E’ un’esistenza claustofobica quella di Gray: vive in un paese recintato da un muro che nessuno può valicare, pena la morte
Come se non bastasse gli abitanti di genere maschile al compimento del diciottesimo anno di vita vengono “sequestrati”
Un attimo prima sono davanti alla comunità e invece quello dopo non più: i cittadini percepiscono una sorta di piccolo e breve terremoto, si vede il soggetto investito da una forte luce e poi puf, sparito, volatilizzato. Dove, come e perché non si sa.
A mettere la pulce nell’orecchio di Gray è una lettera della madre morta per polmonite ritrovata dal ragazzo poco dopo il “sequestro” di Blaine, suo fratello maggiore. Lo scritto è molto criptico soprattutto perché incompleto. Nella lettera, scritta per Blaine, la madre raccomanda di non farla leggere a Gray perché troppo impulsivo. Dove sarà l’altra parte della lettera? I riferimenti della madre al giorno del “sequestro” cosa significano?
Da qui il desiderio di Gray di trovare una spiegazione al fenomeno e possibilmente fermarlo visto che anche il suo di sequestro si avvicina inesorabilmente. Pochi mesi ancora e subirà lo stesso trattamento.
Però chi ha scavalcato il muro finora è ritornato sotto forma di cadavere carbonizzato.
Anche il ns. eroe subirà lo stesso trattamento? O riuscirà a trovare delle risposte assieme ad Emma, la ragazza che ama?
Gray sa che otterrà delle risposte o morirà nel tentativo.
Libro su una guerra combattuta con risorse che travalicano la coscienza e il rispetto per l’umanità, dove l’autodeterminazione non è un dato di fatto ma va conquistata.
Gray è un personaggio a tutto tondo: indubbiamente un bello e dannato ma non come ci viene di solito propinato. Lui crede nell’amore e nei sentimenti in genere e si applica con tutto se stesso perché i propri obiettivi si realizzino. Il suo coraggio farcito da molta fortuna lo porta ad affrontare situazioni estreme sul filo del rasoio che danno al un ritmo incalzante alla storia.
Continuerò sicuramente questa serie anche perché sono curiosa di sapere come si evolve
Erin Bowman è cresciuta nel rurale Connecticut, dove ha passato la maggior parte della sua infanzia a raccontare storie. Si dice in giro che le sue prime parole non siano stat “mamma” o “papà” ma “C’era una volta”. Alle medie, quando i ragazzini dormivano fuori casa in campeggio d’estate, Erin frequentava le scuole di scrittura e scriveva le sue prime brevi storie.