| Recensione a cura di Valentina: Reputo questi due volumi tra i migliori romanzi d’esordio sul genere fantasy che ho letto. L’autore ha il potere di trascinare il lettore tra emozioni, epicità e personaggi carismatici. Nella cornice suggestiva di un antico Medio Oriente sospeso nel tempo e nello spazio, prendono vita le leggende sulla Genesi. Una Genesi innovativa e avvincente, che amalgama la mitologia egiziana, greco-romana e cristiana. Dal connubio tra tradizioni, ambito storico e fantasia dello scrittore, emerge la lotta ancestrale tra Bene e Male, Luce e Tenebra: le forze divine si fronteggiano e si muovono a fianco dell’Uomo, tracciandone la sorte e decretando il Destino, che rappresenta la Verità da temere e da accettare. In un’atmosfera mistica e sempre più drammatica, la trama si snoda frenetica e segue un ritmo serrato: sentimenti, avventura, imprevisti, violenza, sangue e morte. Mentre “Aegyptiaca” funge anche da introduzione per conoscere il contesto, in “Pyramisia” prevale una sequenza convulsa di avvenimenti. In un crescendo di sensazioni forti.La vicenda è corale: si dipana tra i punti di vista dei personaggi, che si intrecciano. Dalle sottotrame trapela lo schema generale. L’autore ha il pregio di cogliere ogni personalità in modo credibile e coerente con le circostanze e con la fazione a cui queste appartengono. Ovviamente l’attenzione è centrata sui protagonisti. È inevitabile per il lettore essere sopraffatto emotivamente dalla loro psicologia e dagli eventi. Ho apprezzato soprattutto la Sfinge e le Delicate, per il carattere contorto e sfaccettato e per l’evoluzione che affrontano. Convince e diverte l’indole del nano Babu, un mix riuscito tra impertinenza, saggezza sui generis, lealtà. Ho trovato appropriata la caratterizzazione delle divinità: ricalcano il temperamento fiero, capriccioso e sagace della controparte greco-romana, incluse le conseguenze spietate. I “cattivi” si rivelano più subdoli, feroci e potenti che mai. La rappresentazione dell’arte della guerra, che ha un ruolo portante, è superba e realistica. Rimarrete avvinti dai complotti, dalle scene degli scontri e dei duelli. Sconsiglio la lettura se siete sensibili alla brutalità. Sentimenti e sofferenze sono delineati in maniera efficace. L’autore si dimostra abbastanza spietato con i personaggi, soprattutto a livello psicologico. Più volte ho desiderato maledirlo, ma approvo e apprezzo la capacità di analizzare i fatti nella loro autenticità e tragicità. È stato istintivo il paragone con l’epopea “Le cronache del ghiaccio e del fuoco”, anche se George Martin sbaraglia il confronto, considerata la sua predilezione nel far morire tutti. Come nel fantasy classico è presente il tema del viaggio, inteso anche come prospettiva interiore. Ogni individuo coinvolto, infatti, affronta se stesso: paure e incertezze, impulsi, eredità e passato, profondità d’animo. Il sesso e i soprusi sono solo intuibili perché resi con velate allusioni. Non manca una sorta di sensualità di fondo, complici gli amori, qualche scena di nudo femminile, nonché l’indole e le vesti delle “donne guerriere”. Sono quindi evitati la gratuità e i riferimenti espliciti. Colpisce la capacità dell’autore di illustrare un affresco concreto e accurato, che trascina il lettore nell’ambientazione tipica dell’epoca remota nel Medio Oriente. Segno di una ricerca approfondita, di cui non è stato tralasciato nulla: cibo, vestiario, odori, armamenti, scenario sociale, naturale e urbano, termini appropriati. Non manca qualche tocco personale, perfettamente integrato nel contesto storico. Infine, ma non meno importante: un appunto sulle copertine. Strepitose, affascinanti, ricche di dettagli, appropriate. Le incertezze e le imperfezioni sono trascurabili: non intaccano la qualità generale della narrazione e dello stile, che convincono e coinvolgono. Un esordio italiano potente, promettente e travolgente, che consacra un fantasy inedito e intrigante dal gusto epico-eroico.
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