Mi si è fermato il cuore, di Chamed - 6 febbraio

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view post Posted on 9/2/2014, 18:24
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Sono fatta così...un enigma avvolto in un indovinello e confezionato in un paradosso!

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MI SI È FERMATO IL CUORE

Una storia vera, un libro che tocca le corde più profonde dell'anima

Il dolore era così potente che mi pareva di impazzire

yRF2vAKLa vita di Chamed è stata sfortunata. Ancora bambina, le viene diagnosticata una poliomielite incurabile.
E invece, grazie al suo coraggio e alla forza del padre, riesce a guarire e camminare di nuovo. Ma la cattiva stella sotto cui è nata pare non volerla abbandonare: a soli quattordici anni perde i genitori in un incidente d’auto. Essere affidata a una zia coincide con l’inizio del suo incubo: odiata, disprezzata e maltrattata da chi invece dovrebbe amarla, Chamed tenta il suicidio e subito dopo viene internata in manicomio. La legge Basaglia non è ancora entrata in vigore, e la ragazza va incontro all’inferno vero e proprio: violenze, abusi e l’immancabile elettroshock. Eppure, nonostante tutto, Chamed riesce a trovare il modo per denunciare i suoi aguzzini, grazie all’aiuto di un medico illuminato che la adotterà e le darà modo di ricominciare a vivere. Finché l’amore sembrerà illuminare la sua vita. Una storia vera, una testimonianza toccante sul dolore, sulla forza e il coraggio che sono in ognuno di noi.

Genere: Romanzo
Editore: Newton Compton
Pagine: 224
Prezzo: € 9,90
Uscita: 6 Febbraio 2014

«Sono passata attraverso il tunnel di un dolore che scava dentro, e mi porto dietro cicatrici indelebili. Penso che l’uomo non sia nato per soffrire, ma per la felicità.»
Chamed


LEGGI UN ESTRATTO!


Una scheggia nel cuore che non si può estrarre. Come si può morire senza aver vissuto?

«Come si potevano ritenere moralmente accettabili questi centri dove si infliggevano torture tali, come si poteva lasciar liberi questi animali, perché di esseri umani non si può certo parlare, di sfogare le loro più perfide bassezze su persone inermi…»





L'autrice:
Chamed è lo pseudonimo dietro al quale si cela la protagonista di Mi si è fermato il cuore. Che è il racconto vero della sua vita. Il libro, pubblicato nel 2012 da un altro editore, ha riscosso un notevole successo tra i lettori, occupando per molti mesi le classifiche dei libri più venduti sugli store.






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Edited by Pau_7 - 28/9/2014, 22:42
 
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view post Posted on 28/9/2014, 21:41
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… la vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare …

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Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti

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MI SI È FERMATO IL CUORE
Chamed




MI SI E’ FERMATO IL CUORE.
SOTTOTITOLO: MAGARI!



Voglio scrivere questa recensione a caldo, subito dopo aver finito di leggere questo delirio sadico, per non perdere la carica d’indignazione assoluta che ho dentro in questo momento. Il problema è che non so da che parte incominciare.
Ok, partiamo dalla vicenda. Niente mi potrà mai convincere che sia una storia vera. O la protagonista è finita in una dimensione parallela in cui la Sfiga regna sovrana e le persone sono tutte assolutamente stupide, pazze e inverosimili nel loro comportamento, oppure questa storia è frutto di una mente malata, ma malata di brutto. Allora, andiamo per ordine.

La tizia nasce e mamma e papà la adorano. Bene. La Sfiga si manifesta per la prima volta quando lei ha un anno. Una bella poliomielite e via, servita, tanto per cominciare. Notare che era appena andata a fare il vaccino. Segue la storia della famiglia di cui non si capisce un granché, se non che il padre Michael è un figo, e che anche lo zio Raul è un figo, ma non si sa perché sposa una tipa, Helen, al cui confronto la matrigna di Biancaneve è Madre Teresa di Calcutta. Costei è innamorata di Michael, ma odia sua figlia. Raul lo sa, sa anche che è una stronza orrenda, ma la sposa lo stesso. C’è una vena di follia in famiglia, è evidente.
La piccola Chamed cresce e, contro il pronostico dei medici, torna perfettamente normale entro l’adolescenza. Ah, naturalmente ha avuto un’infanzia di merda perché i suoi, che la amano tanto, l’hanno mandata a scuola in una specie di riformatorio in cui la cosa più bella che le capita è una suora che la prende a bacchettate sulle gambe e incita i suoi compagni perché la prendano in giro, ma sorvoliamo.
Torna normale, dicevamo, e la famiglia si trasferisce. Non ho capito bene dove, a dire il vero. Ogni tanto si ha l’impressione che il libro sia ambientato in qualche oscuro villaggio medievale, tanto gli atteggiamenti delle persone sono assurdi, pieni di superstizione. Invece dev’essere da qualche parte in Piemonte, e ai nostri giorni. Vabbè.
Nella nuova destinazione, la ragazzina, ormai quattordicenne, incontra l’ammmore, il bellissimo Giulio; al momento di partire per le vacanze – solo tre mesi al mare, poveretta – si ribella e chiede di poter rimanere a casa ancora qualche giorno per non abbandonare il principe azzurro. I genitori la scaraventano in macchina armi e bagagli, ma poi, non si capisce perché, fanno un giretto del quartiere e la riportano a casa, (che burloni!) raccomandandosi di non uscire, non far venire nessuno, non aprire la porta ecc ecc.
Un che di sadico ce l’hanno anche loro, a pensarci bene. Io ti lascio a casa perché tu possa stare col tuo fidanzatino ma ti proibisco di starci.
Il padre, che si esprime come un Teletubbie, ripete sempre le stesse frasi, ma proprio le stesse: “Sai essere unica in ogni momento” tre volte nel giro di quindici righe mi sembra obiettivamente troppo. E lei che fa? Frigna. Improvvisamente non vuole più restare da sola. Ha rotto le balle per due settimane, e adesso frigna. Ah, sì, era il Presentimento. Perché ovviamente, la Sfiga, ma la Sfiga Suprema con ricchi premi e cotillôn, le assesta un’altra mazzata. Entrambi i genitori schiattano in un incidente.
E qui le cose si fanno davvero surreali. Lo zio Raul, ve lo ricordate? Bene, costui, che ha appena perso fratello e cognata, si presenta tutto trullo a casa della nipote per darle la ferale notizia assieme all’amorevole moglie, Grimilde, appunto. Dunque, io capisco prendere la cosa alla larga, e contargliela un po’, ma lo scambio è stato il seguente, devo condividerlo assolutamente:
«Chi è?»
«Sono zio Raul.»
«Ah, sei tu?»
Apro la porta.
«Ciao, zietto.»
«Come stai, Chamed? Hai mangiato?»
«Stai tranquillo, zio, sto bene, oggi non sono uscita! Aspetto che chiamino mamma e papà.»
«Ah sì?» disse. «Ecco, non so... come dirtelo... Non è nulla di... preoccupante. Sai, piccola...»
«Dimmi, cosa c’è zio? Mi stai facendo ritornare la balbuzie. Anzi te lo dico subito io in poche parole. Io non vengo a dormire a casa tua. Discorso chiuso. Sai bene che non verrò.»
«Be’, non è solo per quello» disse zio. «Sai... non so come dirtelo.»
Suonò il telefono.
«Pronto, papà!»
«Chamed, sono Giulio!»
«Giulio. Quante volte devo dirti di non chiamarmi! Voglio che lasci libero il mio telefono.
Cacchio!»
«Sei nervosetta, amore...»
«Sì, scusa, incomincio a diventare nervosa. Con tutti i discorsi di mio zio... che iniziano e non finiscono mai. È un’ora che non so che vuole dirmi, penso che voglia persuadermi ad andare a casa sua. Manco morta ci vado, a dormire a casa sua.»
Zio mi disse: «Passami Giulio, voglio conoscerlo».
«Ma oggi cos’hai mangiato? Siete tutti fuori! Vuoi essere linciato da mia madre?»
«Mi farebbe piacere fare due chiacchiere con lui. Sai, io conosco suo padre.»
«Va bene zio, vai a casa sua e gli parli.» Poi nella cornetta: «Adesso vuoi riattaccare il telefono?».
Zio insistette. Mi disse: «Mi prendo tutte le responsabilità se ma mamma si arrabbia, stai tranquilla ora».
«Ok, se ti prendi tu la colpa a me non pare vero.»
Zio invitò Giulio a venire a casa mia perché aveva piacere di conoscerlo.
Suonò ancora il telefono. Correndo per andare a rispondere inciampai nella gamba dello zio, mi rialzai per rispondere. Ma il telefono aveva smesso di suonare. Strillai: «Ma che cavolo hai? Sei strano. Per caso la tua signora ti ha buttato fuori di casa? Che giornataccia, non capisci che sono nervosa perché i miei non chiamano e tu, zio, vieni qui e mi prendi in giro? Perché? Zietto...».
«Io per nulla al mondo farei qualcosa che possa far soffrire la mia principessa» disse.
«Sai, oggi anche il mio papà era strano, non finiva di abbracciarmi. Era come se avesse paura d’allontanarsi.»
«Sarà la vecchiaia che si fa sentire.»
Nuovamente, squillò il telefono.
Zio mi fermò. Disse: «Non rispondere, Chamed».
«Come non rispondere? E mamma e papà?!»
«Chamed! Piccola Chamed! La tua mamma e il tuo papà...»
«Sì, zio, contìnua.»
«Hanno avuto un incidente!»
«No. No! No! Bugiardo, io non verrò a casa tua a dormire!»


No, vi rendete conto? Spero che abbiate anche potuto notare il livello infimo di punteggiatura, consecutio e refusi vari, ma di questo parleremo più avanti. Il vile codardo le fa credere che non sia niente di grave, ma la nazi-matrigna, con una dolcezza che lascia strabiliati, chiarisce ben presto come stanno le cose. La tapina è costretta a trasferirsi da loro, ma l’amorevole zio è sempre in viaggio per lavoro e lei rimane nelle grinfie dell’arpia, che gliene fa di cotte e di crude, diffondendo anche la voce che Chamed sia una strega e che porti una sfiga orrenda. Su questo punto forse non ha completamente torto, ma non è gentile dirlo in giro. E siccome il livello culturale del paese in cui vive dev’essere pari a quello di una tribù di aborigeni, la gente ci crede anche e incomincia a schifarla. La zietta le taglia persino i capelli, le fascia il seno dopo averglielo cosparso di calce, e lei la lascia fare! Una notte poi la gonfia come una zampogna, picchiandola con la cintura dalla parte della fibbia. Notate la reazione dello zio quando torna a casa dopo uno dei soliti viaggi e se la ritrova rapata e a chiazze blu: “Ciao principessa! Vedo che hai cambiato look! Sai che sei proprio bella?” Come, scusi? A quel punto mi stavo contorcendo sul tappeto con le mani nei capelli.

La nostra Chamed allora decide di andare per qualche giorno dalla sua migliore amica, Anna, una contessina che si esprime con frasi forbite come: “Sta’ zitta, brutta stronza, anzi, adesso vado dai carabinieri e ti denuncio, per sequestro di persona e maltrattamenti, ti do un consiglio: anziché vendicarti con una ragazzina che non c’entra nulla. Se suo padre aveva schifo di scoparti... cerca di scopare un po’ di più. O fai schifo anche a tuo marito, che sta via mesi interi per evitarti?” Notare anche il periodo sospeso, complimenti davvero.

Vi sto annoiando? Spero di no, perché questo è niente. Allora, l’amichetta bon ton manda il padre a prenderla in macchina, ok? E cosa potrebbe succedere, ora, se non che l’energumeno inizia ad allungare le mani modello polipo? Non ci facciamo mancare niente, d’altronde, che diavolo. Riesce persino a portarla con la bocca nei pressi dell’affare duro e pescioso che questo gentleman nasconde nei pantaloni – giuro, l’ha descritto come puzzolente di pesce marcio, a momenti vomito – e lei non capisce cosa sia, ma sta scomoda e quindi gli chiede di smetterla. Lui naturalmente si giustifica dicendo che è un gesto d’affetto, e lei che è tanto buona lo perdona. Lo perdona un po’ meno quando se lo trova, ore dopo, nudo come un verme accanto al letto. L’amica, lì per lì, dimostra un aplomb degno della regina d’Inghilterra. La sua prima reazione infatti non è di orrore, ma questa frase: «Avrei voluto arrivare prima che le tue lacrime cadessero, tenderti una mano e guidarti lentamente verso il tuo mondo raccontandoti una favola, la sola che conosci: quella della tua vita». Cioè, tu entri in camera, trovi tuo padre nudo come un verme accanto al letto dove dorme la tua amica, impiastricciata di… pasta di acciughe, avete capito, e te ne esci con una frase del genere? Capite quando dicevo che è troppo assurdo per essere vero? A quel punto, per completare il manicomio, arriva la moglie/madre di Anna, l’amica. Abbiamo capito da chi abbia imparato le parolacce, questo è certo.
“Dove vai, grandissima puttana, cos’hai fatto a mio marito? Fermati, zoccola! Dove cerchi di andare? Come cazzo ti sei permessa? A casa mia! Io me lo sentivo che mi distruggevi la famiglia! L’hai stregato vero? Dimmelo, l’hai stregato?”
A quel punto, la nostra povera Chamed ne ha un tantino le scatole piene. Torna a casa sua e tenta il suicidio, ma, poiché è sfigata, naturalmente non ci riesce, e si sveglia in un bel posticino allegro, un manicomio, che nemmeno nel ‘700. Però il direttore è un sant’uomo e le vuole tanto bene, eh. Non le evita torture, stupri, umiliazioni e chi più ne ha più ne metta, ma la adora, e alla fine la adotta.
La Sfiga però non ha ancora finito, e le assesta la botta finale, che non vi dico qual è. Ed è francamente troppo.
Che dire del linguaggio? Non vogliano farmelo passare per “realistico”. E’ soltanto sciatto, sgrammaticato, ripetitivo e pieno di errori. La cosa strana è che nelle prime pagine non è così tremendo. Appare discorsivo, sì, ma non trascurato. Dopo poche pagine invece, col precipitare degli eventi, precipita anche il lessico. Frasi come “Pianti di terrore gonfiano i bulbi dei miei occhi” non possono passare inosservate. Sono assembramenti criminali di vocaboli, il cui autore dovrebbe essere sottoposto a elettroshock per punizione. Ops, è già successo ahahahah. Non abbastanza, evidentemente.
Come avrete potuto rendervi conto da soli dagli estratti che ho inserito, nessuno, ma proprio nessuno agisce in maniera coerente. Sembra l'incubo di qualcuno fatto di acido. Ma un acido potente.
Per fortuna il libro non è molto lungo, perché non avrei retto ancora per molto. Come ho detto nel commento a caldo sulla pagina, sono veramente indignata dal fatto che a certe accozzaglie di parole senza senso sia permesso di varcare il confine della casa in cui sono state scritte. È un insulto a chi cerca di confezionare una storia con cura e amore, per la vicenda in sé e per chi la leggerà. In confronto, il libro del povero signor Lambert era un capolavoro. C’erano assurdità, sì, ma non come in questo caso. Soprattutto non c’era il desiderio quasi perverso di indulgere nella sofferenza, di scioccare il lettore senza in realtà avere le capacità per farlo. Signore e signori, è un vero schifo. Sarà mio punto d’onore smontarlo pezzo per pezzo ogni volta che se ne presenterà l’occasione. Nessuna stella, persino una è troppo. Si possono assegnare i cessi? Se sì, questa cosa ne guadagna 5. Anzi, tutta la collezione Ideal Standard degli ultimi dieci anni.
Consiglio spassionato, come mi è stato suggerito? Fuggite, sciocchi!
A presto, caro lettore.
Il Goblin è seriamente provato da quest’esperienza, sallo.




UN CONSIGLIO?



Edited by Pau_7 - 6/3/2015, 22:04
 
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