CAPITOLO 6
CITAZIONE
Fermandosi ai piedi della stretta scala che correva lungo la parete, Ransom mormorò, "Tieniti sulla sinistra e aspetta che salgo anche io, allora raggiungimi." Le scale scricchiolarono sotto il suo peso, e di nuovo sotto quello di Elena, ma resistettero.
La pistola fuori, Ransom la condusse lungo il corridoio al piano di sopra e in una stanza dove l'odore di morte era così pungente che le avrebbe fatto rivoltare lo stomaco se non si fosse allenata a resistere all'impulso di vomitare. Il secondo colpo fu dato dall'umidità, dovuta alla disposizione di quella camera nella casa costruita per intrappolare quel poco calore che c'era... e accelerare il processo di decomposizione. Identificando immediatamente il materasso sporco sotto le finestre sprangate come la causa dell'odore di putrefazione, Elena entrò, fidandosi del fatto che Ransom le avrebbe guardato le spalle. Il corpo era gonfio a causa dei gas di morte, la pelle di un verde malaticcio, ma la testa era rimasta attaccata al collo, e il petto pulito ad una prima occhiata superficiale. Ciò significava che il suo cuore probabilmente non era stato asportato. Inginocchiandosi, Elena sbattè rapidamente gli occhi che minacciavano di lacrimare a causa dell'ondate di quell'odore così pungente, e ignorate le larve, sollevò le labbra del cadavere. Canini taglienti e di un bianco luccicante.
"Non è un neonato," disse a denti stretti, "quindi non si tratta di un Creato mal riuscito."
"Guarda la gola."
Strusciando le ali sul pavimento sporco ricoperto da Dio solo sapeva cosa, prese la piccola torcia elettrica che teneva nascosta a fianco del coltello sulla coscia sinistra e la puntò al collo della vittima.
"All'inferno." Pustole spesse piene di sangue liquido ricoprivano la gola dell'uomo, fino al colletto aperto della camicia... e oltre.
Lo spettacolo che si presenta agli occhi di Elena non è certamente dei migliori. La vittima è senza dubbio un vampiro e la causa del decesso sembra essere qualche malattia...peccato che si supponga che i vampiri non possano soffrire di nessun contagio.
Considerando la "particolarità" del caso, Elena contatta la Torre per informare Aodhan che le dice di aspettare che una squadra arrivi sul posto così da poterle permettere di continuare la caccia.
Dopo qualche minuto giunge Keir, il medico del Rifugio che Raphael aveva contattato subito dopo la Caduta.
Visto che Aodhan era stato richiamato dalla Torre pochi istanti dopo, Elena rimase a guardare le spalle a Keir che esaminava il corpo mentre Ransom si rimetteva sulle tracce di Darrell.
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Un improvviso lampo blu, Illium atterrò di fronte a lei. Avendola contatta mentre Keir studiava il corpo, aveva portato con sè una di quelle buste di plastica per metterci il corpo in modo da trasportarlo ai laboratori di ricerca sotto la Torre, e un piccolo contenitore per i rischi biologici per lei, con tanto di guanti e maschere, e non discusse quando lei gli impose di indossare quelle misure di sicurezza.
"La casa deve essere rasa al suolo," le disse quando ritornò con il corpo, l'espressione più dura di quella vista dalla maggior parte delle persone. "Non possiamo correre il rischio che l'infezioni si diffonda."
I due vengono poi raggiunti anche da Ransom che si ritrova d'accordo sull'idea di demolire la casa.
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"Sono d'accordo con il bel ragazzo - la casa deve essere bruciata," disse Ransom, una volta ritornati di fronte alla villa fatiscente. "Tu stai chiamando Illium un bel ragazzo?"
Elena sbuffò, concentrandosi su qualcosa di diverso dalla pesante nuvola di morte che incombeva sulla città. "Ti sei guardato allo specchio ultimamente?"
"Ho le cicatrici come ogni uomo che si rispetti."
Dopo essersi lavata e cambiata nei suoi alloggi alla Torre, Elena riceve una chiamata sul cellulare...Jeffrey.
Visto che Ransom non aveva più bisogno di lei per il momento, Elena decide di affrontare il padre, conscia dell'ennesima lite che sarebbe scaturita dalla loro discussione...perchè lei sapeva che il motivo che aveva spinto il padre a cercarla era Eve.
E di fatto...
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"Non avevi nessun diritto di far uscire Eve fuori dalla scuola."
"Fermati. Non ho intenzione di fare questo gioco con te oggi." Lei continuò a parlare nonostante il gelo dei suoi occhi. "La ragione per cui sono andata da Eve era che lei se ne stava nascosta in un angolo a piangere."
La pelle bianca sopra le ossa, un tic sulla mascella.
"Tu conosci il motivo," continuò spietata, spinta dall'amore per una sorella che era ancora un innocente. "Lei è tua figlia, e tu le hai detto di uscire fuori dalla tua vista?" Elena non fece nulla per nascondere il suo disgusto. "Non dovevi farlo Jeffrey, non a lei. Lei pensa che tu possa prendere la luna, cazzo!"
"Modera il linguaggio," sbottò lui, le mani nelle tasche dei pantaloni del suo completo. "E mia figlia non ti riguarda."
"Lei è mia sorella, bastardo. Stesso sangue, ricordi?"
La voce carica di una rabbia antica che minacciava di soffocare la sua intenzione di rimanere razionale, e non la ricacciò giù. "Tu ci hai fatte, e tu lo sai che a me non importa più." Era una bugia ma lei voleva credere che un giorno sarebbe diventata realtà. "Ma Eve, a lei importa. Così cresci e sii uomo."
"Elieanora!"
Camminando a passo svelto lungo il prato, lui le afferrò le spalle e iniziò a scuoterla fino a farle sbattere i denti. "Io sono ancora tuo padre e tu non mi parlerai in quel modo. Marguerite ti ha insegnato a comportarti meglio di così."
Era la prima volta da oltre un decennio che lo sentì pronunciare il nome di sua madre e, per un istante, entrambi si immobilizzarono, prima che la furia le incendiò il sangue. "Non osare metterla in mezzo! Tu hai scelto di smettere di essere mio padre molto tempo fa." Con le dita che affondavano nelle sue spalle, lui digrignò le parole successive.
"Io sarò sempre tuo padre... e ho pregato Dio di non esserlo."
Non vi dico l'indignazione che ho provato quando ho letto quest'ultima frase!!! Altro che martello! SPARATELOOOOOOOO
Ma come si può, dico io, essere così profondamente e completamente, insensibili e ipocriti per non dire di peggio!!!
Senza lasciar trasparire il dolore che quelle poche parole le hanno inferto, Elena riesce a concludere la loro conversazione dicendogli di stare attento a come si comporta con Eve, se non vuole avere da lì a dieci anni, la stessa conversazione con la più giovane delle sue figlie.
Detto questo si allontana, ma Elena è così sconvolta da fare un gravissimo errore.
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Lei non doveva farlo, non quando aveva già sforzato le sue ali per quel giorno, ma fece comunque un decollo verticale, ignorando le parole che Jeffrey pronunciò mentre la raggiungeva. E quando le lacrime presero a scorrerle sul viso, si disse che era per il dolore dei muscoli. Non era completamente una bugia, il corpo le urlava contro per quell'abuso. Due minuti dopo, un tendine si strappò con uno schioccho ben udibile, e lei realizzò che non solo sarebbe stata inutile per Ransom, ma che, nella sua furia cieca, aveva fatto un errore fatale.