Capitolo 7, "Angel's Judgment" di Nalini Singh

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Christiana V
view post Posted on 22/7/2013, 09:44




ANGEL'S JUDGEMENT



LE NOSTRE TRADUZIONI SONO LAVORI AMATORIALI TOTALMENTE ESEGUITE DAI NOSTRI UTENTI E SENZA SCOPO DI LUCRO.
SONO RISERVATE ESCLUSIVAMENTE AI NOSTRI UTENTI ED E' ASSOLUTAMENTE VIETATO PRELEVARE QUESTE TRADUZIONI, INTERAMENTE O PARZIALMENTE, PENA IL BAN.


Tradotto da Lucy85


Revisione a cura di Christiana V






Capitolo 7


“Milady, mi ha frainteso.” L’espressione seria. “Ho bisogno dei servizi della Corporazione.”
Sara non se la sentiva veramente di aiutare qualcuno che solo poco prima aveva cercato di mozzarle la testa, ma i cacciatori esistevano per una ragione. “Qualcuno è venuto meno al Contratto?”
“No. Uno dei vostri cacciatori ha catturato uno di noi. Se poteste organizzare un salvataggio, ve ne saremmo grati.”
Strinse la spalla di Deacon. Non c’era alcuna possibilità che fosse una coincidenza. Mentre lei tornava a sedersi, Deacon accostò la moto sul ciglio della strada. “Parla,” ordinarono entrambi contemporaneamente.
“Silas,” iniziò il vampiro, spostandosi sul marciapiede per mettersi di fianco a loro, “aveva una relazione con il cacciatore. All’insaputa di tutti, si sono separati circa due settimane fa.”
Proprio nel periodo in cui erano iniziati gli omicidi.
“Il nome del cacciatore è Marco Giardes.” Il vampiro allargò le braccia. “Non ho idea di cosa sia successo tra loro due, ma ho ricevuto un messaggio da Silas pochi minuti fa in cui affermava che Marco lo stava tenendo prigioniero nel seminterrato di casa.”
Sara si chiese se Marco non avesse intuito i veri motivi che avevano spinto lei e Deacon ad andare a trovarlo. Qualcosa doveva averlo insospettito. “Ha detto da quanto tempo è tenuto lì?”
“Silas è entrato nel bar del cacciatore un’ora prima con il suo nuovo compagno.” Sbuffò. “Lui è giovane. Pensa che essere un vampiro lo renda invincibile.” Si sfregò la spalla dove lei lo aveva ferito.
“Quel dannato vampiro ha voluto sbattere in faccia a Marco la sua nuova tresca.”
Sara si sentiva quasi dispiaciuta per Marco. Quasi. Perché se tutto ciò che il vampiro stava dicendo corrispondeva a verità, allora Marco era impazzito e aveva ucciso altri cinque uomini, nessuno dei quali gli aveva mai fatto niente. Per non parlare di quanto avesse terrorizzato Rodney. “Hai qualche altra informazione?”
“Il nuovo amante di Silas non c’è più.” Alzò le spalle. “Silas ha inviato il messaggio prima che Marco si accorgesse che lui aveva un secondo cellulare. Non ho più ricevuto messaggi per cui immagino che il cacciatore abbia rimediato alla sua svista.”
Deacon fissò il vampiro. “Se tu sai dove si trova, perché non organizzi tu stesso il salvataggio? Hai un gruppo abbastanza numeroso.”
Una lunga pausa. Poi il vampiro alzò lo sguardo, per riabbassarlo subito dopo e rispose a bassa voce. “Raphael non sarà contento quando scoprirà del nostro attacco a Sara. Noi non apparteniamo a lui. Ci ha proibito di fare qualsiasi cosa nel suo territorio se non ciò per cui siamo partiti – anche nutrirci.” Un lungo sospiro tremante. “Noi ce ne andremo con il primo volo.”
“Silas è un turista?” chiese Sara, pensando rapidamente alle sue opzioni.
“Marco lo ha incontrato durante una caccia. Poi Silas si è trasferito da lui.” Un altro sguardo verso l’alto. “Dovremmo implorare il nostro arcangelo per il suo aiuto, ma a lui non importa particolarmente di Silas.”
Sara non si fidava minimamente del vampiro, ma aveva la sensazione che le stesse dicendo la verità su Marco e Silas. C’era una nota di preoccupazione nella sua voce che tradiva un affetto sincero per il giovane vampiro. Non era poi così strano. In fondo, una volta i vampiri erano umani – e occorreva molto tempo prima che se ne perdessero i tratti.
“Bene.” Sara indossò nuovamente il casco. “Credo che sia ora che la Corporazione effettui un salvataggio.”
Deacon avviò il motore in silenzio, e allora partì, lasciando il vampiro fermo sul marciapiede. “Penso che sia stato sincero con noi,” gli disse. “Tu che ne pensi?”
“Combacia con quanto già sappiamo.” La sua voce era una carezza intima e oscura al suo orecchio. “Sembra che a Raphael tu piaccia.”
“Non l’ho mai incontrato né ci ho mai parlato al telefono.” Fece un respiro profondo. “Non penso che abbia niente a che fare con me.”
“No?”
“No.” Lei sapeva esattamente dove gli umani venivano collocati nei pensieri degli arcangeli. Da qualche parte sotto gli insetti. “È il fatto che qualche altro arcangelo ha cercato di fare il furbo nel suo territorio. Si è incazzato.” E quando un arcangelo è incazzato, le cose possono diventare davvero brutali. “Hai sentito quello che ha fatto a quel vampiro a Times Square?”
Deacon annuì lentamente. “Ha rotto ogni osso nel suo corpo e poi lo ha lasciato lì. Come avvertimento. Ed era ancora vivo, quel povero bastardo.”
“Così capisci che non voglio che Raphael si interessi al mio benessere.”
Deacon non rispose, ma entrambi sapevano che come Direttore della Corporazione, lei avrebbe avuto molte più possibilità di attirare l’attenzione di Raphael rispetto a un cacciatore qualunque. Sebbene, quante volte un arcangelo era entrato direttamente in contatto con un umano? Sara non ne aveva mai sentito parlare. Amministravano tutto dalle loro torri.
La Torre dell’Arcangelo di Manhattan faceva impallidire tutto ciò che c’era nello stato. Sara si era seduta spesso nel lussuoso appartamento di Ellie a osservare quegli angeli entrare e uscire da quella torre. Pensava che non posassero mai i piedi a terra. “Sai, credo che Ellie abbia molte più probabilità di me di incontrare un arcangelo.”
“Perché?”
“Solo una sensazione.” Un formicolio le attraversò la nuca, un'abilità che la sua bis-bisnonna dichiarava di possedere. “Credi che dovremmo chiamarla come rinforzo?”
“Se Marco è da solo, possiamo occuparcene noi. Vediamo prima come stanno le cose – non voglio spaventarlo.” Una pausa. “Anche se sembra che Silas valga molto per lui.”
“Sì. Ma Marco ha ferito Rodney, che è pericoloso quanto un normale coniglio.” Lei sperava che il suo padrone non ci fosse andato pesante con lui. e che Mindy la Stronza avesse perso la testa.
“Ci siamo.” Deacon si accostò per parcheggiare. “Il bar sembra chiuso.”
Dopo essersi tolti i caschi, si avvicinarono al bar… solo per fermarsi bruscamente quando una vecchietta in fondo la strada li fissò per poi allontanarsi molto velocemente. Sara guardò Deacon, attentamente. Grande, sexy, pieno di armi… e tutto sporco di sangue rappreso. “Oops.”
Lui sorrise, lentamente e con un bagliore che diceva che stava pensando all’essere tutto nudo. Con lei. “Sarà meglio sbrigarci prima che arrivi la polizia e si scateni l’inferno.”
Sara annuì, mettendo da parte il pensiero di insaponare quel corpo delizioso e prenderci gusto. “Come entriamo nel seminterrato?”
Deacon arcuò un sopracciglio. “Chiediamo.”
“Cos– Oh, funzionerà. Due cacciatori, che hanno bisogno di un riparo e di un posto dove pulirsi. Per me va bene.”
La porta del bar era chiusa a chiave, i neon spenti. Deacon andò a bussare alla porta, ma Sara gli prese la mano e indicò il citofono nascosto discretamente a lato. Premette il bottone e attese.
“Sì?” La voce di Marco suonava stanca, per niente aggressiva.
“Marco, siamo Sara e Deacon. Abbiamo bisogno di un posto dove darci una sistemata.”
“Lo vedo.” La porta si aprì. “Entrate.”
E così fecero. Sara aspettò fino a quando la porta non si richiuse dietro di loro per sussurrare, “Sono solo io, oppure la sua voce sembra un po’ troppo normale?”
Anche Deacon era accigliato. “O lui è un attore formidabile, o c’è qualcos’altro in gioco.”
La testa di Marco sbucò fuori dalla soglia della porta del suo appartamento. Fischiò non appena li vide. “Deve essere stato un bel combattimento. Il bagno è abbastanza grande per due.” Il suo sorriso forzato non riuscì a nascondere il viso tirato.
Anche il suo aspetto non indicava nulla di strano se non che non aveva ancora avuto la possibilità di coricarsi a letto.
Fu allora che Sara vide in che condizioni si trovava il bar. Bottiglie rotte, sangue sul pavimento, fori di proiettili sui muri. Un secondo dopo, Marco uscì fuori dalla porta, mostrando il formarsi di un bell’occhio nero. “Posso chiedere?” domandò Sara, alzando un sopracciglio.
Marcò si passò una mano tra i capelli. “Vieni su e parliamo.”
“Qui sarebbe meglio,” rispose Deacon, immobile.
Il proprietario del bar posò lo sguardo prima su uno e poi sull’altro e alla fine disse, “Merda.” Suonava come se il suo cuore si fosse rotto in milioni di pezzi. Si sedette sull’ultimo gradino e si prese la testa tra le mani. “Lui mi ha incastrato. Quel bastardo mi ha messo nei casini.”
A Sara stava per scoppiare un bel mal di testa. Era arrivata convinta di dover liberare un vampiro ferito dalla grinfie di un cacciatore uscito di senno, e invece aveva trovato un amante a pezzi. “Perché non cominciamo dall’inizio?” suggerì, rimanendo fuori dal raggio d’azione di Marco nel caso in cui li stesse ingannando. “Dov’è Silas?”
“Rinchiuso nello scantinato.” Gli occhi di Marco erano cupi quando li guardò. “Avevo bisogno di tempo per mettere insieme tutta questa merda prima di chiamare la Corporazione.”
“E l’uomo che era con lui?”
Marco indicò il bar. “Silas gli si era avvicinato da dietro e…” Si fissò le mani. “Non potevo crederci. Ma il sangue. Dio, tutto quel sangue.”
Lasciando Deacon a tenerlo d’occhio, Sara si costrinse ad avanzare verso la superficie di legno lucido e ad abbassare lo sguardo. Un vampiro con gli occhi blu la fissava intensamente. Le si mozzò il respiro. Se non avesse visto la sua testa separata dal resto del corpo, avrebbe pensato che fosse ancora vivo. “Morto,” confermò a Deacon. “La domanda è, com’è successo?”
“Silas,” ripeté Marco debolmente. “È arrivato tutto impettito come un dannato pavone. Avrei dovuto lasciarlo fuori ma –” deglutì, le mani strette a pugno, il dolore evidente in ogni tendine teso. “Ho pensato che forse era venuto a scusarsi. Solo dopo ho visto il ragazzo.”
“Scusarsi?” Sara aveva la sgradevole sensazione che fossero rimasti invischiati in un battibecco tra amanti finito male.
“Per avermi ingannato.” Marco finalmente la guardò dritta in faccia. “Eccomi qui, come un coglione. Ho dato le dimissioni alla Corporazione, tirato su questo posto, e tutto perché lui diceva che non tollerava sapermi in pericolo a ogni caccia. Ho anche chiesto a Simon di parlare con qualche angelo minore per vedere se era possibile trasferire il resto del Contratto di Silas qua negli Stati in modo da non dover continuare a fare avanti e indietro.”
“Prendi.” Sara afferrò una bottiglia d’acqua ammaccata e gliela lanciò. “Respira.”
“Non posso.” Strinse la bottiglia e poi la gettò via. “Mi stava usando. Voleva solo liberarsi del Contratto – non gli piaceva il suo angelo. Potevo sopportare questo. Al diavolo l’orgoglio, ma lo avrei sopportato. Io lo amavo. Ma per tutto il tempo che siamo stati insieme, lui era con… chi cazzo lo sa. Più di un ragazzo.”
“Marco, questo non ha senso.” Sara incrociò le braccia. “Perché lui avrebbe rinunciato a tutto se ti stava sfruttando?”
“Perché io l’ho lasciato.” E in quel momento, Sara vide il cacciatore che era. Duro, letale, sicuramente bravo nel suo lavoro. “Gli ho detto di andarsene e di non tornare più.”
“Il che voleva dire perdere ogni possibilità di vedere trasferito il suo Contratto.” Deacon non si era spostato dalla sua posizione vicino alla porta. “Tutto quadra. Ma le prove puntano a un cacciatore.”
“Ha preso la mia roba. Le mie armi, i vestiti, una delle spade da cerimonia della mia collezione.” Marco digrignò i denti. “Mi sento così dannatamente stupido. Sapevo che non avrebbe digerito bene la cosa, ma non avrei mai immaginato che se ne potesse andare in giro a uccidere delle persone solo per tornare da me.” Sara fissò Deacon. Lui scosse la testa in un cenno negativo. Lei era d’accordo. Marco era stato molto, molto credibile. Ma era la sua parola contro quella di Silas. Se lo avessero appoggiato, i vampiri l'avrebbero presa male – a meno che non avessero delle prove. In quel caso, Silas sarebbe scomparso per mano della giustizia angelica. I cacciatori potevano uccidere, ma solo in determinate circostanze, oppure quando avevano un mandato di esecuzione. Aveva molto più senso per gli angeli deliberare ogni punizione necessaria – loro erano più forti, più veloci e molto più crudeli di ogni vampiro che avevano Creato.
“Le videocamere di sorveglianza hanno registrato la colluttazione?” chiese Sara.
“No.” Il disgusto verso se stesso rovinava i lineamenti di Marco. “Le ho spente non appena ho capito che era lui – non volevo che nessuno vedesse quanto sono stato stupido. Almeno non sono stato così idiota da non portarmi la pistola dietro. Il colpo gli ha sfiorato la testa, facendogli perdere conoscenza.”
Questo spiegava come aveva fatto Marco a portare il vampiro in cantina. “Dobbiamo parlare con Silas.” Sara si fece avanti, aspettandosi qualche opposizione.
Marco si alzò. “Vi accompagno – vediamo quel bastardo cosa ha da dire.”
Lasciandolo andare avanti, lo seguirono con le armi pronte. Silas iniziò a colpire la porta nel momento in cui arrivarono.
“Aiutatemi!” Ancora dei colpi. “Aiuto! Posso sentirvi!”
“Silenzio.” La voce di Deacon tagliò il martellio dei colpi come la lama di un coltello.
Sara prese il comando. “Come sei finito chiuso qua dentro?”
Gli fu raccontata la stessa storia che avevano sentito da Marco… solo con ruoli inversi. Quando il raccontò terminò, il mal di testa di Sara era diventato di proporzioni gigantesche. Come diavolo avrebbero sistemato le cose? Una mossa sbagliata e sarebbe stato versato molto più sangue.
Rivolse uno sguardo a Deacon. “Hai le manette?”
Lui le porse un paio sottili di plastica. “Reggeranno.” Marco alzò le mani senza discutere quando lei si voltò. Chiudendole intorno ai polsi, lo condusse lungo la scala che portava al suo appartamento… solo dopo averlo bendato e legato i piedi, aprì le manette per agganciarlo alla ringhiera. I cacciatori erano estremamente pieni di risorse quando c’era in ballo la sopravvivenza.
“Non scapperò,” le disse Marco con una nota dolente nella sua voce che la feriva.
“Per quello che vale,” gli disse, “io ti credo.” Se lei doveva diventare la nuova Direttrice della Corporazione, doveva imparare a giudicare le persone. “Ma abbiamo bisogno di prove.”
“Lui è intelligente. È parte del suo fascino.”
Silas non le sembrava particolarmente affascinante, ma era anche vero che non era innamorata di lui. Dopo aver dato una pacca sulla sua spalla, Sara uscì fuori, tirando la porta dietro di lei. “Rodney,” disse a Deacon.
“Stavo pensando la stessa cosa.”
“Ma anche se lui riconosce le loro voci, quanto può valere la sua parola?” Sara tirò fuori il cellulare. Esitava.
“È un inizio.”
Mentre aspettava che dall’altra parte le rispondessero, si ritrovò a incrociare lo sguardo di Deacon. “Ho intenzione di sistemare i casini come questo una volta diventata Direttrice.”
Un cenno del capo. “E te ne preoccuperai tanto da scoprire la verità.” Accorciando la distanza tra loro, lui le accarezzò la guancia. “Siamo fortunati ad averti.”
Qualcuno rispose all’altro capo del telefono. “Sì?”
Sara appoggiò la testa contro il petto di Deacon al suono di quella voce. “Mindy, ho bisogno di parlare con il tuo padrone.”
“Sono stata punita a causa dei tuoi pettegolezzi.”
 
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view post Posted on 22/7/2013, 17:26
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