Immelancholy - Innanzitutto vendetta, di Sophie Martin - 25 febbraio 2014

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Lucia Guglielminetti
view post Posted on 19/5/2014, 11:39 by: Lucia Guglielminetti





IMMELANCHOLY - INNANZITUTTO VENDETTA
Sophie Martin




Come dice il proverbio? “Non giudicare il libro dalla copertina”. Nel caso di Immelancoly è un consiglio prezioso, perché la cover è davvero bruttina. Di sicuro il contenuto meritava di meglio. Mammaeditore, prendi nota. Detto questo, non sapevo bene cosa aspettarmi da questo libro, quando l’ho acquistato. Per qualche giorno ha stazionato sul mobile del mio ingresso e la pantera verdolina sembrava fissarmi con muta accusa. Poi, un giorno in cui avevo diverse ore fuori casa da far passare, in attesa che le attività dei pargoli terminassero, è successo qualcosa. Ho iniziato a leggerlo, e ho alzato la testa soltanto 85 pagine dopo, rendendomi conto che era tardissimo e che stavo per dimenticare alla scuola di teatro la figlia maggiore. Insomma, avevo perso la cognizione del tempo, avvinta dalla storia, che non era per niente come me l’aspettavo. Innanzitutto l’ambientazione: non le solite città super inflazionate, tipo Londra o New York o qualche altro posto figo, no. Dresda. È la citta natale dell’autrice, va bene, ma è una scelta davvero insolita e mi ha colpito, soprattutto per il modo in cui viene descritta. Trasmette una sensazione di disordine, caos, squallore, non un posto in cui ti piacerebbe stare, insomma. Una città ferma agli anni 50, in pieno regime comunista (o di qualche tipo) con botteghe vecchio stile, una piazza del mercato che ha addirittura un tocco medievale, strade buie dove non è così inusuale essere aggrediti. In contrapposizione, abbiamo la Natura. Non l’ho scritto a caso con la lettera maiuscola. La Natura è immensa, avvolgente, pura e benefica. Guarisce e protegge, nasconde e permette di ritrovare se stessi. Ho amato molto questo contrasto e mi sono piaciute le parti ambientate nelle maestose foreste tedesche. Pareva anche a me di poter respirare meglio, quando le leggevo. Tutto questo, naturalmente, è stato possibile grazie all’autrice e alla sua capacità di rendere al meglio questo contrasto con un linguaggio efficace ed evocativo. Poi ci sono loro, i protagonisti, Leila e Jaron. Lei è una ragazza forte, che lotta con coraggio contro le ingiustizie della società in cui vive – un regime totalitario che strappa alle famiglie i bambini ancora piccoli, per chiuderli in strutture chiamate collegi, quasi anticamere del carcere, da cui escono irregimentati e incapaci di ragionare con la propria testa – almeno fino al giorno in cui la sua vita non viene sconvolta da un evento terribile, che la lascerà sola al mondo. Unico compagno il desiderio di vendetta verso Assim, il disgustoso capo del Governo, e la consapevolezza della propria nuova natura. Leila infatti scopre di essere un mutaforma: in caso di emozioni particolarmente violente si trasforma in leopardo, proprio come racconta una vecchia leggenda delle sue parti. È in buona compagnia, in ogni caso. Jaron, il medico/funzionario che ha l’ordine di tenerla in custodia, è anche lui un leopardo. Il rapporto tra i due promette scintille fin dai primi istanti. Lei non può permettersi di riporre fiducia in nessuno, lui ha subito diverse delusioni sua e non concede a se stesso di lasciarsi andare, almeno fino a un certo punto. Su di loro grava la figura dell’Arutan, la mitica pantera nera, capo di tutti i mutaforma, che segue Leila come un’ombra nel suo viaggio verso la vendetta. Fino alle ultime pagine, tuttavia, non ci è dato sapere se la sua presenza sarà una cosa buona oppure no, ma il finale soddisfa la nostra curiosità. È stata una delle parti che ho preferito. Inaspettata, avvincente e sicuramente non scontata. Anche se la storia d’amore è una componente abbastanza importante del romanzo – non tanto come numero di pagine ad essa dedicate, ma come intensità – non definirei questo libro Romance e, per un Brutto Folletto come il sottoscritto, questo non può che essere un pregio. Di fatto, le scene hot sono soltanto due, ma le ho trovate entrambe convincenti e ben scritte, soprattutto quella nel lago di montagna. Nemmeno l’acqua gelida ha raffreddato i due protagonisti. E meno male. È la chimica tra di loro e la tensione – sessuale e non – che la fanno da padrone. Anche questo non è scontato ed è reso con grande efficacia dall’autrice. Se proprio devo trovare qualche difetto all’opera di Sophie Martin – non sarei il Goblin, se non lo facessi – citerei un eccessivo sottolineare le caratteristiche fisiche di Jaron. Va bene darcene una descrizione e fare in modo che apprezziamo il bel tipetto di cui sta scrivendo, ma qualche volta in meno sarebbe bastata. Per il resto ho notato qualche refuso e un paio di errori di tempi verbali verso la fine, ma potrebbero anche essere soltanto errori di stampa anch’essi. Niente, in ogni caso, che appesantisca la lettura e la renda meno appassionante. Promosso a pieni voti, dunque. Un bel quattro stelle non gliele toglie nessuno. Nemmeno io che sono una carogna. Alla prossima, caro lettore. Lo so, sto diventando troppo buono…




Edited by Pau_7 - 31/1/2015, 10:49
 
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1 replies since 8/5/2014, 20:10   34 views
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