Capitolo 7, "Archangel's Blade" di Nalini Singh

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Christiana V
view post Posted on 25/11/2013, 12:33




ARCHANGEL'S BLADE



LE NOSTRE TRADUZIONI SONO LAVORI AMATORIALI TOTALMENTE ESEGUITE DAI NOSTRI UTENTI E SENZA SCOPO DI LUCRO.
SONO RISERVATE ESCLUSIVAMENTE AI NOSTRI UTENTI ED E' ASSOLUTAMENTE VIETATO PRELEVARE QUESTE TRADUZIONI, INTERAMENTE O PARZIALMENTE, PENA IL BAN.


Tradotto da Lucy85


Revisione a cura di Christiana V









Capitolo 7



La polizia aveva lasciato la maggior parte dei resti del corpo nelle grandi borse sportive dove erano stati trovati, ma anche una rapida occhiata alla parte superiore del busto - che sembrava essere caduta fuori da una delle borse, probabilmente per via della curiosità di qualcuno – mostrava che il vampiro era stato smembrato con le stesse incisioni che aveva notato lungo il collo. “O qualcuno era davvero arrabbiato o semplicemente non gliene importava.”
Dmitri si accovacciò vicino al torace. “Non attribuire delle motivazioni umane a questo, Honor.”
Ricordi di ceffoni che le avevano tagliato il labbro di quando era solo una bambina, pugni ben assestati in punti da non far vedere i lividi agli insegnanti e agli assistenti sociali, le incisioni del suo coltello nella carne quando la porta della camera da letto si apriva a tarda notte. “Gli umani possono essere tanto feroci.” Non si sentiva in colpa per ciò che aveva fatto per proteggere se stessa e gli altri da bambina – aveva deciso che non sarebbe mai stata una vittima indifesa la prima volta che uno dei "padri" adottivi l’aveva guardata come nessun uomo dovrebbe mai guardare un bambino. E non lo era stata… fino all'arrivo nello scantinato e alla risata dolcemente beffarda mentre mani eleganti e curate vagavano sul suo corpo nudo.
Che si fottano, pensò, la rabbia che si era risvegliata dentro di lei la precedente notte bruciava ancora più brillante. Qualunque cosa fosse successa, non avrebbe mai dato a quei bastardi la soddisfazione di vederla rannicchiata e morente.
“Sì,” disse Dmitri mentre lei lasciava che quel giuramento le penetrasse fin dentro le ossa, “ma questo è opera di un immortale.” I suoi capelli neri brillavano di riflessi blu sotto i raggi del sole, un invito sensuale. Le sue dita erano già a metà strada prima di rendersi conto di cosa stava facendo.
Con la faccia rossa, ritirò la mano, stringendola a pugno. Cosa c’era che non andava in lei? Tralasciando il fatto che erano in mezzo a così tanta gente, lei era sicura che lui fosse capace di farle cose che le avrebbero fatto apparire quelle dello scantinato dei giochi da bambini. Eppure voleva toccarlo al punto da arrivare quasi a sentire la fresca consistenza dei suoi capelli simili a seta scivolarle tra le dita.
“Hai mai visto qualcosa di simile prima?” gli chiese, dandosi una schiaffo mentale per resistere a quella seducente minaccia compulsiva.
“Lo smembramento non è una novità,” rispose con il freddo pragmatismo di un uomo che aveva vissuto attraverso secoli bui, sia mortali che immortali. “Ma questo non era come il corpo che è stato fatto a pezzi – penso che sia stato più un esercizio di pratica.” Più facile da trasportare e da lasciare in un luogo pubblico. “In modo da dare spettacolo.”
L'annuire col capo di Dmitri fece scivolare alcune ciocche di capelli lungo la fronte. “Sia per questo che per sfida. Per quale altro motivo prendersi il disturbo di gettare il corpo qui, nel cuore del territorio di Raphael?”
In quel momento capì, come frammenti di un antico linguaggio che si univano nella sua mente per formare un frase perfetta. “Ma è risaputo che Raphael non si trovi qui al momento, Dmitri. Ci sei tu.”
Lui si immobilizzò in un modo che sarebbe stato impossibile per un essere umano. Era come se ogni parte di lui si fosse calmata. Non respirava, non tanto da notarlo. “Davvero brava, Honor. Sembra che in fondo sia stata una buona idea portarti appresso.”
Forse era una provocazione. O forse non era nient’altro che l’arroganza di un quasi immortale che aveva vissuto per secoli, visto imperi sorgere e cadere, combattuto battaglie su campi intrisi di sangue e visto un milione, miliardi di vite umane estinguersi sotto l’inesorabile avanzata del tempo. Era un pensiero tanto affascinante quanto sconcertante. Insicura del perché si sentisse così… disturbata dall’idea, si alzò per esaminare le altri parti del corpo come meglio poteva – non era una patologa, ma aveva ricevuto l’allenamento base di tutti i cacciatori.
La carne aveva iniziato a decomporsi, i vermi strisciavano sui vari pezzi. “Non è stato congelato, anche se sembra che il corpo sia stato smembrato subito dopo la morte,” disse.
“Se questo è stato pianificato – e sembra esserlo considerando che così tanti pezzi sono stati lasciati qui tutti insieme – mi sarei aspettato che l’assassino o gli assassini avessero maggior cura del corpo.”
“Perché?”
Rialzandosi in piedi, Dmitri si tolse e buttò i guanti che aveva preso da uno dei poliziotti. “L'intento era quello di creare uno spettacolo. Sono quasi sicuro che pezzi di carne umana pieni di vermi striscianti crei il giusto impatto.”
Aveva ragione. Non era difficile credere che la puzza della decomposizione fosse stata cruciale per la tempestiva scoperta dei resti – e questo non era indice di una follia dilagante quanto di una sorta di intelligenza più subdola. “Mi piacerebbe sapere se il patologo trova qualche altro marchio.” Più testi avrebbe avuto su cui lavorare, più facile sarebbe stato il processo di decodifica.
“Farò in modo che tu abbia tutto.” Tirò fuori un telefono cellulare. “Vuoi la pelle o le fotografie basteranno?” Un uomo bellissimo. Una domanda spietata. “Le fotografie andranno bene per il momento,” rispose, chiedendosi se questa creatura creata per la seduzione e affinata nel sangue, fosse ancora capace di provare profonde emozioni umane, “ma dovrebbero conservare la pelle se possibile.”
“Sarà fatto.”
Non molto tempo dopo, lui la riaccompagnò all’Accademia. “I tuoi alloggi sono qua?”
Lei scosse la testa. “Mi sono trasferita questa mattina.” Un altro passo fuori dalla fossa, un altro “vaffanculo” a quei bastardi che l’avevano ferita. Il sorriso di Dmitri fu lento, pericoloso. “Bene.”
Il suo cervello le urlava un avvertimento anche se il ventre le si strinse in una consapevolezza visceralmente sensuale. “L’edificio ha il servizio di sicurezza.”
Lui inarcò un sopracciglio.
Sì, nemmeno lei pensava che lo avrebbe fermato.
Scendendo, osservò l’immagine che lui proiettava in quella macchina, una creatura splendida e sexy, con la pelle baciata alla perfezione dal sole, il meraviglioso blu della camicia un esotico contrasto. “Sembri un ricco playboy.” Intendendo i playboy come squali.
“E?”
“E i playboy preferiscono il tipo “modella tirata a lucido”, sia a letto che fuori. È una regola.”
“Mentre tu sei il tipo da biblioteca, uno che guarda un dipinto intitolato Il sonno di Gadriel,” le rispose, infilandosi un paio di occhiali da sole. “Quella è la mia idea della donna perfetta.”
Ovviamente fu la prima cosa che fece – e sentì una scossa di calore licenzioso bruciarle il sangue quando lo schermo del computer si riempì con la nuda immagine di una coppia addormentata in un letto, l’uomo sulla schiena, la donna sdraiata sopra, la mano di lui chiusa attorno ai capelli color ebano di lei. C’erano lenzuola aggrovigliate in abbondanza, ma nessuna copriva la pelle color miele della donna. I seni pesanti schiacciati contro il petto dell’uomo, la mano libera di lui posata sul suo seducente fondoschiena, il corpo tutto curve e morbidezza. Se non fosse per la mancanza di muscoli che caratterizzavano ogni cacciatore, sarebbe potuto essere il ritratto di Honor.



Ritornando alla Torre con la mente piena di immagini di come Honor sarebbe apparsa al posto della modella di Gadriel, Dmitri si diresse al suo ufficio.
“Cosa hai scoperto?” domandò a Venom quando il vampiro ritornò dal suo compito di sovrintendere alla rimozione e al trasporto delle parti del corpo. La sua domanda, tuttavia, non aveva niente a che fare con il ritrovamento della mattina.
“I vampiri che hanno preso Honor erano intelligenti,” rispose, togliendosi gli occhiali da sole per mostrare occhi che nessun umano avrebbe mai e poi mai posseduto. “Hanno usato vampiri deboli e giovani per fare il lavoro sporco e sono quelli che i cacciatori hanno messo con le spalle al muro quando sono arrivati.” Dmitri sapeva che i due sopravvissuti erano stati sparati e tagliati a fette per fargli passare l’inferno, ma lasciati in vita. Comunque, secondo il vampiro che aveva seguito il caso fino ad ora, nessuno aveva fornito alcuna informazione degna di nota. La mente che stava dietro al rapimento li aveva tenuti scrupolosamente all’oscuro.
Dmitri decise che era il caso di fargli una visita di persona. Era la sua caccia ora. “Continua a lavorarci.”
La sua linea privata iniziò a squillare proprio mentre Venom usciva. Rispondendo, si ritrovò a parlare con Dahariel, il secondo di Astaad.
“Ci sono novità su Caliane?” gli chiese l’angelo. La domanda non era insolita dato che il più antico degli arcangeli permetteva solo a Raphael e a coloro che lui chiamava propri, di attraversare lo scudo che circondava la neo-risorta città di Amanat. “È occupata ad aiutare la sua gente a passare dal sonno alla veglia.” Quelle persone, mortali e – avevano scoperto - un certo numero di immortali, avevano dormito per più di un millennio accanto alla loro dea in una città di pietra grigia che ora scintillava sotto la luce di un sole estraneo. Da ciò che Raphael gli aveva detto durante la loro ultima conversazione, i cittadini di Amanat erano contenti di ricreare e di vivere il tempo in cui si erano addormentati, riempiendo i giardini di fiori, le fontane con acqua. Non volevano sentir parlare di novità moderne, né avevano la curiosità di esplorare quella nuova patria montuosa, lontana dal luogo dove avevano camminato per l’ultima volta.
“Li tiene in schiavitù,” aveva detto Raphael parlando di sua madre. “Ma non li ha incantati – la loro devozione è vera.”
“Non desidera avere più territorio?” domandò Dahariel con un tono che poteva essere definito privo di emozioni, ma che Dmitri riconosceva come gelida praticità.
“No. Sembra che la terra non sia mai stata la causa della pazzia di Caliane.” L’arcangelo aveva costretto tutti gli adulti di due fiorenti città a gettarsi in mare così da proteggere il mondo dalla guerra, creando “un silenzio tanto profondo, la cui eco sarebbe perdurata per l’eternità.” – parole che Jessamy aveva scritto nelle cronache del regno di Caliane.
“Ho parlato a Jessamy,” disse Dahariel con un eco inquietante. “Non c’è mai stato un risveglio come questo.” E così nessuno conosceva le regole del meccanismo. “Siamo immortali, Dahariel. Il tempo non è nostro nemico.” Meglio aspettare, conoscere la verità circa la salute mentale di Caliane o della sua mancanza, prima di iniziare a prepararsi per una guerra che avrebbe immerso il mondo nel sangue, tingendo di rosso l'acqua dei fiumi, rendendo il mare un cimitero silenzioso. “Come sta Michaela?”
Il secondo di Astaad era l’amante dell’arcangelo, uno scontro di lealtà che faceva pensare a Dmitri a chi Dahariel era davvero fedele.
“Alcune donne,” rispose l’angelo con lo stesso tono di voce privo di ogni traccia di umanità, “penetrano sotto la pelle di un uomo al punto che per tirarle fuori devi sanguinare.”
Riagganciando, Dmitri ripensava alla nota smorzata di violenza nella dichiarazione di Dahariel. Sapeva cosa significava amare una donna, ma non avrebbe mai strappato Ingrede via dal suo cuore, poco importava il dolore ad esso associato. La stessa Favashi non era mai riuscita a trovare un posto così in profondità. E Honor… sì, lei gli stava entrando sottopelle, ma era un'ossessione che sarebbe cessata nel momento in cui l'avrebbe portata a letto, e l'avrebbe avuta nuda e dimenante sotto di lui.
Ma prima avrebbe adempiuto alla sua promessa, gettando ai suoi piedi i resti urlanti e sanguinanti dei suoi aguzzini. La vendetta, come le aveva detto, poteva avere un sapore davvero dolce.
“Ti darò la tua libertà, non tornerai mai più indietro.” Isis aveva cercato di essere regale anche mentre i suoi occhi cadevano sulla lama che lui teneva in mano. “Una ricchezza al di là di ogni immaginazione sarà tua.” Ma Isis non avrebbe mai potuto restituirgli ciò che più voleva. “L’unica cosa che desidero,” sussurrò, toccando con la punta della lama la pelle sopra il suo cuore, “è sentirti implorare per la tua vita. Quindi implora.”
Il coltello aveva colpito a fondo.

Erano da poco passate le otto, il mondo era avvolto nella fredda oscurità quando, vestito in jeans e T-shirt e un lungo cappotto nero che aveva da anni, si avviò verso la tenuta dell’Enclave dell’Angelo controllata da Andreas.
Ad Andreas era stato dato l’incarico di interrogare e punire i vampiri che i soccorritori di Honor aveva lasciato in vita.
“Dmitri.” Le ali dell’angelo – ambra scura con striature di grigio – scintillavano alle sue spalle mentre accoglieva Dmitri davanti a una casa che era tutta vetro e angoli spigolosi, insolita per un angelo anziano. “Perché questo improvviso interesse verso questi due?”
Perché adesso era un fatto personale. “Ne discuteremo dopo che avrò parlato con loro.”
Le linee aristocratiche del volto di Andreas non mutarono in un’espressione di affronto. L’angelo era potente, ma Dmitri lo era di più. La sola ragione per cui il vampiro non era a capo di un territorio era perché preferiva lavorare nella Torre… nell’ombra. La sua posizione come secondo di Raphael non lo aveva ancora annoiato. Durante quella che lui definiva la sua “adolescenza”, quando era arrabbiato e sommerso da un dolore senza fine, se ne era andato per lavorare per Neha. L’Arcangelo dell’India non aveva gradito la sua decisione di ritornare a quella che era stata l’origine della prima Torre di Raphael, nell’istante in cui aveva concluso i termini del contratto che lo costringeva a servirla nella sua corte. Ma poi lei gli aveva sorriso. “Così selvaggi, tutti e due.” Scuotendo la testa, quei profondi occhi marroni contenevano il divertimento di un arcangelo che aveva vissuto millenni. “Ovvio che tu trovi la mia corte troppo signorile per i tuoi gusti. Vai allora, Dmitri, ma se dovessi desiderare una compagnia più signorile, le porte di questa corte saranno sempre aperte per te.”
A quel tempo, Neha era stata una regina graziosa, con il suo consorte, Eris, al suo fianco e col riso negli occhi, quello che lei considerava la follia della giovinezza. Ora Eris non era stato più visto da centinaia di anni e l’esecuzione di sua figlia Anoushka aveva trasformato la Regina dei Serpenti e dei Veleni, in una creatura dal sangue freddo simile ai cuccioli che teneva con sé.
“Da questa parte.” Andreas gli fece strada. Mentre oltrepassavano il nucleo centrale della casa, Dmitri vide un bell’uomo di origine asiatica che lavorava dietro una piccola scrivania nell’angolo. Gli occhi si strinsero. “È Harrison Ling?” Andreas si fermò. “Sì. Lo conosci?”
“È il cognato di Elena.” Lo stolto che aveva cercato di fuggire dal suo Contratto, era stato trascinato a casa dalla stessa Elena. Dmitri dubitava che Harrison avesse una vaga idea dell’enorme favore che lei gli aveva fatto – Andreas non era noto per la sua pietà verso coloro che rompevano i loro Contratti. Più a lungo Harrison fosse rimasto latitante, peggiore sarebbe stato il prezzo da pagare. “Harrison,” disse Andreas con una nota cupa nella sua voce, “ha imparato molto bene il significato della lealtà.”
L’uomo alzò la testa in quel momento e la paura che avanzava, untuosa e viscida, dietro ai suoi occhi appariva strisciante. Dmitri non provava alcuna simpatia per lui. Diversamente da Dmitri, Harrison aveva scelto di diventare un vampiro – e aveva fatto quella scelta senza sapere se la donna che professava di amare, lo avrebbe seguito. Era venuto fuori che Beth, la sorella di Elena e moglie di Harrison, era incompatibile con la tossina che trasformava gli umani in vampiri; sarebbe morta mentre Harrison sarebbe rimasto giovane per sempre.
“I prigionieri”, disse, cancellando quell’uomo patetico dalla mente. Andreas lo condusse fuori, verso un piccolo boschetto di sempreverdi dietro casa. Le creature nude, appese ai rami di due alberi, iniziarono a gemere per la paura non appena udirono il fruscio delle ali angeliche. Holly… Sorrow aveva avuto la stessa reazione istintiva. Lei poteva sproloquiare con Dmitri, cercare di condurre giochi di potere che le davano un illusione di controllo, ma se la si metteva in una stanza con un angelo, cadeva in uno stato catatonico. Rifiutava di parlare di cosa le aveva fatto Uram, ma Dmitri aveva visto la carneficina nel magazzino, gli arti strappati e i pavimenti zuppi di sangue, le bocche spalancate piene di organi grassi e bagnati, gli occhi ciechi e fissi nel vuoto. “Hanno ancora le lingue?” domandò ad Andreas, notando che entrambi gli uomini erano stati resi eunuchi, i loro peni e testicoli rimossi con quelle che sembravano essere state delle lame smussate. Erano vampiri. Le parti sarebbero ricresciute – e Andreas ne avrebbe ordinato nuovamente la rimozione. Senza anestetico.
“Pensavo di fargliele tagliare di nuovo domani.”
Dmitri non provava alcun disgusto verso la brutalità della pena in corso, non quando aveva avuto un’immagine ben chiara degli orrori che quegli uomini avevano inflitto a Honor per la loro gratificazione sessuale.
“Lasciagliele per ora. Potrei dovergli rivolgere ancora delle domande.”
Andreas inclinò la testa. “Desideri un po’ di privacy?”
“Sì.”
Attese fino a quando l’angelo non scomparve tra gli alberi, dopo di che iniziò a girare attorno al vampiro più vicino. “E così,” mormorò, “ti piace prendere con la forza ciò che non è tuo?”
 
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arya00
view post Posted on 25/11/2013, 21:32




Wooow... Dmitri è.... :ohi:

 
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1 replies since 25/11/2013, 12:33   91 views
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