| Il romanzo ricorda una confortevole bottega di campagna: tutto quello che ti serve lo trovi, dalla cannella al badile. E, in effetti, Fabiola D’Amico non si fa mancare niente: la vezzosa donzella in pericolo, orfana di madre, concupita dal patrigno, pittrice emerita (ma i colori acrilici non vengono usati a partire dagli anni Venti del XIX secolo?), circuita due volte dal bel tenebroso sotto mentite spoglie (gentiluomo, capitano, pirata: abbiamo dimenticato di dire che è giovane, bello, con una “tartaruga” da urlo?) che, a sua volta, nasconde un triste passato. E come avrebbe potuto essere altrimenti? Il viscido di turno è così ributtante, nel fisico e nel morale, da rasentare il ridicolo. Addirittura ha collaborato con un tale Fagin (D’Amico risente delle buone letture) in una specie di tratta dei fanciulli. L’azione ha il delirium tremens: dall’Inghilterra si sposta alla Francia, alla Sicilia. Non dimentichiamoci il peregrinare della nave (pardon: del vascello) per l’Oceano Atlantico. Insomma, ci vorrebbe la guida del Touring Club per stare dietro a questi eroi vagabondi! Personaggi di contorno? Quanti ne volete. Il fido avvocato, innamorato da quattordici anni della madre del capitano (quarantenne e bellissima; solo qualche capello bianco in un mare di riccioli d’oro); le gemelline terribili figlie dei duchi di Worth, la sorellina del tenebroso che un po’ fa l’invidiosa un po’ la bambina testarda (deprimente in entrambi gli aspetti). Chi altri? Il nobile italiano, lussurioso ma-in fondo-bravo figliolo, il compagno di imprese piratesche dall’improbabile nome di Gawein… Ho dimenticato qualcuno? Spero di no, non vorrei attirarmi gli strali degli acquirenti abituati al confortevole negozietto di cui sopra. L’italiano sembra essere la seconda lingua di Fabiola D’Amico, che litiga con i congiuntivi e la punteggiatura. Il lessico risulta assurdo, con una malsana propensione per termini desueti (ahahah, ci sono cascata anch’io) e con aggettivi messi un po’ a casaccio. Consiglierei un’edizione migliore del vocabolario dei sinonimi e dei contrari.
|