Il lato oscuro della notte, di Sherrilyn Kenyon - 10° Libro della serie "Dark Hunter"

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A&P
view post Posted on 15/2/2014, 10:01 by: A&P





IL LATO OSCURO DELLA NOTTE
Sherrilyn Kenyon
Dark Hunters #10 - Were Hunter #3




“Il lato oscuro della notte”, ultimo libro edito della saga Dark Hunter, segna un importante spartiacque all’interno della serie, che si arricchisce di una sottotrama più articolata, continua e interessante.
Nei libri precedenti ogni coppia aveva il suo particolare antagonista, ogni sfida era calibrata sul personaggio e il nemico pubblico numero uno, Strayker, era sempre rilegato allo sfondo, adagiato dietro le quinte.
In questo romanzo, invece, si gettano le basi corali per una battaglia futura che si prospetta molto dura.
Lo scenario cambia, siamo a Seattle, la nostra cara New Orleans è stata da poco distrutta dall’uragano Katrina. Cacciatori oscuri e Scudieri vengono trasferiti altrove e il lettore deve salutare idealmente il Limani di Mamma Orsa e tutti gli amici che lo frequentavano.
Nella nuova città sono altri i cacciatori oscuri che operano, uno di questi è il protagonista, Ravyn, un leopardo che in seguito a un doppio tradimento ha chiesto vendetta alla dea vacca…ehm, volevo dire Artemide.
Il micio, insieme ai suoi colleghi e Scudieri, deve far fronte al piano di Stryker di impossessarsi della città di Seattle, grazie anche agli appoggi che il demone ottenuto dagli umani (ne usciamo malissimo noi mortali in questo libro!)
Nella nuova battaglia viene coinvolta Sunsan, una ex giornalista con un caratterino e uno spirito di tutto rispetto.
I due protagonisti avevano tutte le premesse per creare una storia interessante ma, mi duole dirlo, “Il lato oscuro della notte” non è la miglior prova della cara Sherrilyn.
I personaggi principali sono infatti caratterizzati superficialmente. Ravyn, con il suo passato, poteva dar vita a dinamiche familiari avvincenti (e strazianti) di cui l’assoluta mancanza sembra un insulto. Il personaggio, inoltre, pur professando una vita che l’ha preso a calci in culo, ha poco spessore, ha una psicologia semplice e un modo di comportarsi poco coerente con quello che gli scrittori chiamano “il fantasma del personaggio”. Non che io sia masochista e voglia soffrire, ma se mi crei un tizio che è stato ucciso dal suo stesso fratello non mi aspetto che tu mi dica che soffre, ma che tu me lo faccia “sentire”.
Susan ne esce decisamente meglio. Spiritosa, ironica e pungente, ha una forza tale che un po’ oscura Ravyn, il quale soffre al confronto con una donna dalle palle d’acciaio. Anche lei però ha il piccolo difetto di non dare mai sfogo convincete al proprio dolore e alla propria rabbia e, benché la Kenyon riesca a tenere il tono canzonatorio per tutta la narrazione, l’assenza di una maggiore profondità dopo un po’ lascia con l’amaro in bocca.
Lo sviluppo della relazione amorosa, infine, manca di pathos.
Ben più interessanti della storia principale sono le sottotrame con protagonisti personaggi così forti, belli e sfaccettati che non possono fare altro che “divorare” il povero micio e la giornalista.
Acheron si dimostra come sempre un personaggio avido, accentratore, che quando decide di calcare il palcoscenico non lascia spazio a nessuno. Possono muoversi intorno a lui anche mille maschere, ma il lettore non ha la capacità di vederle. Ash è un faro di dolore, saggezza, purezza e spirito di sacrificio, che con la sua immensa luce getta ombre tutto intorno a lui.
Savitar, più o meno nello stesso modo, è una figura così prepotente da imporsi su ogni singolo tentativo della scrittrice di farlo interagire con qualcuno. Lui, irrimediabilmente, ci fa dimenticare anche chi sono i suoi interlocutori.
Anche il cattivone, Stryker, ha un fascino dannato che fa sviluppare immediatamente meccanismi di identificazione. Cattivo ma onorevole, vendicativo ma sofferente, sprezzante ma con un gran rispetto per il nemico, il demone ha così tante contraddizioni da affascinare totalmente il lettore.
Capirete come con personaggi così Susan e Ravyn, con le loro parziali e accennate caratterizzazioni, non abbiano avuto alcuna speranza di interessare. Persino la storia travagliata di due comparse eccellenti, Cael e Amaranda, è riuscita a far perdere loro interesse per il lettore.
Il libro, in conclusione, soffre di una superficiale lettura dei personaggi principali da parte della Kenyon e della necessità della scrittrice di creare le premesse per “Acheron”.
“Il lato oscuro della luna” è un ottima stazione di smistamento delle trama future, ha il pregio di farci entrare di nuovo nel mondo dei Dark Hunter e la capacità di offrici ore di svago in compagnia di personaggi (secondari e comparse) così simpatici, e talvolta caricaturali, da strapparci continue risate.
È un buon lavoro, ma lontano da alcuni esempi di bellezza a cui Sherrilyn ci ha abituati.

Un piccolo appunto alla traduzione e l’editing: la lingua italiana ha 800 mila lemmi, usare i sinonimi non fa male, ve lo giuro, non vi escono verruche sulla pelle e la tastiera non vi provoca malattie incurabili. La grammatica, inoltre, non è una parolaccia, è un insieme di regole. Le regole si rispettano.



Edited by Pau_7 - 21/2/2015, 15:11
 
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8 replies since 11/2/2014, 14:14   803 views
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