazie a Dio l’acqua era fredda, o Crick avrebbe provato ad affogarvisi dentro, tanto per.

Mentre Jon e Deacon correvano sulla roccia e si buttavano nella piscina naturale di sotto con un tonfo acuto, alzando grandi schizzi d’acqua, Crick arrivò a due conclusioni.

Non avrebbe mai iniziato a guardare le ragazze.

E probabilmente avrebbe amato Deacon Winters in modo sincero e profondo per tutta la vita, come la maggior parte degli uomini ama le proprie mogli.

E prima o poi, poiché Deacon pensava che fosse onesto, avrebbe dovuto prendere le palle in una mano e il cuore nell’altra e dirglielo.

Ma non quel giorno. Quel giorno avrebbe riso e schizzato Deacon e Jon. Quel giorno avrebbe riso con Jon (che era estroverso e arguto, al contrario di Deacon) e guardato Deacon di nascosto per vedergli strizzare gli occhi e spalancare la bocca mentre rideva.

Quel giorno Crick avrebbe ascoltato quei due ragazzi più grandi di lui parlare delle loro ragazze, e avrebbe cercato di non farsi spezzare il cuore. Non stavano flirtando l’uno con l’altro e una fantomatica ragazza che non poteva vedere non sembrava una gran minaccia.

Quel giorno Crick sarebbe stato felice e si sarebbe divertito, e avrebbe rafforzato il suo proposito di comportarsi bene a scuola, in modo da non far vedere di nuovo a Deacon il suo lato peggiore, come lo vedevano sua madre e il suo patrigno.

Fu in grado di mantenere quel proposito per tre anni.
 
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