Capitolo 8, "Archangel's Blade" di Nalini Singh

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Christiana V
view post Posted on 16/12/2013, 18:24




ARCHANGEL'S BLADE



LE NOSTRE TRADUZIONI SONO LAVORI AMATORIALI TOTALMENTE ESEGUITE DAI NOSTRI UTENTI E SENZA SCOPO DI LUCRO.
SONO RISERVATE ESCLUSIVAMENTE AI NOSTRI UTENTI ED E' ASSOLUTAMENTE VIETATO PRELEVARE QUESTE TRADUZIONI, INTERAMENTE O PARZIALMENTE, PENA IL BAN.


Tradotto da Lucy85


Revisione a cura di Christiana V







Capitolo 8



Il lamento dell’uomo si trasformò in una paura primitiva non appena riconobbe la voce di Dmitri. Considerato che non aveva più gli occhi, e che al loro posto c’erano soltanto due buchi neri, l’udito era l’unica cosa che gli era rimasta. “Non so nulla! Te lo avrei detto altrimenti!”
Dmitri gli credeva – il vampiro era debole, avrebbe ceduto al primo cenno di dolore. Ma esisteva la possibilità che avesse intravisto qualcosa senza rendersene conto. “Ditemi tutto,” disse rivolgendosi ad entrambi. “Dal primo istante in cui siete stati contattati. Se vi rivelate utili, forse non mi occuperò della vostra punizione.”
Il terrore li rese sconclusionati per alcuni minuti. Lui semplicemente restò in attesa. Una volta Favashi lo aveva definito senza cuore. Ma visto che lei era una stronza che aveva solo voluto usarlo, le sue parole non avevano alcun potere. Eppure, l’accusa era vera – la sua coscienza raramente lo preoccupava, e mai quando si trattava di punire coloro che avevano brutalizzato donne o bambini.
“Basta,” sbottò quando loro continuarono a singhiozzare e a implorare.
Scese il silenzio, come se loro avessero ingoiato i loro stessi respiri. Quasi mezzo minuto dopo, il vampiro con il quale aveva parlato fu il primo ad aprire bocca. “Stavo lavorando come guardia di sicurezza privata quando un giorno ricevetti una telefonata. Un uomo disse che mi aveva visto a una grande festa, gli era piaciuto il lavoro che avevo fatto e se avevo voglia di guadagnare qualche soldo extra con un lavoretto sottobanco.”
“Quale festa?”
“Non me lo ha mai detto, ma noi lavoriamo quasi sempre per gli eventi più importanti di vampiri ricchi.”
Questo non diceva nulla di nuovo a Dmitri, ma avrebbe incaricato qualcuno di controllare la lista di ospiti delle feste in cui l’uomo aveva lavorato. “E?”
Dimenando una gamba quando qualcosa di grosso e nero atterrò sulla carne esposta, il vampiro si contorse violentemente. “Erano così tanti soldi, ho detto c- certo che sì.” Deglutì. “Allora ho chiesto a Reg se gli interessava visto che al cliente servivano due persone.”
Reg, un uomo biondo e magro, stava ancora piangendo, ma silenziosamente. “Cazzo, vorrei averti detto di no.”
Adesso lo ha fatto, rifletté Dmitri. Ma non aveva avuto alcun rimorso quando aveva strappato la carne di Honor, quando l’aveva toccata in un modo in cui nessun uomo dovrebbe mai toccare una donna non consenziente.
Camminando verso il biondo, Dmitri gli diede un manrovescio così forte che si sentì il suono di qualcosa che si fratturava. “Pensi davvero che me ne freghi un cazzo?” gli chiese con voce calma, contenuta. “Ora rispondi alla domanda.”
Sputando un dente, il vampiro balbettò una serie di parole. “Leon aveva il contatto. Io ho fatto solo quello che mi ha detto.”
Leon iniziò a parlare prima che Dmitri potesse ricordare al vampiro perché non era una buona idea farlo aspettare. “Sempre per telefono.” Ansimò. “Non l’ho mai incontrato di persona. I soldi venivano depositati sul mio conto e poi davo a Reg la sua parte.”
Dmitri non disse una parola.
“Il cliente,” continuò Leon, mordendosi la lingua, “disse che lei era la sua ragazza, che era una stupida fantasia sessuale delle sue quella di essere afferrata e…”
Il cuore iniziò a martellare, la pelle a contrarsi, come se fosse stato colpito dall’agghiacciante consapevolezza di ciò che Dmitri avrebbe voluto fargli. “Lui ha detto che era una fantasia della donna.”
Dmitri udì il tremito sotto quel gemito irritante. “Qual è stato il primo indizio che vi ha fatto capire che non lo era?”
Fu Reg l’unico a rispondere. “Quando ha rotto il naso a Leon! Glielo avevo detto che qualcosa non andava, ma era così incazzato che l’ha presa a pugni, mandandola al tappeto.”
Dmitri aprì la mano, flettendo le dita. “Tu sei anziano, Reg. Perché non lo hai fermato?” gli chiese con un tono tanto morbido quanto la neve fresca appena caduta.
Reg iniziò a vomitare. Dmitri non disse nulla finché gli spasmi non terminarono. Allora passò la mano sulla faccia del vampiro. “Rispondi alla domanda.”
Col sudore che gli colava dalla fronte, il biondo deglutì. “I soldi. Volevo i soldi.”
“Bene.” Diede un buffetto alla guancia del vampiro, lasciandolo tremante mentre si avvicinava a Leon, che stava cercando di rompersi i polsi così da sottrarsi alla corda in un futile tentativo di fuga, una marionetta rotta. Da una tasca interna del suo cappotto, Dmitri estrasse un coltello sfilettato, premette il freddo metallo sulla nuova pelle rosata davanti a lui. “Raccontami il resto.” Incise una linea profonda al centro del petto di Leon. Sangue, scuro e rosso, fuoriuscì dal taglio mentre il vampiro piagnucolava.
“Non dovevamo ferirla e io le ho fatto un occhio nero. Così l’abbiamo legata e lasciata dove avevano ordinato e ce ne siamo andati di corsa.”
“Ma non ne sei rimasto fuori.”
Un altro taglio, stavolta orizzontale e abbastanza profondo da sfiorare gli organi interni di Leon. Ma l’altro vampiro continuò a parlare, sapendo che Dmitri poteva fare di peggio.
“Sette settimane dopo, il cliente mi ha richiamato e mi ha dato un indirizzo, disse che forse ci sarebbe piaciuto unirci ai festeggiamenti.”
Torcendo la lama, Dmitri si fermò, facendo collassare un polmone. “Continua a parlare.” I vampiri dell’età di Leon non avevano bisogno di respirare… molto.
“Siamo andati là” – ansimò, cercando di prendere aria – “c’era solo la cacciatrice, ma era chiaro che più di un vampiro si era nutrito da lei. Il cliente ci aveva lasciato un messaggio scritto: di divertirci. La nota non c’è più. L’ho buttata via.”
Dmitri rimosse il coltello. “E l'avete fatto? Vi siete divertiti?”
Erano domande retoriche – questi due erano stati trovati con Honor una settimana dopo, le bocche piene del sangue di lei. “Avete invitato anche i vostri amici, non è così?” I due vampiri uccisi avevano lavorato per la stessa compagnia di sicurezza. “Chi altri?”
“Nessuno,” rispose Leon. “Lo giuro. Solo noi quattro.”
Erano troppo terrorizzati per mentire, così Dmitri gli credé. “Bene.”
Le urla cessarono quando gli rimosse le laringi. Ma li lasciò in vita. Raphael gli aveva raccontato una cosa una volta, molto tempo prima. Una cosa che sua madre, Caliane, gli aveva detto. “Tre giorni di dolore a un mortale possono sembrare tre decenni.” La madre di Raphael poteva ancora rivelarsi un Antico pazzo, ma su questo punto, Dmitri concordava completamente con lei. Così si sarebbe assicurato che Andreas non lasciasse morire Reg e Leon. Mentre per gli altri… una volta trovati avrebbero invocato la morte ogni singola notte per i successivi due secoli.
Due mesi, dopotutto, erano molto più di tre giorni.

Erano le nove di sera e Honor non sapeva cosa stesse facendo lì. “Scusa per aver cancellato l’altro appuntamento. Grazie per essere venuta così tardi.”
Anastasia Reuben sorrise, i capelli grigi come l'acciaio tirati indietro in una crocchia ordinata. “Ho lavorato con i cacciatori per vent’anni, Honor. So molto bene che vedere uno psicologo è peggio che andare da un dentista.”
Rise, o almeno ci provò, lasciando uscire un imbarazzante stridio. “Quindi, come funziona questa cosa?”
“Non ci sono né regole né pressioni qui,” disse la dottoressa Reuben con gli occhi gentili. “Se tutto quello che vuoi è parlare dell’ultimo episodio di Hunter’s Prey, allora questo è ciò che faremo.”
Honor ebbe la sensazione che non fosse un esempio ipotetico. “Sono venuta perché…” Scuotendo la testa, scattò in piedi, l’adrenalina le si riversò in ogni cellula del suo corpo. “Mi dispiace di aver sprecato il suo tempo.”
Anche la dottoressa Reuben si alzò. “Sono felice che tu sia venuta.” Raggiunse l’armadietto e tirò fuori un libricino con la copertina dorata e volute bianche. “Alcuni cacciatori non parlano mai, ma trovo che mettere le parole su carta aiuta.”
Honor prese il libricino, senza avere alcuna intenzione di usarlo. “Grazie.”
“È solo per te. Se lo desideri, puoi bruciarlo dopo.”
Annuendo, Honor uscì fuori dal piccolo, discreto ufficio a due isolati dal Quartier generale della Corporazione.
Fu solo quando tornò al suo appartamento, con il computer acceso sul file del tatuaggio che si permise di pensare al motivo per cui se ne era andata. Forse era stata la rabbia che, lentamente, si stava risvegliando dentro di lei, fredda e brillante, affilata e dai bordi scintillanti. Oppure, forse era stato il sapere che, stupido o no, voleva assaggiare il gusto del peccato dalle labbra di Dmitri. O forse erano stati gli incubi.
Per tutta la sua vita, si era sentita sola, senza radici. Anche ora, pur avendo degli amici, forti e leali, sentiva un enorme buco dentro sé – come se avesse perso qualcosa di terribile e prezioso. Da bambina, aveva pensato di avere un gemello, che sua madre ne aveva tenuto uno e dato via l’altro. Comunque, una volta adulta, aveva capito che il senso di perdita era qualcos’altro, al di fuori della sua persona. Quella strana, penetrante solitudine emergeva soprattutto dopo un incubo – che fosse sveglia o dormiente. “Basta,” borbottò. “È ora di lavorare.”
E fu ciò che fece, fino a quando la città non iniziò a pulsare con un ritmo tranquillo, il cielo di quell’impenetrabile colore opaco tra la mezzanotte e l’alba. Non avrebbe dovuto cedere al sonno, ma era stanca, aveva le occhiaie per la sfilza di notti insonni, e l’oblio la colse prima ancora di rendersene conto.
Fu il suono di urla strazianti e senza fine di una donna a svegliarla di colpo. Il suo corpo raggomitolato a palla nello stretto divano, devastato da singhiozzi secchi, l’eco persistente dello strazio della donna che le lacerava l’anima. Incapace di sopportarlo, inciampò fino al bagno per gettarsi dell’acqua ghiacciata su un volto dilaniato da un’angoscia così profonda da non averne mai provato di simile in precedenza. Come poteva essere? Lei era stata torturata e spezzata… ma questa desolazione proveniva da un altro luogo, molto, molto profondo che non aveva nome.
Ingoiando il bruciore in gola prima che la tristezza potesse stringerla nuovamente nella sua dolorosa morsa, si tolse i vestiti ed entrò nella doccia. Erano a malapena le cinque del mattino, ma le tre ore di sonno che si era concessa quella notte erano meglio della singola ora di quella precedente. Lavando via il sudore, Honor premette la testa contro le piastrelle e lasciò semplicemente che l’acqua le scorresse lungo il corpo. Aveva sempre amato l’acqua. Parte del motivo per cui era finita a Manhattan era per via del suo essere circondata dall’acqua. Era stata una decisione ponderata da applicare all’Accademia. Lei aveva voluto studiare lingue antiche e sapeva che la Corporazione avrebbe coperto le spese se avesse firmato un contratto per rimanere attiva nel ruolo per almeno quattro anni dopo la laurea. I quattro anni erano trascorsi, ma lei non aveva mai preso in considerazione di andarsene. Non solo i cacciatori erano diventati la sua famiglia, ma la sua esperienza in culture e lingue antiche era un’abilità costantemente richiesta, considerato che il loro era un mondo governato da immortali. La mente tornò alla Torre e al vampiro che da sempre era stato la sua più oscura e segreta debolezza.
Uscendo dalla doccia, si asciugò costringendosi a concentrarsi sul compito che l’aveva lasciata con un mal di testa la notte scorsa. Qualsiasi cosa fosse tatuata sulla faccia del vampiro – e sul dorso della spalla destra, secondo le foto che aveva ricevuto dal patologo – era così idiosincratica da non aver alcuna spiegazione logica. Eppure sapeva che doveva averne una. Perché indipendentemente da come la testa era finita nelle mani di Dmitri, il corpo era stato un messaggio inequivocabile.
Indossati i jeans e una semplice maglietta bianca, andò in cucina, oltrepassando il soggiorno, per prepararsi del tè. La vista di fronte era la stessa da ogni stanza dell’appartamento – la Torre. Con quella luce brillante che si stagliava contro il buio del cielo mattutino, attirava l’occhio come la stella polare. Camminando verso la finestra, con il tè in mano, osservò un angelo solitario scendere a terra. S’intravedeva solo la figura da così lontano, ma ciò nonostante, la sua grazia era straordinaria. Non era un angelo “normale”, pensò. Era qualcuno simile a quello con le ali nere con cui aveva parlato Dmitri sul balcone fuori dal suo ufficio.
Il bussare alla porta fu così inaspettato che non sussultò, semplicemente continuò a guardare. Quando bussarono nuovamente, lei mise giù il tè, afferrò la pistola, e camminò silenziosamente fino allo spioncino. Il vampiro dall’altra parte era un elegante predatore al quale lei avrebbe sparato a vista. Invece aprì la porta. “Dmitri.”
Vestito in jeans neri, una maglia dello stesso colore, e un cappotto di pelle morbido che gli arrivava alle caviglie, assomigliava alla fantasia più peccaminosa che avesse mai avuto, del genere che lasciava una donna bagnata, umida e pronta. Prendendo un respiro profondo e tremante, colse nel suo profumo i viticci di un piacere sontuoso e sesso tagliente come una lama. Non era il motivo per la sua risposta, ma la seducente dipendenza di certo non aiutava. Era un’ottima cosa che non fosse una cacciatrice nata – perché lui era potente. “Solitamente fai le tue visite a quest’ora?”
“Passavo da queste parti.” Si appoggiò contro lo stipite della porta, sollevando la grossa busta che aveva in mano.
Le lame nel suo profumo si fecero più taglienti, attraversando i suoi sensi con un erotismo letale. Improvvisamente tutto ciò che vide nei suoi occhi fu una minaccia tanto sensuale quanto una carezza nel buio e tanto letale quanto uno stiletto. “Cosa hai fatto?” la domanda sfuggì a ogni regola di buona educazione.
“Niente che non dovesse essere fatto.” Spingendosi dallo stipite quando lei allentò la presa sul bordo della porta facendo un passo indietro, entrò nell’appartamento.
Gli prese la busta di mano nell’istante in cui la porta si chiuse, mettendo via la pistola anche mentre si permise di indugiare nel suo bellissimo e peccaminoso profumo.
“Altre foto dei tatuaggi della vittima?”
“No.”
Aprendola, estrasse alcuni fogli di carta insieme a una serie di foto. Inizialmente, non capì cosa stava vedendo, e quando lo fece il sangue le ribollì. “Questo è il mio referto medico.”
Nello specifico, quello risalente agli umilianti esami fatti dopo il suo recupero. Il dottore e l’infermiera erano stati entrambi gentili, dolci, ma là, in quella stanza d’esame, non era stato più possibile far finta che niente fosse successo, che lei non si fosse trasformata in un -
Soffocando il fiume di ricordi, si concentrò sul qui e ora, sulla rabbia così incandescente da offuscarle la vista. “Dove le hai prese?” Le mani le tremarono dal bisogno di ferire questo vampiro che aveva giocato con lei come se fosse un giocattolo divertente.
Avvicinandosi alla finestra dove lei era stata solo qualche momento prima, disse, “Questa non è veramente una domanda.”
No, non lo era. “Bastardo,” gli disse, buttando tutto sul tavolo, il baratro di piacere che aveva avvertito alla suo arrivo sradicato dal ghiaccio nella sua voce, un promemoria spietato che lui non era umano, che non aveva nessuna coscienza a lei nota. “Che diritto hai di invadere la mia privacy?”
“Volevo le immagini che hanno preso,” rispose senza voltarsi.
Il suo stomaco si tese. “Sapevo che ti piaceva il dolore, ma non mi ero resa conto che ti abbassassi alla tortura.”
Un’occhiata al di sopra della sua spalla. “Dei segni dei morsi, Honor.” Il suo nome suonava come la più decadente delle tentazioni, toccata da una sensualità che era tanto naturale al maschio nel suo appartamento quanto respirare… anche quando lui era avvolto nel ghiaccio di ciò che lei, alla fine, riconobbe come rabbia, temperata e mortale.
I segni dei morsi.
Con la sua stessa rabbia raffreddata da quella di lui, prese la pila di carte e foto, scorrendole fino ad arrivare alle pagine contenenti la lista dei morsi sul suo corpo e le relativi immagini. “Non c’è niente che tu possa imparare da questi.” Alla fine, loro l’avevano trattata come se fosse un pezzo di carne, tritandola e facendola a pezzi.
“Saresti sorpresa.” Spostandosi sui tacchi, strinse le spalle per togliersi il cappotto, poggiandolo sullo schienale di uno dei suoi divani per rivelare braccia muscolose prive di armi… se non per la lunga, sottile lama racchiusa in un fodero sulla sua schiena. In qualche modo non la sorprese che lui fosse un uomo da spada, anche se era sicura che portava una guaina per pistola alla caviglia, lei sapeva che non aveva problemi con le armi moderne.
Rimase ferma sul posto quando le si avvicinò, anche se la forza con la quale strinse la mascella le inviava ondate di dolore lungo l’osso. Basta paura, giurò, ben consapevole che non poteva essere così semplice considerando che l’istinto primordiale del suo cervello le intimava la fuga – o di combattere, sparare, tagliare e calciare.
Il calore del suo corpo premeva contro la pelle di lei, Dmitri indicò una serie di tre morsi che erano piccoli e uniformemente distanziati. Erano sopravvissuti alla violenza che era seguita per via della loro posizione – l’unica concessione fu che erano guariti senza lasciare cicatrici, così da non ricordarle costantemente ciò che era successo. “Dietro la mia coscia sinistra-”
“- a pochi centimetri dal ginocchio,” terminò Dmitri. Piccole, eleganti mani sul suo corpo, zanne delicate che affondavano ancora e ancora in quel punto. “Blood Ruby,” sussurrò. “Il vampiro odorava sempre di Blood Ruby.” Il profumo alla moda era stato una gabbia opulenta per i suoi sensi, e che suscitava conati di vomito nella gola immobile - uno sconosciuto per strada, in un negozio, poco importava. Ne colse un accenno e la bile le risalì in gola mentre una patina di sudore freddo le ricopriva il corpo. “Ho sognato di tagliarle la gola e osservare la pozzanghera che si formava ai miei piedi mentre la lasciavo annegare in quella roba.”
Gli occhi di Dmitri, così scuri, incontrarono i suoi. “Ti piacerebbe farle visita?”
 
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kurechan
view post Posted on 16/12/2013, 21:32




:cheerleader: :cheerleader: :cheerleader: grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
 
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machian5
view post Posted on 19/12/2013, 20:49




E' troppo bella questa serie!
Grazieeeeeeeeeee
 
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2 replies since 16/12/2013, 18:24   88 views
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