Capitolo 8, "Angel's Judgment" di Nalini Singh

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Christiana V
view post Posted on 5/8/2013, 14:27




ANGEL'S JUDGEMENT



LE NOSTRE TRADUZIONI SONO LAVORI AMATORIALI TOTALMENTE ESEGUITE DAI NOSTRI UTENTI E SENZA SCOPO DI LUCRO.
SONO RISERVATE ESCLUSIVAMENTE AI NOSTRI UTENTI ED E' ASSOLUTAMENTE VIETATO PRELEVARE QUESTE TRADUZIONI, INTERAMENTE O PARZIALMENTE, PENA IL BAN.


Tradotto da Lucy85!


Revisione a cura di Christiana V






Capitolo 8


Sara non aveva tempo per iniziare una gara a chi era più infastidita. “Avresti dovuto stare più attenta.”
“Dannatamente esatto,” replicò Mindy. “Ho 400 anni e non riesco a sbarazzarmi di quell’idiota. Non per colpa tua. Aspetta.”
Sorpresa, e felice che qualcosa stesse andando per il verso giusto, Sara fece un respiro profondo quando la voce colta di Lacarre prese la linea. “Cacciatrice.” Una domanda del perché stesse chiamando e un permesso a parlare, tutto in una sola parola.
Sara iniziò a spiegare. “Se potessimo prendere in prestito Rodney per qualche minuto, ci aiuterebbe a chiarire le cose.”
“Dal momento che le vittime coinvolte sono due dei miei, sarei molto interessato nel conoscere l’identità del colpevole. Saremo lì tra poco.”
Dopo aver chiuso la telefonata, abbracciò Deacon. “Credi che qualcuno se ne accorgerà se mollo tutto e corro urlando per le colline?”
Mani calde e forti presero a strofinarle la schiena. “Potrebbero metterti il Killer alle costole.”
“Non flirtare. Non adesso.”
“Più tardi allora.” Ma non smise di massaggiarle la schiena. “Credo che questo sia il caso ufficialmente più strano che mi sia mai capitato durante tutta la mia carriera.”
“Vale per entrambi. Non so perché mi stupisco sempre quando i vampiri si comportano come dei semplici umani. Non è come se loro guadagnassero la saggezza dell’esperienza con la trasformazione.” Sentiva il cuore di lui battere forte e costante sotto la guancia. Sicuro. Rilassante. Una donna poteva anche abituarsi a quel tipo di appoggio.
Rimasero in silenzio a lungo, finché il cuore di Sara non si armonizzò con il suo. “Hai mai considerato un’altra professione?” gli chiese in un basso, intimo sussurro, consapevole di non sapere nulla del suo passato. Ma non importava. Era l’uomo di adesso ad affascinarla. “Al di fuori della Corporazione?”
“No.” Una sola parola carica di significati.
Non indagò oltre. “Nemmeno io. Ho incontrato il mio primo cacciatore quando vivevo in una comune – non chiedere – a dieci anni. Lei era così intelligente, forte e pratica. È stato amore a prima vista.”
La sua risata suonava un po’ roca. “Ho incontrato il mio dopo che un vampiro sanguinario fuori di testa distrusse tutto il nostro quartiere. Il cacciatore mi ha trovato in piedi sopra il vampiro mentre gli tagliavo la testa con una mannaia.” Lei lo strinse più forte. “Quanti anni avevi?”
“Otto.”
“È un miracolo che tu stesso non sia un psyco-killer di vampiri.”
In qualche modo, quella era la cosa giusta da dire. Lui rise dolcemente ma era ripiegato interamente su di lei, baciandole la tempia con una tenerezza che mandò in frantumi i suoi ultimi barlumi di difesa come vetro. “Ho deciso che sarei stato uno dei buoni. Non mi piace seguire e giustiziare i miei compagni cacciatori – ogni uccisione fa un male cane.”
E quello, Sara capì improvvisamente, era il perché l’ultimo Killer avesse scelto Deacon come suo successore. Un Killer che amava la Corporazione con tutto il cuore e l’anima. Ogni decisione doveva essere presa tenendo conto di quell’amore straziante – Deacon non avrebbe mai giustiziato un cacciatore senza avere delle prove assolutamente certe. Altrimenti, Marco sarebbe già stato ucciso giorni fa.
Sollevando la testa, gli baciò la gola. “Come ti senti ad avere una relazione segreta con la Direttrice della Corporazione?” Non poteva lasciarlo andare. Non senza combattere.
“Preferisco che il mondo conosca molto bene la donna che considero mia.” Una risposta senza compromessi. “I segreti tornano sempre a galla a morderti il culo.”
C’era questa possibilità. Prima che lei potesse rispondere, la porta principale vibrò a causa di un forte bussare. Lacarre era arrivato. “È ora di andare in scena.” Allontanandosi da Deacon, andò all’entrata e lasciò entrare Lacarre e tutto il suo seguito – Mindy, Rodney e, inaspettatamente, il vampiro che inizialmente aveva chiesto il loro aiuto. “Prego, entrate.” Arcuò un sopracciglio alla sua vista.
“Lo abbiamo trovato che vagabondava,” le disse Mindy, agitando una mano con una noncuranza che indicava che la cosa non le interessava minimamente. “Lacarre ha deciso che poteva essere d’aiuto.”
Il vampiro straniero non sembrava particolarmente contento di essere stato coinvolto, ma nessuno poteva dire di no ad un angelo.
“Dove sono i due uomini?” domandò Lacarre, tenendo le ali ben sollevate da terra in modo da non strofinare il pavimento ricoperto da schegge di vetro, sangue e alcool.
“Uno è lì dentro.” Gli rispose indicando la porta chiusa dell’appartamento di Marco. “Mentre l’altro è nello scantinato.”
Mindy accarezzò il braccio di Deacon in tutta la sua lunghezza. “Assomigliano a questo?” Un invito sensuale.
Lui non disse nulla, si limitò a fissarla con quei suoi occhi diventati improvvisamente talmente freddi che perfino Sara sentì i brividi. Deacon sapeva spaventare molto, molto bene. Mindy staccò la mano come se si fosse scottata e ritornò velocemente al fianco di Lacarre. Rodney si era già nascosto dietro alle ali dell’angelo.
“Tu saresti un buon vampiro,” disse quest’ultimo a Deacon. “Sono sicuro che non rischierei di perdere la città se te ne affidassi il comando.”
“Preferisco la caccia.”
L’angelo annuì. “Peccato. Rodney, sai cosa devi fare?”
Rodney chinò la testa così in fretta che sembrò quasi che fosse attaccata ad una molla. “Sì, Padrone.” Gli rivolse un’occhiata infantile, desiderosa di compiacerlo. “Andiamo.” Mantenendo un tono di voce gentile, Sara gli tese la mano. “Non ti ho fatto male l’ultima volta, vero?”
Rodney si prese un momento per pensare prima di chiudere le dita attorno alla sua mano. “Loro non saranno in grado di prendermi, giusto?”
“No.” Gli accarezzò il braccio con la mano libera. “Tutto ciò che devi fare è ascoltare le loro voci e dirmi quale appartiene all’uomo che ti ha ferito.”
Andarono prima da Marco, con Lacarre e Mindy che li seguivano. Avere un angelo e la sua sanguinaria vampira sgualdrina alle spalle le faceva rizzare i peli sul collo – riusciva a sopportarlo solo perché Deacon chiudeva la fila, con l’amico di Silas davanti. “Marco.” Bussò alla porta. “Voglio che tu minacci di tagliare la testa di Rodney”.
Il vampiro le rivolse uno sguardo scioccato. “È solo per finta,” gli sussurrò.
Il cacciatore iniziò a sbraitare un secondo dopo. Con gli occhi spalancati, Rodney schizzò via dalla porta e Sara sentì lo stomaco contrarsi. “È lui?” chiese, dopo che Marco terminò le sue minacce.
Rodney stava tremando. “No, ma è spaventoso.”
Lacarre non era molto entusiasta di scendere nel seminterrato ma alla fine li seguì. E quando Silas si rifiutò di fare quanto ordinato, l’angelo sussurrò, “Preferisci che entri per fare… due chiacchiere in privato?” Liscia come seta, oscura come il cioccolato, e affilata come uno stiletto affondato tra le costole.
Se mai Sara avesse avuto qualche inclinazione a voler diventare un vampiro, morirono tutte in quell’istante. Lei non aveva mai voluto sottostare al controllo di nessuno che potesse infondere tanta crudeltà, tanto dolore, in una sola frase.
Avvilito, Silas fece la sua minaccia. Spaventoso quanto un orsacchiotto. Sara stava per ordinargli di metterci un po’ più di impegno quando Rodney si voltò e cercò di tornare verso le scale. Deacon glielo impedì. “Shh.”
Sorprendendo Sara, il vampiro gli si aggrappò al braccio come un bambino farebbe con il padre. “È lui. È l’uomo cattivo.”
Lacarre fissò la nuca di Rodney, poi Sara. “Portate questo Silas di sopra. Ascolterò dal cacciatore quanto è successo.”
Sara aveva la balestra a portata di mano, ma non fu necessaria. Un alto, moro e remissivo Silas, con i vestiti strappati e sporchi di sangue, li seguì docile come un agnellino. Lasciandolo davanti a Lacarre e a Mindy – con il vampiro straniero in agguato nelle retrovie – lei liberò Marco e camminò insieme a lui verso gli altri. Silas fissò il suo ex-amante. “Tu uccidi e poi dai a me la colpa.”
Marco lo ignorò, tenendo lo sguardo dritto davanti a sé mentre raccontava quella che Sara riteneva fosse la verità. Quando arrivò al momento del suo rifiuto di Silas, il vampiro straniero rimase a bocca aperta e disse, “Io ti ho creduto!”
“Sta' zitto!” urlò Silas.
Lacarre sollevò un sopracciglio. “No. Continua.”
“Lo aveva già fatto in passato,” continuò il vampiro. “Tre decadi fa, quando l’umano con il quale stava lo lasciò per un altro vampiro, uccise quattro della nostra razza.”
Sara incontrò il suo sguardo. “Per caso quei vampiri erano fortemente legati alla razza umana?”
“Sì.” Una risposta flebile. “Mi disse che la brama di sangue lo aveva catturato. Era giovane… lo protessi.” Il vampiro chiaramente scosso, fece un respiro profondo e voltò le spalle a quello che era il suo amico. “Non ho più nulla da fare qui.”
Silas urlò e balzò in piedi come se volesse attaccare, ma Deacon lo rimise a terra con un solo colpo alla gola. Il vampiro cadde come il tronco di un albero. Marco trasalì ma non si mosse.
“Come ho detto,” mormorò Lacarre, “è un vero peccato che tu non desideri diventare un Creato. Se dovessi cambiare idea, fammelo sapere.”
Deacon sorrise debolmente. “Senza offesa, ma io sono l’unico padrone di me stesso.”
“Ti tenterei con una bellezza come Mindy, ma sembra che tu abbia già fatto la tua scelta.” Avanzò verso il corpo incosciente di Silas. “La Corporazione ha il diritto di richiederne il corpo e di stabilire la giusta punizione. Cosa decidi?” Una domanda rivolta solo a Sara. Come se lei fosse già il direttore.
Lei guardò Marco, vide lo strazio sul suo volto e seppe che la risposta poteva essere solo una. “Pietà,” disse. “Giustiziatelo con pietà.” Perché tutti i presenti sapevano che Silas non sarebbe sopravvissuto. “Nessuna tortura o dolore.”
Lacarre scosse la testa, “Così umana.”
Sara sapeva bene che non era un complimento. “È un difetto con il quale posso convivere.” Non sarebbe mai voluta diventare simile a quell’angelo – così freddo, anche mentre la guardava apparentemente con un certo interesse.
“Così sia.” Incamminandosi verso Silas, s’inginocchiò e prese il vampiro tra le braccia senza alcuno sforzo. “Sarà fatto come hai chiesto.”
Mentre lui si allontanava, con Mindy e gli altri che seguivano le sue ampie ali color crema, Sara vide Deacon posare una mano sulla spalla di Marco. Una sola stretta. Parole sussurrate così piano che non riuscì a sentire nulla di quanto si stavano dicendo. Ma quando Deacon ritornò al suo fianco, Marco non sembrava più che stesse morendo di una morte lenta e dolorosa. Oh, lui era stato ferito profondamente, ma c’era anche la scintilla di una volontà testarda, del tipo che trasformava gli umani in cacciatori.
Si voltò verso Sara. “Ritiro le mie dimissioni dalla Corporazione. Pensavo… speravo, ma non posso più restare qui.”
“Mi assicurerò che Simon lo sappia.”
“Non è necessario, giusto Sara?” rispose tranquillamente. “Dal momento che lo sai tu.”


Sara salutò Deacon fuori dall’albergo sei ore dopo. Lui doveva prendere la sua strada e lei la sua. Ellie la stava aspettando in un auto presa a noleggio, pronta a guidare verso New York. Un ultimo viaggio prima che lei fosse travolta da una miriade di responsabilità che derivavano dall’occupare una delle cariche più influenti e potenti della Corporazione.
“Il prossimo anno sarà duro,” disse a Deacon, seduto di traverso sulla moto, le gambe allungate davanti a sé e le braccia conserte. “Fortuna che hai detto di no – probabilmente non sarei riuscita a gestire tutta la faccenda di una relazione segreta nemmeno provandoci.” Si sarebbe messa a ridere, ma non riusciva in alcun modo ad essere allegra.
Lui non fece nulla di sdolcinato. Era Deacon in fondo. Si chinò, le mise la mano dietro il collo, e baciò il suo respiro. Allora la baciò nuovamente. “Ho qualcosa da fare, e tu hai una direzione che ti aspetta.”
Annuì, gustando in bocca il sapore di whiskey e mezzanotte che lo contraddistingueva. “Già.”
“È meglio che vai. Ellie ti sta aspettando.”
Si strinse a lui ancora una volta, poi si voltò e se ne andò via. Lui faceva bene a comportarsi così. Qualsiasi cosa avessero fatto, la promessa scintillante che poteva ancora vedere in bilico all’orizzonte, aveva il diritto di restare così, intera, e non sommersa dal peso di aspettative insoddisfatte.
“Parti,” disse a Ellie nel momento in cui chiuse la portiera.
Lei le lanciò uno sguardo senza dire una parola. Infatti, nessuna delle due parlò fino a quando non oltrepassarono il confine. Solo allora Ellie le rivolse un’occhiata dicendo “Mi piaceva.”
Quel semplice commento abbatté tutte le difese di Sara.
Prendendosi la testa tra le mani, pianse. Ellie accostò a lato della strada e l’abbracciò mentre lei singhiozzava. La sua migliore amica non insultò nessuno dei due con qualche stronzata di circostanza. Invece disse “Sai, Deacon non mi è sembrato quel tipo d’uomo che lascia che le cose succedano e basta.”
Questo fece sorridere Sara, ben consapevole di essere un disastro. “Ce lo vedi in smoking?” Lo stomaco le si strinse alla sola idea.
“Lasciamelo immaginare. Okay, fatto.” Elena sospirò. “Oh tesoro, potrei leccare tutto quello smoking.”
“Ehi, è mio.” Ringhiò.
Ellie sorrise. “Io sono viva e lui è un figo."
“Sei un’idiota.” L’aveva fatta sorridere, anche se solo per un istante. “Riesco appena a immaginarlo stringere le mani e occuparsi della politica della Corporazione. Non va.”
“E allora?” Ellie strinse le spalle. “Il Direttore della Corporazione ha a che fare con ogni genere di compito. Chi dice che il suo amante debba essere altro che un grande, spaventoso, tranquillo figlio di puttana?”
Era tentata di acconsentire, di continuare a sperare, ma Sara scosse la testa. “Devo essere realista. Quell’uomo è un perfetto solitario. Per questo è il Killer.”
Prendendo un flebile respiro, si sedette nuovamente e disse, “Portaci a New York. Ho del lavoro da fare.”
Parole forti, ma le sue dita corsero alla tasca, accarezzando la piccola lama seghettata che vi teneva nascosta. Era di Deacon. Quell’uomo aveva davvero delle armi interessanti – come la pistola che aveva sparato questi bambini circolari invece dei soliti proiettili. Era ciò che aveva usato nella discarica di Tim. Questo le fece pensare cosa stesse facendo Lucy.
Un piccolo sorriso le incurvò le labbra – chi lo avrebbe mai detto che il suo ricordo preferito di Deacon, sarebbe stato quello di lui che coccola un maledetto cane infernale?
 
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view post Posted on 5/8/2013, 20:23
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view post Posted on 7/8/2013, 00:45

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Bello bello ma finisce così? E come finiscono sposati?? Aaaargh devo sapere!
 
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