Capitolo 6, "Archangel's Blade" di Nalini Singh

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Christiana V
view post Posted on 11/11/2013, 09:45




ARCHANGEL'S BLADE




LE NOSTRE TRADUZIONI SONO LAVORI AMATORIALI TOTALMENTE ESEGUITE DAI NOSTRI UTENTI E SENZA SCOPO DI LUCRO.
SONO RISERVATE ESCLUSIVAMENTE AI NOSTRI UTENTI ED E' ASSOLUTAMENTE VIETATO PRELEVARE QUESTE TRADUZIONI, INTERAMENTE O PARZIALMENTE, PENA IL BAN.



Tradotto da Lucy85



Revisione a cura di Christiana V







Capitolo 6


“La lingua” – la voce di Honor s’intrecciò con uno dei momenti più dolorosi di tutta la sua esistenza secolare – “si avvicina all’Aramaico, ma non abbastanza. È come se qualcuno abbia usato l’aramaico come base, per poi scriverci sopra con la propria…” Si soffiò via una ciocca di capelli che era sfuggita al fermaglio sulla nuca. “Lo definirei un codice. Le linee sono un codice.”
Attratto dalla sua dolcezza, le si avvicinò e la vide irrigidirsi. “Puoi decifrarlo?”
“Sarà difficile con un campione così piccolo,” disse, mantenendo la posizione, “ma si, penso di farcela. Ho già iniziato.”
Stava per chiederle più dettagli quando il suo cellulare iniziò a suonare. Uno sguardo allo schermo gli rivelò che era Jason, il capo delle spie di Raphael e membro dei Sette. “Hai trovato qualcosa,” disse all’angelo, l’attenzione rivolta ai capelli ricci di Honor.
“In un certo senso – sarò lì tra cinque minuti per parlarne.”
Riagganciando, Dmitri fissò il cielo al di là del vetro, cercando la sagoma delle ali nere, tratto distintivo di Jason. Non le scorse – il che non era una sorpresa dato che l’angelo aveva l’abitudine di volare al di sopra delle nuvole per poi scendere in picchiata. Tornando a guardare Honor, la sorprese a fissarlo. “Di solito quando una donna mi guarda così,” mormorò provocandola deliberatamente, “lo considero un invito a prendere ciò che voglio.”
Stringendo la mano a pugno attorno alla penna, lei si erse in tutta la sua altezza. “Stavo pensando che sembri come un uomo che può rompermi il collo con la stessa calma inumana che userebbe per distruggere un telefono.”
Dmitri s’infilò le mani in tasca. “Mi preoccuperebbe di più perdere il mio cellulare.” Le disse per scioccarla, ma una parte di lui non era sicura che non fosse la verità.
Lo sguardo di Honor indugiò sul suo volto, quegli occhi verde scuro pieni di segreti troppo antichi per appartenere a un mortale… fatta eccezione per colei che aveva trascorso quelli che sembravano secoli intrappolata alla mercé di chi non aveva alcuna pietà.
“Tutti,” gli disse poi, “sanno che i vampiri una volta erano umani. Non sono sicura che tu lo sia stato.”
“Nemmeno io.” Una bugia, resa tale dal risveglio dei suoi ricordi, ricordi che incitavano la stessa rabbia, orrore e disgusto che aveva provato così tanto tempo prima quando il tempo non era nulla se non un antica leggenda tra i mortali. Comunque Honor non aveva nessun diritto di saperlo. Solo Ingrede avrebbe potuto mettere a nudo la sua anima, e sua moglie era morta da molto tempo, le ceneri date al vento impietoso.
Dmitri.
Ci vediamo sul balcone, Jason.

Anche se le loro abilità specifiche e i loro ranghi variavano drasticamente, ogni membro dei Sette poteva comunicare mentalmente, un incalcolabile vantaggio strategico in determinate situazioni. “Non andare ancora via, Honor. Non vorrei doverti inseguire.”
Honor osservò Dmitri oltrepassare la piccola porta che dava sul balcone. Un angelo con le ali tanto nere quanto il cuore di una notte senza fine planava per atterrare con grazia sul bordo di quello spazio aperto. Honor sussultò nel vedere il tatuaggio che copriva il lato sinistro del suo volto – linee vorticose, puntini disposti lungo le curve per creare un sorprendente pezzo d’arte. Bello e inquietante, si adattava a un volto che portava la forza irresistibile del Pacifico mischiata con altre culture che non era in grado di identificare. I suoi capelli, raccolti in una coda ordinata, arrivavano a metà strada tra le scapole. Dmitri, con il suo abito nero dal taglio perfetto abbinato a una camicia blu chiaro, i capelli lunghi abbastanza da spingere le dita di una donna ad accarezzarli, era tanto raffinato e sofisticato quanto l’angelo era rozzo e primitivo. Ma una cosa era chiara – entrambi erano lame affilate, insanguinate e spietate.
Jason guardò attraverso la finestra. “Honor St. Nicholas,” disse. “Trovata abbandonata come un neonato sulla soglia di una piccola chiesa rurale nel North Dakota. Il nome le è stato dato dalla suora che l’ha trovata in onore del patrono dei bambini. Nessuna nota familiare.”
Dmitri non si stupì della conoscenza di Jason – c’era una ragione per cui l’angelo era ritenuto il miglior capo delle spie nel Quadro. “Presumo che tu non sia venuto qui per parlare di Honor.”
L’angelo strinse le ali in una morsa mentre un colpo di vento colpiva il balcone, sospeso in alto sopra il palpito frenetico della città. “C’è qualcosa nella tua voce, Dmitri.”
Era strano vedere quanto era bravo Jason nello scrutare le persone, anche se lui era un angelo che preferiva mantenere i propri segreti.
“A meno che tu non abbia delle intenzioni verso Honor,” disse, “non è qualcosa di cui tu debba preoccuparti.”
Jason non parlò per un lungo momento, il silenzio interrotto solo dal vento che sussurrava sulle sue ali. “Sai cosa le hanno fatto?”
“Posso immaginarlo.” Diversamente da Jason, lui aveva un’intima conoscenza della sete di sangue che viveva all’interno dei Creati. Dmitri ne aveva avuto il controllo dall’inizio – forse perché aveva rivolto la sua rabbia nel corpo di Isis, o forse perché era stato deciso a diventare mai lo schiavo di niente e nessuno – ma ciò non toglieva che era comunque presente. “Lei è più forte di quanto appaia.”
“Ne sei sicuro?”
“Perché questo improvviso interesse verso un cacciatore?” Jason vedeva tutto, ma preferiva mantenere le distanze da ciò che osservava.
Non rispose. “Ho qualche notizia dal territorio di Neha.” L’Arcangelo dell’India era potente e, dall’esecuzione della figlia, era al limite della sanità mentale.
“È qualcosa di cui dobbiamo preoccuparci?”
“No. Non sembra connesso a nient’altro.” Aveva rintracciato un elicottero che era atterrato su un tetto fuori dal territorio della Torre. “Sembra che un angelo sia scomparso. Era uscito solo due anni fa dal Rifugio.”
Dmitri si accigliò. “Lei non poteva saperlo.”
Gli angeli così giovani solitamente erano posti sotto il comando di un vampiro anziano o un angelo.
“No. Il vampiro – Kallistos – a cui era affidato l’angelo, dava per scontato che fosse tornato al Rifugio.”
Quello non era sospetto di per sé. Un vampiro antico alla corte di un arcangelo aveva parecchie cose cui pensare, e non era insolito per i giovani angeli rinforzare la sicurezza della celata roccaforte angelica dopo il loro primo assaggio del mondo in generale.
“Hai allertato il Rifugio?”
“Aodhan e Galen stanno svolgendo delle indagini,” rispose l’angelo dalle ali nere, nominando due dei Sette.
Dmitri annuì. Al di là delle dispute territoriali, i giovani venivano sempre controllati. “Parlerò con gli altri vice dei membri del Quadro per vedere se possono far luce sulla questione.”
“Gli angeli non scompaiono.”
“No, ma ho conosciuto giovani spinti dal desiderio di andarsene un po’ in giro per il mondo, dopo aver lasciato il Rifugio per la prima volta.”
Jason aveva a che fare principalmente con gli angeli più antichi, arcangeli inclusi, ma Dmitri continuava ad avere contatti anche con gli angeli più giovani visto che gli piaceva dare un’occhiata a tutti coloro che entravano nel territorio di Raphael. “Una volta ho rintracciato un giovane maschio a un “isola-party” nel Mediterraneo.” Scosse la testa al ricordo. “Il ragazzo se ne stava seduto su un albero, guardando i festaioli – non aveva mai immaginato quel livello di edonismo.”
“Beata innocenza.” Jason si avvicinò al ciglio del balcone. “Astaad,” pronunciò, “sta succedendo qualcosa lì. Maya non è riuscita a scoprire i dettagli ma ci sta lavorando.”
Astaad era l’Arcangelo delle isole del Pacifico e sembrava non interessarsi ai giochi politici. “Pensavo che il suo comportamento fosse connesso al risveglio di Caliane.” C’erano sempre degli effetti collaterali quando un arcangelo si risvegliava, e la madre di Raphael era una delle più vetuste tra gli Antichi.
“Potrebbe non essere nulla, la voce proviene da un’altra fonte.” Con gli occhi sulla città abbacinante sotto i raggi del sole, disse, “Sei più vecchio di me, Dmitri.”
“Solo di trecento anni.” Era un gioco tra i due uomini che avevano vissuto molto più a lungo rispetto a quanto la maggior parte delle persone poteva sperare di immaginare.
“Ho chiesto a Elena com’era essere mortali. Ha detto che il tempo è prezioso in un modo che un immortale semplicemente non saprà mai.”
“Ha ragione.” Dmitri era stato entrambi, e se avesse potuto tornare indietro nel tempo, distruggere Isis prima che si avvicinasse a lui o alla sua famiglia, l’avrebbe afferrata al volo, anche se significa morire dopo qualche decade. “Sentivo molto di più quando ero mortale che nei secoli successivi.”
“Mi amerai quando sarò grassa e grossa per via del nostro bambino?”
Lui le mise la mano sulla curva del ventre, sfiorando con le labbra le sue palpebre, la punta del naso, le labbra.
“Ti amerò anche quando io sarò polvere nel vento.”



Honor osservò Dmitri in piedi accanto all’angelo dalle ali nere e trattenne un respiro per come stava sul ciglio privo di protezioni. A differenza dell'angelo, non aveva ali nel caso cadesse, eppure se ne stava lì, con una sicurezza che diceva come la cosa non lo preoccupava affatto. Un cambiamento nell’aria alle sue spalle. Voltandosi, scoprì il vampiro con gli occhiali da sole a mascherina sulla soglia. “Dmitri è fuori.”
Lui si diresse fuori senza dire una parola, proprio mentre l’angelo dalle ali nere si avvicinava al bordo. Quelle incredibili ali scomparvero per un momento prima di levarsi a gran velocità. In un altro momento avrebbe seguito la traiettoria del suo volo, ma oggi la sua attenzione era completamente rivolta a Dmitri – il cui volto si fece granitico dopo aver ascoltato ciò che l’altro vampiro aveva da dire. Avvicinandosi, disse, “Lascialo. Stiamo uscendo.”
Un ordine arrogante, ma lei avvertì la tensione nell’aria e collegò. “Avete trovato il resto del corpo?” E mentre parlava, tolse la memory card dal portatile nel caso in cui non le fosse stato possibile tornare immediatamente a riprenderlo.
“Sì”. Il telefono di Dmitri squillò mentre entravano nell’ascensore, ma chiaramente il segnale non saltò visto che ebbe una conversazione rapida e breve. Nel frattempo, l’altro vampiro si girò per guardarla. Non disse nulla, e gli occhiali da sole riflettenti le resero impossibile capire qualcosa. Cercando di distrarsi dal fatto che era intrappolata in una gabbia d’acciaio con due letali predatori, disse, “Portare gli occhiali da sole in luoghi bui è stato dichiarato completamente fuori moda.”
Lui le mostrò i denti- ma non le zanne. “Non vorresti vedere cosa c’è dietro le lenti, dolcezza.” L’ultima parola era un vezzeggiativo scherzoso che mise in allerta ogni parte del suo corpo.
“Venom.”
Il vampiro si voltò per guardare nuovamente davanti, ma gli angoli della bocca continuavano a tendersi. “Vuoi che guidi io?”
“No, prenderemo la Ferrari. Prendi un’altra auto così posso lasciarti lì.”
“Potrei andare più veloce a piedi e avere così una possibilità di osservare la folla senza essere visto.”
“Vai.”
Fare un passo fuori nella luce artificiale del garage sotterraneo non l’aveva mai fatta sentire così bene – era abbastanza sicura che senza Dmitri a tenergli il guinzaglio, Venom le avrebbe mostrato le sue zanne in più di un modo.
“Ora so che sei importante,” disse quando vide la Ferrari decappottabile parcheggiata nel posto più vicino all’ascensore.
“Se ci hai messo così tanto, Honor, sei più ottusa di quanto sembri.”
Come provocazione, era solo leggermente irritante, specialmente quando era chiaro che Dmitri non le stava prestando tutta la sua attenzione. Scivolando sulla pelle morbida del sedile del passeggero, guardò verso il punto del garage da dove era uscito Venom. “Perché gli occhiali da sole?”
“Non lo sai? Eppure è stato in città abbastanza a lungo da avere contatti con un buon numero di cacciatori.”
“Io non ho lavorato molto sul campo… prima.”
Prese il suo primo vero respiro da quella che sembrava un’ora mentre Dmitri li guidava fuori dalla zona di sicurezza della Torre per immergersi nei rumori di Manhattan – completa di clacson, insulti urlati, e migliaia di conversazioni telefoniche che si svolgevano contemporaneamente. “Non c’era nessun motivo per interagire con il personale della Torre quando ero in città.”
“In questo caso,” – un tono divertito – “Lascerò che Venom ti sorprenda.”
Il rumore della città li avvolse mano a mano che si allontanavano dalla Torre. New York l’aveva sopraffatta quando vi era giunta per la prima volta – fresca arrivata dal bus proveniente dal North Dakota. Questa non era casa – nessun posto era veramente casa, ma almeno qui c’era la Corporazione. Ashwini e Sara vivevano qui. Lo stesso Demarco, Ransom e Vivek. Amici che l’avevano cercata con una perseveranza implacabile, che sarebbero morti per lei se necessario. Questo era importante. E l’ancorava quando tutto il resto andava fuori controllo. “Dove hanno trovato il corpo?”
“A Times Square.”
L’incredulità fu subito seguita dall’improvviso collegamento mentale. “Lo stesso punto dove Raphael punì quel vampiro?”
L’incidente era leggenda. L’arcangelo aveva rotto ogni singolo osso nel corpo del vampiro per poi lasciarlo per tre ore al centro di Times Square. Fredda, calcolata, brutale, era stata una punizione che nessuno avrebbe dimenticato. A quel tempo, lei aveva provato pietà. Ora sapeva perfettamente quanto sadici potevano essere i quasi immortali, le menti capaci dei più depravati pensieri, orrori disumani. Ora capiva che la punizione di Raphael non era altro che un avvertimento.
“Abbastanza vicino.”
Deviando attorno a un camion per le consegne, Dmitri ignorò le imprecazioni di un tassista – che venne interrotto a metà – e fissò una donna d’affari che stava per attraversare distrattamente la strada. Lei si bloccò sul posto, il caffè sparso sull’asfalto.
“Le condizioni delle parti del corpo dicono che non è stato lanciato dall’alto,” le disse dopo aver oltrepassato la donna, “così i pezzi devono essere stati trasportati.”
Parti. Pezzi.
Non proprio una sorpresa, visto la testa decapitata. “Sorveglianza?” chiese mentre arrivavano alla soglia di quel paese delle meraviglie pieno di cartelloni scintillanti e devastante umanità che era Times Square.
“È stato spinto.”
Parcheggiando illegalmente nel bel mezzo della strada che era stata bloccata, la folla premeva sul cordone della polizia, uscì fuori. Tutti quelli che erano nel raggio di un metro da lui si tiravano indietro… mentre continuava ad avanzare verso la scena. Honor seguì la scia, vide lo sguardo della folla spostarsi sul coltello legato alla sua coscia. L’espressioni tese scomparvero, rimpiazzate da deboli sorrisi. I cacciatori erano generalmente ben accolti dall’opinione pubblica, dato che la gente sapeva che se tutto andava a puttane e i vampiri bagnavano di sangue le strade, sarebbe stata la Corporazione a correre in soccorso. Nella folla, anche i vampiri più deboli le rivolsero un cenno amichevole – i cittadini rispettosi della legge non avevano nulla da temere dalla Corporazione.
Un minuto dopo, lei si chinò sotto il cordone della polizia per trovarsi a guardare una scena molto più adatta a un mattatoio che al caotico, vivace centro di una delle città più famose del mondo.
Migliaia di profumi l’avvolsero – quello dolce, il gusto delizioso dello zucchero della cioccolateria dall’altra parte della strada; quello del caffè, amaro e ricco, all’angolo; il fumo del tabacco e gli scarichi delle auto mischiato con il tanfo acido del sudore umano – ma nessuno di questi poteva sovrapporsi all’odore della carne fresca in putrefazione.
 
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_CallMe*Simo
view post Posted on 11/11/2013, 19:36




Venom, no vabbè è l'AMORE!
 
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arya00
view post Posted on 12/11/2013, 14:41




Posso essermi innamorata di Jason??... solo un pochino???? :occhioni:
 
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3 replies since 11/11/2013, 09:45   84 views
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