Capitolo 9, "Archangel's Blade" di Nalini Singh

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Christiana V
view post Posted on 7/1/2014, 15:29




ARCHANGEL'S BLADE



LE NOSTRE TRADUZIONI SONO LAVORI AMATORIALI TOTALMENTE ESEGUITE DAI NOSTRI UTENTI E SENZA SCOPO DI LUCRO.
SONO RISERVATE ESCLUSIVAMENTE AI NOSTRI UTENTI ED E' ASSOLUTAMENTE VIETATO PRELEVARE QUESTE TRADUZIONI, INTERAMENTE O PARZIALMENTE, PENA IL BAN.






Tradotto da Lucy85


Revisione a cura di Christiana V





Capitolo 9


Silenzio. Nella sua mente. Nella sua anima. Un silenzio senza fine. “L’hai già vista nutrirsi.” Le parole ruppero la calma, facendole cadere a terra le carte che aveva in mano. Queste si posarono sul tappeto con una strana, serena grazia.
“Lei ha cinquecento anni – e abitudini particolari tendono a restare intatte. Nutrirsi dall’arteria femorale non è insolito.” Una pausa pericolosa. “Non tra amanti,” si corresse, e lei si chiese se era il modo in cui lui preferiva bere. “Ma da dietro? C’è il muscolo.”
“Fa male,” disse Honor, senza sapere perché lo ammettesse. “Era per questo che lo faceva. Perché era sempre doloroso.” Abbassando lo sguardo alla pistola che, in qualche modo, teneva nuovamente in mano, chiese, “Mi fermerai se le sparo?”
“No.” Neanche la più lieve esitazione. “Ma dovresti aspettare finché non finisco di interrogarla – sarebbe una perdita di tempo aspettare che la ferita guarisca.” Parte di lei non era sicura che stesse scherzando, ma riuscì comunque a percepire la rabbia tagliente nei suoi occhi. Sapeva che non aveva niente a che fare con lei. No, ciò che lo rendeva pronto a commettere una brutale punizione era il fatto che un vecchio vampiro di cui si fidava per mantenere l’ordine, si stava divertendo con qualche gioco davvero brutto. Ad Honor non importavano le sue motivazioni se queste l’avessero portata a distanza ravvicinata con una delle creature che per due mesi l’avevano trasformata nel loro personale “cucciolo di sangue”.

Oltrepassarono i cancelli di una delle tenute in Englewood Cliffs proprio mentre l’alba tingeva il cielo con striature ad acquarello di pesca, rosa, e blu dorato. Dmitri aveva chiuso il portatile di lei nel bagagliaio della sua Ferrari e si era messo al volante. Lei accolse con gioia la sferzata del vento, prendendo tempo per costruire le sue difese, per prepararsi al nauseante, denso profumo del Blood Ruby. I cancelli, alti, decorati e ricoperti con edera verde scuro, si aprirono con grazia signorile nell’istante in cui la guardia vide la macchina. Il sentiero era chiazzato dai raggi di sole e dalle ombre degli alberi allineati, e la casa, non appena fu in vista, sembrava rimandarla a un altro secolo – uno pesante e appariscente. “Non è un vampiro che crede occorra stare al passo con i tempi.”
“No.”
Dmitri parcheggiò la macchina davanti ai gradini che conducevano all’entrata. “In certi periodi, questo è stato fatto per tenere il “bestiame” a portata di mano. Valeria continua a preservare questa usanza, nonostante sia considerata alquanto arcaica dalla maggior parte dei suoi coetanei.”
Valeria.
Le sue mani volevano afferrare il pesante coltello da caccia racchiuso nel fodero attorno alla caviglia, attraversare la porta, e sventrare la vampira, ma si costrinse ad aspettare nonostante il suo corpo urlasse una sola parola – vendetta.
“Il bestiame era volontario?”
“C’è sempre qualcuno che è volontario.”
Lui aprì lo sportello e si alzò per togliersi il cappotto, mostrando il morbido cotone nero della sua T-shirt.
Honor ripensò a Carmen, a come la bionda si era umiliata davanti a Dmitri, al punto da sentirsi dispiaciuta per lei. “Tu non hai mai avuto nessun problema.”
Dmitri non rispose finché non si incontrarono davanti alla macchina. “Ci sono diversi tipi di problemi.”
In quell’istante, vide qualcosa di inaspettato in lui, un qualcosa di calmo, oscuro, tanto selvaggio e doloroso quanto quella cosa che albergava dentro lei. “Dmitri,” pronunciò, proprio mentre la porta di casa si apriva per mostrare una cameriera con una fresca uniforme bianca e nera.
“È il momento.”
Con il corpo che passò da caldo a freddo nell’udire le sue parole, Honor salì i tre ampi gradini al suo fianco. La cameriera si fece da parte mentre si avvicinavano. “La signora è nella sala del mattino, signore.”
Honor non aveva idea di cosa fosse la sala del mattino, ma Dmitri annuì con un cenno. “Non avremo bisogno di te. Prenditi la giornata libera. La Torre ti contatterà domani.”
La cameriera impallidì, ma disse solo “Sì, signore. Anche la cuoca è qui.”
“Dille che non c’è bisogno neanche di lei. Il bestiame di Valeria?”
“Nella dependance per gli ospiti.”
“Falli uscire. Hai cinque minuti.”
“Sì, signore.” Sobbalzando, la cameriera si avviò lungo il corridoio.
Fu in quel momento che Honor intravide una zanna. “Era una vampira.” Eppure non aveva avuto paura; l’altra donna era indubbiamente più debole di lei, a prescindere dal suo vampirismo.
“Giovane,” rispose Dmitri, chiudendo la porta con fare tranquillo. “È sotto Contratto. Direi la prima decade.”
“Nessuna sorpresa che sembrasse così umana.”
“Alcuni di quelli più deboli, non perdono mai il fulcro della loro umanità.”
Con questo, Dmitri la condusse lungo il corridoio – rivestito con una moquette bordeaux scuro, le pareti ricoperte con la più squisita carta da parati color crema, ricca di sottili decorazioni. La quasi-immortalità consentiva ai Creati di avere più tempo per accumulare ricchezze, ma Honor conosceva vampiri che avevano centinaia di anni e che non avevano mai raggiunto quel livello di benessere. Per cui o Valeria era già ricca oppure l'aveva ottenuto tramite una combinazione di potere, desiderio e spietata determinazione. Dmitri oltrepassò la soglia di una porta sulla destra, un’ombra in nero.
“Dmitri, tesoro,” pronunciò una voce fumosa che riempì il corpo di Honor di freddo terrore. Allora percepì il profumo denso e muschiato del Blood Ruby. Bloccandosi con le spalle al muro, accanto alla porta, cercò di placare il tremore, di controllare la nausea che minacciava di farle risalire il tè che aveva preso a colazione.
“Valeria,” disse Dmitri con voce roca, anche mentre intrecciava viticci di squisito cioccolato e di un ricco liquore attorno ai sensi di Honor. Quella travolgente potenza sopraffece il profumo muschiato che era la firma di Valeria e permise alla cacciatrice di riprendersi e respirare. Dmitri parlò prima che la donna nella stanza potesse rispondere. “Ti ho tirata fuori dal letto?”
Una risata bassa, intima. “Questa è una cosa per il quale sei sempre il benvenuto.” Un’altra scossa nauseante. Non aveva mai pensato di chiedere a Dmitri se avesse dormito con la vampira. La rabbia che seguì quella supposizione orrenda, fu come un morso duro e feroce, che le fece venir voglia di pugnalarlo alla schiena. L’intensità di quella reazione ebbe lo stesso impatto di uno schiaffo, che la buttò a terra ancora una volta. Asciugandosi le mani sui jeans, tirò fuori la pistola.
Dmitri sembrò percepire l’istante in cui si riprese, perché si raddrizzò e disse, “ti ho portato un’ospite.”
“Davvero?” domandò curiosa mentre Dmitri si scostava permettendo così a Honor di oltrepassare la soglia. Valeria se ne stava sdraiata su una chaise longue color crema davanti alla finestra, indossando una vestaglia cremisi di raso lungo fino a metà coscia – la cintura abbastanza lenta attorno alla vita così da lasciare esposta, a regola d’arte, la curva di un seno perfetto. Aveva inclinato la testa così da assicurarsi che la luce del mattino la colpisse in modo da esaltare la sua già splendida figura. Lunghi capelli castano dorato si arricciavano lungo le spalle e si strofinavano contro capezzoli duri e pronti per via del contatto con il raso.
Come invito non poteva essere più chiaro. Finché quel profondo sguardo blu di apprezzamento non si spostò dal corpo di Dmitri a Honor. Improvvisamente Valeria fu un corpo in movimento, la furia che arrossava quella pelle color crema del suo viso mentre si alzava in piedi – ma Honor intravide per una frazione di secondo, una fame ancora più feroce sotto la rabbia. Valeria aveva ricordato come aveva usato Honor, come aveva abusato di lei. E voleva farlo di nuovo.
“Bene…” Quegli sbalorditivi occhi che parlavano di una bellezza immortale si fecero calcolatori. “Mi hai portato uno spuntino. Sei sempre stato un tesoro.”
Honor vide Dmitri irrigidirsi e – senza pensare – allungò la mano per toccargli la schiena, senza essere vista da Valeria. Non ancora.
Nonostante la tensione avvolgente, i muscoli tesi, questo bellissimo predatore con la morte negli occhi non colpì. “È una stanza graziosa,” mormorò invece con quella voce setosa che Honor non avrebbe mai voluto udire nelle tenebre. Linee di confusione deformarono la fronte liscia di Valeria. “Cosa?”
“Nonostante le piccole finestre,” continuò Dmitri, la schiena che si fletté leggermente sotto il tocco di Honor. Sorpresa di notare che lo stava ancora toccando, si fermò. “Voglio dire,” aggiunse, “ è a senso unico.”
Honor aveva sempre saputo che Dmitri era spietato, ma fu quando vide il velo della paura offuscare lo sguardo blu di Valeria che capì esattamente quale fosse il suo posto nella catena alimentare. La vampira si guardò attorno, gli occhi spalancati quando si posarono nuovamente su di lui. “È stato solo per divertirsi un po’, Dmitri. Lo sai come vanno queste cose.”
“Hmm. Dimmelo.”
Valeria sembrò prendere quelle basse fusa come un incoraggiamento. “La vita può essere noiosa dopo secoli di eccesso. Avere un cacciatore sotto il nostro controllo dava un pizzico di brivido.” Avanzando, le cosce lucide esposte in scorci stuzzicanti attraverso il raso cremisi, ignorò Honor per accarezzare con la mano il torace di Dmitri, piano e con evidente piacere. Le dita della cacciatrice si strinsero sulla pistola. Ci volle tutto il suo autocontrollo per non digrignare i denti e non ficcare un proiettile dritto tra quegli occhi blu così grandi e seducenti.
Dmitri sollevò semplicemente la sua mano, chiudendola su quella della vampira. “Un gioco intrigante,” disse, la sua voce cadente mentre avvicinava Valeria a sé, le labbra che accarezzavano il suo orecchio, i seni che schiacciati contro il petto. “Non avrei mai pensato che tu fossi tanto creativa.” Chiuse la mano libera a pugno attorno ai capelli scuri di lei. Gli occhi di Valeria si chiusero, il corpo tremante per via del contatto con il suo corpo muscoloso. “Vorrei prendermene il merito” – un sussurro roco – “ma tu mi avresti scoperta.”
La risata di Dmitri avrebbe spinto Honor a infilzargli una lama nello stomaco e scappare tanto lontano quanto umanamente possibile. Ma Valeria sorrise, gli occhi aperti. “Io ho ricevuto un invito.”
Uno sguardo avido si posò su Honor. “La sua paura era così forte quando sono arrivata, ma lei non urlava o implorava. Non lo ha fatto per settimane.”
Dmitri ruotò duramente il volto della vampira verso di lui. “Tu hai conservato l’invito vero?”
“Sì. Era un ricordo.” Le labbra tracciarono la linea della mascella di lui. “L’hai portata per me, Dmitri? Posso averla tutta per me?”
Honor pose nuovamente la sua mano sulla schiena di Dmitri, non sapendo perché credesse che avrebbe aiutato, e senza sapere perché lei pensasse di poter essere in grado di leggere questo vampiro così vecchio e potente da farla rabbrividire fin nelle ossa al solo pensiero.
“Prima dimmi con chi l'hai condivisa,” le sussurrò, ignorando il fatto che Valeria aveva aperto la cintura della vestaglia per esporre la sua pelle color crema incorniciata dal rosso del tessuto. “Voglio sapere chi altri ha i tuoi gusti.”
“Ma io la voglio per me,” disse petulante.
“Valeria.”
La donna era quasi in preda a un orgasmo al suono di quella voce ricca di lame affilate e urla notturne. “Dicono che tu fai male, Dmitri.” In risposta, lui usò la presa sui suoi capelli per tirarle indietro la testa così duramente, che gli occhi luccicarono per via delle lacrime che si stavano formando. Si leccò le labbra, senza curarsi di coprire i capezzoli rosa scuro ormai esposti a causa dello spostamento del raso sulla pelle. “Tommy. Ho visto Tommy una volta quando ho tardato durante il mio turno con lei.”
Honor ricordava quel giorno, ricordava quell’elegante voce femminile che discuteva con quella più profonda di un uomo mentre Valeria lo blandiva per permetterle di rimanere. “Giocheremo insieme.” Il suono di abiti che strusciavano l’uno contro l’altro, un bacio umido. “Tu sai come mi piace giocare.” L’uomo –Tommy – aveva finalmente capitolato. Insieme quei due avevano… fatto urlare Honor.
La sua mano si strinse sulla maglietta di Dmitri mentre lui spostava la sua dai capelli per chiudersi attorno alla gola della vampira. “Solo Tommy?”
“Ce ne erano altri, ma non li ho mai visti. Ognuno aveva il suo turno.” I seni si sollevavano, le labbra si aprirono.
“L’invito, Valeria.” Un ordine perentorio. “Parlami dell’invito.”
La mora tese le mani sui muscoli rigidi del suo petto con una possessività che spinse Honor a desiderare di romperle in centinaia di pezzi. “Nella mia camera da letto, nel primo cassetto del tavolino accanto al letto.” Le dita si arrotolarono attorno alla sua maglietta, rivelando una pelle di un caldo marrone scuro. “Te lo mostrerò quando saliamo.” Di nuovo, i suoi occhi si spostarono su Honor. “La voglio.”
Fu allora che Dmitri sorrise, arcuando il collo di Valeria… e tagliandole la gola con la stessa emozione che ci si potrebbe aspettare da un gatto che cattura la preda, la pesante lama d’argento brillava nella luce del mattino.
Mentre la vampira si portava le mani alla gola, lui la afferrò proprio per la gola e la spinse contro il muro con la lama che le sfiorava il collo. “Non estrarla,” le ordinò quando Valeria stava per fare proprio quello. “Oppure ti taglierò le mani.”
Honor aveva estratto la pistola al primo segno, ma ora i suoi occhi incontrarono quelli di Dmitri mentre lui sollevava un sopracciglio. Lei scosse la testa. “Non posso spararle ora.” Non quando la vampira sembrava un insetto, il raso rosso della vestaglia ormai tinto di una tonalità più scura, la pelle color crema sanguinante.
Dmitri si avvicinò a Honor la quale notò che la mano che aveva utilizzato per afferrare la gola di Valeria non era sporca del sangue che era fuoriuscito dal fiotto arterioso – portandola alla spaventosa conclusione che lui lo avesse già fatto in precedenza. “Tu,” disse, toccandole il mento con un dito della mano pulita, prima di rovesciare le rose da un vaso e lavarsi via il sangue dall’altra, “sei troppo umana.”
Sì. E fu uno shock alquanto gradito, una conferma del fatto che era riuscita a mantenere intatta la sua essenza nonostante l’orrore di quel buco nero in cui l’avevano messa Valeria, Tommy e i loro mostruosi amici, usandola per lacerarle lo spirito. Oltrepassando Dmitri e trovandosi faccia a faccia con la vampira, disse, “C’è qualcos’altro che vorresti condividere sul mio rapimento e la mia aggressione?”
Dmitri si sedette sulla chaise longue, allungandosi per scegliere un cioccolatino dalla ciotola di cristallo sul tavolo. Quando Valeria mostrò i denti a Honor rifiutandosi di rispondere alla domanda, lui le sparò alla coscia, precisamente nel punto in cui alla donna piaceva nutrirsi.
L’urlo di Valeria fu alto e stridulo.
Honor sapeva che le punizioni usate per gli immortali, i cui corpi erano capaci di rigenerarsi anche da ferite gravi, non erano le stesse utilizzate per i mortali. Ma lei non era mai stata a così stretto contatto con questa realtà senza pietà. “T'infastidisce?” domandò a Dmitri quando le urla di Valeria scemarono in singhiozzi. Lui scrollò le spalle, i muscoli che si flettevano con grazia sotto il cotone sottile della T-shirt.
“No.” posando la pistola sul tavolino, accanto alla ciotola di cristallo, “Valeria, sii una brava padrona di casa e rispondi alla domanda di Honor,” aggiunse prima di mettersi in bocca un cioccolatino.
“Io non so nient’altro,” singhiozzò la vampira, gli occhi arrossati per le lacrime, “S-solo Tommy.”
“Oh, non preoccuparti,” disse Honor, ricordando aveva bevuto le sue lacrime, come aveva ridacchiato quando lei aveva urlato così tanto da farle bruciare la gola, al punto di farle perdere la voce, “troveremo anche Tommy.”
Non seppe cosa Valeria avesse sentito nella sua voce, ma sembrava improvvisamente spaventata, un’espressione che Honor non si sarebbe mai aspettata da una della sua età e potere.
“Ha fatto tutto lui, ricordi?” disse Valeria, le mani verso la gola la cui ferita iniziava a guarire attorno alla lama. “Io non volevo.”
Dmitri mangiò altro cioccolato.
Lasciando cadere le mani tremanti di paura, Valeria continuò a parlare a Honor, gli occhi scintillanti di lacrime. “Lui è stato l’unico che ti ha ferito – io volevo solo nutrirmi.”
Sì, Tommy l’aveva ferita, come solo un uomo può ferire una donna. Ma solo perché Valeria lo aveva incitato. Prima, i suoi assalti erano stati poca cosa nello schema delle cose – il bastardo aveva goduto del suo sangue più di chiunque altro. Valeria, comunque, era stata molto più creativa quando erano solo loro due nell’oscurità. “Oh, questo fa male?” Una risata appena pronunciata. “Che cattiva che sono. Ma una ragazza deve pur mangiare.”
“Dmitri,” pronunciò Honor. “Ho cambiato idea.” E allora sparò Valeria all’altra coscia.
 
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