Capitolo 10, "Archangel's Blade" di Nalini Singh

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Christiana V
view post Posted on 21/1/2014, 18:32




ARCHANGEL'S BLADE



LE NOSTRE TRADUZIONI SONO LAVORI AMATORIALI TOTALMENTE ESEGUITE DAI NOSTRI UTENTI E SENZA SCOPO DI LUCRO.
SONO RISERVATE ESCLUSIVAMENTE AI NOSTRI UTENTI ED E' ASSOLUTAMENTE VIETATO PRELEVARE QUESTE TRADUZIONI, INTERAMENTE O PARZIALMENTE, PENA IL BAN.


Tradotto da Lucy85


Revisione a cura di Christiana V






Capitolo 10


La preoccupava un po’ il fatto che non avesse esitato, ma questa donna, che ora urlava per via della ferita aperta, l’aveva torturata. Chi cazzo diceva che spararle l’avrebbe fatta sentire meglio… perché piazzare quel proiettile nel corpo di Valeria lo aveva fatto di certo.
“Ho finito.” Non avrebbe mai più permesso a questa patetica creatura di perseguitarla nei suoi incubi.
“Vedi se riesci a trovare l’invito.” Dmitri si alzò in piedi. “Valeria e io dobbiamo fare una chiacchierata in privato.”
Rinfoderando l’arma, si voltò verso di lui. “Non ucciderla.” Sarebbe stato troppo veloce, non abbastanza. E considerando quello che Valeria le aveva fatto, il tipo di dolore inflittole, Honor sapeva di non essere la prima vittima della vampira.
Un lento sorriso le fece rizzare i peli sul collo. “Fidati di me.”
La cosa strana era che lei lo faceva. Forse quello la rendeva una sciocca che ingannava se stessa, ma non cambiava lo stato delle cose. Lasciandolo con la vampira terrorizzata, che già piagnucolava e tentava di persuadere un uomo che, come Honor sapeva, nessuna femmina avrebbe influenzato, uscì dalla sala e salì le scale. Il tema dell’elegante opulenza continuava anche nel resto della casa, le opere d’arte sui muri racchiuse in cornici dorate, disposte con gusto, i corrimani realizzati a mano in toni che non rompevano la continuità della decorazione, una balaustra in marmo squisitamente scolpita che costeggiava la scala ricurva conducente al secondo piano. La camera da letto vantava un enorme letto a baldacchino in legno scuro con tende ordinatamente legate agli angoli. Le lenzuola erano del più fine cotone egiziano, riverse a terra per via del risveglio di Valeria.
Fu mentre apriva il cassetto del comodino che il primo urlo riecheggiò per tutta la casa, così acuto che Honor non riuscì a immaginare cosa Dmitri stesse facendo alla vampira. Un senso di pietà si mosse dentro di lei, ma strinse i denti e continuò a cercare. Perché se Dmitri avesse mostrato pietà, gli altri vampiri avrebbero presto iniziato a cedere alle loro passioni più oscure e il mondo si sarebbe tinto di rosso.
Qui.
L’invito era un cartoncino argentato piegato a metà.
La noia è qualcosa di fastidioso, non è così Valeria? Le parole scritte in nero con mano aggraziata potevano appartenere sia a un maschio che una femmina.
Ho un passatempo che potrebbe soddisfare anche i tuoi appetiti annoiati.
Sotto c’era un indirizzo, una lista di tre appuntamenti e una nota che diceva: Se desideri continuare, vieni alla stessa ora negli stessi giorni delle settimane successive.
Non era firmato e anche se Honor era stata attenta nel maneggiarlo, sapeva che c’erano poche possibilità di trovare qualche impronta digitale. Eppure era scesa giù in cucina, accompagnata da un altro urlo agghiacciante, e trovato un sacchetto di plastica. Non era uno Ziploc, ma sarebbe andato bene per ora. Inserendoci dentro la carta, ritornò nella stanza del mattino, i corridoi carichi di un silenzio persistente rotto solo dal suono dei singhiozzi di Valeria.
Entrò senza trovare alcuna traccia di sangue sul corpo o sui vestiti di Dmitri, le braccia abbronzate catturarono la sua attenzione mentre rinfoderava la pistola in una fondina alla caviglia con i movimenti lenti tipici di un uomo che era conscio di essere di gran lunga la cosa più pericolosa in quella camera. Valeria, d’altro canto, sembrava in qualche modo… rimpicciolita.
“Ce l’ho,” disse lei.
“Bene.” Inclinò il capo verso l'esterno. “Illium controllerà Valeria fino all’arrivo degli uomini di Andreas.”
La vampira fece una bassa supplica mentre Honor guardava fuori dalla finestra – incantata dalla stupefacente vista di un angelo con le ali blu striate d’argento che atterrava sul prato verde. “Lui è…” Le mancò il respiro. Aveva visto le foto, anche immagini televisive dell’angelo dalle ali blu, ma nessuna gli rendeva giustizia. Niente avrebbe potuto. L’impatto era ancora più sorprendente da vicino. Fissandolo mentre si incontravano all'automobile, lei osservò gli occhi color oro veneziano, i capelli neri con riflessi blu, il volto così puro nella sua bellezza che lo rendevano troppo bello. Non lo era. Lui era semplicemente la più bella creatura maschile che avesse mai visto in tutta la sua vita. Incontrando il suo sguardo, lui disse, “Io sono Illium.”
Le sue labbra minacciavano di incurvarsi alla curiosità senza vergogna che leggeva in quegli occhi dorati. “Honor.”
Dmitri, avendo risposto a una chiamata veloce sul cellulare, aprì lo sportello dal lato del conducente. “Se Valeria tenta qualsiasi cosa,” disse a Illium, “tagliale le braccia.”
L’angelo non mostrò alcun disturbo nell’udire l’ordine. Aggiunto all’ovvia fiducia che Dmitri nutriva in lui, era chiaro che, bello o no, Illium non era un grazioso ornamento. Anche se, rifletté lei, intravedendo l’intelligenza acuta sul suo viso mentre parlava a Dmitri, che lui era pienamente capace di usare l’impatto del suo aspetto a proprio vantaggio. “Elena e Raphael stanno tornando,” quindi disse. “Atterreranno verso le sei del pomeriggio.”
Con un cenno secco, Dmitri salì in macchina. “Honor. Smettila di flirtare con Illium. Incoraggi solo la sua vanità.”
“Ha ragione.” Illium camminò intorno per aprirle lo sportello del passeggero. “Sono anche un gentiluomo, diversamente da qualcuno.”
Mentre lei saliva in macchina, i loro occhi si incontrarono e lei si domandò chi fosse questo Illium dalle ali blu al di là della bellezza scintillante e del fascino.
“Grazie.”
Lo sguardo con cui la studiò era… quasi gentile. “Tu non sei come le altre.”
“Cosa?”
Dmitri si allontanò accelerando prima che Illium avesse una possibilità di rispondere. Quando lei si voltò indietro, lo vide osservarli con un’espressione decisamente attenta dipinta sul volto, le ali aperte per catturare la luce del mattino. Fili d’argento scintillavano, trasformandolo in un miraggio vivente. “Pensavo,” disse, dopo che scomparve dalla vista, “che gli angeli fossero più in alto nella catena alimentare rispetto ai vampiri.” Eppure Illium prendeva ordini da Dmitri.
“Lui è uno dei Sette, la guardia d’elite di Raphael,” le rispose Dmitri mentre oltrepassavano i cancelli. “Li guido io.”
Il secondo di Raphael. La ragione per il titolo era improvvisamente più chiara. “Non ho mai incontrato un angelo come Illium.” Indipendentemente dal suo aspetto stupefacente, sembrava molto più “umano” di ogni altro immortale che avesse mai incontrato.
Uno sguardo duro. “Flirta con lui quanto vuoi, Honor, ma tu sei mia.”
Quelle parole schiette furono uno shock… e al contempo non lo furono.
“Io non so cosa sia questa cosa che c’è tra noi,” gli disse, riconoscendo il fuoco oscuro che bruciava tra loro fin dall’inizio, “ma so che per la mia sanità mentale, devo stare lontana, molto lontana da te.”
“Peccato.” Disse lui con la stessa mancanza di emozioni con cui aveva sparato a Valeria. La spaventava. Una sana risposta. Ciò che non era sano era che lei voleva raggiungere e toccare quell’angolo rude della sua mascella, ammorbidendolo in qualche modo. Impossibile. “Se arriverà il momento, morirò pur di tenermi la mia libertà,” proferì, lasciando che una sferzata di vento le togliesse i capelli dal volto. “Non sarò mai più una prigioniera, tua o di chiunque altro.” L'aveva giurato a se stessa mentre giaceva come una bambola rotta in un letto d’ospedale, una che aveva versato sangue rosso scuro pur di resistere.
Dmitri cambiò atteggiamento con la facilità di un uomo abituato al potere. “Non voglio farti a pezzi, Honor.” La durezza rimpiazzata da seta scura, peccaminosa e stuzzicante come il ricco profumo di cioccolato che filtrava nelle sue ossa. “Voglio sedurti.” Una vampata di calore si diffuse nel suo corpo, un impulso di attrazione che non seguiva alcuna regola del comportamento razionale… e un'ossessione che lei non poteva combattere. “È mai successo che una donna ti dicesse di no, Dmitri?”
“Una volta.” Voltò l’angolo con un sorriso che le faceva venire voglia di posare le mani sul suo viso e tracciare quelle bellissime labbra con le sue. “L’ho sposata.”

Dmitri non era sicuro del perché lo avesse detto a Honor, visto che non aveva mai parlato a nessuno di Ingrede. Solo Raphael sapeva, e l’arcangelo aveva sempre rispettato il suo desiderio di mantenere il silenzio sulla questione, sulla ferita che non era mai guarita.
“Tommy,” disse, cambiando l’andamento della conversazione quando Honor aprì la bocca come se volesse chiedergli dell’unica donna che nella sua lunga, lunga vita aveva catturato il suo cuore, “è Thomas Beckworth Terzo.”
Lo sguardo di Honor indugiò a lungo su di lui, ma accettò il cambio di argomento. “Tommy è un nome comune.”
“Valeria lo ha confermato.”
Quando si era resa conto che implorare e pregare non avrebbe sortito alcun effetto, la vampira aveva provato a giocare la carta delle informazioni. C’erano volute solo un paio di ossa rotte per chiudere la faccenda. Dmitri si era assicurato che corrispondessero a quelle che aveva visto sulle radiografie fatte a Honor dopo il suo salvataggio.
“Per favore, Dmitri,” aveva urlato Valeria. “Non trasformarti in un mostro per colpa di una mortale.”
L'aveva fatto sorridere di vero divertimento. “Cara Valeria, io ero un mostro ancor prima che tu nascessi.” Lo era diventato nell’istante in cui il cottage era bruciato, portandogli via la parte migliore di lui.
“In base alle ricerche che ho chiesto di fare a Venom mentre eri di sopra,” continuò, allontanandosi da un ricordo che lo avrebbe perseguitato per tutta l’eternità, “sembra che Tommy si sia nascosto.”
Una lieve traccia di profumo, fiori selvatici in fiore mentre Honor si spostava sul sedile. “Non può sapere che gli stiamo addosso.”
Il suo odore lo avvolse, toccandolo a un livello che non aveva mai permesso a nessuna donna. “No,” rispose, la mano che strinse il volante, “ma deve aver collegato abbastanza fatti da capire che stavi lavorando per me.”

Honor vide le linee di tensione attorno alla sua bocca, chiudendo le dita della mano per bloccare l’impulso di stenderle e cancellarle. Questa pazzia, poteva solo farla uccidere.
“Andremo a casa di Tommy,” continuò lui quando lei non rispose, “vediamo cosa possiamo scoprire.”
La casa si mostrò essere tanto appariscente quanto quella di Valeria era elegante. Volute ornate sulle modanature, carta da parati così brutta che doveva essere stata acquistata tenendo conto del prezzo e non del gusto, i mobili ingombranti e rivestiti con un tessuto floreale tanto orrendi – e indubbiamente costosi – quanto la carta da parati. Ma la camera da letto fu la ciliegina sulla torta.
“Wow,” esclamò Honor, fissando l’enorme letto circolare rivestito con lenzuola di raso rosa e migliaia di cuscini gonfi bordati con pelliccia bianca. “Non pensavo che oggigiorno le persone avessero letti come questi al di fuori di uno stereotipato set porno.” Incapace di trattenersi, alzò lo sguardo. “Un soffitto a specchio. Sono scioccata.”
Dmitri iniziò a ridere, ed era un suono bellissimo, selvaggio che la interruppe bruscamente.
“Honor, lascia la stanza.” Un ordine rivestito di gelo.
Lo stomaco le si strinse. Sarebbe stato così facile girare sui tacchi e permettergli di proteggerla – ed era ciò che lui stava tentando di fare, questa creatura pericolosa che non sarebbe mai stata umana – ma farlo avrebbe significato arrendersi a quei bastardi che avevano cercato di distruggerla. “Basta scappare,” disse, mantenendo il tono calmo con un enorme sforzo di volontà. “Fammi vedere.”
Per un istante carico di tensione, occhi scuri studiarono i suoi. “Honor.”
“Ci sono battaglie,” disse a bassa voce, reggendo quello sguardo carico di antichi segreti, “che una donna deve combattere da sola.”
Gli zigomi sembravano sporgere dalla pelle mentre le diceva, “Dietro di te.”
La fotografia in bianco e nero ricopriva tutta la parete di fronte al letto. Era di una donna nuda tenuta appesa da pesanti catene ai polsi, le gambe divaricate e ammanettate al pavimento. La testa accasciata, i capelli che cadevano attorno alla faccia, un lato del suo seno sanguinante dove un vampiro si era nutrito.
Era Honor.
Camminando verso quell’immagine che minacciava di catapultarla nuovamente in un incubo, estrasse una lama e lentamente, metodicamente, iniziò a tagliarla e a farla a pezzi.
“Avevo dimenticato,” disse, ingoiando la rabbia che minacciava di travolgerla, “che avevano scattato delle foto.”
Click. Click.
Il suono che l’aveva nuovamente umiliata quando aveva creduto di essere oramai insensibile a ogni genere di abuso cui potevano sottoporla. “Poi ha cominciato a portare una videocamera.” Il che significava che da qualche parte c’erano delle registrazioni di lei che cercava di non urlare mentre Tommy la feriva. Era per questo che aveva dimenticato – perché non poteva sopportare la vergogna che altri sapessero, forse i suoi amici, che la vedessero intrappolata, indifesa e umiliata… ma naturalmente, non aveva mai veramente dimenticato.
“Troveremo le registrazioni e le immagini originali.” Dmitri iniziò ad attraversare la stanza con una furia calma, concentrata, strappando i cassetti, svuotando i ripiani. “Lui li avrà tenuti per sé, in gran segreto, perché non appena fossero stati scoperti, sapeva bene che gli avrei tagliato la gola.”
“Tu non puoi saperlo.” Un dolore al petto, così grande, così pesante.
Dmitri si avvicinò per aiutarla a tirare fuori l’ultimo pezzo, osservando in silenzio mentre lei lo riduceva in pezzi più piccoli. “Indipendentemente da tutto,” le disse, quando l’ultimo brandello svolazzava ai suoi piedi, mille coriandoli bianchi e neri, “queste immagini non vedranno mai la luce del sole.”
Nei suoi occhi, vide un’agghiacciante profezia di morte.
Tommy non era il più intelligente degli uomini – avevano trovato la memory card contenente le foto e i video in una cassaforte a muro. Dmitri non disse nulla quando lei scomparve per andare alla macchina – e al suo computer portatile – per verificare che le immagini contenessero qualche indizio per identificare gli altri membri di quel piccolo gruppo di malati.
“Sto per distruggerle,” lo informò quando lui uscì fuori, non avendo trovato nient’altro di utile nella stanza. Era una prova, doveva essere maneggiata con cura. Tranne per il fatto che era lei. Nuda e legata e disonorata. Razionale o no, lei voleva far sparire quelle immagini, così che nessun altro potesse vederle.
Passando attorno al bagagliaio, Dmitri lo aprì per prendere un piccolo martello da quella che sembrava un’elegante cassetta degli attrezzi. Lei lo usò per ridurre la memory card in polvere, poi afferrò le pinze che le porse per ridurre i componenti metallici in frammenti sempre più piccoli. Dmitri era uno spettatore dallo sguardo freddo che osservava tutto, che rimase tagliente fin da quando avevano messo piede in casa – Tommy non aveva lasciato alcun indizio su dove potesse trovarsi.
“Honor.” Dmitri si voltò così da poterla guardare direttamente mentre fermava la Ferrari davanti al Quartier Generale della Corporazione. Sostenendo il suo sguardo, allungò la mano per toccare una ciocca di capelli che era sfuggita dal fermaglio alla base della nuca, stando attento a non toccare nessun’altra parte di lei. “Così morbida,” mormorò. “Femminile, bellissima e difficile da rompere.”
Il dolore al petto, quella cosa orribile, non era diminuito. Ma giusto in quel momento, lei poteva baciarlo. Lui non era umano, non era nemmeno buono, ma le aveva restituito quel po’ di orgoglio che la crudeltà di Tommy le aveva rubato.
“Ti chiamerò non appena so qualcosa,” disse lei e suonava come una promessa. Invece di andare a vedere Sara non appena mise piede nell’edificio della Corporazione, scese verso i Sotterranei. Quei nascondigli pieni di buchi avevano un duplice scopo – sia come luogo per nascondere i cacciatori quando le cose di mettevano male, e sia come casa per il sofisticato sistema di sorveglianza e raccolti dati della Corporazione.
Tutto questo era gestito da una mente brillante intrappolata in un corpo che era stato spezzato in un incidente durante l’infanzia. Vivek era in grado di provare qualcosa solo al di sopra delle spalle, ma se qualcuno pensava che questo lo aveva fermato dall’essere il miglior “analista d’informazioni”, alias una spia, nelle operazioni mondiali della Corporazione, allora probabilmente sarebbero andati incontro a qualche sorpresa uno di questi giorni.
“Honor,” disse quando lei superò i suoi protocolli di sicurezza per entrare nel bunker in cui custodiva tutti i computer da dove – secondo voci di corridoio – lui regolava il mondo. “Dmitri ti rincorre già?”
 
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machian5
view post Posted on 22/1/2014, 18:45




Grazie......amo la Singh!
 
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1 replies since 21/1/2014, 18:32   84 views
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