Capitolo 7, "Angel's Pawn" di Singh Nalini

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A&P
view post Posted on 20/2/2013, 16:01




ANGELS' PAWN



LE NOSTRE TRADUZIONI SONO LAVORI AMATORIALI TOTALMENTE ESEGUITE DAI NOSTRI UTENTI E SENZA SCOPO DI LUCRO.
SONO RISERVATE ESCLUSIVAMENTE AI NOSTRI UTENTI ED E' ASSOLUTAMENTE VIETATO PRELEVARE QUESTE TRADUZIONI, INTERAMENTE O PARZIALMENTE, PENA IL BAN.


Tradotto da Lucy85!


Revisione a cura di Christiana V!









Capitolo 7



“Lui non ha alcun diritto di tenermi qui,” borbottò Ashwini, seduta ad asciugarsi e a spazzolarsi i capelli mentre Janvier si esaminava la faccia allo specchio. Dopo essersi fatto una doccia e ripulito, lui sembrava molto più magro rispetto a quando erano in macchina, i suoi zigomi che premevano come lame contro la pelle. “Di quanto sangue hai bisogno?”
“Abbastanza da doverlo prendere direttamente dalla vena questa volta. È più forte, più ricco e più nutriente.”
La sua mano strinse con forza la spazzola. “Audrina?”
“Se si offre.” Si scrollò le spalle. “Vorresti offrirti, mia cara?”
“Se tu stessi morendo di fronte a me, sì.”
Un piccolo sorriso, le labbra sottili tese. “Mi stupisci di nuovo. Ma no, non voglio sangue da te – non fino a quando entrambi non saremo sudati e nudi e tu starai urlando il mio nome.”
La sua mente formò l’immagine troppo facilmente, un caldo, intrigante pensiero che le fece stringere i muscoli interni rendendola umida. “Sei così sicuro di te eh?”
“Semplicemente so cosa voglio.” Quegli occhi bayou la squadrarono dalla testa ai piedi, fermandosi spesso al centro. “E come ho detto, c’è piacere in un morso.”
Si chiese se lei potesse desiderare il suo tocco più di quanto non faceva già ora.
“E’ un bisogno temporaneo.” Una pazzia temporanea.
“Non è un orgasmo,” mormorò lui. “Allora, fa sì che il piacere si moltiplichi e cresca fino a prendere il sopravvento su te stessa.” Sentendo che il suo corpo stava iniziando a ribellarsi alla sua volontà, gli puntò la spazzola. “Vai, nutriti. Ho bisogno che tu sia in forma se vogliamo sopravvivere a questo banchetto.”
“Tu ti fidi che io venga in tuo aiuto?”
“No. Voglio poterti usare come uno scudo – giusto ora puoi a malapena nascondere metà di me.” E ancora, nonostante tutto, era di una bellezza crudele. Come se lui fosse stato spogliato fino alla sua vera essenza.
“Hai ragione.”
Raddrizzandosi, si diresse verso la porta. “Quando ritorno, parleremo. I banchetti di Nazarach hanno l’abitudine di trasformarsi in qualcosa di mortale senza alcun avviso.”
Le parole di Janvier le rimbalzavano in testa mentre oltrepassava le porte della sala del banchetto, il lungo tavolo ricolmo di cibi squisiti e bottiglie che brillavano di un rosso scuro. Cibo e sangue. E carne fresca. Monique s’inginocchiò pudicamente al fianco di Nazarach seduto a capotavola, il quale stava parlando con Antoine.
L’ex ostaggio, i capelli come lamine d’oro, indossava un abito che urlava alta moda. Il tessuto di uno scarlatto acceso, le copriva il busto lasciando il resto scoperto, ben lontana dall’apparire trasandata. Monique non era l’unica in mostra. Simone era seduta alla sinistra di Antoine e, anche lei, era vestita per tentare. Infatti, tutte le vampire intorno al tavolo indossavano vestiti di alta moda, altamente seducenti eccetto Perida che era in T-shirt seduta vicino a Callan. Lo sguardo della guardia era furia allo stato puro quando scorse Ashwini. Ma lei era più preoccupata dal fatto che Nazarach avesse invitato entrambe le fazioni – o aveva deciso di mettere fine allo stallo… o stava giocando al più letale dei giochi. L’angelo alzò lo sguardo, occhi ambrati ricolmi di così tante urla che lei si chiedeva come lui riuscisse a dormire.
“Cacciatrice.”
Indicò un posto centrale del tavolo. Janvier era già seduto a lato opposto, essendo stato chiamato prima. L’ansia che sentiva nel petto scomparve nel vederlo illeso. Mentre si sedeva, notò che Nazarach aveva messo lei e Janvier giusto al centro – per sentire meglio e riportare le sue decisioni, le sue crudeltà? Era, dovette riconoscerlo, un metodo efficace per trasmettere il messaggio. Nessun bisogno di ucciderne centinaia. Ne sarebbe bastato uno da giustiziare ferocemente e nessuno avrebbe osato ribellarsi nuovamente. L’uomo vicino ad Ashwini attese fino a che l’attenzione di Nazarach non si spostò su qualcun altro prima di parlare.
“Riportare mia sorella indietro è stata la mossa peggiore che tu abbia mai fatto.”
Guardando quello sguardo blu elettrico, la pelle perfetta, alzò un sopracciglio. “E’ una minaccia?”
“Certo che no.”
Gli occhi di Frédéric Beaumont erano freddi quando incontrò i suoi. “Non ho mai minacciato un cacciatore che aveva il favore di Nazarach.”
“Ragazzo intelligente.” E lui le avrebbe strappato la gola nell’istante in cui avrebbe pensato di poterla fare franca. Questo non significava che non poteva usarlo. “Ho sentito che ti occupi di armi.”
A suo merito, Frédéric seguì il cambio di argomento senza difficoltà. “Si.”
“Sai dove posso trovare qualche lanciagranate portatile?”
Una breve pausa. “Posso chiedere perché ne hai bisogno?”
“Stavo solo pensando che potrebbe tornarmi utile un giorno.” I sogni erano stati strani, frammentati. Tutto ciò che riusciva a ricordare le lasciava pensare che un lanciagranate le sarebbe stato d’aiuto. E considerati i suoi sogni… “Mi piace essere pronta.”
“Posso darti il nome di un fornitore.” Continuò Frédéric fissandola. “ Sei un passo fuori dal mondo non è così cacciatrice?”
“O è il mondo che è a un passo fuori da me,” gli rispose, mentre Janvier attirò il suo sguardo. Un avvertimento ardeva in quelle profonde pozze verdi che lei era abituata a vedere colme di risate, e l’intensità che avvertì le gelò l’anima. Qualunque inferno avesse pianificato Nazarach, Ashwini davvero non voleva esserci. Rapidamente, prese in considerazione l’idea di chiamare in supporto la Corporazione, ma perché mettere Kenji e Baden in pericolo se Nazarach voleva solo lei e Janvier come suo pubblico? All’improvviso ci fu solo silenzio. Ashwini sapeva che lo spettacolo stava per iniziare prima ancora di vedere l’angelo che alzava un bicchiere di vino. “Per una conversazione intelligente e nuovi inizi.”
Le occorse qualche istante per capire perché queste parole riempirono di paura la sala. Antoine e Callan seduti ai lati opposti, la vecchia guardia e la nuova. Solo uno, pensò, ne sarebbe uscito vivo. “La sopravvivenza del più forte,” mormorò a se stessa. Ma Frédéric rispose. “Non sempre.”
Le si avvicinò, sfiorandole la spalla. “Qualche volta, sopravvive colui che gioca meglio.”
Si girò verso di lui. “Tua sorella verrà uccisa se non impara.”
Labbra carnose s’incurvarono. “Monique è molto brava nel far fare agli uomini ciò che vuole.”
“Si, ma Nazarach non è un uomo. E credo che lei lo possa dimenticare un giorno.”
Lentamente sbatté le palpebre un paio di volte. “Non morirà. Non stanotte. Nazarach la umilierà sottomettendola e ciò sarà abbastanza.”
Ashwini sentì una nota di rabbia nella sua voce, ed era comprensibile, ma c’era anche qualcos’altro, qualcosa che mise in allarme i suoi sensi nascosti. Seguendo il suo sguardo sensuale mentre accarezzava la spalla nuda di Monique, lei scosse la testa. “Ti prego dimmi che non è quello che penso.”
“Tutti gli altri moriranno,” sussurrò Frédéric, la sua voce come carta vetrata contro la sua pelle. “E’ meglio scegliere i compagni tra coloro che rimarranno per l’eternità”
Posando il suo bicchiere d’acqua, inghiottì. “Questo è un modo unico di pensare.”
“Migliore di quello di Janvier.”
Frédéric guardò dall’altro lato del tavolo, e i due uomini si guardarono negli occhi.
“Lui ti insegue, ma tu ti trasformerai in polvere in pochi decenni se non prima. Una relazione di questo tipo è senza senso.”
Tracciando il profilo di Janvier – sano e senza macchia ancora una volta – lei scosse la testa. “C’è piacere nella danza, un piacere che tu non saprai mai.” Perché lei sapeva anche senza chiedere che Monique e Frédéric avevano intrapreso questa relazione insana ancor prima di essere Creati.
Frédéric continuò a mantenere lo sguardo di Janvier. “Qualunque piacere ci sia, il dolore che lo tormenterà sarà maggiore.”
“E se Nazarach decide che Monique è sacrificabile?” sussurrò lei.
La sua testa scattò verso di lei, e vide una scintilla di pazzia in quegli occhi un tempo urbani, che le fece temere per il tipo di vampiro che lui sarebbe diventato con l’età.
“Annienterò chiunque cerchi di portarmela via.”
Ashwini non rispose, ma pensò che Frédéric Beaumont non avrebbe avuto una vita molto lunga. Infatti, lei, con la sua misera, breve, vita umana, sarebbe sopravvissuta a questo quasi immortale. Perché nessuno poteva andare contro un angelo col potere di Nazarach, fatta eccezione per uno del Quadro dei Dieci- e se Frédéric non lo capiva…
Brividi di paura percorsero la sua schiena non appena Nazarach si alzò, le ali aperte che dominavano la stanza, ali di una bellezza crudele con il loro brillare ambrato. Quella era una paura sana. Lei la raccolse a sé, uno scudo contro l’impatto del potere che proveniva da lui. Per la prima volta, lo vedeva veramente, capiva davvero quanto non fosse umano, come fosse completamente estraneo alla vita mortale. Questo essere vedeva tutti –vampiri e umani – come niente più di qualcosa di interessante, divertente, o giocattoli irritanti, a seconda del suo umore.
L’angelo iniziò a parlare, la sua voce calma…e tagliente come una lama sguainata, “Non sono contrario che i miei vampiri risolvano i problemi tra loro. Tuttavia, quando si giunge a questi livelli, mi costringete ad intervenire.” Il suo sguardo andò da Antoine a Simone. Indugiò sulla femmina terrorizzata per qualche secondo. “Naturalmente,” aggiunse a bassa voce, “alcuni di voi ritengono di poter fare un lavoro migliore di un angelo di settecento anni. Non è così, Simone?”
Le dita di Simone stavano tremando così violentemente, che il liquido rosso nel suo bicchiere trasbordò fuori non appena lo poggiò sul tavolo.
“Sire, io non ho mai -”
“La menzogna,” la interruppe Nazarach, “è qualcosa che disprezzo.”
“Sire,” disse Antoine, mettendo una mano in maniera protettiva, su quella della compagna, “Mi assumo la responsabilità di ogni sbaglio. Io sono il membro più anziano.”
Gli occhi ambrati di Nazarach brillarono mentre fissava il vampiro. “Nobile come sempre, Antoine. Lei ti venderebbe al migliore offerente, se si venisse al dunque.” Antoine fece un debole sorriso. “Noi tutti abbiamo le nostre debolezze.”
Nazarach rise e sembrava quasi che ci fosse un barlume di divertimento in quella risata – ma era il divertimento di un immortale, un coltello fatto per far sanguinare gli altri. “Sono contento che Callan non sia riuscito ad ucciderti, Beaumont.” Voltandosi, osservò l’uomo che aveva appena menzionato. “Il giovane leone – uno non molto bravo a custodire quello che vuole mantenere.” La sua mano accarezzò nuovamente i capelli di Monique, in silenzio, un insulto crudele. Gli occhi di Callan saettarono verso Janvier. “Mi sono fidato troppo facilmente. Non commetterò di nuovo lo stesso sbaglio.”
“Lo sbaglio,” lo corresse Janvier scrollando le spalle con noncuranza, “ti ha salvato la vita.”
L’espressione di Nazarach non cambiò, ma la sua voce, era fredda come il ghiaccio. “Il Cajun ha ragione. Tu hai preso ciò che è mio. Per quale motivo non dovrei strapparti le ossa dalla pelle mentre tu stai urlando?”
Callan si alzò, per poi cadere in ginocchio. “Le mie più profonde scuse, sire. Sono stato…troppo zelante nel mio tentativo di provarti che posso servirti meglio di chi considera scontata la sua posizione.”
Per un istante, non si fu alcun suono, e Ashwini sapeva che era il momento del giudizio. Quando le ali di Nazarach si ripiegarono elegantemente dietro la schiena, nessuno osava respirare.
“Simone,” disse con quella dolce, pericolosa voce. “Vieni qui.”
La donna snella si alzò, tremando così violentemente da riuscire a malapena a camminare. Antoine si alzò con lei. “Sire,” iniziò.
Nazarach scosse la testa in un cenno di diniego. “Solo Simone.”
Quando sembrò che Antoine volesse replicare, l’angelo aggiunse, “Non sono così indulgente, Antoine, neanche per te.” Chiaramente riluttante, Antoine tornò al suo posto. E quello, pensò Ashwini, era il prezzo dell’immortalità. Rinunciare a una parte della tua anima. Lei osservò mentre Simone raggiungeva l’angelo, ma prima che lei potesse inginocchiarsi, Nazarach la prese per le braccia e chinò la testa vicino al suo orecchio. Ciò che le disse, non lo avrebbe mai saputo nessuno. Ma quando lei si voltò verso la stanza, la sua faccia era pallida, le ossa che sporgevano contro la pelle. La mano destra di Nazarach era rimasta sulla sua spalla mentre incontrò gli occhi di Antoine. “Sembra che Simone sarà mia ospite per la prossima decade. Lei è d’accordo che deve prendere qualche lezione su come imparare a trattare con gli angeli.”
La faccia di Antoine si tese, ma non intervenne.
“Tu sarai leale a me, Antoine.” Un ordine calmo, un avvertimento brutale, le dita che indugiavano sulle guance pallide di Simone. “Assolutamente leale.”
“Sire.” Antoine chinò la testa, guardando lontano dalla donna che dichiarava sua. Ma Nazarach non aveva finito. “Per ciò che hai fatto, risparmierò la tua vita, ma non quelle dei figli dei tuoi figli. Non ci saranno più vampiri Beaumont, non per i prossimi duecentocinquanta anni.”
Frédéric trattenne il fiato e Ashwini non dovette chiedersi il perché. Al vampiro era appena stato detto che lui non avrebbe mai potuto avere dei figli se non desiderava vederli morire. E siccome i vampiri non rimanevano fertili troppo a lungo dopo la trasformazione, ciò significava che lui non avrebbe mai potuto avere dei figli. Callan era rimasto immobile per tutto il tempo, ma alzò la testa non appena Nazarach fece il suo nome.
“Se desideri che il tuo bacio resti ad Atlanta, dovrai firmare un altro Contratto. Cento anni di servizio.” Sembrava, apparentemente, una punizione più leggera –dopotutto, Callan stava cercando comunque di servire Nazarach. Ma vedendo il modo in cui la mano dell’angelo si erano mossa sulla testa di Monique, Ashwini sapeva molto bene che Nazarach era a conoscenza che c’era qualcosa tra la bellissima vampira e il leader del bacio di Fox. E lui avrebbe usato quell’informazione per tormentare Callan ogni qual volta ne avesse avuto voglia. Non ci fu alcun spargimento di sangue quella notte. Niente che potesse essere visto. Ma mentre Ashwini osservava Simone inginocchiata a lato di Nazarach, capì che alcune ferite avrebbero sanguinato dolorosamente da entrambe le parti. Le urla silenziose di Simone erano già parte dei graziosi archi della casa di Nazarach.

Edited by Karyn. - 27/2/2013, 12:19
 
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kurechan
view post Posted on 20/2/2013, 17:22




Grazie x il vostro lavoro

:Lucia: :ciaoo:
 
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Christiana V
view post Posted on 20/2/2013, 17:53




Nostro dovere e piacere!
 
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arya00
view post Posted on 20/2/2013, 18:55




wow...wow!! Grazie mille!!! Ma è una mia idea oppure Nazarech è uno str....... con la S maiuscola??? e io che all'inizio trovavo crudele Raphael!!! :nooo:
 
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view post Posted on 20/2/2013, 20:52
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Angeli crudeli
Grazie siete bravissime :grazie: :grazie: :grazie: :grazie: :grazie:
 
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adriana*
view post Posted on 21/2/2013, 10:02




CITAZIONE
“Vai, nutriti. Ho bisogno che tu sia in forma se vogliamo sopravvivere a questo banchetto.”
“Tu ti fidi che io venga in tuo aiuto?”
“No. Voglio poterti usare come uno scudo – giusto ora puoi a malapena nascondere metà di me.”

brava ash, così si risponde!!! bellissima traduzione, bravissima lucia!!!... cmq Nazarach fa venire i brividi :brrrr:
 
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Anairo_Aisha
view post Posted on 21/2/2013, 14:52




:grazie: Lucy!
Capitolo magistralmente tradotto:

:Lucia: :Lucia: :Lucia: :Lucia: :Lucia:
:grazie: Christiana!
Certo che la crudeltà di Nazarach è da incubi notturni! :...:
 
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view post Posted on 24/2/2013, 19:23
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Sono fatta così...un enigma avvolto in un indovinello e confezionato in un paradosso!

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Gli angeli della Nalini sono qualcosa di unico, unisco bellezza a crudeltà, fascino a freddezza...
Grazie per la traduzione!
:grazie:
 
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7 replies since 20/2/2013, 16:01   179 views
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