Dove lui finisce ed io comincio, di Cardeno C. - 1° Libro della serie "Home"

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AnitaBlake
view post Posted on 13/1/2013, 21:24




DOVE LUI FINISCE E IO COMINCIO

whereheendsibeginitlg Jake Owens, aggressivo, fisico, schietto e coraggioso, è un campione di football diventato poliziotto. Nate Richardson, il suo migliore amico da sempre, è riflessivo, calmo e gentile, un medico geniale che ha sempre avuto coscienza di sé e che ha sempre saputo che Jake è l'amore della sua vita - e il leale, coraggioso, eterosessuale Jake non l'ha mai capito.
Ma Jake, invece, non si è sentito corrisposto e non è mai stato eterosessuale come Nate suppone. Nate potrebbe pensare che la loro esplosione passionale sia un colpo di fortuna, il risultato della troppa vicinanza, troppo prolungata, ma Jake è deciso e determinato a dimostrargli il contrario. Per Jake, la questione non è come sono finiti a letto insieme... è come fare a convincere Nate che lui lo vuole e ha bisogno di restarci.

Editore: Dreamspinner Press in Italiano
Genere: M/M
Pagine: 246
Formato: eBook
Estensione: .epub, .mobi, .prc, html, pdf

La serie "Home" è così composta:
1 - Dove lui finisce e io comincio
2 - Amore a prima vista
3 - Ritorno a casa
4 - Lui mi completa
I libri della serie "Home" sono autoconclusivi e possono essere letti in qualsiasi ordine.

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ESTRATTO:
CAPITOLO UNO



JAKE



GUARDAI il corpo accanto a me - gambe lunghe, stomaco piatto, petto liscio - e chiusi gli occhi, chiedendomi come cazzo fossi finito qui. Non letteralmente, ovvio, perché il 'qui' era la mia stanza d’albergo. So benissimo come ci sono arrivato. Ma per 'qui' intendo come sono finito in una situazione dove voglio - no, dove ho bisogno di toccare un altro uomo, sentire quello stomaco e quel petto sotto le mie dita, e quelle lunghe gambe avvolte attorno a me. E non un uomo qualunque: Nate. Il mio migliore amico fin dal giorno in cui sono nato. E in questo caso intendo letteralmente.





LE nostre madri sono cresciute insieme in una piccola cittadina del Sud. Vicine di casa, in effetti. Mia madre era la quinta figlia nella sua famiglia, con quattro fratelli maggiori. La madre di Nate era la terza in una famiglia di otto, e anche l’unica femmina. Entrambe volevano allontanarsi da tutto quel testosterone ed erano diventate inseparabili sin dall’infanzia. Stessa classe a scuola, stesso gruppo di Ragazze Scout, stesso gruppo in chiesa. Stesso di tutto. Così non fu una sorpresa quando mia madre si fidanzò con il suo innamorato del liceo, e la madre di Nate fece lo stesso un mese dopo. Si sposarono a due settimane di distanza l’una dall’altra, l’estate dopo il diploma, comprarono due case adiacenti nella stessa città, e poi decisero insieme, qualche anno dopo, che era il momento di costruire una famiglia. Lo annunciarono ai rispettivi mariti solo dopo averlo concordato tra loro. E sì, intendo proprio 'una famiglia', perché è così che siamo cresciuti: come se fossimo un’unica famiglia.

Fortunatamente mio padre era molto accomodante, e il padre di Nate? Beh, lui voleva solo compiacere sua moglie. Inoltre, entrambi sapevano in cosa si stavano cacciando quando avevano iniziato ad uscire con le nostre mamme. Era stato come prendere il pacchetto completo: non potevi avere una senza avere anche l’altra. Quindi non fu una sorpresa per nessuno quando la madre di Nate entrò in travaglio e a mia mamma iniziarono le contrazioni. Parecchie ore dopo, io e Nate giacevamo fianco a fianco nelle culle dell’ospedale, esattamente in mezzo ai due letti occupati rispettivamente dalle nostre madri.

Il dottore disse alla mamma di Nate che era accaduto qualcosa durante il travaglio, non so cosa cazzo fosse, ma il succo della questione fu che non avrebbe potuto avere altri figli. E così accadde anche a mia mamma. Quando le chiesi se avesse mai rimpianto di non aver avuto altri figli perché la sua migliore amica non poteva averne, o se avesse mai desiderato una famiglia più numerosa, lei rise e mi disse che eravamo già una famiglia di sei persone (incluso Nate e i suoi genitori) e che non voleva una famiglia più numerosa di quella.

Quindi, vedete, io e Nate eravamo destinati ad essere migliori amici. Non penso nemmeno di aver avuto possibilità di scelta riguardo a ciò. Non che mi dispiacesse, ovviamente. Come potrebbe uno dispiacersi di essere amico di Nate? È sempre così fottutamente simpatico. Per quanto io possa ricordare, Nate ha sempre avuto una parola gentile per chiunque gli stesse attorno. È uno di quegli individui da cui ci si sente attratti. E quando ti parla, ti fa sentire come se fossi l’unica persona presente nella stanza, come se tu avessi la sua completa attenzione. Beh, quasi sempre. Quando mi capita di essere nella stessa stanza, si deve condividere la sua attenzione con me. Peccato, vengo prima io.

Ad ogni modo, sembra che sappia sempre quando arrivo. Anche se non dico niente e mi dà le spalle. In qualche modo lo sa e smette di fare qualsiasi cosa stia facendo (colorare con i pennarelli quando eravamo in età prescolare, imparare a scrivere le lettere del suo nome quando eravamo all’asilo, stare in piedi davanti alla classe in prima superiore a scrivere la soluzione ad un problema di matematica), si gira, mi regala quel sorriso da Nate, e poi torna a fare quello che stava facendo.

Ovviamente è una strada a doppio senso. Anch’io percepisco sempre quando entra in una stanza. È quasi come se le cose siano vuote fino a quel momento e poi, improvvisamente, non lo sono più. Improvvisamente, tutto va al suo posto. Ed è lì che alzo lo sguardo da qualsiasi cosa io stia facendo (rompere qualche giocattolo del cazzo quando eravamo in età prescolare, imparare come scrivere 'cazzo' quando eravamo all’asilo, scoparmi qualche cheerleader nell’angolo di uno scantinato pieni di ragazzi ubriachi quando eravamo in prima superiore), lo vedo entrare nella stanza e, ovviamente, regalarmi quel sorriso da Nate. Potrebbe sembrare strano, presumo, ma nessuno la pensava così nella nostra città. Nemmeno quella cheerleader, quando mi sono fermato mentre la stavo scopando per girarmi, incontrare il suo sguardo e ricambiare il sorriso, prima di tornare a concentrarmi di nuovo su di lei e portare a termine quello che avevo cominciato. Dopotutto eravamo figli delle nostre madri e tutti sapevano che erano inseparabili. Inoltre è sempre stato così tra noi, sin dal giorno in cui siamo nati.

A parte questa connessione profonda, una connessione che non saprei spiegare a parole, siamo sempre stati completamente diversi. E intendo dire fottutamente completamente diversi. Mentre Nate ha la pelle chiara, con capelli biondi e occhi azzurri e penetranti, io ho una carnagione olivastra e gli occhi verdi. È sempre stato molto snello, con il fisico da nuotatore, mentre io sono più muscoloso, con grossi bicipiti e addominali definiti anche se non sono nel bel mezzo della stagione sportiva. Quindi, anche se abbiamo più o meno la stessa altezza (il suo metro e 86 contro il mio metro e 95), lo supero in peso di una ventina di chili.

Ma le differenze non sono solo nell’aspetto fisico. Come ho detto, Nate è sempre stato Mister Gentilezza con tutti. Giuro che una volta ha veramente salvato un gattino sul ramo di un albero. Un fottuto gattino sul ramo di un albero. Io non sono così gentile. In effetti, posso essere davvero un cazzone. Ho un temperamento violento e a volte mi viene voglia di colpire qualcuno o qualcosa per sentire l’adrenalina scorrermi in corpo. Dopo essere stato coinvolto in qualche rissa durante il liceo, alcune persone in città iniziarono a pensare che fossi un po’ pazzo - cazzo, forse pensavano addirittura che fossi molto pazzo. Il fatto è che non mi importava. Non me n’è mai fregato un cazzo di quello che pensa la maggior parte della gente e, a meno che qualcuno non sia un buon amico - e in realtà solo Nate lo è -, non ci penso affatto. Sono sempre stato troppo impegnato negli allenamenti (al liceo c’era il football in autunno, il basket in inverno e il baseball in primavera), nel cercare di entrare nelle mutandine di qualche ragazza e, ovviamente, nel passare del tempo con Nate. Il resto, beh, non mi è mai importato.

Un’altra cosa da dire a suo riguardo è che è un fottuto genio. Sul serio, anche da bambino era spaventosamente intelligente. La nostra piccola città non ha mai avuto nessuno come lui a scuola. Non sapevano cosa fare, come insegnargli le cose. È per questo che era sempre alla lavagna a risolvere problemi di matematica. Anche gli insegnanti non ci capivano niente, ma per Nate, in qualche modo, tutto aveva un senso. Una volta mi disse che poteva vedere i numeri e come lavoravano nella sua testa. Non ho mai capito cosa cazzo volesse dire. Sono sorpreso che non l’abbiano fatto diplomare in anticipo, soprattutto quando ha fatto il test attitudinale per l’ammissione ai college durante il nostro secondo anno e ha ottenuto un punteggio perfetto. Non ha sbagliato una cazzo di domanda. Ed è così che ha ricevuto delle offerte vantaggiose da molte università.

Ora, non che io sia stupido, ma non sono come Nate, nemmeno lontanamente. Per fortuna non vado male negli sport e il mio lato rude diventa una qualità sul campo da football, quindi anch’io ho avuto la possibilità di scegliere fra alcune scuole. All’ultimo anno, io e Nate abbiamo guardato le liste delle nostre scuole, trovato quelle in comune e ne abbiamo scelta una con una buona squadra di football e un ottimo programma di scienze. Ecco come finimmo per trasferirci a New York quando arrivammo ai diciotto anni.



INIZIAI a ripensare al nostro primo giorno a New York, dieci anni prima, ma fui riportato al presente quando Nate sospirò e si mosse leggermente. Fu abbastanza, comunque. Abbastanza perché le lenzuola scivolassero sulla sua gamba, abbastanza perché la luce della luna splendesse sulla sua vita, i suoi fianchi, il suo sesso. Era perfetto: rosa, morbido, lungo, e grosso quando è duro. Fino alla notte scorsa, non l’avevo mai visto duro.

Tutti quegli anni di amicizia, tutte quelle notti a dormire l’uno a casa dell’altro, l’uno nel letto dell’altro. In qualche modo, non l’avevo mai visto duro e sicuramente non avevo mai pensato che potesse succedere come invece è accaduto la scorsa notte. La scorsa notte... cazzo! Siamo quasi sempre stati come una persona sola. Non ho mai saputo dove finisse lui e cominciassi io. Ma questo non è mai stato così vero come la scorsa notte, quando l’ho leccato, succhiato, sentito gemere.

Tutto il mio corpo tremò a quel ricordo e guardai Nate. Ero preoccupato che quel movimento potesse averlo svegliato, ma stava ancora respirando pesantemente: dormiva profondamente. Chiusi gli occhi, ci appoggiai sopra il braccio, e ripensai alla notte scorsa. Al suo stomaco magro, quasi concavo, al suo petto liscio, entrambi ansimanti mentre ci passavo sopra le mani per sentire la sua pelle. Le avevo sollevate perché mi trovavo in ginocchio di fronte a lui, per sbottonargli i jeans e abbassaglieli fino alle caviglie. Potevo vedere la sua eccitazione mentre cercava di liberarsi dai boxer, e io ero più che disposto ad aiutarlo. Prima però strofinai il mio viso contro quel rigonfiamento, sentendolo attraverso il tessuto che stava diventando via via più bagnato. Volevo assaggiarlo. Volevo assaggiare lui.

Le mie mani tremavano per l’attesa, per il desiderio di lui, mentre gli abbassavo i boxer e vedevo la sua carne. Dio, lo volevo così tanto che non riuscivo a smettere di tremare, e non erano solo le mie mani. Tutto il mio corpo tremava per l’attesa, il bisogno, il desiderio. Cercai di calmarmi. Guardai in basso, verso il pavimento, chiusi gli occhi, sperando di regolarizzare il mio respiro, ma lui era così vicino. Potevo sentire il suo odore, potevo sentire il suo calore contro il mio viso. Col cazzo che mi stavo calmando!

Riaprii gli occhi, gli presi il pene in bocca e lo inghiottii fino alla radice. Non so come feci a farlo; era la prima volta che toccavo il sesso di un altro uomo, per non parlare poi del fatto di succhiarlo. Ma era Nate, il mio Nate. Il desiderio di consumarlo era così disperato, il bisogno che fosse fisicamente parte di me così schiacciante, che il riflesso del vomito che avrei potuto sentire semplicemente non si presentò, si nascose come se sapesse che non doveva assolutamente rovinare quel momento. Non quando Nate era lì. Mossi la mia testa su e giù, lasciai che la mia lingua volteggiasse sulla sua pelle e poi lo sentii gemere.

Non l’avevo mai sentito fare quel suono, non l’avevo mai visto sperimentare quel tipo di piacere fino a quel momento, e mi resi conto che ciò che la sua reazione aveva evocato in me era quasi troppo da sopportare. Quasi venni, lì, in quel momento. Mi presi un attimo per calmarmi di nuovo, pensando che avevo quasi ventotto fottuti anni ed erano decisamente troppi per venire nei pantaloni.

Ricacciai indietro l’orgasmo e andai avanti. Presi solo la punta del suo sesso nella mia bocca e succhiai con forza. Di nuovo rilasciò un gemito, mi mise una mano sulla testa, passandomi le dita nei capelli, e iniziò a gridare il mio nome, ancora e ancora, mentre i suoi fianchi si muovevano in avanti e si spingeva dentro di me. All’inizio lentamente, poi più rapidamente, sempre mugolando il mio nome. Mi tirò i capelli per attirarmi verso di sé fino ad affondare completamente nella mia bocca, e poi si lasciò andare.

Sentii il liquido caldo in fondo alla gola e ingoiai furiosamente. Non volevo versarne una goccia. Era una parte di Nate dentro di me e io volevo tenerla tutta. Quando smise di spingersi nella mia bocca, guardai verso l’alto con le mie labbra ancora avvolte attorno alla sua erezione. Non volevo muovermi. Volevo tenerlo dentro di me per sempre. Ma poi le sue ginocchia si piegarono, i suoi occhi si chiusero, e si accasciò al suolo.

Lo afferrai e lo presi tra le braccia, e in un primo momento restai pietrificato, ma il suo respiro era regolare. Presumo che avesse bevuto più di quanto avessi notato, e quello, combinato all’orgasmo, l’aveva mandato K.O. Lo portai a letto e mi sedetti a guardarlo dormire, assicurandomi che il suo respiro restasse regolare e che stesse bene.

Dopo che fui sicuro che stesse dormendo e che fosse solo stanco, notai che i miei pantaloni erano umidi. Cazzo, ero venuto solo succhiandoglielo. Patetico e senza speranza, lo so, ma era Nate, il mio Nate. Nessun altro era adatto a me quanto lui. Nessuno lo è mai stato, nessuno lo sarà mai. Spero solo che, quando si sveglierà, mi perdonerà per averglielo preso in bocca mentre era così ubriaco. Cazzo, che casino!


Edited by Karyn. - 10/4/2013, 22:46
 
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shellan84
view post Posted on 15/2/2013, 11:33




è stato il primo del genere che ho letto ,e forse è per questo che mi è rimasto nel cuore.In principio devo essere sincera avevo un pò di timore a cominciare questo gene,non che io abbia pregiudizi,solo che non sapevo cosa aspettarmi,ma quando ho cominciato a leggerlo non ho più smesso.L'HO adorato,anche se all'inizio mi innervosiva un pò il passaggio da J e N ma col procedere della lettura mi è piaciuto poter capire quello che entrami provavano.Questo libro è di una dolcezza.. che non si può fare a meno di adorarlo(almeno per me).E' diventato uno dei miei libri preferiti.
 
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view post Posted on 12/6/2013, 21:35

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A mio avviso è il migliore della serie Home che ho letto.
Bella la storia e bello il modo di raccontarla alternando i punti di vista di Jack e Nate....
Decisamente vale la pena leggerlo se sei in cerca di EMOZIONI!
 
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view post Posted on 14/5/2014, 10:02
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Questo libro mi è piaciuto molto storia davvero dolcissima e le due visioni della storia sono state davvero interessanti.
 
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3 replies since 13/1/2013, 21:24   718 views
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