Capitolo 6, "Angel's Judgment" di Singh Nalini

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A&P
view post Posted on 8/7/2013, 11:37




ANGEL'S JUDGEMENT



LE NOSTRE TRADUZIONI SONO LAVORI AMATORIALI TOTALMENTE ESEGUITE DAI NOSTRI UTENTI E SENZA SCOPO DI LUCRO.
SONO RISERVATE ESCLUSIVAMENTE AI NOSTRI UTENTI ED E' ASSOLUTAMENTE VIETATO PRELEVARE QUESTE TRADUZIONI, INTERAMENTE O PARZIALMENTE, PENA IL BAN.


Tradotto da Lucy85!


Revisione a cura di Christiana V!







Capitolo 6

Erano le sette del mattino quando uscirono nuovamente – senza aver dormito, ma con gli ormoni felicemente soddisfatti, come piaceva pensare a Sara, e armati fino ai denti. Era ovvio che i vampiri la stavano pedinando per qualche motivo – non c’era bisogno di dargli un facile obiettivo.
Le strade erano ancora avvolte dal buio invernale quando si misero in moto, la nebbia che ricopriva sinuosa le case come una carezza appena sussurrata. Anche la discarica sembrava appartenere a un sogno per il modo in cui appariva più dolce per via della luce.
“Prendiamo la strada principale oggi,” suggerì lei. “Dirò che sono qui per controllarlo su ordine di Simon.”
Deacon annuì e spinse la moto fino a farla fermare davanti al cancello chiuso con un lucchetto. “Lucy dovrebbe essere qui a momenti.”
Ma nonostante aspettassero, il mastino infernale che tanto piaceva a Deacon, non apparve. Una brutta sensazione iniziò a chiudere la bocca dello stomaco di Sara.
“Aspetta.” Scese a terra e aprì il cancello per farci passare anche Deacon. La tentazione di lasciarlo aperto per agevolare un’eventuale fuga era forte, ma non voleva che Lucy scappasse terrorizzando il vicinato – e forse anche lei se non riusciva a trovare la strada di casa.
Una volta richiuso il cancello, risalì sulla moto e percorsero il restante tratto di strada verso la casa/baracca di Tim – o si avvicinarono quanto poterono considerati i mucchi di spazzatura messi a casaccio. C'era una luce all'interno. “È in casa.” Togliendosi il casco, lo poggiò sul manubrio, mentre Deacon faceva lo stesso.
“Non mi piace.” Le parole del Killer erano calme, i suoi occhi intensi mentre si facevano largo tra la spazzatura per emergere in uno spazio aperto vicino alla casa di Tim. “Qualcosa non quadra.”
I suoi istinti erano d’accordo. “Facciamo il giro della casa, assicuriamoci che le cose siano -" Fu allora che li vide. I vampiri. Accovacciati su auto distrutte, distesi tra torri di metallo, appoggiati ai lati della baracca di Tim.
Lei sapeva che non c’era tempo da perdere. “Dobbiamo entrare dentro.” Era l’unica posizione difendibile. La sua balestra era già tra le mani.
“Loro se lo aspetteranno.” La schiena di Deacon incontrò la sua mentre si giravano sui lati opposti.
“A meno che Tim non si è barricato dentro.”
Deacon non disse nulla ma Sara sapeva cosa stava facendo. Ascoltava. Se Tim era vivo e stava dentro casa, voleva dire che li conosceva. Subito dopo udirono Lucy, un’improvvisa serie di latrati e poi più nulla. Il vampiro più vicino a Sara imprecò quasi più rumorosamente del suono appena udito. “Quel dannato cane demoniaco mi ha mangiato metà gamba.”
Era una cosa così normale da dire, ma lei sapeva che lui era tutto tranne che normale. Non solo lui aveva secoli di esperienza negli occhi, si muoveva come un uomo che sapeva bene come sfruttare ogni cosa a suo vantaggio. Ma non aveva armi con sé. Gli arcangeli erano nulla se non equi. Naturalmente, il loro concetto di giusto implicava due cacciatori – possibilmente tre – contro quelli che sembravano essere una quindicina di vampiri.
“Qualcuno ha levato le tende,” mormorò Sara a bassa voce.
“Non riconosco nessuno di loro, neppure il più vecchio. Significa che non appartengono a Raphael.”
Lei stava pensando la stessa cosa. “È bello sapere che il mio stesso arcangelo non sta cercando di uccidermi.” Puntò la balestra contro il leader del gruppo. “Credo che sia ora di fare un po’ di tiro al bersaglio.”
Il vampiro sorrise, pulito e ordinato. “Vorrei solo un sorso, milady.” Una voce che racchiudeva echi di galanteria e crudeltà. “Dicono che il sapore del Direttore della Corporazione sia davvero dolce.”
Considerando che dubitava fortemente che Simon avesse permesso a qualcuno di sgranocchiarlo, Sara era a dir poco scettica. “Sei a corto di sangue allora?” disse, mentre si spostava leggermente verso la casa. E Deacon con lei.
I vampiri mantenevano la distanza… per il momento.
“Tu mi ferisci, petite guerrière.
Piccola guerriera? Sara voleva colpirlo solo per principio. “Vuoi essere fatto a pezzi?”
“Bugie, dolce bugie.” Agitò un dito. “Ti sono permesse armi munite di chip solo durante una caccia autorizzata. Se usi copie illegali su di me, non potrai essere la prossima Direttrice della Corporazione.”
Dannazione. Non si era aspettata che il bluff funzionasse, ma la sua risposta significava che era intelligente. L’intelligenza aggiunta all’età, rappresentava una pessima combinazione in un vampiro ostile. “Ti colpirò per davvero se ti avvicini ancora – e se ti ficco una freccia dritta al cuore, non avrai scampo.”
Il vampiro alzò le mani. “Ahimè, ho i miei ordini. Il mio padrone non vuole vedere una femmina umana che guida una corporazione di guerrieri.”
“Ci sono donne anche tra gli arcangeli.” Sentiva il corpo di Deacon teso, pronto per la battaglia.
“Ah, ma tu non sei un arcangelo.” E allora si mosse.
Lo stesso fecero Sara e Deacon. Era come se lo avessero fatto per anni. Impugnando la balestra mentre correva di lato, colpì il vampiro alla spalla – aveva mirato alla testa, dannazione – e la ricaricò velocemente usando la tecnologia brevettata da Deacon. I cacciatori amavano le sue armi per un motivo. Sara aveva sparato altre cinque frecce prima che loro si fermassero di nuovo. Ma ora erano a tre secondi dalla casa.
Deacon rimase per tutto il tempo schiena contro schiena con Sara, adattandosi al suo passo più piccolo con una facilità che le faceva capire esattamente quanto fosse bravo a combattere. Dai suoni che sentiva, lui stava usando qualcosa simile a una pistola ma che non sparava proiettili. I vampiri erano troppo vicini per rischiare di dargli uno sguardo, ma non pensava che fosse ferito da qualche parte.
“Basta giocare?” chiese al vampiro che sembrava essere il portavoce del gruppo. Quell’uomo affascinante aveva già rimosso la freccia e la gettò ai suoi piedi. “È stato decisamente poco signorile.”
“Beh, non è che tu sia stato esattamente un gentiluomo attaccandomi.” Sara poteva sentire il sorgere del sole in lontananza. Peccato che i vampiri non si sarebbero ridotti in cenere al primo tocco dei raggi solari. Solo nei film le cose erano davvero facili. Qualche vampiro poteva soffrire per la troppa sensibilità alla luce, ma lei c'avrebbe scommesso che tutti quelli presenti erano più che capaci di camminare sotto la luce.
“Ah,” disse il vampiro. “Questo è vero. Ma tu hai un cavaliere a proteggerti.”
“Non ho bisogno di un cavaliere,” gli rispose, sapendo perfettamente che in ballo c’era più della mera forza fisica. “Non sono una regina che si nasconde dietro le sue truppe. Sono un generale.”
L’espressione del vampiro divenne stranamente più tranquilla. “Allora smetterò di essere un gentiluomo.”
Questa volta, non fu abbastanza veloce nel ricaricare. Buttando a terra la balestra, iniziò a combattere con i coltelli, tagliandolo alla gola, colpendo con un calcio allo stomaco un secondo vampiro. Dietro di lei, Deacon riusciva a tener testa a vampiri da tutte le parti. Ma loro erano decisamente in sovrannumero. Non era affatto un combattimento equo.
Chiunque avesse orchestrato tutto questo voleva che Sara morisse. Perché? Tracciò una linea sul collo di un vampiro e il sangue che la investì era caldo, fresco e nauseante. Il vampiro barcollò indietro, la mano alla gola. Sara continuò a combattere, calciando e spezzando ginocchia. Qualcosa bruciò nella sua spalla e affondò un coltello nell’orecchio di un vampiro che aveva deciso di farne la sua colazione.
Ululando, l’attaccante si allontanò. Allora Deacon ringhiò e lei non aveva mai sentito un suono più agghiacciante. Lui fece fuori i tre che si stavano dirigendo verso di lei, tenendo a bada gli altri due dal suo lato mentre Sara afferrava la pistola che teneva dietro la schiena. “Pronta!” urlò, e iniziò a sparare per coprirlo mentre ricaricava.
Erano vicini alla casa. Ma non abbastanza. Se Tim era dentro, era o ferito, o morto, oppure non aveva fatto un cazzo. Altrimenti avrebbe già iniziato a sparare. Il che significava che era il momento per le misure drastiche. Simon era stato molto chiaro nelle sue istruzioni.
“Camminiamo su una linea precaria. Gli angeli hanno bisogno di noi. Ma se ci dimostriamo troppo potenti, ci cancelleranno allegramente dall’esistenza. Ferisci i vampiri che ti mandano, ma non cercare di ucciderli. Perché se lo fai, diventerai una minaccia, non una risorsa.”
Il problema era che i vampiri continuavano a guarire da quelle ferite non letali solo per continuare il loro senza senso – e apertamente mortale – assalto.
“Deacon?”
“Sì.” Era d’accordo.
Proprio nel momento in cui la sua mano si muoveva per prendere il lanciafiamme in miniatura legato alla coscia, un coltello colpì il vampiro di fronte a lei, recidendogli la carotide. Mentre lui soffocava nel suo stesso sangue facendolo allontanare dal campo, un altro coltello infilzò l’occhio del vampiro che aveva colpito con la sua prima freccia.
Nessuno di quei coltelli era di Sara.
Allora iniziarono gli spari.
Coltelli da sinistra. Proiettili da destra.
E la strada per la casa tutto d’un tratto era libera. Era stata la scelta migliore dall’inizio, un posto da dove avrebbero potuto contrattaccare. Ma ora le cose erano cambiate. “Stai pensando quello che penso io?”
“Combatti.”
Sorridendo, lei prese una seconda pistola dalla fondina ascellare e iniziò a sparare a due mani.
Cinque minuti dopo, avevano la casa alle spalle e i vampiri sanguinanti e con le ossa rotte; presi tra le loro pistole e chiunque stesse lanciando i coltelli – ed altre cose – dalle vicinanze del recinto.
Il capo dei vampiri alzò le mani, i palmi all’infuori. “Mi arrendo.”
C’era stato un gemito collettivo da parte degli altri vampiri – tutti vivi – mentre crollavano a terra. Sara non poteva crederlo. “Tu pensi che io ti lasci andare?”
Il vampiro sorrise. “La politica è un’amante scortese.”
“Devo aspettarmi altre visite da parte tua?”
“No. Il test è stato superato.” Fece l’occhiolino, l’occhio ferito che guariva ad una velocità impressionante. “E gli arcangeli hanno poco interesse per gli affari interni della Corporazione.”
“Allora cos’era l’intera faccenda del cercare-di-uccidermi? Cos’era tutto questo?”
“Doveva essere fatto.” Alzando le spalle, si voltò verso i suoi compagni. “È ora di andare.”
Altri cinque minuti e non c’era più nessun vampiro visibile dalla luce dell’alba di quella fresca mattina invernale. Finalmente Sara abbassò le armi e diede uno sguardo a Deacon. Stava sanguinando, il giubbotto ridotto a brandelli, ma era lo sguardo nei suoi occhi che la scosse fino al midollo. Era incazzato. “Dannazione, Sara. Non mi piace vederti ferita.” E allora la baciò.
Era un bacio caldo, selvaggio e fantastico… fino a che Lucy non iniziò ad ululare. E qualcuno tossì.
Sara mise fine al bacio, la pistola alzata – per vedere una donna alta con lunghi capelli biondi legati a coda di cavallo, gli occhi sinceramente curiosi e il corpo ricoperto di coltelli. “Quindi,” iniziò Ellie con un enorme sorriso, “tu e il Killer eh? Mi piace.” Guardò Deacon dall’alto in basso, e fischiò. “Il Sigillo di Approvazione della migliore amica è stato elargito. Con tanto di medaglia d’oro, direi.”
Sorridendo, Sara corse ad abbracciarla. Elena scosse la testa. “Ti adoro, Sara, ma sei tutta ricoperta di sangue di vampiro.”
“Ugh.” Sara abbassò lo sguardo sui suoi vestiti impregnati. “Pensavo di averti detto di starne fuori.”
“Tu lo avresti fatto?” Ellie inarcò un sopracciglio. “Esattamente.”
Arrendendosi, Sara alzò le mani. “Dobbiamo controllare Tim – il cacciatore dentro.” Si voltò verso Deacon. “Pensi che possiamo mandare dentro Ellie? Non vogliamo sporcare di sangue tutto il pavimento di Tim.”
Gli occhi di Deacon brillarono. “Ottima idea.”
Elena spostò lo sguardo da uno all’altro. “Ho forse scritto “idiota” sulla fronte? Non credo proprio. So tutto del compagno demoniaco di Timothy.”
Nonostante quel che aveva detto, Deacon era già alla porta. “Tim?”
“Sto bene,” rispose una voce gemente mentre Lucy iniziava ad abbaiare forsennatamente. “Luce, dolcezza, sta giù.” Qualche ringhio dopo il cane si calmò.
“Coprimi,” disse Deacon e aprì la porta.
Sara era pronta a sparare a Lucy – per ferire, non uccidere – ma “quel dannato cane del diavolo” era seduto attento vicino alla posa scomposta del suo padrone, sorridendo come se non stesse aspettando altro che una chance per mordere le loro facce. Tim aveva una pistola in mano, un brutto livido su un lato del volto… e odorava come una distilleria.
“Gesù, Tim,” mormorò Ellie, agitando una mano davanti al suo sensibile naso da cacciatrice. “Hai fatto un bagno nella birra?”
Tim fece una smorfia. “Shh.”
“Ti sei fatto una bevuta?” Sara emise fuori un respiro arrabbiata. “Pensavamo che fossi morto.” Oppure che fosse un serial killer.
“Ehi,” mormorò lui, “Ero abbastanza cosciente da sparargli, no? E credo di aver il diritto di farmi un goccio dopo aver trovato un vampiro fatto a pezzi da un gruppo odioso – gli hanno anche tagliato le dita una ad una. Che cazzo di eleganza.”
Anche Sara aveva avuto uno di quei casi. Aveva cucinato senza sosta per cinque giorni di fila dopo. I suoi vicini l’aveva adorata. “Chi ha dato da mangiare a Lucy?”
“Io, naturalmente.” Le rivolse uno sguardo indignato. “Come se avessi lasciato la mia bambina senza cibo.” Baciò quella rognosa tesa nera. “Lei sa dov’è la sua scorta di cibo. E io gli lascio dell’acqua dappertutto.”
“Tim,” insistette Sara, “questo è importante. Puoi dimostrare dove sei stato nei giorni scorsi?”
Lui le diede uno sguardo stranamente lucido. “Nascosto in un angolo del bar Tutta-la-Notte-Tutto-il-Tempo di Sal. La scatola di fiammiferi è sul tavolo.”
Deacon chiamò il numero per confermare la storia di Tim. Felice delle notizie, ma consapevole delle implicazioni, Sara si strofinò la faccia. “Ellie, puoi assicurarti che Tim si disintossichi e che si prenda cura di quel livido? Deacon e io abbiamo qualcosa di cui occuparci.”
“Sto bene,” mormorò Tim cercando di alzarsi. Solo per poi ricadere col culo a terra. “O forse no.”
Elena annuì. “Nessun problema. Hai bisogno di una mano?”
Fu Deacon a risponderle. “Rimani in zona. Se abbiamo bisogno di rinforzi, ti chiameremo.”
“Andata.” Scimmiottando un “da leccarsi i baffi” dietro la schiena di Deacon mentre usciva fuori per fare un’altra chiamata, Ellie diede a Sara i pollici in su. Era impossibile non sorridere, ma quel sorriso era scomparso prima ancora di raggiungere la moto di Deacon. “Deve essere Marco. E se non lo è, siamo nella merda.” Perché significava che loro avevano per le mani un pazzo senza nome che vagava libero per le strade.
“Ho appena fatto il punto con Simon. Shah ha lasciato la città due ora fa, quindi, se c’è un altro omicidio…” Scosse la testa. “Non possiamo aspettare che accada, è ora di giocare duro con Marco.”
“Pensi di riuscire a spezzarlo?”
Il volto di Deacon era una maschera cupa. “Sì.”
Questo avrebbe dovuto spaventarla. Ma non lo fece. Perché anche lei sapeva come giocare duro. “Facciamolo.” Salendo in moto, prese il casco che le passò. “Dopo che tutto questo sarà finito, voglio fare una doccia in un bagno molto grande.”
“Useremo l’attico.”
“Cosa ti fa pensare che tu la farai con me?”
“Vivo nella speranza.”
Oh, lei sinceramente voleva che continuasse con lui, pensò, mentre chiudevano il cancello dietro di loro e si allontanavano. Forse c’era un modo per farla funzionare? Ma sapeva che in realtà non c’era. Non riusciva a vedere Deacon in smoking e con un “certo modo di fare”. E il Direttore della Corporazione aveva a che fare con i giochi politici. A nessuno piaceva una presenza potente come la Corporazione nella città, ma la diffidenza poteva essere trasformata in rispetto e anche in benvenuto con qualche sottile manovra.
Molto tempo prima, la Corporazione aveva adottato un velo di segretezza. Il risultato finale era stato un'ondata di focolai contro di essa e che aveva comportato la distruzione di molti suoi edifici, uccidendo un numero devastante di cacciatori durante il processo. Nessuno voleva ripetere una simile esperienza. Improvvisamente conscia che Deacon aveva ridotto drasticamente la sua velocità, si girò per spiare oltre un braccio muscoloso. “Oh, no, che cazzo.” Sfilandosi il casco, si tirò in piedi sulla moto, usando la schiena di Deacon per bilanciarsi. “Ti eri arreso,” urlò al vampiro che stava in mezzo alla strada. “Questa volta colpiremo per uccidere.”
 
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machian5
view post Posted on 8/7/2013, 17:19





grazie!
 
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view post Posted on 8/7/2013, 19:41
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Che bello che bello che bello ! Grazie mille
 
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