Il marchio, di Aurora D'Evals

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AnitaBlake
view post Posted on 4/4/2014, 17:47 by: AnitaBlake





IL MARCHIO
Aurora D'Evals




Lei è ricca e bella, lui un artista, un tatuatore che ama gli aghi. Cosa li accomuna? La passione per il dolore.
Ormai quasi trentenne, Sara è stanca dei suoi amori allo zucchero filato e, quando incontra Ginko, la passione esplode nella sua mente e nel suo corpo.
Lui è un Master, lei una Slave nata. La relazione tra loro cresce e si sviluppa sul filo del rasoio, tra passione, dolore, amore e paura. Soprattutto, però, è una storia che si basa interamente sulla fiducia.
L’analisi psicologica che fa l’autrice della sottomessa è accurata e profonda.
Nell’indole repressa di Sara non c’è un passato di torture, di rovine psicologiche: c’è la voglia di uscire dagli schemi imposti dalla società; è una scelta consapevole e totale, una resa a ciò che si è davvero. Anche quando la paura ha il sopravvento e la fine sembra essere vicina, Sara trova la forza dentro di sé di capire cosa vuole e perché. La scelta, a quel punto, non può che essere una e una soltanto: l’amore.
La nostra protagonista è costruita in maniera perfetta, nulla sfugge alla penna di Aurora D’Evals che sembra quasi raccontare se stessa per bocca di Sara.
L’erotismo che permea il libro è come una nebbiolina sottile, sempre presente ma non opprimente. Qualsiasi scena di sesso, che sia “vanilla” o “BDSM”, è scritta in maniera magistrale.
L’unica forzatura che il lettore può farsi è quella di immedesimarsi in Sara.
Il sesso così estremo non è per tutti. Non per una qualche forma di discriminazione, quanto più perché l’annientamento psicologico del sottomesso può essere talmente completo da provocare la rottura.
La D’Evals è chiarissima su questo punto: il potere del Master è tutto per il suo Slave. Deve essere lui a capire i limiti e non scendere mai nel masochismo puro. La fiducia deve essere totale e nessuna punizione può essere inflitta se si usa la saveword.
Ginko è un uomo equilibrato, non un maniaco sessuale né un malato. Ama avere il potere e sa come usarlo. Dimostra esperienza, buon senso e un amore incondizionato verso quella che diventerà la sua compagna.
Scandagliare a fondo una tematica simile richiede uno stile delicato, pulito e senza forzature. Qualche frase buttata qua e là ad hoc fa capire che il romanzo è un ricordo di Sara, una Sara matura e consapevole di se stessa.
Il disastro, quando avviene, è raccontato con una studiata mancanza di dettagli pratici, si concentra, come in tutto il romanzo, sull’aspetto mentale della separazione. In lui come in lei.
Il dettaglio che colpisce è l’attaccamento del master al proprio sottomesso. Mentre il secondo vuole compiacere il “padrone” perché ama tutto di lui, non è detto che il master ami il sottomesso, ma quando lo fa, la resa è totale. C’è il momento dei giochi, che tali restano, e il momento della relazione. Chi sia il più debole tra i due è un mistero che resta legato alla coppia stessa. Appare solo ovvio che nel rapporto tra Master/Mistress e Slave c’è molta più condivisione di quanta si possa immaginare dall’esterno.
Prima di leggere questo libro mi sono documentata e ammetto di aver letto anche io le “Cinquanta sfumature” della James, ma non ci si può permettere di paragonare i due romanzi. A differenza della James, la D’Evals sa cos’è il BDSM e non lo rende una caricatura a beneficio della trama.
L’interesse per il dolore, infatti, non è sempre dovuto a un trauma, si tratta semplicemente di gusti e inclinazioni.
Consiglio di leggere “Il Marchio” sia a chi ama le storie forti che a chi ama le storie d’amore.
Nel coro, un libro fuori dal coro.



Edited by Pau_7 - 6/3/2015, 21:48
 
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1 replies since 3/4/2014, 20:03   83 views
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